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Ser Cleos tossicchiò nervosamente. «Lady Brienne ha udito tali menzogne da lady Catelyn, non ne dubito. Gli Stark non possono sperare di sconfiggerti con la spada, cavaliere, quindi ti combattono con parole al veleno.»

“Invece mi hanno sconfitto con la spada, razza d’idiota senza mento.” Jaime sfoderò un sorriso pieno di sottintesi. E si potevano leggere molte cose in un sorriso così, se si era furbi abbastanza. “Che il cugino Cleos abbia davvero ingoiato questa pentola di sterco? O forse sta solo cercando di entrare nelle mie grazie? Con chi ho a che fare qui: con un onesto imbecille o con un leccaculo?”

Impassibile, ser Cleos andò avanti con la sua tiritera: «Colui il quale vuole credere che un confratello investito della Guardia reale sia capace di fare del male a un bimbo non conosce il significato dell’onore».

“Leccaculo.” A dire il vero, Jaime aveva finito per odiare visceralmente quel gesto avventato. In seguito, con il ragazzino Stark che rifiutava di morire, Cersei non aveva fatto altro che tormentarlo. «Aveva sette anni, Jaime. Sette anni. Se anche avesse capito quello che stavamo facendo, saremmo stati in grado di spaventarlo al punto da fargli tenere la bocca chiusa.»

«Non pensavo che tu volessi…»

«Non pensi mai, tu! Se il ragazzo dovesse svegliarsi e dire al padre quanto ha visto…»

«Se, se, se…» Lui l’aveva fatta sedere sulle proprie ginocchia. «Se si sveglierà, diremo che ha sognato, diremo che è un bugiardo, e se proprio tutto dovesse andare per il peggio, ucciderò Ned Stark.»

«Dopo di che, che cosa pensi che farà Robert?»

«Che Robert faccia come gli pare. Scenderò in guerra contro di lui, se ci sarò costretto. La “guerra per la fica di Cersei”, così la chiameranno i cantastorie.»

«Jaime, lasciami andare!» Lei si era arrabbiata, aveva cercato di alzarsi.

Jaime l’aveva fermata con un bacio. Per qualche momento, sua sorella aveva cercato di resistergli, ma poi la sua bocca si era aperta. Jaime ricordava il gusto del vino e dei chiodi di garofano sulla lingua di lei. Cersei aveva avuto un tremito. La mano di Jaime aveva raggiunto il bordo del corpetto, aveva tirato, la seta si era strappata liberando i seni. Per un po’ il ragazzo Stark era stato dimenticato.

Ma forse, in seguito, quando il ricordo di Brandon Stark era tornato a perseguitarla, Cersei aveva davvero assoldato quell’uomo di cui aveva parlato lady Catelyn, l’uomo incaricato di fare sì che il ragazzo non si svegliasse mai più? “Ma se lo avesse veramente voluto morto, Cersei avrebbe mandato me. Inoltre, non è da lei scegliere qualcuno tanto inetto da trasformare un omicidio in un grottesco bordello.”

Lungo il corso del fiume, il sole scintillava sulla superficie battuta dal vento. La sponda meridionale era di argilla rossa, liscia come una strada. Di tanto in tanto torrenti più piccoli venivano a gettarsi nel corso principale, interrompendo gli argini, e tronchi putrescenti di alberi semisommersi si ostinavano ad aggrapparsi alla riva. La sponda nord era più selvaggia: pareti di roccia incappucciate di faggi, querce e castagni, si sollevavano fino a un’altezza di venti piedi. Su uno dei costoni, Jaime individuò una torre di guardia, il mastio che ingrandiva a ogni colpo di remi. Seppe che era abbandonata ben prima che vi arrivassero sotto, le pietre consunte assediate da rose rampicanti.

Il vento mutò direzione. Ser Cleos aiutò la donzella ad alzare la vela: un rigido triangolo di stoffa a strisce rosse e blu. I colori dei Tully. Se più avanti lungo il fiume avessero incontrato forze Lannister, di sicuro quei colori avrebbero causato loro dei guai. Ma era l’unica vela che avessero. Brienne si mise al timone. Jaime procedette ad abbassare la deriva, le catene che tintinnavano a ogni movimento. Con il vento e la corrente a favore, cominciarono ad avanzare più speditamente.

«Potremmo risparmiarci un sacco di strada se invece di consegnarmi a mio fratello, tu mi portassi da mio padre» rilevò Jaime.

«Le figlie di lady Catelyn sono ad Approdo del Re. Io tornerò con le due ragazze, o non tornerò affatto.»

Jaime si rivolse a ser Cleos. «Cugino, dammi il tuo coltello.»

«No.» La donna s’irrigidì. «Non permetterò che tu sia armato.» Il suo tono era inflessibile, come la pietra.

“Ha paura di me, perfino incatenato.” «Cleos, sembra proprio che sarò costretto a chiedere a te di radermi. Lasciami la barba, ma tagliami i capelli. Del tutto.»

«Vuoi essere rasato a zero?» chiese ser Cleos.

«Il Jaime Lannister che il reame conosce è un cavaliere senza barba e dai lunghi capelli dorati. Un uomo calvo, con una lercia barba bionda potrebbe passare inosservato. E visto che sono ai ceppi, preferisco non essere riconosciuto.»

La daga non era affilata quanto avrebbe potuto essere. Cleos falciò a piene mani, segando, strappando, aprendosi la strada tra i ciuffi appiccicati dalla sporcizia, gettando capelli fuori bordo. I riccioli dorati fluttuarono sulla superficie del fiume, disperdendosi a poppa. Mentre l’intrico si diradava, Jaime sentì un pidocchio zampettargli giù per il collo. Lo schiacciò con il pollice. Ser Cleos ne rimosse altri dalla cute, gettando in acqua anche quelli. Jaime si risciacquò il capo e impose a ser Cleos di affilare la lama prima di eliminare gli ultimi residui di capelli. Fatto questo, si occuparono di dare una forma anche alla barba.

L’immagine riflessa dalla corrente era quella di uno sconosciuto. Non solo Jaime adesso era calvo: in quella segreta, era invecchiato di almeno cinque anni. Volto scavato, occhi infossati, rughe che non ricordava di avere. “Non assomiglio più tanto a Cersei. Questo la rattristerà.”

Verso mezzogiorno, ser Cleos si addormentò. Il suo russare sembrava lo starnazzare di oche in calore. Jaime si allungò contro la murata, osservando il mondo sfilare oltre. Dopo quella cella piena di tenebre, ogni pietra, ogni albero erano una meraviglia.

Passarono alcune capanne costruite su alte palafitte, simili a strane cicogne. Dei loro abitanti nessuna traccia. Uccelli solcarono il cielo, altri lanciarono gridi dagli alberi sulle rive. Jaime notò pesci argentei sfrecciare poco sotto la superficie. “Trote dei Tully” pensò. “Pessimo presagio.” Ma il peggio venne dopo: un tronco sul pelo dell’acqua si rivelò essere un cadavere dissanguato, gonfio per l’immersione. La cappa era impigliata nei rami di un albero caduto, e il suo colore era l’inconfondibile porpora dei Lannister. Jaime si chiese se non fosse qualcuno che lui conosceva.

Le tre forche del Tridente erano la via più facile per muovere merci o uomini attraverso le terre dei fiumi. In tempo di pace, avrebbero incontrato pescatori, chiatte cariche di granaglie spinte con le pertiche a favore di corrente, mercanti su negozi galleggianti, intenti a vendere aghi e partite di stoffa. Forse avrebbero addirittura visto una compagnia di guitti a bordo di uno scafo dai colori sgargianti, le vele pezzate di cento tinte diverse, che risaliva il fiume, di villaggio in villaggio, di castello in castello.

Ma la guerra aveva lasciato il segno. Superarono villaggi, ma non videro alcun abitante. Una rete vuota appesa ad alcuni rami, le maglie tutte squarciate, fu l’unica traccia di pescatori. Una ragazzina che abbeverava un cavallo fuggì al galoppo nell’attimo stesso in cui vide la loro vela rossa e blu. Più tardi, passarono davanti a una dozzina di contadini che scavavano in un campo di fronte al guscio vuoto di un torrione bruciato. Gli uomini li guardarono con occhi opachi, tornando a riprendere il lavoro solo dopo essersi assicurati che l’imbarcazione non rappresentava una minaccia.

La Forca Rossa era ampia e lenta, un fiume dal letto tortuoso, con curve e anse continue, disseminato da piccole isole coperte di vegetazione, pieno di secche e di banchi di sabbia in agguato appena sotto la superficie. Brienne però sembrava avere l’occhio allenato a individuare il pericolo, e riusciva sempre a trovare la rotta giusta. Quando Jaime le fece i complimenti per la sua conoscenza del fiume, lei gli lanciò un’occhiata carica di sospetto. «Non lo conosco, il fiume» disse. «Tarth è un’isola. Ho imparato a lavorare di remi e di vele molto prima di montare su un cavallo.»