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“Tuttora ansiosa, Cersei? La battaglia è finita, e le cappe dorate ora non ti aiuteranno più.” «Vieni da un incontro con mio padre, ser Addam?» chiese Tyrion.

«Già. Ho il sospetto di non averlo lasciato dell’umore migliore. Lord Tywin ritiene che quattromilaquattrocento uomini siano più che sufficienti a ritrovare un singolo scudiero disperso, ma di tuo cugino Tyrek ancora nessuna traccia.»

Tyrek Lannister, un ragazzo di tredici anni, era il figlio del defunto zio Tygett. Era scomparso nel corso della sommossa nei bassifondi, non molto tempo dopo il matrimonio combinato tra lui e lady Ermesande, una bimba in fasce, unica erede rimasta in vita della Casa Hayford. “E che molto probabilmente sarà la prima sposa dei Sette Regni a rimanere vedova ancor prima di aver avuto il suo primo mestruo.”

«Nemmeno io sono stato in grado di trovarlo» ammise Tyrion.

«Tyrek ormai è cibo per i vermi» intervenne Bronn, con il suo tipico tatto. «Mano di ferro lo ha cercato anche lui, e l’eunuco ha tirato fuori una ricompensa bella grassa. Nessuno dei due ha avuto più fortuna di noi. Lascia perdere, ser Addam.»

«Lord Tywm è ostinato quando c’è in gioco il sangue della sua casata.» Ser Addam Marbrand lanciò al mercenario un’occhiata carica di disgusto. «Vuole trovarlo, quel ragazzo, vivo o morto. E io intendo soddisfare il suo volere.» Riportò lo sguardo su Tyrion. «Troverai tuo padre nel suo solarium.»

“Il mio solarium” pensò Tyrion. «Conosco la strada.»

La strada implicava salire altri gradini, ma questa volta Tyrion andò su con le proprie forze, tenendo una mano sulla spalla di Pod. Bronn gli aprì la porta.

Lord Tywin Lannister era seduto presso la finestra, intento a scrivere alla luce di una lanterna a olio. All’udire il rumore del chiavistello sollevò lo sguardo.

«Tyrion.» Con calma, posò la penna d’oca.

«Lieto che tu ti ricordi di me, mio signore.»

Tyrion lasciò la presa alla spalla di Pod, appoggiò tutto il peso sul bastone e caracollò in avanti.

“Qualcosa non va.” Il Folletto se ne rese immediatamente conto.

«Ser Bronn» disse lord Tywin. «Podrick. Forse è meglio che aspettiate fuori fino a quando non avremo finito.»

Lo sguardo che Bronn allungò al Primo Cavaliere del re fu appena al di sotto dell’insolenza. In ogni caso, fece un inchino e si ritirò, seguito a ruota da Pod. La pesante porta si richiuse dietro di loro e Tyrion Lannister si ritrovò da solo assieme a suo padre. Anche se le finestre del solarium erano chiuse, il freddo della notte era palpabile. “Che genere di menzogne gli avrà raccontato Cersei?”

Il signore di Castel Granito era asciutto quanto un uomo vent’anni più giovane di lui e, in un suo modo austero, era perfino attraente. Rigidi favoriti biondi gli ornavano le guance, incorniciando un volto allungato, un cranio calvo e una bocca dura. Attorno al collo portava una catena le cui maglie erano piccole mani d’oro, le dita dell’una che andavano ad afferrare il polso della successiva.

«Una bella collana» commentò Tyrion. “Ma stava meglio a me.”

«Meglio che tu ti sieda.» Lord Tywin ignorò la battuta. «È davvero saggio da parte tua aver lasciato il letto?»

«Ho la nausea di quel letto.» Tyrion sapeva quanto anche suo padre disprezzasse la debolezza. Si sistemò sulla sedia più vicina. «Che magnifici alloggi hai. Ci crederesti? Quando stavo morendo, qualcuno mi ha spostato in una piccola cella buia nel Fortino di Maegor.»

«La Fortezza Rossa è sovraffollata di ospiti intervenuti per il matrimonio. Una volta che se ne saranno andati, ti troveremo degli alloggi più consoni.»

«Preferivo questi alloggi. E per il grandioso matrimonio avete fissato una data?»

«Joffrey e Margaery si sposeranno il primo giorno del nuovo anno. Che è anche il primo giorno del nuovo secolo. La cerimonia sarà la celebrazione dell’alba di una nuova era.»

“Una nuova era Lannister” pensò Tyrion. «Oh, che peccato. Temo che, proprio quel giorno, avrò altri impegni.»

«Sei venuto qui solo a lamentarti del tuo alloggio e a esibirti in battute discutibili? Ho lettere importanti da finire.»

«Lettere molto importanti, ne sono certo.»

«Certe battaglie si vincono con le spade e le picche, altre con le penne e i corvi messaggeri. Risparmiami siffatti inutili rimproveri, Tyrion. Sono venuto a farti visita tanto spesso quanto maestro Ballabar me lo ha consentito, quando sembravi in punto di morte.» Lord Tywin si afferrò il mento con le dita. «Per quale ragione hai allontanato Ballabar?»

Tyrion scrollò le spalle. «Maestro Frenken non è altrettanto determinato a tenermi in uno stato di demenza.»

«Ballabar è venuto ad Approdo del Re al seguito di lord Redwyne. Si dice di lui che sia un abile guaritore. È stato gentile da parte di Cersei chiedergli di prendersi cura di te. Tua sorella temeva per la tua vita.»

“Mia sorella temeva che scampassi alla morte, vorrai dire.” «Non dubito che sia quella la ragione che non l’ha fatta staccare dal mio capezzale nemmeno per un istante.»

«Non essere impertinente. Cersei ha un matrimonio regale da pianificare, io ho una guerra da combattere e tu… Tu sei fuori pericolo da almeno una settimana.» Occhi verde pallido, bene aperti, Lord Tywin studiò la faccia sfigurata del figlio. «Per quanto, quella ferita ha un aspetto terribile, questo te lo riconosco. Quale genere di follia ti ha posseduto?»

«Il nemico stava cercando di sfondare la porta con un ariete. Se fosse stato Jaime a guidare quella sortita, tu l’avresti definita un’azione valorosa.»

«Jaime non sarebbe mai stato stolto al punto da togliersi l’elmo nel pieno della battaglia. Confido che tu abbia ucciso l’uomo che ti ha colpito.»

«Oh, quel bastardo è morto stecchito.»

Anche se, in realtà, era stato Podrick Payne a uccidere ser Mandon Moore, spingendolo nel fiume ad affogarsi sotto il peso della sua armatura.

«Un nemico morto è un’eterna gioia» disse Tyrion con aria svagata.

Solo che ser Mandon non era stato un vero nemico. Quell’uomo non aveva alcuna ragione per volerlo morto. “Era solo la mano omicida di qualcun altro, e io credo di conoscere di chi. È stata Cersei a dirgli di fare in modo che io non uscissi vivo dalla battaglia delle Acque Nere.” Ma senza prova, lord Tywin non avrebbe mai prestato ascolto a una simile accusa.

«Perché ti trovi qui in città, padre?» riprese Tyrion. «Non dovresti essere là fuori, a combattere Stannis Baratheon, o Robb Stark, o qualcun altro?» “E prima te ne andrai, meglio sarà.”

«Fino a quando lord Redwyne non avrà fatto arrivare la sua flotta, non abbiamo le navi per attaccare la Roccia del Drago. Ma non ha importanza. La stella di Stannis Baratheon è tramontata sul fiume delle Rapide nere. Quanto a Stark, il ragazzo si trova ancora all’ovest, mentre una larga forza di uomini del Nord guidati da Helman Tallhart e Robett Glover sta scendendo verso Duskendale. Contro di loro ho inviato lord Tarly, mentre ser Gregor Clegane risale lungo la strada del Re per tagliare loro la ritirata. Tallhart e Glover si ritroveranno presi nel mezzo, assieme a un terzo della forza di Stark.»

«Duskendale?» Non c’era niente a Duskendale che valesse un simile rischio. Che il Giovane lupo avesse finalmente commesso un errore?

«Nulla di cui tu debba preoccuparti, Tyrion. Sei pallido come la morte, e vedo del sangue filtrare da quella medicazione. Di’ quello che hai da dire e poi tornatene a letto.»

«Quello che ho da dire…» Il Folletto aveva la gola secca, aspra. Che cosa aveva da dire? “Posso chiederti più di quanto potrai mai darmi, padre.” «Pod mi dice che Ditocorto è stato fatto lord di Harrenhal.»

«Un titolo privo di significato, almeno fino a quando Roose Bolton continuerà a controllare la fortezza per Robb Stark. Eppure, era un onore che lord Baelish desiderava molto. Ci ha reso un ottimo servigio per quanto concerne il matrimonio con Margaery Tyrell. Un Lannister paga sempre i propri debiti.»