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«Quello che non capisco,» si intromise la biondina, «è perché un uomo debba prendersi una donna con la forza quando ce ne sono così tante in giro disposte a darla via.» Strizzò l’occhio a Tony che finse di non notarla.

«Prima di morire,» continuò Frank, «la donna ci ha fornito una descrizione che calza a pennello per Bobby. Quindi se sa qualcosa su quel piccolo verme bastardo è meglio che ce lo dica.»

Otto non aveva visto soltanto film di spionaggio. Si era sorbito anche la sua bella dose di telefilm polizieschi. Precisò: «Quindi lo cercate per un caso di omicidio.»

«Omicidio, esatto,» disse Tony.

«Come avete fatto ad arrivare a me?»

«Ha avvicinato sette di quelle dieci donne nei parcheggi di bar per single…»

«Comunque non nel nostro posteggio,» lo interruppe Otto cercando di difendersi. «È illuminato molto bene.»

«È vero,» ammise Tony. «Ma stiamo setacciando tutti i bar per single della città. Parliamo con i baristi e con i clienti abituali, mostriamo le foto segnaletiche e cerchiamo di scoprire qualcosa su Bobby Valdez. Un paio di persone in un bar di Century City pensavano di averlo visto qui, ma non ne erano sicuri.»

«In effetti è stato qui,» precisò Otto.

Ora che Otto aveva abbassato la cresta, Frank cominciò a rivolgergli qualche domanda. «Quindi ha fatto un po’ di casino, lei si è esibito nel suo trucchetto del boccale e alla fine lui le ha mostrato un documento di identità.»

«Esatto.»

«E che nome era segnato sul documento?»

Otto aggrottò le sopracciglia. «Non ne sono sicuro.»

«Era Robert Valdez?»

«Non mi sembra.»

«Cerchi di ricordare.»

«Era un nome messicano.»

«Valdez è un nome messicano.»

«Era ancora più messicano.»

«Che cosa vuole dire?»

«Be’… più lungo… con un paio di zeta.»

«Zeta?»

«E qualche q. Ha capito che tipo di nome intendo. Qualcosa come Velazquez.»

«Era Velazquez?»

«No, ma qualcosa del genere.»

«Iniziava con la v?»

«Non potrei giurarci. Sto solo parlando del suono che faceva.»

«E il nome?»

«Quello credo di ricordarlo.»

«Allora?»

«Juan.»

«J-U-A-N?»

«Già. Molto messicano.»

«Ha notato l’indirizzo sul documento?»

«Non mi interessava.»

«Le ha detto dove abitava?»

«Non eravamo quello che si dice due vecchi amici.»

«Ma non ha raccontato niente di sé?»

«Si è limitato a bere e se n’è andato.»

«E non è più tornato?»

«Esatto.»

«Ne è sicuro?»

«Non è più tornato, almeno durante il mio turno.»

«Ha un’ottima memoria.»

«Solo per quelli che creano problemi e per le ragazze carine.»

«Vorremmo mostrare queste foto segnaletiche ad alcuni dei suoi clienti,» propose Frank.

«Certo, fate pure.»

La biondina seduta di fianco a Tony Clemenza chiese: «Posso vederle da vicino? Forse ero qui quando è venuto. Magari gli ho anche parlato.»

Tony prese le fotografie e ruotò sullo sgabello.

Nello stesso momento la ragazza oscillò verso di lui sfiorandogli le ginocchia. Quando prese le fotografie, le dita indugiarono per un attimo sulla mano di Tony. Era una fervente sostenitrice dell’approccio visivo. Sembrava volesse scandagliargli il cervello e trafiggerlo con lo sguardo.

«Io sono Judy. Come ti chiami?»

«Tony Clemenza.»

«Lo sapevo che eri italiano. Si capisce al volo, con quegli occhi scuri e pieni di sentimento.»

«Mi tradiscono sempre.»

«E poi i capelli scuri così folti. E ricci.»

«E che cosa ne dice della macchia di pomodoro sulla camicia?»

Lei lanciò un’occhiata alla camicia.

«In realtà non c’è alcuna macchia,» le spiegò.

La ragazza aggrottò la fronte.

«Stavo scherzando. Uno scherzetto innocuo,» le spiegò.

«Oh.»

«Riconosce Bobby Valdez?»

La ragazza si decise a osservare la foto. «No. Probabilmente non c’ero la sera in cui capitò qui. Ma non è male, vero? È piuttosto carino.»

«Ha la faccia da bambino.»

«Sarebbe come andare a letto con il mio fratellino,» disse. «Proprio buffo.» Fece una smorfia.

Tony riprese le foto.

«Sei molto elegante con quel vestito,» commentò lei.

«Grazie.»

«Ha un bel taglio.»

«Grazie.»

Non era semplicemente una donna emancipata che esercitava il proprio potere di aggredire sessualmente. Gli piacevano quelle emancipate. Ma quella biondina era un’altra cosa. Aveva qualcosa di strano. Apparteneva a quel genere di donne che amano le fruste e le catene. O forse peggio. Lo faceva sentire come un bocconcino prelibato, una gustosa tartina, l’ultimo pezzettino di pane tostato coperto di caviale appoggiato su un vassoio d’argento.

«Non si vedono molti vestiti del genere in un posto come questo,» proseguì.

«Immagino.»

«Magliette, jeans, giubbotti di pelle e stile hollywoodiano: ecco che cosa impazza da queste parti.»

Tony si schiarì la voce. «Be’,» bofonchiò a disagio, «vorrei ringraziarla per l’aiuto che ci ha dato.»

La ragazza sussurrò: «Mi piacciono gli uomini che hanno gusto nel vestire.»

I loro sguardi si incrociarono e Tony notò un guizzo di ingordigia e di bramosia animalesca. Aveva l’impressione che, se l’avesse seguita nel suo appartamento, la porta si sarebbe chiusa dietro di loro come due enormi fauci. Gli sarebbe saltata addosso immediatamente e lo avrebbe manipolato e rigirato come un fantoccio; lo avrebbe distrutto succhiandogli tutta la linfa vitale e lo avrebbe usato fino a farlo a pezzi, fino a quando avesse cessato di esistere se non come parte di lei.

«Devo tornare al lavoro,» disse, scendendo dallo sgabello. «Ci vediamo.»

«Lo spero proprio.»

Per circa un quarto d’ora, Tony e Frank mostrarono le fotografìe di Bobby Valdez ai clienti del Paradise. Mentre si spostavano da un tavolo all’altro, l’orchestra riprese a suonare brani dei Rolling Stones, di Elton John e dei Bee Gees a un volume tale che a Tony iniziarono a vibrare persino i denti. Si rivelò solo una perdita di tempo. Nessuno al Paradise ricordava l’assassino con il viso infantile.

Prima di uscire, Tony si fermò davanti al lungo bancone dove Otto stava preparando alcuni Margaritas. «Mi spieghi una cosa,» urlò cercando di farsi sentire.

«Dica pure,» strillò Otto.

«Ma la gente non viene in questi posti per incontrare i suoi simili?»

«Stabilire un contatto. Vengono per questo.»

«E allora perché diamine ci sono orchestre come questa nei bar per single?»

«Che cosa c’è che non va in questo gruppo?»

«Molte cose. Ma fondamentalmente la musica troppo alta.»

«E allora?»

«E allora come si fa a intavolare una conversazione interessante?»

«Una conversazione interessante?» si stupì Otto. «Ehi, amico. Non vengono qui per chiacchierare, vengono qui per incontrarsi, per vedere se l’altro fa al caso loro e per decidere con chi andare a letto.»

«E niente conversazione?»

«Ma li guardi. Si dia un’occhiata intorno. Di che cosa potrebbero parlare? Se la musica non è abbastanza alta o se si interrompe per un attimo, iniziano a diventare nervosi.»