Выбрать главу

«Questa non è una risposta» disse lei con astio.

“La verità non ti piacerebbe.”

Era stato per amore che lui era entrato nella Guardia reale…

Cersei Lannister aveva dodici anni quando il lord loro padre la fece andare a corte con la speranza di organizzare un matrimonio dinastico. Ma lord Tywin respinse tutti i pretendenti alla mano di lei, preferendo tenere Cersei pressoché confinata nella Torre del Primo Cavaliere, nell’attesa che diventasse più adulta, più matura e ancora più bella. Nessun dubbio che stesse aspettando che il principe Viserys raggiungesse l’età adatta, o che forse la moglie di Rhaegar morisse di parto. Elia di Dorne non era mai stata una donna particolarmente in salute.

Nel frattempo, Jaime aveva passato quattro anni come scudiero di ser Sumner Crakehall, guadagnandosi i suoi speroni di guerriero nelle lotte contro la fratellanza del bosco del Re. Poi, una volta, mentre tornava a Castel Granito, si fermò per una breve visita ad Approdo del Re, soprattutto per vedere la sorella. Cersei lo prese in disparte, gli sussurrò che lord Tywin intendeva farlo sposare a Lysa Tully, e che si era spinto al punto da invitare in città lord Hoster proprio per discutere di quell’unione. Ma se Jaime fosse entrato nell’ordine in bianco, uno dei cui obblighi primari era il celibato, sarebbe stato per sempre vicino a lei, Cersei.

L’anziano ser Harlan Grandison, venerato membro delle Spade Bianche, era trapassato nel sonno. Nessuna fine più appropriata per un uomo il cui emblema era il leone dormiente. Re Aerys avrebbe preferito che il suo posto venisse preso da un uomo in giovane età, per cui, perché non un leone ruggente in luogo di un leone dormiente?

«Nostro padre non acconsentirà mai» obiettò Jaime.

«Il re non glielo chiederà. E una volta che sarai stato investito, nostro padre non potrà più opporsi, non apertamente. Aerys ha fatto strappare la lingua a ser Ilyn Payne soltanto perché si era lasciato scappare che a governare realmente i Sette Regni è il Primo Cavaliere. Ser Ilyn era il comandante della Guardia del Primo Cavaliere, eppure nostro padre non ha osato impedirlo! Non impedirà nemmeno questo.»

«Ma…» Jaime esitò. «C’è Castel Granito…»

«Cos’è che vuoi, quella roccia… o me?»

Jaime Lannister ricordava appena quella loro notte assieme con tanta nitidezza come se fosse stata la notte prima. L’avevano passata in una vecchia locanda al vicolo delle Anguille, molto lontano da occhi indiscreti…

Cersei andò da lui vestita come una qualsiasi servetta, e questo lo eccitò ancora di più. Jaime non l’aveva mai vista così appassionata. Ogni volta che lui cercava di addormentarsi, lei lo svegliava. Al mattino, Castel Granito appariva come un prezzo equo da pagare pur di rimanere vicino a lei per sempre. Jaime diede il proprio assenso e Cersei promise che al resto avrebbe pensato lei.

Mezzo ciclo di luna più tardi, un corvo messaggero arrivò dalla Fortezza Rossa a Castel Granito per informarlo che era stato scelto per la Guardia reale. Gli veniva comandato di presentarsi al cospetto del re durante il torneo di Harrenhal, dove avrebbe pronunciato il giuramento e indossato il mantello bianco.

L’investitura liberò Jaime da Lysa Tully, certo. Ma a parte quello, nulla andò come pianificato. Mai il lord loro padre era stato tanto inferocito. Non fu in grado di opporsi apertamente, proprio come Cersei aveva previsto, ma rassegnò le dimissioni da Primo Cavaliere del re sulla base di un qualche cavillo e subito fece ritorno a Castel Granito, portandosi dietro la figlia. Così, invece di ritrovarsi assieme per sempre, Cersei e Jaime si ritrovarono soltanto scambiati di posto. E lui fu a corte da solo, a fare la guardia a un re pazzo, mentre uno dopo l’altro quattro uomini inconsistenti facevano a turno a camminare sul filo della lama cercando di calzare le scarpe troppo grandi che erano appartenute a lord Tywin Lannister. Il Primo Cavaliere con la cornucopia e il Primo Cavaliere dei grifoni danzanti erano stati esiliati entrambi. Il Primo Cavaliere della mazza e della daga era stato immerso nell’altofuoco e bruciato vivo. Della serie nera dei Primi Cavalieri di re Aerys Targaryen, lord Rossart l’ultimo. Il suo emblema era una torcia ardente, scelta quanto mai discutibile considerando la sorte del suo predecessore. Ma era un alchimista, ed era stato elevato a quel ruolo principalmente in virtù della sua passione per il fuoco…

“Rossart, certo. Avrei dovuto annegarlo invece di sventrarlo.”

Brienne era sempre in attesa di una risposta.

«Non hai abbastanza anni per aver conosciuto Aerys Targaryen» disse Jaime.

«Aerys era pazzo e crudele. Nessuno lo nega.» Brienne non aveva la benché minima intenzione di cedere. «Ma era pur sempre il re, incoronato e investito. E tu avevi giurato di proteggerlo.»

«Lo so quello che avevo giurato.»

«Invece che cosa hai fatto…?» Brienne incombeva su di lui. Sei piedi di lentigginosa, corrucciata disapprovazione con tanto di dentoni da cavallo.

«Lo stesso che hai fatto tu, donzella. Siamo entrambi sterminatori di re, qui, se quanto ho sentito risponde a verità.»

«Non ho mai fatto del male a Renly. E ucciderò chiunque dica il contrario.»

«Davvero? Allora sarà meglio che tu cominci da Cleos. E a giudicare da come la racconta, quella storiella, ne avrai parecchi altri da uccidere dopo di lui.»

«Menzogne! Lady Catelyn era là quando sua maestà è stato assassinato. Lei ha visto. C’era un’ombra. Le candele si sono spente e l’aria è diventata più fredda, e c’era sangue…»

«Oh, fantastico» rise Jaime. «Hai la battuta molto più pronta della mia, lo confesso. Quando hanno trovato me, in piedi di fronte a un re cadavere, non ho pensato nemmeno per un attimo a dire: “Oh, no! Non sono stato io! È stata un’ombra a farlo fuori. Un’ombra nera, fredda, terribile…”» rise di nuovo. «Dimmi la verità, da sterminatore di un re a sterminatore di un altro re, chi ti ha pagato per tagliargli la gola: gli Stark o Stannis? Renly ti ha respinto, è andata così? O magari stavi perdendo sangue da in mezzo alle gambe? Mai mettere una spada in mano a una donzella col mestruo.»

Per un momento, Jaime fu certo che Brienne stesse per colpirlo. “Fa’ appena un passo, uno solo… e io ti strappo quella daga dal fodero e te la pianto in pancia.” Raccolse una gamba sotto di sé, tenendosi pronto a scattare, ma la donna non si mosse.

«Essere un cavaliere è un dono raro e prezioso» disse Brienne. «Dono ancora più raro e prezioso è essere un cavaliere della Guardia reale. Un dono concesso a pochi, che tu hai disprezzato e infangato.»

“Un dono che tu vuoi disperatamente, donzella, ma che non potrai mai avere.” «Me lo sono guadagnato, il mio cavalierato. Nulla mi è stato concesso. Mai. Sono uscito vittorioso dalla mischia di un grande torneo a tredici anni, quando ero ancora uno scudiero. A quindici, ho cavalcato a fianco di ser Artur Dayne contro la fratellanza del bosco del Re, ed è stato sul campo di battaglia che lui mi ha investito cavaliere. Quel mantello bianco ha sporcato me, non il contrario. Per cui, risparmiami la tua invidia. Se non hai il cazzo, è colpa degli dèi che si sono dimenticati di dartelo, non colpa mia.»

Lo sguardo che Brienne gli rivolse era carico d’odio. “Quanto le piacerebbe tagliarmi a pezzi, se non fosse per quel suo prezioso giuramento a lady Catelyn Stark” si rese conto Jaime. “Va bene così. Ne ho avuto abbastanza di pietismo da quattro soldi e di giudizi da femminelle.” La donzella si allontanò da lui senza dire un’altra parola. Jaime si raccolse nel mantello, sperando di sognare Cersei.

Invece, quando chiuse gli occhi, fu Aerys Targaryen che vide, intento a passeggiare avanti e indietro nella sua sala del trono, tormentandosi le mani piagate e sanguinanti. Quell’idiota non faceva altro che tagliarsi sulle lame e sui rostri del Trono di Spade. Jaime scivolò nella sala passando per la Porta del re, con indosso la sua armatura dorata. E con la spada in pugno.