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— Direi che, da queste parti, le Nubi di Magellano sarebbero per noi come la Terra — mormorò Foxe-Jameson.

Boudreau preferì ignorare quel commento. — Dovrebbe esserci un’alta percentuale di stelle di popolazione II — continuò. — Da qui dovremmo riuscire a vedere molte giganti azzurre individuali. Invece, non se ne vede neanche una.

«Tutti gli spettri che ricevo, fin dove posso interpretarli, stanno diventando diversi da ciò che è normale per i loro tipi. Nessun tipo di galassia sembra più regolare.

Alzò gli occhi. — Malcolm, che cosa sta accadendo?

Foxe-Jameson sembrò sorpreso. — Perché hai scelto me per fare questa domanda? — controbatté.

— Dapprima avevo soltanto una vaga impressione — esclamò Boudreau. — Non sono un vero astronomo. Inoltre, non riuscivo a ottenere dati di navigazione accurati. Conoscere il valore di tau, per esempio, richiede una tale quantità di supposizioni che… Bien, quando finalmente ho avuto la certezza che la natura del cosmo si stesse modificando, ho interpellato Charles Reymont. Sai come riesca a controllare tutti coloro che si lasciano prendere dal panico, e come abbia ragione di farlo. Egli mi ha consigliato di convocare uno della vostra squadra, senza far tanto chiasso, e di riferirgli in seguito la risposta ottenuta. Foxe-Jameson ridacchiò. — Poveri patetici accattoni! Non avete altro da far bollire in pentola? Veramente pensavo che una cosa del genere rientrasse nelle nozioni comuni. Così comuni che nessuno di noi professionisti ha pensato di spiegarle, nonostante che tutti aspirino a nuovi argomenti di conversazione. Questo ti fa pensare quante cose ci si lasci sfuggire, eh?

— Qu’est-ce que c’est?

— Sta’ attento — disse Foxe-Jameson. Si sedette sull’orlo del tavolo, con soltanto una natica e una coscia appoggiate. — Le stelle si evolvono. Producono elementi più pesanti dell’idrogeno nelle reazioni termonucleari. Se una è così grande da esplodere — è il caso delle supernove — alla fine della sua esistenza, proietta alcuni di questi atomi nuovamente nello spazio interstellare. Però un processo più importante, anche se meno spettacolare, è la diffusione di massa da parte delle stelle più piccole, la maggioranza, nel loro stadio di giganti rosse in via di estinzione. Nuove generazioni di stelle e pianeti si condensano fuori da questo spazio arricchito e a loro volta contribuiscono a tale arricchimento. Nel corso delle varie ere si ha una proporzione crescente di soli ricchi di metallo. Ciò influenza lo spettro. Ma naturalmente nessuna stella restituisce più di una piccola percentuale del materiale che l’ha formata. La maggior parte della materia resta bloccata in corpi densi, che si raffreddano verso lo zero assoluto. Perciò il pulviscolo interstellare a poco a poco si svuota, si depaupera. Lo spazio tra le galassie diventa sempre più pulito. Il ritmo di formazione delle stelle diminuisce.

Fece un gesto in direzione della prua. — Alla fine si arriva a un punto in cui è possibile solo una piccola condensazione o neppure questa. Le stelle giganti azzurre, piene di energia e dalla breve esistenza, si bruciano e non hanno successori. I membri luminosi della galassia sono soltanto stelle nane — e alla fine non resta nulla tranne quelle fredde, rosse, povere del tipo M. Queste sopravvivono per almeno un centinaio di giga-anni.

«Ritengo che la galassia verso cui siamo diretti non sia ancora arrivata a questo stadio. Ma ci sta arrivando, ci sta arrivando.

Boudreau meditò sulle sue parole. — Allora non guadagneremo tanta velocità per galassia come abbiamo fatto in precedenza — disse. — No, se il gas e il pulviscolo interstellari sono già sfruttati e impoveriti.

— È vero — replicò Foxe-Jameson. — Non inquietarti. Sono sicuro che, per soddisfare le nostre esigenze, ne è rimasto in abbondanza. Non tutto si è raggruppato in stelle. Inoltre, abbiamo il pulviscolo intergalattico, quello compreso tra gli ammassi stellari, tra le famiglie — rarefatto, d’accordo, ma sempre utilizzabile ai nostri attuali valori di tau — e alla fine potremmo ricorrere allo stesso gas dello spazio compreso tra i clan.

Vibrò una manata amichevole sulla schiena dell’ufficiale di rotta. — Abbiamo ormai raggiunto trecento megaparsec, ricorda — gli disse. — Il che significa all’incirca mille milioni di anni di tempo. Dobbiamo aspettarci qualche cambiamento.

Boudreau era meno abituato di lui a questi concetti astronomici. — Vuoi dire — sussurrò, — che l’intero universo sta invecchiando tanto da permetterci di notarlo? — Per la prima volta da quando era bambino si fece il segno della croce.

La porta della saletta destinata alle conversazioni private era chiusa. Chi-Yuen esitò prima di premere il pulsante del campanello. Quando Lindgren la fece entrare, la piccola cinese disse timidamente: — Mi hanno detto che eri qui, sola.

— Stavo scrivendo. — Il primo ufficiale se ne stava dritta in piedi, ma con un atteggiamento un po’ curvo; ciò nonostante, superava di tutta la testa in altezza la planetologa. — Cose private.

— Mi dispiace molto disturbarti.

— Sono qui per questo, Ai-Ling. Siediti. — Lidgren tornò dietro alla sua scrivania, che era coperta di fogli scarabocchiati. La cabina ronzava e tremava per l’accelerazione irregolare. Rimaneva loro un giorno di gravità normale. La Leonora Christine stava attraversando un clan di dimensioni e ricchezza senza precedenti.

Per un po’, avevano nutrito la speranza che questo potesse finalmente essere il raggruppamento stellare dove riuscire a fermarsi, in qualche galassia che lo componeva. Osservazioni più attente avevano dimostrato il contrario. L’inverso di tau era diventato troppo elevato.

Un gruppo di passeggeri, nel corso di un’assemblea generale, aveva sostenuto che in ogni caso ci dovesse essere una decelerazione limitata, in modo che i requisiti per potersi fermare nel clan seguente fossero meno rigorosi. Non si poteva provare che tale richiesta fosse sbagliata; non si conosceva abbastanza il cosmo. Ci si poteva soltanto servire delle statistiche, come facevano Nilsson e Chidambaram, per provare che la verosimiglianza di trovare un posto dove fermarsi sembrava maggiore se continuava l’accelerazione. Il teorema era troppo complesso perché la maggior parte delle persone riuscisse a capirlo. Gli ufficiali dell’astronave decisero di fidarsi ciecamente della sua esattezza e di mantenere perciò la massima spinta in avanti. Reymont aveva dovuto domare alcuni individui le cui obiezioni rasentavano l’ammutinamento.

Chi-Yuen si sedette sull’orlo di una sedia destinata ai visitatori. Era piccola e linda nella sua tunica rossa dal colletto alto, larghi pantaloni bianchi, i capelli ravviati indietro con insolita severità e adorni di un pettine d’avorio. Lindgren creava un notevole contrasto non soltanto per la statura. La sua camicia era aperta sul collo, le maniche arrotolate, con qualche macchia qui e lì; aveva i capelli arruffati, gli occhi spiritati.

— Che cosa stavi scrivendo, se posso chiederlo? — si arrischiò a dire Chi-Yuen.

— Un sermone — rispose Lindgren. — Ma non è facile. Non sono una scrittrice.

— Tu, un sermone?

L’angolo sinistro della bocca di Lindgren si torse leggermente verso l’alto. — In realtà è la predica che terrà il capitano nelle festività del nostro ferragosto. Può ancora dir messa, in un certo modo. Ma mi ha chiesto di… animare le truppe in suo nome.

— Non sta più bene, non è così? — chiese Chi-Yuen, a bassa voce.

L’umorismo che brillava negli occhi di Lindgren scomparve. — No. Penso di potermi fidare di te, che non andrai a spifferarlo in giro. Anche se ormai tutti lo sospettano. — Aveva un gomito appoggiato al piano della scrivania e la fronte nascosta nella mano. — Le sue responsabilità lo stanno distruggendo.