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Più prossime all’età di Sansa erano le cugine di Margaery Elinor, Alla e Megga, discendenti dei Tyrell per unioni di rami cadetti della casata. «Rose delle parti basse del cespuglio» era stato il commento di Elinor, arguta e snella. Megga era rotondetta ed esuberante, Alla timida e graziosa, ma Elinor le dominava entrambe dall’alto della sua maggiore femminilità. Era una fanciulla già in età fertile e sì comportava da giovane donna, mentre Megga e Alla erano ancora ragazzine.

Le cugine avevano accolto Sansa nella loro combriccola come se la conoscessero da sempre. Passavano lunghi pomeriggi assieme, lavorando al ricamo e chiacchierando, davanti a un vassoio di tartine al limone e una brocca di vino al miele. La sera giocavano a domino, o cantavano nel tempio e, spesso, a una o due di loro era concesso di condividere il letto con Margaery, dove rimanevano a bisbigliare fino a notte inoltrata. Alla aveva una splendida voce e bastava spronarla un poco per indurla a cantare, accompagnandosi all’arpa, ballate che parlavano d’imprese cavalieresche e di amori perduti. Megga non sapeva cantare, ma smaniava dal desiderio di essere baciata. Lei e Alla facevano il gioco dei baci, ogni tanto, aveva confessato Megga, ma non era la stessa cosa che baciare un uomo, men che meno un re. Sansa si domandò che cosa avrebbe pensato Magga alla prospettiva di baciare il Mastino, come lei aveva fatto. Sandor Clegane era venuto da lei la notte della battaglia sul fiume, saturo dell’odore del vino e del sangue. “Mi ha baciata e ha minacciato di uccidermi, e mi ha costretto a cantargli una canzone.”

«Le labbra di re Joffrey sembrano talmente morbide» sussurrò Megga, con aria sognante. «Oh, povera Sansa, devi aver avuto il cuore spezzato nel perderlo. Oh, quanto devi aver pianto!»

“Joffrey mi ha fatto piangere molto di più di quanto potrai mai immaginare” avrebbe voluto dirle. Ma Blocco di burro non era presente, in modo da soffocare le parole di lei con una qualche canzone. Così Sansa tenne le labbra serrate e la lingua a freno.

Quanto a Elinor, era stata promessa in sposa a un giovane scudiero, uno dei figli di lord Ambrose. Si sarebbero sposati subito dopo che lui avesse conquistato gli speroni di guerriero. Aveva portato un pegno d’amore di Elinor nella battaglia delle Acque Nere, in cui aveva ucciso un balestriere myriano e un armigero mullendore. «Alyn dice che quel pegno lo ha reso senza paura» disse Megga. «Dice di aver scelto il nome di Elinor come grido di battaglia, non è stato meravigliosamente galante? Un giorno, anch’io vorrò che il mio campione indossi in battaglia il mio pegno d’amore, e che possa uccidere cento nemici!» Elinor le disse di stare zitta, ma appariva comunque compiaciuta.

“Bambine, sono solo bambine.” Sansa lo vedeva con chiarezza. “Ragazzine stupidelle, perfino Elinor. Non hanno mai visto una battaglia, non hanno mai visto morire un uomo, non sanno niente.” I loro sogni erano pieni di canzoni cavalieresche e di storie romantiche, proprio come lo erano stati i suoi prima che Joffrey facesse tagliare la testa di suo padre. Sansa aveva pietà di loro. E nello stesso tempo provava invidia.

Margaery era diversa, però. Delicata e gentile, certo, ma in lei c’era anche un po’ di sua nonna, la regina di Spine. Due giorni prima, aveva portato Sansa a caccia con il falcone. Dalla notte della battaglia, quella era la prima volta che usciva dalle mura della città. I corpi dei caduti erano stati bruciati o sepolti, ma, nel punto in cui l’ariete di sfondamento di Stannis aveva picchiato, la Porta del fango era ancora crepata e scheggiata. Lungo entrambe le rive del fiume delle Rapide nere erano ancora visibili i relitti delle navi distrutte, alberature annerite dal fuoco si ergevano dai bassi fondali simili a nere dita scheletriche. L’unico traffico fluviale fu il traghetto a carena piatta che le trasportò sull’altra sponda. E quando raggiunsero il bosco del Re, quello che trovarono fu una desolazione di ceneri, carboni inerti e alberi morti. Eppure, nelle zone paludose della baia, gli uccelli acquatici sembravano prosperare. Il falco merlino di Sansa prese tre anatre, il falcone pellegrino di Margaery abbatté un airone in pieno volo.

«Willas possiede i migliori uccelli da caccia dei Sette Regni» disse Margaery in un breve momento in cui erano sole. «Fa volare un’aquila, a volte. Vedrai, Sansa, vedrai…» le prese una mano e diede una breve stretta «…sorella.»

Sorella. Sansa aveva sempre sognato di poter avere una sorella come Margaery, bella e gentile, con tutte le grazie del mondo al suo comando. In materia di sorelle, Arya era stata del tutto insoddisfacente. “Come posso permettere che la mia nuova sorella sposi Joffrey?” pensò, e all’improvviso ebbe gli occhi pieni di lacrime.

«Margaery» disse. «Non devi.» Fu arduo riuscire a tirare fuori le parole. «Non devi sposarlo. Non è come sembra, non lo è. Ti farà del male.»

«Non credo che accadrà.» C’era fiducia nel sorriso di Margaery. «È molto coraggioso da parte tua avvertirmi, Sansa, ma non è necessario che tu stia in pena per me. Joff è viziato e vanesio, né io dubito che sia crudele come tu dici, ma, prima di acconsentire all’unione, il lord mio padre lo ha costretto a prendere Loras nella Guardia reale. A proteggermi notte e giorno, avrò il più valoroso cavaliere dei Sette Regni, nello stesso modo in cui il principe Aemon protesse Naerys. Per cui, è meglio che il nostro leoncino si comporti bene, sei d’accordo?» Margaery rise. «Vieni, dolce sorella» aggiunse. «Andiamo al galoppo fino al fiume. Questa corsa farà proprio diventare matte le nostre guardie!»

Senza aspettare una risposta, la giovane Tyrell diede di speroni e volò via sul suo destriero.

“È così valorosa” pensò Sansa, correndo sulla sua scia.

Eppure, i dubbi continuavano a tormentarla. Ser Loras era un grande cavaliere, tutti erano d’accordo su questo. Ma Joffrey aveva anche altri uomini nella Guardia reale, più le cappe dorate e quelle porpora dei Lannister, e quando avesse raggiunto l’età, sarebbe stato alla testa di eserciti. Aegon il Mediocre non aveva mai fatto del male alla regina Naerys, forse proprio per timore di suo fratello, il Cavaliere del drago… ma quando un altro membro della Guardia reale si era innamorato di una delle sue amanti, il Mediocre li aveva fatti decapitare entrambi.

“Ser Loras è un Tyrell” Sansa ricordò a se stessa. “Quell’altro cavaliere era solamente un Toyne, una Casa minore. I suoi fratelli non avevano esercito, l’unico strumento di vendetta a loro disposizione erano le spade.” Ma più ci pensava, più le sue incertezze crescevano. “Joff riuscirà a controllarsi per pochi cicli di luna, forse addirittura per un intero anno, ma presto o tardi tornerà a tirare fuori gli artigli, e quando lo farà…” Il reame avrebbe potuto ritrovarsi alle prese con un secondo Sterminatore di re. E ci sarebbe stata una nuova guerra, ma questa volta dentro la città, con uomini del leone e uomini della rosa che facevano scorrere fiumi rossi lungo gli acciottolati.

Sansa era sorpresa che Margaery non temesse un simile pericolo. “Ha più anni di me e dovrebbe essere più saggia di me. E suo padre, lord Tyrell, deve sapere quello che sta facendo, è certo. Probabilmente sto solo rimuginando come una sciocca.”

Venne il momento di dire a ser Dontos che sarebbe andata ad Alto Giardino per sposare Willas Tyrell. Sansa pensava che il cavaliere tramutato in giullare sarebbe stato sollevato, e persino felice per lei. Invece l’afferrò per un braccio. «Non puoi fare questo!» le intimò. La sua voce grondava orrore, e il suo alito puzzava di vino. «Stammi bene a sentire, piccola, questi Tyrell non sono altro che Lannister con i fiori. T’imploro, dimenticati di una simile follia, da’ un bacio al tuo Florian e promettimi che rimarrai fedele al piano che abbiamo stabilito. La notte del matrimonio di Joffrey, non manca poi molto, indosserai la reticella per capelli d’argento e farai come io ti dirò. Nel giro di pochissime ore ci saremo dileguati.» Dontos cercò di darle un bacio umido sulla guancia.