Per lo meno qui, Jon trovò dei difensori: due guardie ai lati dell’ingresso della tenda, appoggiate a lunghe picche, con scudi rotondi all’avambraccio. Nel momento in cui videro Spettro, uno dei due abbassò la punta della lancia. «La bestia rimane fuori.»
«Spettro, seduto» comandò Jon. Il meta-lupo obbedì.
«Lungapicca, sorveglia la bestia.» Poi Rattleshirt spalancò i lembi dell’ingresso, facendo cenno a Jon e a Ygritte di seguirlo dentro.
Faceva caldo, nella tenda, e l’aria era satura di fumo. Dai bracieri pieni di carboni ardenti collocati ai quattro angoli emanava un debole chiarore rossastro. Altre pelli coprivano il pavimenta Jon si sentì totalmente solo mentre aspettava immobile, nella sua tenuta nera, che il disertore che si faceva chiamare il “re oltre la Barriera” gli concedesse la sua attenzione. Lentamente, i suoi occhi si abituarono alla fumosa penombra purpurea. Erano in sei nella tenda, nessuno dei quali gli prestò la minima attenzione. Un giovane dai capelli scuri e una graziosa donna bionda condividevano un corno di birra. Una donna incinta era in piedi davanti a un braciere, intenta a cucinare alcuni polli infilati in uno spiedo. Un uomo dai capelli grigi che indossava un malridotto mantello nero sedeva a gambe incrociate su un cuscino. Suonava un liuto e cantava:
La moglie del dorniano era bionda come l’oro
e più caldo della primavera era il suo bacio.
Ma la lama del dorniano era acciaio nero,
e terribile era il suo bacio.
Jon conosceva quella canzone, La moglie del dorniano. Ed era strano udirla qui, in una tenda primitiva a nord della Barriera, a diecimila leghe dalle rosse montagne e dai caldi venti di Dorne, il più meridionale dei Sette Regni.
Rattleshirt si tolse l’elmo ingiallito e rimase ad aspettare che la canzone finisse. Sotto l’armatura di ossa e cuoio, era un uomo piccolo, e la faccia spogliata dal teschio del gigante era ordinaria: mento scarno, baffi sottili, guance scavate, malsane. Aveva gli occhi ravvicinati e un unico arco sopracciliare che gli attraversava completamente la fronte. Da un’attaccatura vistosamente a punta, i suoi capelli neri andavano diradandosi.
La moglie del dorniano cantava facendo il bagno,
dolce come una pesca era la sua voce.
Ma la lama del dorniano cantava la sua canzone,
freddo come una sanguisuga era il suo morso.
Accanto al braciere, seduto su uno sgabello e intento a mangiare una porzione di carne, c’era un uomo immensamente largo. Olio caldo gli colava lungo il mento, finendo sulla sua barba bianca come neve, ma lui sorrideva senza badarvi. Attorno alle braccia massicce aveva spesse fasce d’oro costellate di rune. Indossava una pesante maglia di ferro nero che poteva provenire solamente da un ranger morto. A qualche passo da lui, un individuo più alto e più snello, con una tunica di cuoio a cui erano cucite placche di bronzo, era chino a studiare una mappa, la fronte aggrottata. Di traverso alla schiena, dentro un fodero di cuoio, portava una spada lunga con impugnatura a due mani. L’uomo sembrava un fascio di muscoli, era asciutto, calvo e ben rasato, dal naso forte e dagli occhi verdi profondamente infossati. Avrebbe potuto essere un uomo attraente… Se avesse avuto le orecchie. Ma le aveva perdute chissà dove, forse distrutte dal congelamento o tagliate dalla lama di un nemico. L’assenza delle orecchie faceva apparire la testa di quell’uomo stretta e appuntita.
L’individuo grasso e l’uomo senza orecchie erano entrambi guerrieri, a Jon bastò un’occhiata per rendersene conto. “Questi due sono molto più pericolosi di Rattleshirt.” Si chiese chi fosse Mance Rayder.
Mentre al suolo giaceva, con le tenebre attorno,
e il sapore del sangue sulla lingua,
I suoi fratelli furono accanto a lui, e per lui pregarono,
così lui rise e sorrise e per loro cantò:
“Fratelli, o fratelli, i miei giorni sono alla fine,
la mia vita ha preso la lama del dorniano.
Ma questo nulla importa, che tutti gli uomini devono morire,
e gustato io ho la moglie del dorniano!”
Allo svanire delle ultime strofe de La moglie del dorniano, l’uomo calvo privo di orecchie alzò lo sguardo dalla mappa. La sua espressione divenne una maschera di ferocia.
«E che cos’è questo?» ringhiò a Rattleshirt e Ygritte, indicando Jon in mezzo a loro. «Un corvo?»
«Il bastardo nero che ha sbudellato Orell» disse Rattleshirt. «È anche un fottuto demone.»
«Dovevi ucciderli tutti.»
«Questo ha disertato» spiegò Ygritte. «Ha abbattuto Qhorin il Monco di sua lama.»
«Questo ragazzino?» L’uomo privo di orecchie sembrava ancora più furibondo. «Il Monco doveva essere mio. Ce l’hai un nome, corvo?»
«Jon Snow, maestà.» Si chiese se non dovesse anche inginocchiarsi.
«Maestà?» L’uomo privo di orecchie guardò quello grasso e barbuto. «Visto? Mi prende per un re.»
L’uomo barbuto rise talmente forte che frammenti di pollo mezzo masticato volarono da tutte le parti. Cercò di ripulirsi L’unto dalla barba con il dorso dell’enorme mano. «Ragazzo cieco, dev’essere. Chi l’ha mai sentito di un re senza orecchie? La corona gli cadrebbe dritta fino al collo! Har!» Rivolse a Jon un sogghigno, ripulendosi le dita sulle brache. «Chiudi il becco, corvo. Girati intorno, forse troverai quello che stai cercando.»
Jon si voltò.
Il cantastorie si alzò in piedi. «Sono io Mance Rayder.» Mise da parte il liuto. «E tu sei il bastardo di Ned Stark, lo Snow di Grande Inverno.»
Stupefatto, Jon non riuscì per qualche istante ad articolare parola. «Come… Come fai a saperlo?» disse dopo essersi ripreso.
«Quella è una storia che può aspettare» rispose Mance Rayder. «Ti è piaciuta la canzone, ragazzo?»
«Abbastanza. L’avevo già sentita.»
«Ma questo nulla importa, che tutti gli uomini devono morire» disse pacatamente il re oltre la Barriera. «E gustato io ho la moglie del dorniano. Dimmi, il mio lord delle Ossa dice il vero? Hai ucciso il mio vecchio amico il Monco?»
«L’ho ucciso.» “Anche se è stata opera più sua che mia.”
«La Torre delle ombre non farà mai più altrettanta paura.» Una nota di tristezza si era inserita nella voce del re. «Qhorin era mio nemico. Ma è stato anche mio confratello, un tempo. Per cui, Jon Snow, dovrei esserti grato per averlo ucciso o…» rivolse a Jon un sorriso di derisione «o dovrei invece maledirti?»
Il re oltre la Barriera non sembrava affatto un re, ma non sembrava nemmeno un bruto. Era un uomo di statura media, snello, dai lineamenti affilati, occhi astuti e lunghi capelli castani, che stavano diventando grigi. Non portava la corona, né fasce d’oro alle braccia, né gioielli attorno al collo, neppure un accenno d’argento. Era vestito di lana e di cuoio. Il suo unico indumento degno di rilievo era lo sbrindellato mantello di lana nera, con lunghi squarci rattoppati da pezze di seta rossa sbiadita.