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“Se però io fossi in grado di spingere lei e Osmund oltre il cauto struscio, facendo in modo che nostro padre li sorprendesse a letto assieme…” Tyrion tormentò la piaga che aveva al posto del naso. Non riusciva a vedere come il progetto potesse essere realizzato, ma forse, più tardi, un qualche piano avrebbe preso forma.

«Sono solo i Kettleblack a sorvegliarmi?»

«Come vorrei che fosse così, mio lord. Ho il timore che ci siano molti altri occhi puntati su di te. Tu sei… Come dire…? Cospicuo? E non troppo amato, mi addolora essere io latore di siffatta sgradevole notizia. I figli di Janos Slynt bramano per scatenarsi contro di te e vendicare la deportazione alla Barriera che hai inflitto a loro padre. E il nostro dolce lord Petyr Baelish ha amici sparsi in metà dei bordelli di Approdo del Re. Dovessi tu commettere il passo falso di visitarne uno, Ditocorto lo saprà in un momento. E il lord tuo padre il momento dopo.»

“È addirittura peggio di quanto pensassi.” «E mio padre? Lui da chi mi sta facendo spiare?»

«Da chi?» Questa volta l’eunuco rise apertamente. «Ma non è chiaro, mio lord? Da me.»

Anche Tyrion rise apertamente. Non era sciocco al punto da fidarsi di Varys più di quanto fosse costretto a farlo, ma l’eunuco sapeva già abbastanza di Shae per farla impiccare alla grande.

«Tu porterai Shae da me, Varys. La farai passare attraverso i muri, tenendola nascosta a tutti questi occhi. Esattamente come hai già fatto.»

Varys si torse le mani. «Oh, mio lord, nulla mi darebbe più piacere, ma… re Maegor non voleva topi nelle sue mura, se comprendi ciò che voglio dire. Richiedeva vie d’uscita segrete, qualora si fosse ritrovato intrappolato dai nemici, ma quelle vie non sono connesse a nessun altro passaggio. Sono effettivamente in grado di allontanare Shae da lady Lollys Tanda per qualche tempo, questo è certo, ma non ho alcun modo di portarla fino alla tua camera da letto senza essere visto.»

«E allora portala da qualche altra parte.»

«Quale altra parte? Non esiste alcun posto sicuro.»

«Sì che esiste.» Tyrion sogghignò. «Questo posto. È tempo di procedere a un uso migliore di questo tuo letto duro come la pietra, direi.»

La bocca dell’eunuco si aprì. Poi anche lui ridacchiò. «Lollys si stanca facilmente, in questi giorni. È in stato di gravidanza molto avanzato. Suppongo che starà dormendo profondamente al levar della luna.»

«Al levar della luna, quindi.» Tyrion saltò giù dalla sedia. «E provvedi a procurarti un po’ di vino. E due coppe pulite.»

Varys fece un inchino. «Come il mio lord comanda.»

Il resto della giornata parve strisciare in avanti alla stessa velocità di un verme impastoiato nella melassa. Tyrion salì fino alla biblioteca del castello e cercò di distrarsi con la Storia delle guerre della Rhoyne, scritto da Beldecar, ma gli fu alquanto difficile immaginarsi gli elefanti militari continuando a pensare al sorriso di Shae. Nel pomeriggio, mise il libro da parte e chiese che gli venisse preparato un bagno. Andò avanti a strigliarsi fino a quando l’acqua non fu diventata fredda, quindi si fece aggiustare la barba da Pod. Il ragazzo ebbe i suoi problemi a destreggiarsi in quel groviglio di ruvidi peli gialli, bianchi e neri pieni di nodi. Il risultato fu qualcosa di piuttosto sgradevole, ma servì comunque a celargli la faccia, almeno in parte, il che non poteva essere che positivo.

Una volta pulito, profumato e pettinato quanto possibile, Tyrion passò a esaminare il proprio guardaroba. Scelse un paio di brache aderenti di satin nel porpora dei Lannister e il suo farsetto migliore, quello di spesso velluto nero con borchie a forma di testa di leone. Avrebbe anche indossato la catena d’oro del rango di Primo Cavaliere, ma gli era stata rubata mentre lui giaceva tra la vita e la morte. Fu solo quando si specchiò completamente vestito che si rese conto della vastità di quella sua follia.

“Per i sette inferi, nano, assieme al naso non ti sarai giocato anche il senno? Chiunque ti vedrà non potrà fare a meno di chiedersi per quale motivo tu abbia indossato i tuoi abiti di corte per fare visita all’eunuco.”

Imprecando, Tyrion si spogliò di nuovo e quindi si rivestì con abiti più semplici. Brache di lana nera, una vecchia tunica bianca, uno stinto giubbetto di cuoio marrone. “Non ha importanza” ripeté a se stesso mentre aspettava il sorgere della luna. “Qualsiasi cosa tu indossi, rimarrai sempre un nano. Non sarai mai alto quanto quel cavaliere sugli scalini, con le sue lunghe gambe dritte, e il suo stomaco dai muscoli duri e le sue spalle ampie e virili.”

La luna cominciava ad apparire al di sopra delle mura del castello quando il Folletto disse a Podrick che si stava recando a fare visita a Varys.

«Starai via a lungo, mio signore?» chiese il ragazzo.

«Oh, proprio me lo auguro.»

Con la Fortezza Rossa affollata com’era, Tyrion non aveva speranza di poter passare inosservato. Ser Balon Swann montava di guardia alla porta del Fortino di Maegor, e ser Loras Tyrell al ponte levatoio. Si fermò a scambiare piacevolezze con entrambi. Fu una cosa strana vedere il Cavaliere di fiori tutto in bianco considerando che prima si addobbava come un arcobaleno.

«Quanti anni hai, ser Loras?» gli chiese Tyrion.

«Diciassette, mio lord.»

“Diciassette, splendido d’aspetto e già una leggenda cavalleresca vivente. Metà delle ragazze dei Sette Regni vogliono essere a letto con lui, e tutti i ragazzi vogliono essere lui.” «Chiedo scusa per la domanda, cavaliere… Per quale ragione qualcuno vorrebbe entrare a far parte della Guardia reale a soli diciassette armi?»

«Il principe Aemon, Cavaliere del drago, prese i voti a diciassette anni» rispose ser Loras. «E tuo fratello Jaime era addirittura più giovane.»

«Conosco le loro ragioni. Ma quali sono le tue? Forse l’onore di ritrovarsi a fianco di soggetti quali Meryn Trant e Boros Blount?» Servì al ragazzo un sogghigno acido. «Per proteggere la vita del re, si abbandona la propria vita. Si voltano le spalle a titoli e terre, si abbandona la speranza del matrimonio, dei figli…»

«La Casa Tyrell continuerà attraverso i miei fratelli» disse ser Loras. «Non è necessario che un terzogenito si sposi, o metta al mondo dei figli.»

«Non è necessario, certo, ma alcuni trovano che sia piacevole. Che cosa mi dici dell’amore?»

«Una volta che il sole è tramontato, nessuna candela può sostituirlo.»

«Viene da una qualche canzone, questa?» Tyrion inclinò la testa di lato, sorridendo. «Sì, hai diciassette anni, ora me ne rendo conto.»

Ser Loras s’irrigidì. «Mi stai forse deridendo?»

“Anche permaloso, il ragazzo.” «No. Se ti ho arrecato offesa, ti chiedo di scusarmi. Anch’io ho avuto un mio amore, molto tempo fa. E anche noi avevamo una canzone.» Ho amato una fanciulla bella come l’estate, con la luce del sole tra i capelli. Augurò a ser Loras la buonasera e passò oltre.

Presso i canili, un gruppo di uomini d’arme stava assistendo a un combattimento di cani. Tyrion si fermò quanto bastava per vedere il cane più piccolo strappare con un morso mezza faccia al cane più grosso. Riuscì anche a suscitare una risata generale osservando che il cane perdente adesso assomigliava a Sandor Clegane. Poi, sperando di aver deviato i sospetti, raggiunse le mura nord e discese la breve rampa di scale fino allo scarno alloggio dell’eunuco. La porta si aprì appena un momento prima che lui bussasse.

«Varys?» Tyrion scivolò dentro. «Sei qui?»

Una singola candela gettava un debole chiarore nell’oscurità, diffondendo nell’aria un aroma di gelsomino.

«Mio signore.»

Una donna scivolò nell’alone di luce. Una donna abbondante, morbida, matronale, con un faccione rosa di luna piena sormontato da pesanti boccoli scuri. Tyrion arretrò.