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Ser Robin alzò una mano, i suoi arcieri abbassarono gli archi. «Di’ quanto hai da dire, Sterminatore di re, ma dillo in fretta.»

Lo scafo si destreggiò in un dedalo di pietre spezzate. «Conosco un modo migliore per risolvere le cose» gridò Jaime. «Singolar tenzone. Tu e io.»

«Non sono nato questa mattina, Lannister.»

«No, certo, ma è probabile che tu muoia questo pomeriggio.» Jaime sollevò le braccia, mostrando a tutti i polsi incatenati. «Mi batterò con te anche in catene. Che cos’hai da temere?»

«Certamente non te, cavaliere. Se la scelta spettasse a me, non chiederei nulla di meglio, ma ho ricevuto l’ordine di riportati indietro vivo, se possibile. Arcieri!» Ryger fece il segnale. «Incoccare. Tendere. Lanc…»

La distanza era inferiore alle venti iarde. Ben difficilmente gli arcieri avrebbero fallito. Tesero al massimo i loro archi lunghi…

Una pioggia di rocce rovinò tutto attorno a loro. Piccole pietre si abbatterono sul ponte, rimbalzando sui loro elmi e sollevando spruzzi d’acqua ai lati della prora. Quelli svegli a sufficienza, alzarono lo sguardo. Ma lo fecero nell’istante stesso in cui un masso delle dimensioni di una giumenta si distaccava dall’orlo della parete di roccia sopra di loro. Ser Robin lanciò un urlo di allarme. Il masso rotolò nel vuoto, rimbalzò contro il pendio, si spezzò in due all’impatto e infine rovinò sulla galea. Il pezzo più grosso tranciò l’albero a metà, sventrò la vela, fece volare due degli arcieri nel fiume e spezzò la gamba di un rematore che aveva cercato di accucciarsi sotto il remo. Dalla velocità con cui lo scafo imbarcò acqua il pezzo di roccia più piccolo doveva aver sfondato di netto la chiglia. Le urla dei rematori echeggiarono contro le rocce. Gli arcieri si dibattevano freneticamente nella corrente. Dalla disperazione dei loro movimenti, era chiaro che non sapevano nuotare. Jaime scoppiò in una risata.

Quando la lancia virò e si allontanò dall’affluente, la galea stava affondando tra eruzioni di bolle, gorghi e rocce affioranti; Jaime Lannister si convinse che gli dèi erano misericordiosi. Per ser Robin e i suoi arcieri, che fossero tre volte maledetti, si preparava una lunga marcia bagnata fino a Delta delle Acque. Quanto a lui, Jaime Lannister, si era sbarazzato di quella donzella grande e grossa. “Nemmeno io avrei potuto sperare di meglio. Una volta che mi sarò tolto questi ceppi… ”

Ser Cleos gridò. Jaime alzò lo sguardo: Brienne avanzava lungo la sommità della parete di roccia, con notevole vantaggio rispetto a loro. Chiaramente, aveva tagliato in diagonale attraverso la lingua di terra dell’ansa successiva. La donna guerriera si gettò temerariamente nel vuoto. Il suo tuffo apparve quasi aggraziato. E augurarsi che si schiantasse il cranio contro una roccia sommersa sarebbe stato quanto meno poco cavalieresco. Ser Cleos fece virare la barca verso di lei. Per fortuna, Jaime impugnava ancora il suo remo. “Un colpo, uno solo e ben assestato, quando si avvicina, e mi sarò liberato di lei.”

Invece si ritrovò ad allungare il remo fuori della murata. Brienne ne afferrò l’estremità e Jaime la tirò verso di loro. Nell’aiutarla a risalire a bordo, l’acqua gocciolò dai capelli e dagli abiti, fradici di lei, formando una pozza sul fondo dello scafo. “Bagnata così, è ancora più brutta. E pensare che mai l’avrei creduto possibile.”

«Stupida, maledetta stupida d’una donzella» le disse. «Potevamo andarcene senza di te. Ti aspetti forse che ti ringrazi?»

«Non m’interessano affatto i tuoi ringraziamenti, Sterminatore di re. Ho fatto un solenne giuramento: portarti sano e salvo ad Approdo del Re.»

«E davvero intendi tenervi fede?» Jaime le elargì il suo più smagliante sorriso. «Meraviglia delle meraviglie.»

CATELYN

Ser Desmond Grell aveva servito la nobile Casa Tully per tutta la sua vita. Era stato scudiero alla nascita di Catelyn, cavaliere quando lei aveva imparato a camminare, a cavalcare e a nuotare, maestro d’armi il giorno in cui lei si era sposata. Aveva visto la piccola Cat di lord Hoster diventare una giovane donna, la lady di un grande lord e infine la madre di un re. “E adesso, mi ha vista diventare una traditrice.”

Quando suo fratello Edmure era partito per la guerra, aveva nominato ser Desmond castellano di Delta delle Acque, per cui fu compito suo affrontare il crimine commesso dalla sorella del suo signore. Per allentare il disagio che provava, portò con sé l’attendente di lord Hoster, l’inacidito Utherydes Wayn. I due uomini rimasero immobili a osservarla: ser Desmond imponente, rosso in faccia, imbarazzato; Utherydes cupo, con il volto scavato, malinconico. Entrambi aspettarono che fosse l’altro a parlare per primo. “Hanno dato le loro vite per servire mio padre” pensò con angoscia Catelyn. “E io li ho ripagati con la sciagura.”

«I tuoi figli» si risolse finalmente ser Desmond. «Maestro Vyman ci ha informati. Quei poveri ragazzi. Terribile, terribile. Ma…»

«Siamo con te nel tuo dolore, mia signora» intervenne Utherydes. «Tutta Delta delle Acque partecipa al tuo lutto, ma…»

«La notizia deve averti fatto diventare folle» lo interruppe ser Desmond. «La follia della sofferenza, la follia di una madre, gli uomini comprenderanno. Non potevi sapere…»

«Lo sapevo, invece» disse Catelyn con fermezza. «Capivo quello che stavo facendo ed ero consapevole che si trattava di tradimento. Se voi vi asterrete dal punirmi, gli uomini crederanno che anche voi siete stati conniventi nel liberare Jaime Lannister. Si è trattato di una mia azione, soltanto mia, e spetta quindi soltanto a me risponderne. Mettetemi pure agli stessi ceppi che erano stati dello Sterminatore di re, e sarà con orgoglio che li porterò, se così dev’essere.»

«Ceppi?» La semplice parola sembrò sconvolgere il povero ser Desmond. «Per la madre del re, la figlia del mio signore? Impossibile.»

«Forse» suggerì l’attendente Utherydes Wayn «la mia signora acconsentirebbe di venire confinata nelle sue stanze fino al ritorno di ser Edmure. Del tempo in solitudine, a pregare per i suoi figli assassinati?»

«Confinata, sì» concordò ser Desmond. «Confinata in una cella della torre, questo andrebbe bene.»

«Se devo essere confinata, lasciate che sia negli alloggi di mio padre, in modo che possa dargli conforto nei suoi ultimi giorni.»

Ser Desmond considerò la cosa per qualche momento. «Molto bene. Non ti verranno fatte mancare comodità e servitù, ma ti è negata la libertà di muoverti per il castello. Visita pure il tempio dei Sette Dèi, se ne senti la necessità, ma altrimenti rimani nelle stanze di lord Hoster fino a quando lord Edmure non sarà tornato.»

«Come desideri.» Edmure non era lord fino a quando loro padre fosse stato in vita, ma Catelyn evitò di correggere ser Desmond. «Mettete pure una guardia alla porta, se dovete farlo, ma avete la mia parola che non compirò alcun tentativo di fuga.»

Ser Desmond annuì, visibilmente sollevato dall’aver portato a compimento quell’ingrato dovere. Ma, dopo che il castellano se ne fu andato, Utherydes Wayn, gli occhi tristi, rimase al suo cospetto per qualche altro momento.

«È una cosa grave quella che hai compiuto, mia signora, e anche inutile. Ser Desmond ha inviato ser Robin Ryger all’inseguimento, in modo da riportare qui lo Sterminatore di re vivo e qualora non ci riuscisse… la sua testa.»

Catelyn non si era aspettata niente di meno. “Possa il Guerriero dare forza al braccio con cui impugni la tua spada, Brienne” pregò. Aveva fatto tutto quello che aveva potuto, adesso non le restava altro che sperare.

Spostarono le sue cose nella stanza di suo padre, dominata dal grande letto a baldacchino nel quale lei era nata, con pilastri scolpiti a forma di trote guizzanti. Lord Hoster era stato collocato da tempo mezzo giro di scale più in basso, con il letto di degenza posto di fronte alla balconata triangolare che si apriva dal solarium, oltre la quale si vedevano i fiumi che gli erano sempre stati così cari.