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«Una donna libera cavalca dove vuole lei» dichiarò Ygritte.

Jon sentì il vento che gli soffiava la neve negli occhi e il sangue che gli si congelava sulla faccia. «Parliamo o ci muoviamo?»

«Ci muoviamo» disse il lord delle Ossa.

Fu una tetra galoppata. Ripercorsero per circa tre miglia la colonna di marcia dei bruti, avanzando nella neve incessante. Quindi attraversarono l’intricato groviglio di carri e masserizie, guadando il Fiumelatte in prossimità di una grande ansa che si allargava verso est. Una sottile crosta di ghiaccio copriva le pozze scavate dal fiume vicino alla riva. Gli zoccoli dei cavalli la sfondarono a ogni passo fino a quando non raggiunsero acque più profonde, al centro della corrente. Sulla sponda orientale, la neve sembrava cadere più fitta, e anche i cumuli erano più spessi. “Perfino il vento è più freddo.” E stava anche calando la notte.

Ma a dispetto delle cortine di neve, fu impossibile non vedere la massa della grande altura bianca che incombeva sulla foresta. “Il Pugno dei Primi Uomini…” Nel cielo, Jon udì il grido dell’aquila. Appollaiato al ramo di un pino-soldato, un corvo gracchiò mentre lui passava oltre. “Che il Vecchio orso abbia davvero attaccato?” Ma invece del clangore dell’acciaio e del sibilo delle frecce in volo, tutto quello che Jon udì fu il molle scricchiolare del manto nevoso sotto gli zoccoli del suo cavallo.

In silenzio, aggirarono il versante sud, dove la salita era più agevole. Fu in fondo al sentiero che Jon vide il cavallo morto, una forma scomposta ai piedi della collina, parzialmente coperta di neve. Dal ventre squarciato dell’animale, le interiora erano fuoruscite, simili a serpenti congelati. Una delle zampe non c’era più. “Lupi” fu il pruno pensiero di Jon, ma era il pensiero sbagliato. I lupi divorano le loro prede.

C’erano cadaveri di altri cavalli disseminati sul pendio, le zampe contorte in modo grottesco, gli occhi ciechi rimasti sbarrati. I bruti si ammassavano come mosche sulle carcasse, razziando selle, briglie, zaini e armature e facendo a pezzi i corpi con le asce di pietra.

«Su.» Rattleshirt disse a Jon. «Mance sta in cima.»

Smontarono sull’anello difensivo perimetrale, in modo da riuscire a infilarsi in una breccia tra le pietre. La carogna di un cavallo marrone spelacchiato era impalata sui rostri acuminati che il Vecchio orso aveva fatto collocare su tutti gli accessi. “Questo stava cercando di uscire, non di entrare.” Del cavaliere, nessuna traccia.

La carneficina continuava anche all’interno dell’anello di pietra. E diventava addirittura peggiore. Jon non aveva mai visto neve rossa prima di quel momento. Il vento gli sibilava addosso, premendo contro il pesante mantello di pelli di pecora. Corvi passavano da un cavallo morto all’altro. “Corvi selvatici… o corvi nostri?” Jon non fu in grado di dirlo. Si chiese dove fosse in quel momento il povero Samwell Tarly. E si chiese come fosse.

Una crosta di sangue congelato si schiantò sotto i tacchi dei suoi stivali. I bruti continuavano a togliere ogni pezzo di cuoio e di metallo dai corpi dei cavalli. Arrivarono addirittura a strappare i ferri degli zoccoli. Alcuni rovistarono nei pochi zaini rimasti, cercando armi e cibo. Jon superò uno dei cani di Chett, o almeno quel che ne restava, immobile in una pozza di sangue solidificato.

Poche tende erano rimaste in piedi nella sezione più lontana dell’accampamento devastato. Fu là che trovarono Mance Rayder. Sotto il suo mantello nero rattoppato di vecchia seta rossa, indossava una maglia di ferro e logore brache di pelliccia. In testa, portava un grande elmo di bronzo e ferro con ali di corvo alle tempie. Con lui c’erano il giovane Jarl e Harma Testa di cane. C’erano anche Styr maknar di Thenn e Varamyr Seipelli, assieme ai suoi lupi e alla sua pantera-ombra.

Lo sguardo che il re oltre la Barriera allungò a Jon era cupo e freddo. «Che t’è successo alla faccia?»

«Orell ha cercato di strappargli fuori un occhio» rispose Ygritte.

«È a lui che l’ho chiesto. Ha perso la lingua? Forse sarebbe bene, così ci risparmieremmo altre menzogne.»

Styr il maknar sfoderò un lungo coltello. «Il ragazzo magari vedrebbe più chiaro con un occhio solo, invece di due.»

«E allora, Jon, te lo vuoi tenere, il tuo occhio?» chiese il re oltre la Barriera. «In tal caso, dimmi quanti erano. E cerca di dire la verità questa volta, bastardo di Grande Inverno.»

La bocca di Jon era arida. «Mio signore… che cosa…»

«Non sono il tuo signore» tagliò corto Mance. «E il che cosa è abbastanza chiaro. I tuoi confratelli sono morti. La domanda è: quanti

Jon sentiva la faccia pulsare, la neve continuava a cadere. Pensare era arduo. “Non dovrai esitare, qualsiasi cosa ti verrà chiesta” gli aveva detto Qhorin. Le parole gli s’impigliarono il gola, ma Jon costrinse se stesso a dire: «C’erano trecento di noi».

«Di noi?» rimarcò Mance in tono sferzante.

«Di loro» si corresse Jon. «Trecento di loro.» “Qualsiasi cosa ti verrà chiesta, ha detto il Monco. E allora perché mi sento così vile?” «Duecento dal Castello Nero, altri cento dalla Torre delle ombre.»

«Canzone molto più veritiera di quella che hai cantato nella mia tenda.» Mance guardò Harma Testa di cane. «Quanti cavalli abbiamo trovato?»

«Più di cento» rispose l’enorme donna. «Meno di duecento. Ci sono altri morti a est, sotto la neve, difficile capire quanti.» Dietro di lei c’era il suo alfiere. Reggeva un palo con in cima una testa di cane ancora fresca abbastanza da gocciolare sangue.

«Non avresti mai dovuto mentirmi, Jon Snow» disse Mance Rayder.

«Io… sono consapevole di questo.» “Che altro potrei dire?”

Il re dei bruti scrutò la sua faccia. «Chi aveva il comando qui? Voglio la verità. Era Rykker? Smallwood? Non Wythers, è troppo debole. Di chi era questa tenda?»

“Ho detto fin troppo.” «Non avete trovato il suo corpo?»

Harma fremette e il disprezzo le si condensò fuori dalle narici. «Che idioti che sono questi corvi neri qua.»

«La prossima volta che rispondi a una mia domanda con una domanda, ti do al mio lord delle Ossa» Mance Rayder promise a Jon. Fece un passo verso di lui. «Chi comandava qui?»

“Fa’ un altro passo, Mance.” Jon sostenne il suo sguardo. “Forza. Solo un altro passo…” La sua mano scivolò sull’impugnatura di Lungo artiglio. “Se mi mordo la lingua…”

«Tu prova a tirarla fuori, la tua spada da bastardo, e io ti stacco quel tuo cranio da bastardo anche prima che la lama esca dal fodero» avvertì Mance. «E sto perdendo la pazienza in fretta con te, corvo.»

«Dillo» esortò Ygritte. «Tanto è morto. Chiunque era, adesso è morto.»

Jon corrugò la fronte. La contrazione gli incrinò il sangue congelato sulla guancia. “Arduo, troppo arduo” fu il suo pensiero disperato. “Come posso fare finta di essere un voltagabbana, senza diventarlo veramente?” Questo, Qhorin non glielo aveva detto. Ma il secondo passo è sempre più facile del primo.

«Il Vecchio orso era in comando.»

«Quel vecchio?» Harma sembrava non crederci. «È venuto lui? E allora chi è che comanda al Castello Nero?»

«Bowen Marsh.» Questa volta Jon rispose immediatamente. “Non dovrai esitare, qualsiasi cosa ti verrà chiesta.”

Mance rise. «Se è così, allora la nostra guerra è già vinta. Bowen le spade le sa contare molto meglio di come le usa.»

«C’era il Vecchio orso in comando» disse Jon. «Questo posto era forte, e facilmente difendibile. E lui lo aveva reso ancora più forte. Ha fatto scavare fossati e ha piantato rostri, aveva preparato cibo e acqua. Era pronto per…»

«…per me?» concluse Mance Rayder. «Sì, lo era. Se io fossi stato stupido al punto da prendere d’assalto questa collina, avrei perduto cinque uomini per ogni corvo abbattuto, a definirmi ancora fortunato.» La sua bocca assunse una piega amara. «Ma quando i morti camminano, mura e rostri e spade non servono più, non si può combattere contro i morti, Jon Snow. E questo, nessun uomo lo sa meglio di me.» Alzò lo sguardo al cielo che diventava sempre più scuro. «I corvi neri potrebbero averci aiutato più di quanto non immagini. Mi chiedevo perché non eravamo stati attaccati. Ma ci sono ancora cento leghe da percorrere, e il freddo si fa più duro. Varamyr: manda i tuoi lupi ad annusare la pista dei morti viventi. Mio lord delle Ossa: fa’ raddoppiare tutte le pattuglie, e che ogni uomo sia dotato di torcia e di pietra focaia. Non voglio che le ombre che camminano ci prendano di sorpresa. Styr, Jarclass="underline" voi cavalcherete alle prime luci dell’alba.»