«Pensavo che avesse detto che non potevano farlo, che potevano solo trasmettere la terra ai loro figli.»
Maggie si versò un’altra tazza di ambrosia e la vuotò d’un fiato. Prese la tazza che Delanna aveva rifiutato in precedenza e gliela offrì di nuovo. «Sei sicura di non volere bere un po’ d’ambrosia?»
«Sì,» rispose Delanna in tono impaziente.
Maggie poggiò la tazza sul tavolo. «Durante l’epidemia tuo padre e il padre di Sonny fecero pronunciare a voi due una promessa di matrimonio, con valore legale, che sarebbe stata suggellata quando tutti e quattro i vostri genitori fossero morti. In questo modo i due lanzye divennero uno solo, posseduto in comproprietà.»
«Una promessa di matrimonio?» ripeté Delanna, fissando Sonny. «Una promessa di matrimonio?» Prese la tazza di ambrosia e la vuotò in un solo sorso bruciante che le lasciò in bocca un sapore orribile. Non l’aiutò certo a riprendersi. «Questo vuol dire che io sono fidanzata con te?»
«No,» rispose Sonny allungando una mano verso la bottiglia. «Questo vuol dire che siamo sposati.»
CAPITOLO TERZO
«Sposati!» gracchiò Delanna. Scosse la testa e si schiarì la gola. «Sposati,» ripeté. «Non sono venuta su Keramos per sposarmi. Sono venuta per incassare il denaro dalla vendita della terra di mia madre. Domani devo assolutamente partire per Carthage.»
Sonny le riempì di nuovo la tazza, poi fece lo stesso con la propria. «Non hai bisogno di sposarti.»
Delanna fu sul punto di lasciarsi sfuggire un sospiro di sollievo, ma le rimase in gola quando vide l’espressione di Maggie.
«Sonny intende dire,» spiegò l’avvocato, «che sei già sposata: lo sei stata da quando è morta tua madre.»
«Anche se avessi il denaro per rilevare la tua metà del lanzye…» fece Sonny.
«Che non ha,» puntualizzò Maggie.
«Non posso farlo,» terminò Sonny. Bevve un sorso di ambrosia. Quando abbassò la tazza, si appoggiò allo schienale della sedia e allungò le gambe sotto il tavolo.
«Almeno non per un anno,» spiegò Maggie quando si rese conto che Sonny non lo avrebbe fatto. «La legge non consente altrimenti.»
Delanna bevve un altro po’ di ambrosia. Le bruciò di nuovo la gola, ma questa volta riuscì a sentirne il sapore: era orribilmente amaro e lasciava un pessimo retrogusto. «Se pensi che sia disposta a rimanere un anno a Grassedge per avere il divorzio e il mio denaro, sei pazzo.»
«Non a Grassedge,» la corresse Maggie. «A Milleflores. Adesso la proprietaria sei tu: devi risiedere sulla tua terra per proteggere il diritto di proprietà che hai su di essa mentre viene presa una decisione sul caso. E devi arrivarci il più presto possibile. Esiste un limite di tempo entro cui devi prendere residenza nella tua terra. C’è un treno…»
«Io non andrò a Milleflores,» la interruppe Delanna. «E non andrò da nessuna parte fino a quando questa situazione ridicola non verrà risolta.»
Sonny aggrottò la fronte. «Ma devi farlo.»
«Chi ti credi di essere per dirmi cosa devo fare?» lo rimbeccò Delanna in tono furioso.
«Quello che Sonny intende dire,» intervenne Maggie, «è che se non lo fai, perderai tutto. Tesoro, non c’è altro modo. Il mio consiglio ufficiale come tuo avvocato è che tu debba recarti a Milleflores il più in fretta possibile, in modo da non mettere in pericolo i tuoi diritti, prima che siamo riusciti a raddrizzare la faccenda davanti alla Corte Itinerante.»
«Wilkes e Harry hanno sistemato la casa di tua madre,» le ricordò Sonny. «E in questa stagione dell’anno i fiori sono splendidi.»
Delanna lo ignorò. «Farà appello alla Corte Itinerante?» chiese a Maggie in tono speranzoso.
«Ma certo!» esclamò Maggie con un tono di voce leggermente indignato. «Sono il tuo avvocato e le tue istruzioni erano molto chiare. Mi dispiace solo che tua madre non ti abbia spiegato nulla e che tu abbia scoperto tutto solo quando sei venuta qui. Sono ricorsa in appello alla Corte Itinerante del Consiglio dei Mondi subito dopo che abbiamo perso davanti alla Corte per l’Applicazione dello Statuto di Keramos.»
Delanna annuì mentre pensava alle lettere della madre. Aveva menzionato alcuni dettagli legali che andavano sistemati, ma non aveva rivelato quali fossero; si era limitata a insistere, per pagine e pagine, su quanto era felice che Delanna fosse al sicuro a Gay Paree, visto che Keramos non era certo il posto migliore su cui crescere. «Quando sapremo se il nostro appello è stato accolto?»
«La Corte Itinerante entrerà in orbita all’incirca all’epoca del raccolto. Dovrebbe prendere una decisione abbastanza rapidamente, perché siamo stati tra i primi a ricorrere in appello dopo il periodo della semina.»
«La Corte Itinerante entra in orbita?» chiese Delanna in tono dubbioso.
Maggie annuì. «Due volte l’anno, al tempo del raccolto e della semina, arriva la Justice ed entra in orbita geosincrona su Grassedge.»
«Ma è terribile,» mormorò Delanna. «Che stupido pianeta arretrato.»
«Sembri tua madre. In effetti, penso di averla sentita pronunciare esattamente queste parole. Ma Keramos è considerato molto progredito, rispetto a molti altri mondi di pionieri,» replicò Maggie, non senza simpatia. «Per fortuna adesso la Corte Itinerante arriva due volte l’anno. E mancano solo cinque settimane al tempo del raccolto.»
«E nel frattempo io sono sposata a un Neanderthal,» commentò Delanna.
Sonny impallidì.
Bene! pensò Delanna. Non mi aspettavo che conoscesse una parola tanto difficile. «E cosa succederà se la Corte Itinerante deciderà a mio sfavore?» chiese a voce alta.
«Allora ricorreremo di nuovo in appello,» le spiegò Maggie, «ma non credo che sarà necessario.»
«Per allora avrò un raccolto da vendere,» intervenne Sonny, «e potrò versarti il ricavato come anticipo del pagamento per la tua metà di Milleflores.»
«E se il raccolto va male?»
«Non permetterò che accada,» replicò Sonny.
«Ma ammettiamo che vada male lo stesso; cosa succederà allora?»
«Ci sarà il raccolto dell’anno prossimo.»
«O un altro acquirente,» ipotizzò in tono disperato Delanna.
Ma Sonny scosse la testa. «Non posso essere d’accordo. Non sarebbe giusto.»
«Quello che è altrettanto ingiusto è che io non possa lasciare domani stesso questo pianeta dimenticato da Dio!» protestò Delanna, allontanando di scatto la sedia dal tavolo. Non solo era ingiusto, ma era anche impossibile. Doveva rassegnarsi: era bloccata lì con Sonny Tanner. Anzi, era sposata con Sonny Tanner.
«Sì, ma è la legge che ti impedisce di andare via,» le fece notare Sonny. «Una vendita a terzi non sarebbe giusta.»
«Quello che Sonny vuole dire,» spiegò Maggie, «è che i vostri genitori hanno trascorso le loro vite nel tentativo di fare prosperare il lanzye di Milleflores e che sarebbe un peccato venderlo a un estraneo, specialmente adesso che, per la prima volta, c’è la possibilità di realizzare grossi profitti. Ma devo dire che su questo non sono sicura di essere d’accordo con Sonny. Per te, Delanna, potrebbe essere meglio vendere prima che le esportazioni di ambrosia di Milleflores corrano il rischio di diminuire.»
«Non diminuiranno,» affermò in tono ostinato Sonny.
«Ne abbiamo già parlato,» ribatté Maggie. «E tu sai bene che questo rischio esiste. Ora, non voglio certo dire a voi due cosa fare, ma penso che dovreste trascorrere il lasso di tempo che ci separa dal raccolto conoscendovi meglio e discutendo su tutte le possibilità. Voi due dovrete trascorrere il prossimo mese insieme in ogni caso e, di solito, quando le persone hanno la possibilità di discutere su qualsiasi problema, giungono a un accordo reciprocamente vantaggioso.»
Ma come faccio a parlare con Sonny Tanner, si chiese Delanna, se Maggie ha dovuto interpretare praticamente tutto quello che ha detto? Si alzò dal tavolo coperto di feltro, si incuneò tra di esso e il mucchio di sedie per dare un’occhiata dalla finestra. Non c’era nulla da vedere, tranne la parete di ceramica azzurra dell’edificio adiacente, a stento visibile. Il davanzale di Maggie era coperto dalle stesse mattonelle azzurre della parete. Stava calando il buio. Delanna si allontanò, sentendosi in trappola. Si strinse le braccia al petto e voltò la schiena alla finestra.