La mano tozza dell’uomo era ancora in mezzo alle sue gambe. Una posa oscena. Una mano dura, demoniaca e disgustosa. Riusciva ad avvertire il sudore anche attraverso il guanto che indossava Frye. L’uomo non stava più cercando di strapparle gli slip. Tremava. E anche la sua lurida mano stava tremando.
Il bastardo ha paura.
I suoi occhi sembravano uniti a quelli della donna da un filo invisibile, un filo resistente che non si sarebbe spezzato facilmente. Nessuno dei due riusciva a distogliere lo sguardo.
«Se fai una mossa falsa,» sussurrò Hilary, «ti faccio saltare le palle.»
Frye sbattè gli occhi.
«Hai capito?» domandò Hilary, senza riuscire a mantenere la voce ferma. Era affannata e ansimava per lo sforzo ma, soprattutto, per la paura.
Frye si leccò le labbra.
Sbattè lentamente gli occhi.
Come una maledetta lucertola.
«Hai capito?» ripetè Hilary, questa volta in tono deciso.
«Sì.»
«Sarai ragionevole?»
«Sì.»
«Non mi fregherai un’altra volta.»
«Come vuoi tu.»
La voce di Frye era nuovamente profonda, rauca e sicura. Niente nella sua voce, nei suoi occhi o nel suo viso tradiva la sua immagine di macho. Ma la mano guantata continuava ad agitarsi nervosamente fra le gambe della donna.
«Va bene,» disse Hilary. «Quello che devi fare è muoverti lentamente, molto, molto lentamente. Quando ti do il via, rotoliamo tutt’e due molto lentamente finché io non sarò sopra di te.»
Hilary si rese conto che quello che stavano per fare assomigliava terribilmente e in modo grottesco all’abbraccio di due amanti durante un atto sessuale, ma quell’idea non la divertì per niente.
«Quando te lo dico, e non un secondo prima, ti giri sulla tua destra,» ordinò.
«Okay.»
«E io rotolerò con te.»
«Certo.»
«Semplice e facile.»
«Certo.»
«E terrò la pistola dove si trova adesso.»
Gli occhi dell’uomo erano ancora duri e gelidi, ma era scomparsa quella luce di furiosa pazzia. Il pensiero che qualcuno potesse sparargli agli organi genitali l’aveva riportato immediatamente alla realtà, almeno per un po’.
Lei gli premette la canna della pistola contro il pene e Frye gemette di dolore.
«Adesso, girati lentamente,» ordinò Hilary.
L’uomo fece esattamente quanto gli era stato detto: scivolò sul fianco con estrema attenzione, poi sulla schiena, senza mai staccare gli occhi da Hilary, Le tolse la mano da sotto il vestito mentre cambiavano posizione, ma non cercò di strapparle la pistola.
Hilary si aggrappò a lui con la mano sinistra, mentre con l’altra stringeva la pistola e rotolò con lui, tenendo sempre la canna puntata contro gli organi genitali dell’uomo. Finalmente fu sopra di lui, con un braccio intrappolato e la calibro 32 automatica sempre in posizione strategica.
La mano destra cominciava a intorpidirsi a causa della posizione scomoda, ma anche perché stringeva la pistola con tutta la forza, nel timore di allentare la presa. Impugnava l’arma con tanta rabbia che le dita e i muscoli del braccio erano tesi per lo sforzo. Temeva che in qualche modo l’uomo si rendesse conto della crescente debolezza della sua mano oppure che le dita perdessero sensibilità costringendola a mollare la pistola.
«Va bene,» disse Hilary. «Adesso scivolerò giù. Terrò la pistola puntata e mi metterò accanto a te. Non muoverti. Non sbattere neanche gli occhi.»
L’uomo tenne lo sguardo fisso su di lei.
«Hai capito?» domandò lei.
«Sì.»
Tenendo la 32 puntata sul suo scroto, Hilary si allontanò dall’uomo come se si risollevasse da un campo minato. Aveva i muscoli addominali contratti per la tensione. La bocca era asciutta e impastata. Il soffio del loro respiro sembrava riempire la stanza come un vento impetuoso, eppure Hilary aveva i sensi così all’erta da riuscire a percepire il leggero ticchettio del suo Cartier. Scivolò da una parte, si appoggiò sulle ginocchia, esitò un attimo e finalmente si alzò in piedi, allontanandosi velocemente dall’uomo, prima che lui potesse afferrarla un’altra volta.
Frye si mise a sedere.
«No!» urlò Hilary.
«Che cosa c’è?»
«Sdraiati.»
«Non ho intenzione di inseguirti.»
«Sdraiati.»
«Rilassati.»
«Maledizione, sdraiati!»
Non le avrebbe obbedito. Rimase seduto. «Allora, adesso che cosa succede?»
Puntando la pistola contro di lui, Hilary sbottò: «Ti ho detto di sdraiarti sulla schiena, obbedisci! Subito!»
Frye storse le labbra in uno di quegli orribili sorrisi che gli venivano tanto bene. «Ti ho chiesto che cosa succede adesso.»
Stava cercando di riprendere il controllo della situazione e a Hilary questo non andava. D’altra parte, era davvero importante che rimanesse sdraiato piuttosto che seduto? Anche rimanendo seduto, non avrebbe potuto essere così veloce da alzarsi e raggiungerla prima che lei gli piantasse in corpo un paio di proiettili.
«Va bene,» concesse riluttante Hilary. «Siediti, se proprio insisti. Ma se solo fai un gesto verso di me ti scarico la pistola addosso. Ti spappolo le budella. Giuro su Dio che lo faccio.»
Frye sogghignò e annuì.
Tremando, Hilary proseguì: «Adesso vado sul letto. Mi siedo e telefono alla polizia.»
Si spostò lateralmente e indietreggiò, come un granchio, un passetto dopo l’altro, finché raggiunse il letto. Il telefono era sul comodino. Nel momento in cui si sedette e sollevò il ricevitore, Frye si alzò in piedi.
«Ehi!»
Hilary lasciò la cornetta e strinse la pistola con entrambe le mani, cercando di tenerla ferma.
Lui alzò le mani per calmarla, con i palmi rivolti verso di lei. «Aspetta. Aspetta solo un secondo. Non ti faccio niente.»
«Siediti.»
«Non ho intenzione di avvicinarmi.»
«Siediti immediatamente.»
«Adesso me ne vado,» le comunicò Frye.
«Neanche per sogno.»
«Me ne vado da questa stanza e da questa casa.»
«No!»
«Non mi sparerai se me ne vado.»
«Tu provaci e te ne pentirai.»
«Non lo farai,» continuò Frye con tono sicuro. «Sei il tipo che preme il grilletto solo se non ha altra scelta. Non riusciresti a uccidermi a sangue freddo. E sicuramente non alle spalle. Non ce la faresti mai. Non tu. Non hai quel genere di forza. Sei debole. Dannatamente debole.» Sul suo viso comparve ancora quell’orribile ghigno, quel sorriso di morte. Fece un altro passo verso la porta. «Puoi chiamare gli sbirri dopo che me ne sarò andato.» Un altro passo. «Sarebbe diverso se fossi uno sconosciuto. In tal caso forse avrei qualche probabilità di farla franca. Ma, dopotutto, tu puoi spiegare loro chi sono.» Un altro passo. «Mi troveranno in fretta. Troppo in fretta, dannazione.» Un altro passo. «Vedi, tu hai già vinto e io ho perso. Sto solo cercando di guadagnare un po’ di tempo. Solo un po’ di tempo.»