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«Mance» disse Rattleshirt. «Io voglio per me un po’ d’ossa di corvo nero.»

Ygritte si frappose tra lui e Jon. «Non puoi uccidere un uomo perché mentiva quando cercava di proteggere i suoi confratelli.»

«Lo sono ancora, i suoi confratelli» dichiarò Styr, il maknar di Thenn.

«No che non lo sono» insistette Ygritte. «Me non mi ha uccisa, come loro gli avevano detto. E ha abbattuto il Monco, lo abbiamo visto tutti.»

Il respiro di Jon si dilatava in nubi opache. “Se mento di nuovo, lui lo saprà.” Guardò Mance Rayder negli occhi, aprendo e chiudendo la mano ustionata. «Porto il mantello che tu mi hai dato, Mance.»

«Un mantello di pelle di pecora!» esclamò Ygritte. «E sotto quello lì, per tante notti abbiamo danzato!»

Jarl rise, perfino Harma Testa di cane si concesse una specie di sogghigno.

«Quindi, così stanno le cose, Jon Snow?» chiese Mance Rayder pacatamente. «Lei e te?»

Era facile perdere la direzione oltre la Barriera. E Jon Snow non era più in grado di distinguere l’onore dall’oltraggio, il giusto dallo sbagliato. “Padre… perdonami.”

«Sì» disse.

Mance annuì. «Bene. Allora, domattina voi due, tutti e due, cavalcherete assieme a Jarl e Styr. Lungi da me separare due cuori che battono come uno solo.»

«Per andare dove?» chiese Jon.

«Al di là della Barriera. È da fin troppo tempo che devi darmi una prova della tua fede che sia qualcosa di più di parole, Jon Snow.»

Il maknar di Thenn non era contento. «Che cosa me ne faccio di un corvo traditore?»

«Snow conosce la Confraternita e conosce la Barriera» rispose Mance. «E conosce il Castello Nero meglio di chiunque altro. Tu lo troverai di qualche utilità, Styr. Diversamente, sei uno stolto.»

Styr s’incupì. «Il suo cuore può essere ancora nero.»

«E allora strappaglielo.» Mance si rivolse a Rattleshirt. «Mio lord delle Ossa, continua a fare muovere la colonna. A ogni costo. Se riusciamo a raggiungere il Castello Nero prima di Mormont, abbiamo vinto.»

«Li farò muovere.» La voce di Rattleshirt era tetra, piena d’ira.

Mance annuì e se ne andò, seguito da Harma e da Seipelli. I lupi e la pantera-ombra di Varamyr tennero loro dietro. Jon e Ygritte furono lasciati con Jarl, Rattleshirt e il maknar. I due bruti più anziani scrutarono Jon con odio evidente.

«Avete sentito, no?» disse il giovane Jarl. «Cavalchiamo alle prime luci. Portatevi dietro tutto il cibo che potete, non c’è tempo per cacciare. E tu fatti sistemare quella faccia, corvo. Sei una poltiglia di sangue.»

«Lo farò» rispose Jon.

«E te fai bene a non mentire, ragazza» disse Rattleshirt a Ygritte, con uno sguardo minaccioso dietro le orbite vuote del teschio di gigante.

«Stai ben lontano da noi, mucchio d’ossa.» Jon estrasse Lungo artiglio. «Se non vuoi fare la stessa fine di Qhorin.»

«Qua non c’hai nessun lupo che ti aiuta, corvo.» Anche Rattleshirt mise mano alla spada.

«Sei sicuro, sei?» Ygritte gli rise in faccia.

Spettro era accucciato sulla sommità dell’anello di pietre, la pelliccia bianca ritta sulla schiena. Il meta-lupo non emise alcun suono, ma nei suoi scuri occhi rossi brillava la sete di altro sangue. Lentamente, il lord delle Ossa allontanò la mano dall’elsa della spada, fece un passo indietro e andò via imprecando.

Spettro rimase al fianco dei loro cavalli mentre Jon e Ygritte discesero dal Pugno dei Primi Uomini. Solo quando si trovarono ben lontani dagli altri, quasi a metà strada dal Fiumelatte, Jon si sentì sicuro abbastanza da pronunciare la frase cruciale: «Non ti ho mai chiesto di mentire per me».

«Non ho mai mentito» rispose Ygritte. «Ho solo lasciato fuori un pezzo, tutto lì.»

«Tu hai detto…»

«…che abbiamo scopato sotto il tuo mantello per molte notti. Non ho mai detto quando abbiamo cominciato, però.» Il sorriso che lei gli rivolse era quasi timido. «Questa notte, trova a Spettro un altro posto per dormire, Jon Snow. E come dice Mance: le azioni parlano più chiaro delle parole.»

SANSA

«Un nuovo abito?» Sansa Stark era tanto cauta quanto stupefatta.

«Più splendido di qualsiasi altro tu abbia mai indossato, mia lady» promise l’anziana donna. Le misurò la vita con un tratto di fune sottile segnata da piccoli nodi. «Tutto di seta e pizzi di Myr, con fodera di satin. Sarai bellissima. La regina stessa lo ha comandato.»

«Quale regina?» chiese Sansa. Margaery non era ancora la regina di Joffrey, ma lo era stata di Renly. O forse la sarta intendeva la regina di Spine? Oppure…

«La regina reggente, per certo.»

«La regina Cersei?»

«Lei e nessun’altra. Sono molti anni che mi onora delle sue preferenze.» L’anziana donna tese lo spago lungo l’interno della gamba di Sansa. «Sua maestà mi ha detto che sei una donna, ormai, e non dovresti più vestire come una ragazzina. Allunga il braccio.»

Sansa sollevò il braccio destro. Aveva bisogno di un nuovo abito, questo era vero.

Nel corso dell’ultimo anno era cresciuta di quasi un palmo, e la maggior parte del suo guardaroba era stato rovinato dal fumo quando, la notte del suo primo ciclo mestruale, lei aveva cercato di bruciare il materasso.

«Il tuo seno sarà magnifico come quello della regina» disse l’anziana donna, passandole la fune attorno al torace. «Non dovresti nasconderlo.»

Quel commento la fece arrossire. In effetti però, l’ultima volta che era andata a cavallo, non le era riuscito di allacciarsi il corpetto fino in cima. E quando era montata in sella, il ragazzo di stalla aveva strabuzzato gli occhi. A volte, si rendeva conto che anche uomini adulti le sbirciavano il seno. E alcune sue tuniche erano talmente strette da farla respirare a stento.

«Di che colore sarà?» chiese Sansa alla sarta.

«Lascialo a me, il colore, mia lady. Ne sarai compiaciuta, te lo assicuro. E avrai anche biancheria intima, corpetti e guaine e mantelli, e tutto quanto si confà a… a una giovane dama di nobile lignaggio.»

«E sarà tutto pronto in tempo per il matrimonio del re?»

«Oh, prima, molto prima, sua maestà insiste. Ho sei sarte e dodici apprendiste, e abbiamo messo da parte il resto del lavoro proprio per completare questo. Molte signore saranno adirate, ma è per ordine della regina.»

«Porgi a sua maestà i miei ringraziamenti per la sua cortesia» disse gentilmente Sansa. «È sempre troppo cara nei miei confronti.»

«Sua maestà è oltremodo generosa» concordò la sarta. Poi raccolse i suoi strumenti e se ne andò.

“Ma perché?” si chiese Sansa, una volta che fu rimasta sola. Quell’incertezza la metteva a disagio. “Giurerei che questo nuovo abito è in qualche modo opera di Margaery, o di sua nonna.”

La gentilezza di Margaery verso di lei era stata senza pari, e la sua presenza a corte le aveva cambiato la vita. Sansa era la benvenuta anche presso le altre dame di Casa Tyrell. Per molto tempo era stata privata della compagnia di altre donne, e aveva quasi dimenticato quanto piacevole poteva essere. Lady Leonette le dava lezioni di alta arpa, e lady Janna era una fonte inesauribile dei migliori pettegolezzi. Merry Crane aveva sempre una qualche storia divertente da raccontare, e la piccola lady Bulwer le faceva venire in mente sua sorella Arya, per quanto non fosse altrettanto forte e orgogliosa.