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«Il tuo è un cammino pericoloso.» La mascella di Jorah era contratta e il suo viso esprimeva una cupa ostinazione. «Non lo nego. Ma se continuerai a fidarti ciecamente di ogni mentitore, di ogni cospiratore che si presenta al tuo cospetto, allora farai la stessa fine di tuo fratello.»

Jorah Mormont aveva esagerato, la regina adesso era furiosa “Mi tratta come se fossi una bambina.” «Belwas il Forte non riuscirebbe a cospirare nemmeno per ottenere la colazione. E quali menzogne mi avrebbe raccontato Arstan Barbabianca?»

«Arstan Barbabianca non è chi vuole far credere di essere. E ti parla in un modo fin troppo audace per un semplice scudiero.»

«Ha parlato in quel modo solo quando gliel’ho ordinato. E conosceva mio fratello Rhaegar.»

«Molti grandi uomini conoscevano tuo fratello Rhaegar. Maestà, sul continente occidentale, il lord comandante della Guardia reale siede nel Concilio ristretto, e serve il re con la sua intelligenza oltre che con la sua spada. Se io sono il primo della tua Guardia, ti prego, ascoltami. Ho un piano da proporti.»

«Quale piano? Dimmi.»

«Illyrio Mopatis ti rivuole a Pentos, sotto il suo tetto. Molto bene, vai da lui… Ma decidi tu quando, e non andarci da sola. Vediamo quanto ti sono leali e ubbidienti questi tuoi due nuovi sudditi. Dai ordine a Groleo di cambiare rotta per la baia degli Schiavisti.»

Daenerys non seppe dire quanto una simile proposta le piacesse. Tutto quello che aveva udito in merito ai mercati di carne umana delle grandi città schiaviste di Yunkai, Meereen e Astapor era sinistro e spaventoso. «E che cosa c’è per me alla baia degli Schiavisti?»

«Un esercito» rispose ser Jorah. «Se Belwas il Forte ti piace così tanto, potrai comprarne centinaia come lui dalle fosse da combattimento di Meereen… Ma io farei vela per Astapor. Ad Astapor puoi comprare gli Immacolati.»

«Vuoi dire gli schiavi con gli elmi di bronzo muniti di rostro?» Dany aveva visto guardie appartenenti agli Immacolati sorvegliare le porte dei magistri, dei demiurghi e dei dinastici nelle città libere. «Per quale ragione dovrei volere gli Immacolati? Non sanno neppure andare a cavallo, e la maggior parte di loro sono grassi.»

«Gli Immacolati che puoi aver visto a Pentos e a Myr erano le guardie dei maggiorenti. Quello è un compito a basso rischio e inoltre gli eunuchi tendono comunque alla pinguedine. Il cibo è l’unico vizio che gli è rimasto. Maestà, giudicare tutti gli Immacolati sulla base di pochi, vecchi schiavi di magione è come misurare tutti gli scudieri sul metro di Arstan Barbabianca. Conosci la storia dei Tremila di Qohor?»

«No.» La coperta scivolò di nuovo dalla spalla di Daenerys. E di nuovo lei la sollevò.

«Accadde circa quattrocento anni fa, forse di più, quando per la prima volta i dothraki si spinsero a est, saccheggiando e bruciando ogni singola città che incontrarono lungo la loro avanzata. Il khal che li guidava si chiamava Temmo. Il suo khalasar non era vasto quanto quello di Drogo, ma era grande quanto bastava. Cinquantamila uomini, almeno. Metà dei quali portavano le trecce e gli anelli nei capelli.

«Gli abitanti di Qohor sapevano che Tarano stava arrivando. Così rinforzarono le mura, raddoppiarono la Guardia cittadina e assoldarono anche due compagnie mercenarie: i Vessilli lucenti e i Secondi figli. Per una sorta di presentimento, inviarono un uomo ad Astapor ad acquistare tremila Immacolati. Fu una lunga marcia da Astapor a Qohor e, quando furono quasi a destinazione, videro nell’aria colonne di fumo e di polvere. E udirono il fragore della battaglia lontana.

«Quando finalmente gli Immacolati raggiunsero la città, il sole era tramontato. Corvi e lupi stavano banchettando sotto le mura con quanto rimaneva della cavalleria pesante di Qohor. I Vessilli lucenti e i Secondi figli si erano dati alla fuga, come sempre fanno i mercenari di fronte a soverchianti forze nemiche. Al calare delle tenebre, i dothraki si erano ritirati nei loro accampamenti a bere, a ballare e a gozzovigliare. Ma nessuno dubitava che al mattino sarebbero tornati, sfondando le porte della città e dando l’assalto finale alle mura, per poi uccidere, stuprare, saccheggiare e ridurre in schiavitù tutti gli abitanti a loro piacimento.

«Ma con la nuova alba, quando Temmo e i suoi cavalieri di sangue condussero il khalasar fuori degli accampamenti, trovarono i tremila Immacolati schierati di fronte alle mura di Qohor, con l’immagine del Capro nero che sventolava sui loro vessilli. Una forza talmente esigua avrebbe potuto essere facilmente aggirata. Ma tu, mia regina, conosci i dothraki: avevano di fronte uomini appiedati, e gli uomini appiedati vanno bene solo e soltanto per essere pestati sotto gli zoccoli dei cavalli.

«Così i dothraki si lanciarono in una carica frontale. Gli Immacolati serrarono gli scudi, abbassarono le lance e restarono ad aspettarli. Sotto l’impatto di ventimila guerrieri urlanti con le campanelle nelle trecce, non cedettero di un palmo.

«Per diciotto volte caricarono i dothraki. E per diciotto volte, come altrettante ondate su una costa rocciosa, i guerrieri delle pianure andarono a infrangersi contro quella falange di scudi e di lance. Tre volte khal Temmo mandò avanti gli arcieri, e come grandine le frecce piovvero sui Tremila. Ma gli Immacolati si limitarono ad alzare gli scudi sopra la testa e attesero che la grandine passasse. Alla fine, ne rimasero solamente seicento… Ma i cadaveri di dodicimila dothraki giacquero sulla terra di nessuno. Tra i morti, c’erano khal Temmo, i suoi cavalieri di sangue, i suoi ko e tutti i suoi figli. La mattina del quarto giorno, il nuovo khal guidò i dothraki superstiti oltre le mura della città e sfilò in un’austera processione. Uno a uno, i guerrieri a cavallo si tagliarono la treccia e la gettarono a terra ai piedi degli Immacolati.

«Da quel giorno, la Guardia della città di Qohor è composta unicamente da Immacolati. Ognuno dei quali è armato di un’alta lancia ornata da una ciocca di capelli umani.

«Questo è quanto troverai ad Astapor, maestà. Da là procederai verso Pentos per via di terra. Ci vorrà più tempo, è vero… Ma quando condividerai il desco con magistro Illyrio, dietro di te avrai mille spade, non quattro soltanto.»

“C’è saggezza in tutto questo” pensò Dany. “Ma…” «Come farò a comprare mille soldati schiavi? L’unica cosa di valore in mio possesso è la corona che mi è stata donata dalla fratellanza della Tormalina.»

«Ad Astapor, i draghi susciteranno la stessa meraviglia che hanno suscitato a Qarth» rispose ser Jorah. «Potrebbe anche essere che gli schiavisti t’inondino di regali come è accaduto a Qarth. In caso contrario… Queste tre navi trasportano ben più dei tuoi dothraki e dei loro cavalli. Hanno le stive piene di merci caricate a Qarth, ho visto io stesso. Pezze di seta e pelli di tigre, monili d’ambra e di giada, zafferano, mirra. Gli schiavi sono merce a poco prezzo, maestà. Mentre le pelli di tigre costano.»

«Ma le pelli di tigre appartengono a Illyrio» obiettò lei.

«E Illyrio è un amico della Casa Targaryen.»

«A maggior ragione quindi non dovremmo rubare le sue merci.»

«A che cosa servono quindi gli amici ricchi se non sono disposti a concederci la loro ricchezza, mia regina? Se magistro Illyrio dovesse negarti il suo aiuto, allora sarà solo uno Xaro Xhoan Daxos più grasso. Se invece è sincero nella sua devozione alla tua causa, non se la prenderà per aver perduto tre carichi di merce. Quale uso migliore delle pelli di tigre che comprarti il cuore di un esercito?»

“Questo è vero.” Dany si sentì pervadere da una crescente eccitazione. «Una marcia così lunga sarà pericolosa…»

«Ci sono pericoli anche per mare. Le rotte meridionali sono percorse da pirati e da corsari. E a nord di Valyria, il mare Fumante è infestato da demoni. La prossima tempesta potrebbe farci naufragare, una piovra gigante potrebbe trascinarci sotto… Oppure potrebbe ripresentarsi la bonaccia, e noi morire di sete nell’attesa che il vento torni ad alzarsi. I pericoli di una marcia saranno differenti, mia regina, ma non più grandi.»