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Maestro Vyman raccolse le sue pozioni e uscì in fretta. Catelyn fu nuovamente sola con il padre. Il latte di papavero aveva fatto effetto e il sonno pesante di lord Hoster continuava. Un esile filo di bava gli colava da un angolo della bocca semiaperta, bagnando il cuscino. Catelyn prese una pezzuola di lino e, delicatamente, rimosse la saliva dal volto del vecchio. Al contatto, lord Hoster emise un gemito.

«Perdonami.» La sua voce era talmente flebile che Catelyn lo udì a stento. «Tansy… Sangue… Il sangue… Dèi, siate misericordiosi…»

Parole che continuavano a non avere senso, ma che la resero più inquieta di quanto lei stessa volesse ammettere. “Sangue” pensò “perché tutto quanto deve sempre originare dal sangue? Padre, chi era questa donna…? Che cosa le hai fatto per aver bi sogno di un simile perdono?”

Fu una notte inquieta per Catelyn, i suoi sogni tormentati da immagini vaghe dei suoi figli perduti, defunti. Si svegliò molto prima dell’alba, le orecchie piene degli echi delle parole di suo padre. “Dolci figli, e di sangue puro… Non direbbe una cosa simile a meno che… Che abbia generato un bastardo da questa donna Tansy?” Catelyn rifiutava di crederlo. Suo fratello Edmure, lui sì: non l’avrebbe affatto sorpresa apprendere che Edmure avesse una dozzina di figli naturali. Ma non suo padre, non lord Hoster Tully, mai e poi mai.

“Che Tansy possa essere una sorta di nomignolo affettuoso con cui chiamava Lysa, nello stesso modo in cui chiama me Cat?” Nell’agonia, lord Hoster l’aveva già scambiata altre volte per sua sorella. “Ne avrai altri ha detto. Dolci figli, e di sangue puro.” Lysa aveva avuto cinque gravidanze interrotte, due al Nido dell’Aquila e tre ad Approdo del Re… Ma nessuna a Delta delle Acque dove lord Hoster sarebbe stato al suo fianco per confortarla “Mai, a meno che… A meno che, quella prima volta, lei non fosse già gravida…”

Sua sorella e lei si erano sposate nello stesso giorno, ed erano state lasciate quindi alle cure del lord loro padre quando i loro nuovi mariti, Jon Arryn ed Eddard Stark, erano tornati a ingrossare le file della ribellione di Robert Baratheon contro la dinastia Targaryen. In seguito, quando il loro ciclo mestruale non ebbe luogo al tempo dovuto, Lysa aveva parlato con estasiata felicità dei figli che entrambe portavano in grembo. «Tuo figlio sarà l’erede di Grande Inverno e il mio del Nido dell’Aquila. Oh, diventeranno i migliori amici, come il tuo Ned e lord Robert. Saranno più fratelli che cugini, lo so, lo sento.» “Com’era felice in quei giorni.”

Ma, poco tempo dopo, il sangue di Lysa era arrivato, e tutta la sua gioia si era dissipata. Catelyn aveva sempre pensato che Lysa avesse semplicemente avuto un ritardo, ma se in realtà fosse stata gravida…

Ricordava la prima volta che aveva dato Robb a sua sorella perché lei potesse tenerlo in braccio. Era piccolo, Robb, con il viso tutto rosso, urlante, eppure già forte, già pieno di vita. L’attimo stesso in cui Catelyn le aveva collocato l’infante tra le braccia, Lysa era scoppiata in un pianto dirotto. D’impeto, aveva ridato il piccolo a Catelyn ed era scappata via.

“Se avesse perso un bambino, questo spiegherebbe le parole di nostro padre, e anche molte altre cose…” Il matrimonio di Lysa con lord Arryn era stato combinato in fretta e furia. Già allora Jon era un uomo anziano, addirittura più anziano di loro padre. “Un vecchio senza eredi.” Le sue prime due mogli non gli avevano dato figli, il figlio di suo fratello era stato assassinato con Brandon Stark ad Approdo del Re da Aerys il Folle, il suo valoroso cugino era morto nella battaglia delle Campane. Perché la Casa Arryn potesse continuare a esistere, Jon aveva bisogno di una moglie giovane… “Una moglie giovane e che senza ombra di dubbio fosse anche fertile.”

Catelyn si alzò, indossò una vestaglia e discese la scala a chiocciola fino a raggiungere il solarium pieno di buio in cui giaceva suo padre. Dentro di lei, dilagò un tetro senso d’impotenza.

«Padre» disse. «Padre, so ciò che hai fatto.»

Lady Catelyn Stark aveva cessato di essere un’innocente sposa con la testa piena di sogni. Era una vedova, adesso. Ed era anche una traditrice, una madre in lutto e una donna saggia, esperta delle cose del mondo.

«Hai fatto in modo che lui la sposasse» riprese. «Lysa è stato il prezzo che Jon Arryn fu costretto a pagare per ottenere le spade e le picche della Casa Tully.»

Nessuna meraviglia se il matrimonio di sua sorella era stato così privo d’amore. Gli Arryn erano orgogliosi, e anche molto sensibili in materia d’onore. Lord Jon aveva sposato Lysa allo scopo di legare i Tully alla causa della rivolta, e anche nella speranza di avere da lei un figlio, ma gli sarebbe stato ben difficile amare una donna venuta al suo talamo impura e controvoglia. Doveva essere stato gentile con lei, non c’era dubbio, e anche ligio ai suoi doveri. Ma Lysa aveva bisogno di calore.

Il giorno dopo, mentre faceva colazione, Catelyn chiese una penna d’oca e una pergamena e si mise a scrivere una lettera per sua sorella nella valle di Arryn. Disse a Lysa di Bran e di Rickon, facendo fatica a trovare le parole, ma l’argomento centrale fu loro padre.

“Ora che il suo tempo è breve, non riesce a pensare ad altro se non ai torti che ti ha fatto. Maestro Vyman dice che è rischioso rendere più forte il latte di papavero. È giunto il momento che nostro padre deponga la sua spada e il suo scudo. Eppure, cupamente, lui continua a lottare, rifiutando di arrendersi. Lo fa per te, io credo. Ha bisogno del tuo perdono. La guerra ha reso la strada tra il Nido dell’Aquila e Delta delle Acque pericolosa per i viaggi, ne sono consapevole, ma sono anche certa che una forte scorta di cavalieri potrà farti attraversare con sicurezza le montagne della Luna. Cento uomini? Mille uomini? Se proprio non puoi venire, almeno gli scriverai? Poche parole d’amore, in modo che lui possa morire in pace. Scrivi ciò che vuoi, e io glielo leggerò, rendendogli più lieve l’ultimo congedo.”

Ma nel mettere da parte la penna, nel chiedere la ceralacca per il sigillo, Catelyn percepì che, molto probabilmente, quella lettera era comunque troppo poco, troppo tardi. Maestro Vyman non riteneva che lord Hoster avrebbe resistito abbastanza perché un corvo messaggero raggiungesse il Nido dell’Aquila e un altro facesse ritorno. “Per quanto, ha già detto che il suo tempo era ormai concluso altre volte…” Gli uomini Tully non si arrendevano facilmente, al cospetto dell’avversario. Dopo aver affidato il messaggio al maestro, Catelyn andò nel tempio ad accendere una candela per suo padre al Padre sei Sette Dèi. Ne accese una seconda alla Vecchia, la quale aveva lasciato libero sul mondo il primo corvo dopo aver gettato uno sguardo oltre la soglia della morte. Ne accese una terza alla Madre, per Lysa e per tutti i figli che entrambe avevano perduto.

Più tardi, mentre sedeva al capezzale di lord Hoster con un libro, rileggendo ossessivamente lo stesso passaggio, udì un rimbombare di voci e uno squillo di trombe. “Ser Robin” fu quello il suo primo pensiero, l’espressione tirata che tradiva la preoccupazione. Uscì sulla balconata, ma sui fiumi non c’era traccia della galea. Adesso le voci le giungevano con maggiore chiarezza, assieme al nitrito di molti cavalli, al concerto metallico delle armature e a improvvisi battiti di mani. Catelyn risalì la scala a spirale fino al tetto della torre. “Ser Desmond non mi ha vietato di venire quassù” pensò nel salire.

I rumori provenivano dall’ala più lontana del castello, presso la porta principale. Una falange di uomini era in attesa presso la grata, mentre questa, cigolando, veniva sollevata a strattoni. C’erano svariate centinaia di cavalieri nei campi fuori del castello. Il vento gonfiava i loro vessilli. Catelyn ebbe un tremito di sollievo alla vista della trota guizzante di Delta delle Acque. “Edmure…”

Ma dovettero passare due ore prima che lui si decidesse a farle visita. A quel punto, il castello risuonava delle grida festose degli uomini tornati dalla battaglia, finalmente riuniti alle donne e ai figli che si erano lasciati dietro. Tre corvi erano partiti dall’uccelliera, ali nere che si dispiegavano nell’aria, sollevandosi verso il cielo. Catelyn li osservò volare via dalla balconata di lord Hoster. Si era lavata i capelli e si era cambiata d’abito, preparandosi ai rimproveri di suo fratello… Ma anche così, attendere fu difficile.