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Più tardi quella notte, mentre la Balerion procedeva nelle tenebre, Dany sedette a gambe incrociate sulla sua cuccetta nella cabina del capitano, e si accinse a nutrire i suoi draghi. “Perfino in alto mare” aveva detto graziosamente il capitano Groleo “le regine hanno la precedenza sui comandanti.” Fu interrotta da un duro bussare alla porta.

Irri dormiva a terra presso la cuccetta. Era troppo stretta perché potessero starci in tre, e stasera era il turno di Jhiqui di condividere il materasso di piume con la sua regina. Sentendo i colpi alla porta, Irri si alzò e andò ad aprire. Dany tirò su la coperta e se la drappeggiò addosso. Non aspettandosi visite a quell’ora della notte, era nuda. C’era ser Jorah all’esterno, illuminato dal chiarore incerto di una lanterna che oscillava al moto dello scafo.

«Entra» disse Dany.

«Maestà.» Nel varcare la soglia, il cavaliere in esilio chinò il capo. «Sono dolente di disturbare il tuo sonno.»

«Non stavo dormendo, ser Jorah. Vieni, guarda anche tu.»

Dalla ciotola che teneva in grembo, Daenerys prese un pezzo di carne di maiale salata e lo tenne sollevato, in modo che i draghi lo vedessero. Tutti e tre lo osservarono avidamente. Rhaegal dispiegò le ali verdi e le agitò nell’aria. Il collo di Viserion si mosse avanti e indietro, simile a un serpente pallido, seguendo il movimento della mano di lei.

«Drogon» disse Dany in tono soffice. «Dracarys.» Poi lanciò la carne in aria.

Drogon fu più rapido di un cobra all’attacco. Un fiotto di fiamme arancioni, scarlatte e nere gli scaturì dalla bocca, arrostendo la carne ancora prima che questa raggiungesse il pavimento. I suoi acuminati denti neri si serrarono e la testa di Rhaegal scattò, come se stesse cercando di rubare la preda dalle fauci del fratello. Drogon inghiottì e urlò, il drago verde poté emettere solo un sibilo di frustrazione.

«Basta così, Rhaegal» lo rimproverò Dany, irritata, dando uno schiaffetto sulla testa del drago. «Tu avevi mangiato il boccone precedente. Non voglio avere draghi ingordi.» Poi sorrise a ser Jorah. «Non c’è più bisogno di cuocergli la carne sul braciere.»

«Vedo. Dracarys

Al suono, tutti e tre i draghi voltarono la testa. Viserion emise un getto di pallide fiamme dorate che costrinse ser Jorah a una brusca ritirata.

«Attento con quella parola, cavaliere» sorrise Dany. «Se non vuoi che t’inceneriscano la barba. In alto valyriano, significa fuoco di drago. Ho voluto scegliere un comando che difficilmente qualcuno potrebbe usare alla leggera.»

Ser Jorah annuì. «Maestà» riprese «mi domandavo se potessimo avere qualche momento in privato.»

«Naturalmente. Irri, lasciaci per un momento.» Dany scosse lievemente Jhiqui per la spalla nuda e la svegliò. «Anche tu, cara. Ser Jorah deve parlarmi.»

«Sì, khaleesi.» Sbadigliando, Jhiqui si trascinò giù dalla cuccetta, nuda ma coperta dal manto dei suoi lunghi e folti capelli neri. Si rivestì in fretta e se ne andò con Irri, chiudendosi la porta alle spalle.

Dany tenne i draghi impegnati gettando loro il resto della carne. Poi diede alcuni colpetti sul letto, accanto a sé. «Siedi, buon cavaliere. Dimmi che cosa ti turba.»

«Tre cose.» Ser Jorah si accomodò. «Belwas il Forte, questo Arstan Barbabianca… E Illyrio Mopatis, che li ha mandati.»

“Ancora?” Dany tirò più su la coperta, avvolgendosene un lembo attorno alla spalla. «E perché ti turbano?»

«Gli stregoni di Qarth ti hanno detto che saresti stata tradita tre volte» le ricordò il cavaliere in esilio, mentre Viserion e Rhaegal si minacciavano a vicenda con zanne e artìgli per il possesso della carne.

“Una volta per il sangue, una volta per l’oro e una volta per l’amore.” Non era un avvertimento che Dany avrebbe dimenticato facilmente. «Mirri Maz Duur è stata la prima dei traditori.»

«Ne rimangono ancora due… E adesso appaiono questi due. Mi turba, è così. E non dimenticare che Robert Baratheon offrì il titolo di lord all’uomo che ti avrebbe uccisa.»

Daenerys si protese in avanti, afferrò Viserion per la coda e lo allontanò dal fratello dalle scaglie verdi. Nel movimento, la coperta scivolò e le scoprì un seno. Lei afferrò di scatto un lembo di stoffa, coprendosi di nuovo. «L’Usurpatore è morto» affermò.

«Ma ora suo figlio Joffrey siede sul trono.» Ser Jorah sollevò lo sguardo, i suoi occhi scuri incontrarono quelli di Dany. «Un figlio consapevole sa onorare i debiti del padre. Perfino i debiti di sangue.»

«Questo ragazzo Joffrey potrà anche volermi morta… ma è più probabile che neppure si ricordi che sono viva. Che cosa ha a che fare questo con Belwas e Arstan Barbabianca? Il vecchio non porta neppure la spada. Anche tu lo hai visto.»

«Sì. Ma ho anche visto con quale abilità maneggia quel suo bastone da pellegrino. Ricordi come ha ucciso la manticora a Qarth? Avrebbe potuto frantumarti la gola con la medesima facilità.»

«Avrebbe potuto farlo, certo, ma non lo ha fatto» rilevò Dany. «Era una manticora velenosa che stava per uccidermi. E Arstan mi ha salvato la vita.»

«Khaleesi, hai considerato l’ipotesi che Arstan e Belwas fossero in combutta con l’assassino? Può essere stato tutto un trucco per ottenere la tua fiducia.»

«Come trucco, ha funzionato bene.» L’improvvisa risata di Daenerys fece emettere un sibilo a Drogon, mentre Viserion volò ad appollaiarsi sul suo trespolo sopra l’oblò.

Il cavaliere in esilio non rispose al sorriso di lei. «Siamo sulle navi di Jllyrio, nelle mani del capitano di Illyrio… Anche Belwas il Forte e Arstan Barbabianca sono uomini di Illyrio, non tuoi.»

«Nel passato, magistro Illyrio mi ha protetto. Belwas il Forte dice di averlo visto piangere alla notizia della morte di mio fratello.»

«Ma lo ha visto piangere per che cosa?» obiettò ser Jorah. «Per la scomparsa di Viserys o per il crollo dei piani che aveva fatto con lui?»

«Non è necessario che i suoi piani cambino. Magistro Illyrio è un amico della Casa Targaryen, ed è un ricco…»

«Non è nato ricco. E nel mondo che conosco, nessun uomo diventa ricco in virtù della propria bontà. Gli stregoni hanno detto che il secondo tradimento sarebbe stato per l’oro. C’è qualcosa che Illyrio Mopatis ami più dell’oro?»

«La sua pelle» disse Dany. Sul lato opposto della cabina, Drogon si agitava, inquieto, soffiando vapore dalle narici. «Mirri Maz Duur mi ha tradita. E io l’ho bruciata per questo.»

«Mirri Maz Duur era in tuo potere. Mentre a Pentos, sarai tu a essere in potere di Illyrio. Non è la stessa cosa. Io conosco il magistro tanto bene quanto lo conosci tu. È un uomo astuto e abile…»

«Avrò bisogno di uomini astuti e abili attorno a me se voglio riconquistare il Trono di Spade.»

Ser Jorah grugnì. «Anche il mercante di vini che cercò di avvelenarti a Vaes Dothrak era un uomo abile. E gli uomini abili coltivano piani ambiziosi.»

Dany raccolse le gambe sotto la coperta. «Tu mi proteggerai. Tu e i miei cavalieri di sangue.»

«Quattro uomini? Khaleesi, tu ritieni di conoscere Illyrio Mopatis. Molto bene. Eppure insisti nel circondarti di uomini che invece non conosci, come questo tronfio eunuco e il più anziano scudiero del mondo. Non dimenticare le lezioni di Pyat Pree e di Xaro Xhoan Daxos.»

“Le sue intenzioni sono buone” Dany ricordò a se stessa. “Tutto quello che fa, lo fa per amore.” «Sembra a me, ser Jorah, che una regina che non si fida di nessuno è tanto sciocca quanto una regina che si fida di tutti. Ogni uomo che prendo al mio servizio rappresenta un rischio, di questo sono consapevole, ma come potrò mai riavere i Sette Regni senza correre rischi? Come potrò mai riconquistare il continente occidentale solamente con la spada di un cavaliere in esilio e di tre guerrieri dothraki?»