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E questo era tutto. Non c’erano né ristoranti, né negozi, né banche e neppure delle panchine su cui sedersi. Accanto all’arco contrassegnato dalla scritta Anaconda, un gruppetto di uomini dall’aspetto malmesso sedevano sul pavimento con la schiena appoggiata alla parete e, al centro dell’ampio pavimento piastrellato, un vecchio stava dormendo con la bocca aperta, russando in modo così sonoro da far tremare l’aria fino al lucernario.

Meraviglioso, pensò Delanna. Non solo sono sposata a un imbecille e mi ritrovo bloccata su questo pianeta dimenticato da Dio, diretta verso un zona desolata e perfino più dimenticata da Dio, ma lo sto facendo indossando scarpe con i tacchi alti e una gonna che mi espone alle voglie di qualsiasi straccione e minatore ubriaco sul pianeta. Qualcuno mi dica che è tutto un sogno, che non sta succedendo davvero.

Uno degli uomini seduti contro la parete sollevò lo sguardo e le rivolse un fischio, che riecheggiò stranamente nell’immenso spazio piastrellato. Iniziò ad alzarsi.

Delanna superò rapidamente il cancello contrassegnato dalla scritta Last Chance e percorse un lungo tunnel illuminato solo sporadicamente da una luce gialla, mentre i tacchi risuonavano come colpi di fucile sul pavimento di ceramica. Si chiese se avrebbe dovuto cambiare treno a Last Chance e per quale stazione fosse valido il biglietto. Visto quanto era fortunata, il treno non sarebbe arrivato a meno di cinquanta miglia da Milleflores e lei avrebbe dovuto coprire a piedi la distanza rimanente, in compagnia di Sonny e di tredici oche. Era indecisa su chi fosse più stupido.

Desiderò non avere pensato alle oche: le avevano fatto ricordare Cleopatra. Povera Cleo, tutta sola nello spazioporto, senza sapere perché Delanna fosse stata costretta a lasciarla! Avrebbe dovuto insistere per tornare allo spazioporto a vedere come stava. Avrebbe dovuto insistere con Maggie per farsi dare la diffida, in modo da poterla consegnarla immediatamente al veterinario. Sicuramente sarebbe riuscita a convincerlo a farle portare con sé lo scarabeo, oppure avrebbe fatto qualcosa. Almeno avrebbe potuto vedere Cleo, rassicurarla.

Il tunnel terminò improvvisamente davanti al treno; accanto ai binari c’era a stento lo spazio per camminare. Delanna tese il biglietto a un altro uomo con il berretto da conduttore. Lui gli diede una rapida occhiata, disse, «Ultima carrozza,» e le restituì il biglietto. Delanna lo infilò nella sacca e iniziò a camminare lungo lo stretto passaggio. Il treno era un veicolo a monorotaia di un modello antiquato, ma nello stesso tempo più moderno di quanto si fosse aspettata. C’erano solo quattro carrozze passeggeri, ma alle spalle dell’ultima si allungava una fila di carri senza sponde, carichi di casse coperte di fogli di plastica e di oggetti più grandi e meno definibili, tutti legati con funi e corde. Delanna sperò che il conduttore non avesse davvero voluto riferirsi all’ultima carrozza del treno.

Salì sull’ultima carrozza passeggeri, trovò lo scompartimento indicato sul suo biglietto e sedette sul primo sedile confortevole da quando era scesa su Keramos. Si rese conto di quanto fosse stanca: si era dovuta sorbire il lungo viaggio nella navetta, quella ridicola scarpinata fino a Grassedge, la frustranti ore trascorse nel locale di Maggie. Dunque non c’era da meravigliarsi che fosse così stanca. Forse, se Sonny Tanner l’avesse lasciata in pace, avrebbe potuto dormire un po’ durante il viaggio verso Milleflores.

Qualcuno fischiettò nel corridoio all’esterno dello scompartimento. «Perché non viene a China Dome, signorina?» le chiese una voce artificialmente baritonale, poi la ragazza che Delanna riconobbe come Cadiz entrò, indossando il suo cappello floscio e trasportando due grossi zaini di tela. «Ho sentito che hai dato il fatto loro a quei minatori! Quando sono arrivata, Frank Fuller stava ancora tremando. Non sapevo che nelle scuole degli altri pianeti insegnassero un linguaggio del genere!»

Questo era proprio quello di cui avevo bisogno, pensò Delanna. «Cosa ci fai qui?»

«Io?» rispose Cadiz in tono innocente. «Be’, sto solo tornando a casa! Avrei dovuto trattenermi a Grassedge una settimana o giù di lì, ma poi ho pensato: Perché non andare a casa con Sonny e sua moglie e fare loro compagnia? Cosa c’è di più divertente di andare in luna di miele?»

«Ma davvero,» commentò Delanna. «Invece io avrei pensato che il ‘vero divertimento’ dell’Anaconda fosse più di tuo gusto.»

«Ah, ah, ma allora Frank aveva ragione: la tua lingua potrebbe forare la buccia di una palla di cannone.» Cadiz poggiò gli zaini sulla reticella e poi vi gettò anche il cappello. «Dov’è il timido sposino?» chiese, scuotendo i suoi corti capelli biondi.

«Non lo so,» rispose Delanna.

«Brutto segno,» commentò Cadiz, sbirciando nel tunnel dal finestrino. «Sai, lo sposo che fugge la notte di nozze e tutto il resto. Sei sicura che tornerà?»

Il treno ebbe un sobbalzo improvviso, facendo quasi cadere Cadiz. Delanna non aveva mai avuto l’occasione di rendersi conto che anche le monorotaie potessero sobbalzare. Cadiz si sedette di fronte a Delanna e scosse tristemente la testa. «Il tuo sposo perderà il treno, se non arriva qui entro cinque secondi.»

La porta esterna della carrozza si aprì ed entrambe si girarono in direzione del rumore. Jay Madog entrò nello scompartimento.

«Oh, bene, Delanna, temevo che potessi… Ma cosa diavolo ci fai tu qui, Cadiz?!»

«Sto tornando a casa,» rispose la ragazza, rivolgendogli il più innocente dei sorrisi. «Con te.»

«Puoi scordartelo: per questo viaggio siamo al completo.»

«Sonny ha spazio. Lui mi ha detto che andava bene.»

«Ci scommetto che l’ha fatto,» commentò Jay. Il treno sussultò di nuovo e poi iniziò a muoversi lentamente.

«Dov’è Sonny?» gli chiese Delanna in tono ansioso. L’imbecille stava davvero per perdere il treno.

«Ci raggiungerà a Last Chance,» rispose Jay in tono pensieroso, come se fosse preoccupato da qualcosa. «Ha avuto un problema.»

«Un problema?» chiese Delanna, pensando a Cleo. «Con il veterinario.»

«No, ha sistemato la faccenda delle oche in un battibaleno,» replicò Jay, ancora accigliato. «Ha avuto dei problemi con l’equipaggiamento che ha comprato: non si fidava di caricarlo sul treno.»

E posso anche capire perché, pensò Delanna quando il treno acquistò velocità: ondeggiava continuamente da un lato all’altro e sussultava periodicamente, come se qualcuno stesse cambiando marcia; il fatto era che le monorotaie non avevano marce.

«Io dico che se l’è filata,» affermò Cadiz.

«Hai consegnato la diffida a Doc Lyle?» intervenne Delanna rivolta a Jay.

«Sì,» rispose Jay in tono distratto, poi sembrò tornare in sé. «Sì. Non ci sono problemi. E il tuo scarafaggio sta bene: ho controllato di persona. Doc Lyle mi ha assicurato che se ne prenderà buona cura.»

«Sei sicuro che Cleo stia bene?» gli chiese Delanna in tono ansioso.

«Chi è Cleo?» chiese Cadiz. «Tua figlia? Non dirmi che Sonny ha una moglie e una figlia di cui non so nulla.»

«Cleo è il mio scarabeo da compagnia,» le spiegò Delanna. «Adesso è in quarantena, ma presto il mio avvocato la farà uscire e me la manderà.»

«Certo… e le Pianure di sale si trasformeranno in zucchero,» ribatté Cadiz.

Jay scosse bruscamente la testa.