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— Se lo desiderate — disse il cosmologo. — Bisogna prendere in considerazione sia il tempo sia lo spazio. Le caratteristiche dell’intero continuum cambieranno radicalmente. Ipotesi conservative mi hanno spinto alla conclusione che, in realtà, l’attuale diminuzione esponenziale del fattore tau in riferimento al tempo dell’astronave aumenterà in più alto grado. — Fece una pausa. — Secondo calcoli approssimati, direi che il tempo che noi sperimenteremo, in simili circostanze, da ora alla fine del collasso non dovrebbe superare i tre mesi.

Nel silenzio che seguì a un altro mormorio di stupefazione, aggiunse: — Però, come ho detto agli ufficiali quando mi hanno chiesto di fare questi calcoli, non vedo come potremmo sopravvivere. Le nostre attuali osservazioni rendono giustizia alle prove empiriche trovate da Elof Nilsson, molte epoche geologiche fa nel Sistema Solare, secondo cui l’universo in realtà pulsa. Esso rinascerà. Ma, prima, tutta la materia e l’energia dovranno riunirsi in un monoblocco di densità e temperatura più alte possibili. Alla nostra attuale velocità possiamo passare attraverso una stella e non esserne danneggiati. Ma possiamo difficilmente attraversare il nucleo primordiale. Il mio suggerimento personale è di coltivare la calma. — Incrociò le braccia in grembo.

— Non è una cattiva idea — disse Reymont. — Ma non credo che sia la sola cosa che possiamo fare. Possiamo anche continuare a volare. Lasciatemi dire quello che ho fatto presente al gruppo ristretto di persone con cui tale argomento è già stato discusso. Nessuno l’ha contestato.

«Il fatto è che nessuno sa con certezza che cosa sta per accadere. La mia ipotesi è che non tutto verrà compresso in un Qualcosa di dimensioni zero. Questo è il tipo di ultrasemplificazione che aiuta la nostra matematica ma non ci dice mai l’intera verità. Io ritengo che il nucleo centrale della massa sarà portato ad avere un enorme inviluppo di idrogeno, anche prima dell’esplosione. Le parti più esterne di questo inviluppo potrebbero non essere troppo calde e troppo piene di radiazioni o troppo dense per noi. Ma lo spazio potrebbe essere abbastanza piccolo da permetterci di girare attorno al monoblocco un numero infinito di volte, come una specie di satellite. Quando il monoblocco esploderà e lo spazio comincerà di nuovo a espandersi, imboccheremo una rotta a spirale. So che è un modo poco scientifico di esprimermi, ma suggerisce ciò che possiamo forse fare… Norbert?

— Non ho mai pensato di essere un uomo religioso — esclamò Williams. Era strano e conturbante vederlo in quell’atteggiamento umile. — Ma questo è troppo. Noi siamo… be’, che cosa siamo? Animali. Mio Dio,… sì, letteralmente, mio Dio… noi possiamo continuare… ad avere regolari movimenti intestinali… mentre avviene la creazione!

Accanto a lui, Emma Glassgold parve sconcertata, ma decisa. La sua mano scattò in alto. Reymont le diede la parola.

— Parlando io stessa in qualità di credente — cominciò, — devo dire che questa è una vera e propria sciocchezza. Mi dispiace, Norbert, mio caro, ma è così. Dio ci ha fatto nel modo in cui Egli voleva che fossimo. Non c’è nulla di vergognoso in ogni parte del Suo operato. A me piacerebbe osservare come Egli crea nuove stelle e innalzare lodi a Lui, finché Egli ritiene giusto che per me sia così.

— Buon per te! — gridò Ingrid Lindgren.

— Posso aggiungere — disse Reymont, — essendo io un uomo nella cui anima non alberga la poesia, e anzi sospetto di non aver neanche l’anima… posso suggerire che voialtri guardiate dentro di voi e vi chiediate quali deviazioni psichiche vi rendano indesiderosi di vivere il momento in cui ricomincerà il tempo. Non c’è, forse, nel più profondo di voi stessi, una identificazione con… i vostri genitori? Non si dovrebbe vedere il concepimento di un nuovo cosmo. Ora, tutto questo è privo di senso. — Trasse un profondo respiro. — È innegabile che quanto sta per accadere è terrorizzante. Ma ogni altra cosa lo è. Sempre. Non ho mai pensato che le stelle fossero più misteriose, o avessero maggiore magia, dei fiori.

Altri si fecero avanti per parlare. Alla fine tutti furono accontentati. Le loro frasi battevano stancamente attorno al punto cruciale. Ma la cosa non era priva di significato. Tutti dovevano togliersi un peso di dosso. Quando poterono finalmente aggiornare la seduta, dopo un voto unanime favorevole al proseguimento del viaggio, Reymont e Lindgren erano ormai prossimi al collasso.

Mentre la gente si riuniva in gruppetti e l’astronave risuonava del vuoto rombo del suo passaggio, i due approfittarono di un attimo di intimità per parlarsi a bassa voce. Lindgren prese entrambe le mani di Reymont e disse: — Come vorrei essere ancora la tua donna!

L’uomo balbettò di felicità: — Domani? Noi… dovremo spostare i nostri effetti personali… e spiegare ai nostri compagni… Domani, mia Ingrid?

— No — rispose la donna. — Non mi hai lasciato finire. Tutto in me lo desidera, ma non posso.

Sconvolto, il poliziotto chiese: — Perché?

— Non possiamo correre questo rischio. L’equilibrio emotivo è troppo fragile. In ognuno di noi qualunque cosa potrebbe provocare un crollo. Elof e Ai-Ling, se li lasciassimo, potrebbero prenderla molto male — dal momento che la morte è così vicina.

— Lui e lei potrebbero… — Reymont si interruppe a metà frase. — No. Egli potrebbe e lei vorrebbe. Ma no.

— Tu non saresti l’uomo che io ho desiderato di notte, mentre ero sveglia, se fossi capace di chiederle una cosa del genere. Ai-Ling non ti ha mai permesso di parlare di quelle ore che ci ha concesso, è vero?

— No. Come hai potuto indovinare?

— Non ho indovinato. La conosco. E non le permetterò di sacrificarsi di nuovo per noi, Carl. Una volta è stato giusto. Ci ha restituito ciò che avevamo costruito insieme. Ma più spesso, furtivamente, non sarebbe il modo di agire adatto. — La voce di Lindgren si indurì affrontando problemi più pratici. — E, poi, Elof ha bisogno di me. Egli biasima se stesso, il parere favorevole che ha dato, per averci permesso di continuare così a lungo la nostra corsa nello spazio… come se qualsiasi uomo mortale avesse potuto saperlo! Se dovesse venire a conoscenza che io… La disperazione, forse il suicidio di un singolo essere umano potrebbe trascinare tutto l’equipaggio nell’isterismo.

Si drizzò, fissò apertamente in volto Reymont, sorrise e disse, con voce ritornata dolce: — Dopo, sì. Quando saremo salvi. Allora non ti lascerò mai più andar via.

— Potremmo non raggiungere mai la salvezza — protestò Reymont. — Vi sono molte probabilità che la cosa non ci riesca. Ti voglio riavere con me prima di morire.

— Anch’io. Ma non possiamo. Non dobbiamo. Tutti dipendono da te, assolutamente. Sei il solo che possa guidarci attraverso ciò che ci sta davanti. A me hai ridato coraggio, al punto che posso aiutarti un po’. Eppure… Carl, non è mai stato facile sostenere il ruolo del re.

Si girò e si allontanò da lui.

Egli rimase solo per un po’. Qualcuno salì sul podio e gli fece una domanda, ma egli lo respinse con un gesto della mano. — Domani — disse. Dopo esser balzato sul ponte, si avvicinò a Chi-Yuen, che lo aspettava vicino alla porta.

La donna gli disse, con un tono di voce molto sbrigativo: — Se moriremo con le ultime stelle, Charles, io avrò sempre dalla vita più di quanto abbia mai sperato, poiché ti ho conosciuto. Cosa posso fare per te?

Egli la guardò. Il selvaggio canto dell’astronave li isolò dal resto dell’umanità. — Torna alla nostra cabina insieme con me — egli le disse.

— Nient’altro?

— No, tranne essere ciò che sei. — Con le dita si pettinò i capelli striati di grigio. Poi, maldestramente e con un certo imbarazzo, proseguì: — Non sono capace di dire belle frasi, Ai-Ling, e non ho molta esperienza di piacevoli sentimenti. Dimmi, è possibile amare contemporaneamente due diverse persone?