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«Dovresti ringraziarmi per aver ucciso il tuo nemico» rispose Jon alla fine. «E maledirmi per aver ucciso il tuo amico.»

«Har!» tuonò il gigante barbuto. «Buona risposta!»

«Concordo.» Mance Rayder fece cenno a Jon di avvicinarsi. «Se sarai dei nostri, è meglio che tu cominci a conoscerci. L’uomo che hai preso per me è Styr, il maknar di Thenn. Nell’antico linguaggio, maknar significa lord.» L’uomo privo di orecchie guardò Jon freddamente, mentre Mance si girava verso quello con Ja barba bianca. «Il nostro feroce mangiatore di polli qui è il mio leale Tormund. La donna…»

«Un momento.» Tormund si alzò in piedi. «Hai dato a Styr il suo titolo. Da’ a me i miei.»

«Come vuoi» rise Mance Rayder. «Jon Snow, davanti a te si erge Tormund Veleno dei giganti, Grande affabulatore, Soffiatore di corno e Distruttore del ghiaccio. E anche Tormund Pugno di tuono, Marito di orse, Re della birra di Sala Fangosa, Voce degli dèi e Padre di eserciti.»

«Adesso sì che va meglio» disse Tormund. «Ben trovato, Jon Snow. Accade che i demoni mi piacciono, per quanto non mi piacciono gli Stark.»

«La brava donna al braciere» continuò Mance Rayder «è Dalla.» La donna incinta fece un sorriso timido. «Trattala come si tratta una regina: ha in grembo mio figlio.» Si girò verso gli altri due. «Questa bellezza è sua sorella Val. E il giovane Jarl, vicino a lei, è il suo ultimo cucciolo.»

«Non sono il cucciolo di nessun uomo» disse Jarl, fiero.

«E Val infatti non è un uomo» grugnì Tormund da dietro il barbone bianco. «A questo punto dovresti essertene accorto, ragazzo.»

«Quindi ora sai chi sono tutti, Jon Snow» disse Mance Rayder. «Il re oltre la Barriera e la sua corte, quale che essa sia. E adesso, penso, sentiamo qualche parola da te. Da dove sei venuto?»

«Grande Inverno» rispose Jon. «Passando per il Castello Nero.»

«E che cosa ti porta lungo il Fiumelatte, tanto lontano dai fuochi di casa?» Mance spostò immediatamente gli occhi su Rattleshirt, senza attendere una risposta. «In quanti erano?»

«Cinque. Tre morti e il ragazzo sta qua. L’altro è andato su per la montagna, dove nessun cavallo lo può seguire.»

Lo sguardo di Mance tornò su Jon. «Solamente in cinque? O forse ci sono altri dei vostri confratelli qui attorno?»

«Eravamo in quattro più il Monco. Qhorin ne valeva venti, di uomini.»

Qualcosa che fece sorridere il re oltre la Barriera. «Alcuni la pensavano così. Però… Un ragazzo del Castello Nero assieme a un ranger della Torre delle ombre. Come ha potuto essere?»

Jon aveva già la menzogna pronta. «Il lord comandante mi ha mandato dal Monco perché lui m’insegnasse, e lui mi ha portato di pattuglia.»

«Di pattuglia, lo chiami…» Styr, il maknar di Thenn, corrugò la fronte. «E perché voialtri corvi volevate andare di pattuglia sul passo Skirling?»

«I villaggi erano tutti deserti» rispose Jon, e questa volta era la verità. «Era come se l’intero popolo libero fosse svanito.»

«Svanito, già» disse Mance Rayder. «E non solo il popolo libero. Chi ti ha detto che eravamo qui, Jon Snow?»

«O è stato Craster» grugnì Tormund «o io sono una tenera verginella. Te l’ho detto, Mance, quello là ha bisogno che lo accorciamo della testa.»

Il re oltre la Barriera rivolse all’uomo anziano uno sguardo irritato. «Tormund, un giorno cerca di pensare prima di parlare. Lo so anch’io che è stato Craster. L’ho chiesto a Jon per vedere se lui diceva la verità».

«Har!» Tormund sputò. «Be’, mi ci sono messo nel mezzo!» Sogghignò a Jon. «Visto, ragazzo? Ecco perché lui è re e io no. Posso bere più di lui, picchiare più di lui, cantare più di lui e il mio uccello è grosso tre volte il suo, ma Mance c’ha la furbizia. Era un corvo, lo sai? E il corvo è un uccello pieno di trucchi.»

«Parlerò con il ragazzo da solo, mio lord delle Ossa» disse Mance Rayder a Rattleshirt. «Lasciateci, tutti quanti.»

«Che cosa, anche me?» protestò Tormund.

«Specialmente te» rispose Mance.

«Io non ci mangio, no, nella sala dove non sono il benvenuto.» Tormund si alzò in piedi. «Io e le galline ce ne andiamo.» Strappò un altro pollo dal braciere e lo infilò in una tasca cucita all’interno della fodera del mantello. Concluse con un “Har!” e infine uscì leccandosi le dita. Gli altri lo seguirono fuori. Tutti tranne la donna di nome Dalla.

«Siedi, se vuoi.» Mance attese che tutti fossero andati. «Hai fame? Tormund ci ha lasciato per lo meno un paio di uccelli.»

«Sarò lieto di mangiare, maestà. E ti ringrazio.»

«Maestà?» Il re oltre la Barriera sorrise. «Non è una forma che si sente uscire spesso dalle labbra del popolo libero. Per la maggior parte di loro sono Mance, Il Mance per alcuni. Prendi un corno di birra al miele?»

«Con piacere» rispose Jon.

Fu il re a versare da bere mentre Dalla tagliava uno dei polli ben croccanti servendone una metà a ciascuno. Jon si tolse i guanti e mangiò con le mani, ripulendo tutta la carne fino all’osso.

«Tormund ha detto il vero» riprese Mance Rayder, spezzando una forma di pane. «Il corvo nero è un uccello pieno di trucchi, è così… Ma io era già un corvo quando tu, Jon Snow, eri ancora un infante non più grande di quello nel ventre di Dalla. Per cui, fa’ bene attenzione a non tentare trucchi con me.»

«Come tu dici, Maes… Mance.»

Il re rise. «Prima ti ho promesso una storia: su come ti ho riconosciuto. O sei già riuscito a capire?»

Jon scosse il capo. «Rattleshirt ha mandato un messaggio?»

«Via cielo? Non abbiamo corvi addestrati. No, conoscevo la tua faccia. L’avevo già vista due volte.»

Sulle prime, l’affermazione del re oltre la Barriera parve non avere alcun senso. Ma mentre Jon la faceva rimbalzare per la mente, apparve una luce al fondo della memoria. «Quando eri ancora un confratello dei Guardiani della notte…»

«Molto bene! Sì, è stata quella la prima volta. Tu eri solamente un ragazzo, e io ero in nero, uno della dozzina di confratelli di scorta al vecchio lord comandante Qorgyle, quando si recò a fare visita a tuo padre a Grande Inverno. Ero di sentinella sulle mura attorno al cortile quando incappai in te e in tuo fratello Robb. La notte precedente aveva nevicato. Voi due ne avevate ammassato un gran mucchio sopra il portale e stavate aspettando che qualcuno ci passasse sotto.»

«Ricordo.» Jon rise suo malgrado. C’era effettivamente un giovane confratello in nero sulle mura, quel giorno, sì… «E tu giurasti di non dire niente.»

«Un giuramento che mantenni. Quello, se non altro, lo mantenni.»

«Scaricammo la neve addosso a Fat Tom. Di tutti gli armati di mio padre, era il più lento.» Tom rincorse Robb e Jon attorno al cortile fino a quando tutti e tre non divennero rossi come mele d’autunno. «Ma hai detto di avermi visto due volte. Quando è stata questa seconda volta?»

«Quando re Robert venne a Grande Inverno per nominare tuo padre Primo Cavaliere» disse amabilmente il re oltre la Barriera.

Jon sbarrò gli occhi, incredulo. «Non può essere.»

«Invece è proprio così. Quando tuo padre apprese che il re stava arrivando, mandò un messaggio a suo fratello Benjen sulla Barriera, in modo che anche lui potesse partecipare alla festa. Tra i confratelli in nero e il popolo libero c’è molto più commercio di quanto tu non possa immaginare: la notizia arrivò anche alle mie orecchie. Tuo zio non sapeva che aspetto ho, per cui non avevo timori da quel lato. Quanto a tuo padre, dubitai molto che fosse in grado di ricordarsi di un giovane confratello incontrato brevemente anni prima. Volevo vedere questo Robert Baratheon con i miei occhi, da re a re, e farmi un’idea anche di tuo zio Benjen. All’epoca, lui era Primo Ranger, ed era il flagello di tutta la mia gente. Così sellai il mio cavallo più veloce e andai al galoppo.»