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Cadiz lo ignorò. «Doc Lyle non toglierebbe mai dalla quarantena nessun animale sprovvisto di un permesso di importazione. Non ha autorizzato l’ingresso neppure di quei gatti che il bordello ordinò quella volta.» Imitò la voce del veterinario: «’Le leggi sono le leggi. Non posso fare nulla che metterebbe in pericolo Keramos.’ Mi dispiace, tesoro.»

Il treno saettò in avanti con un sibilo, superando macchie confuse che erano edifici bui e campi ancora più bui.

«Cosa vuoi dire?» chiese Delanna. «Cosa vuole dire, Jay?»

«Nulla,» rispose lui, rivolgendo a Cadiz un’altra occhiata severa.

«Te l’ho detto, il suo scarafaggio sta bene. Ho consegnato la diffida a Doc Lyle. Per trenta giorni non può fargli nulla.»

«Non può fargli nulla… ma cosa farà a Cleo dopo trenta giorni?»

«Lo arrostirà,» affermò Cadiz, stiracchiandosi sul sedile. «Il tuo piccolo animaletto è cibo per le scimmie incendiarie.»

«È vero?» domandò Delanna a Jay. «Dimmi, è vero?» Lui sembrò a disagio.

«Ma certo che è vero!» rispose al suo posto Cadiz. «Doc Lyle ha avuto ordine di incenerire qualsiasi creatura sprovvista di un permesso di importazione. Se Sonny non si fosse procurato tutte quelle scartoffie per le oche nate sulla nave, adesso staremmo mangiando oca arrosto. Cosa ti ha detto Jay… che avrebbe convinto Doc Lyle a restituirti il tuo animaletto?» Intrecciò le mani dietro la testa. «Sta’ a sentire, la prima cosa che devi imparare è che Jay Madog dirà qualsiasi cosa a una donna, se questo serve a farle fare ciò che vuole lui.»

«Come salire su un treno?» chiese Delanna, guardando Jay.

Madog si era tolto il cappello. «Senta, io ho una carovana da guidare e lei deve arrivare a Milleflores. Ho detto che avrei ritirato il suo baule e ho detto che avrei tentato di fare uscire il suo scarafaggio dalla quarantena.» Si rigirò il cappello tra le mani. «La diffida è valida per trenta giorni e Doc Lyle non si azzarderà a violarne le disposizioni, di questo può stare certa.»

Le leggi sono le leggi, pensò Delanna.

«Io sarò di ritorno prima che i trenta giorni siano scaduti,» proseguì Jay. «Andrò da Maggie non appena metterò piede a Grassedge. Farò tutto il possibile per salvare il suo scarafaggio, signora. Tutto,» ripeté in tono enfatico. «Adesso devo andare a controllare le merci sulle altre carrozze,» affermò. «Voi signore godetevi pure il panorama.»

Uscì dallo scompartimento.

«Vengo con te,» dichiarò Cadiz. Prese il cappello dalla reticella. «Farò tutto il possibile per salvare il suo scarafaggio, signora,» ripeté, rigirando il cappello tra le mani. «Lei è una che non perde tempo, signora. È arrivata su Keramos solo da un paio di ore, ma si è già trovata un marito e un fidanzato.» Gettò il cappello in aria, lo prese al volo e poi uscì dallo scompartimento.

Delanna si girò e guardò fuori dal finestrino. All’esterno era sceso il buio. Il treno superò alcune abitazioni illuminate da lampioni di ceramica, che diventarono sempre più rade e più distanziate, fino a quando Delanna non riuscì a vedere più nulla. Poggiò la testa contro il finestrino, desiderando di poter dormire, ma probabilmente Cadiz sarebbe tornata da un momento all’altro.

Quando si svegliò, il treno si era fermato. Cadiz era seduta di fronte a lei, le braccia conserte sul petto e il cappello che le copriva gli occhi. Delanna si raddrizzò. «Siamo arrivati a Last Chance?»

«Siamo a Vira’s,» rispose Cadiz. Con un colpetto della mano sollevò ii cappello. «Stiamo caricando delle provviste.»

All’esterno era ancora buio, ma lungo l’orizzonte assolutamente piatto era apparsa una sottile linea grigia. Delanna sbadigliò. «Quanto tempo ci fermeremo qui?»

«Circa…» iniziò Cadiz, poi il treno sussultò in avanti. «Non a lungo,» concluse e abbassò di nuovo il cappello sugli occhi.

Delanna guardò dal finestrino il panorama che cambiava lentamente. Non era ancora l’alba, ma ormai riusciva a riconoscere le varie sagome. Non che ci fosse molto da riconoscere: piccoli campi quadrati circondati da ampie e spoglie distese di polvere. Delanna si chiese se fossero barriere frangifiamme. Molto lontano, verso nord, il suo sguardo colse un bagliore di luce rossastra che poteva anche essere quello di un incendio.

Provò l’impulso di chiedere a Cadiz quanto fosse lontana Milleflores, ma la ragazza sembrava essersi addormentata, con la testa poggiata contro lo schienale del sedile e le braccia di nuovo incrociate sul petto. Sembrava una posizione molto scomoda.

Bene, pensò assonnatamente Delanna, spero che le venga un bel torcicollo.

Quando Delanna si svegliò di nuovo, era giorno fatto. I campi quadrati con i loro confini tracciati accuratamente erano stati sostituiti da chiazze irregolari di vegetazione circondate da arbusti e sabbia. Non si vedeva alcun edificio da nessuna parte.

Cadiz la stava fissando con irritazione.

«Dove siamo?» le chiese Delanna, massaggiandosi il collo: le era venuto un terribile torcicollo.

«Circa dieci miglia dopo Bismuth,» rispose Cadiz. «Hai continuato a dormire anche quando il treno si è fermato. E hai continuato a dormire anche durante il pranzo. Ti stai riposando per la notte di nozze?»

Delanna ignorò quella battuta. Il suo orologio le rivelò che erano le quattro e mezza del pomeriggio; era impossibile, ma era altrettanto ovvio che non era mezzogiorno. Le poche ombre in quel paesaggio desolato si stavano già allungando. Doveva essere stata sopraffatta dalla stanchezza.

«Quanto manca per Milleflores?» chiese.

«Cinquemila miglia,» rispose Cadiz, guardando fuori dal finestrino. «Con un’approssimazione per difetto o per eccesso di un paio di centinaia.»

Delanna era stata stupida a pensare di potere avere una risposta diretta da Cadiz. Doveva trovare Jay. Uscì nel corridoio e si imbatté in Sonny. «Cosa ci fai qui?» gli chiese, sorpresa.

«Ho raggiunto il treno prima di quanto mi aspettassi.» Sonny scrutò il corridoio e poi si guardò brevemente alle spalle. «Ho guidato come un pazzo per arrivare qui,» affermò. Non aveva certo l’aspetto di un uomo che avesse guidato senza interruzione per una notte e un’intera mattinata: sembrava perfettamente sveglio e felice per qualche motivo. Il suo volto era rosso per l’eccitazione e, per un istante, Delanna pensò che somigliava al ragazzo che lei ricordava.

«Torna nello scompartimento,» sussurrò Sonny, prendendola per un braccio.

«Ma…» fece Delanna, e Sonny aveva già aperto la porta dello scompartimento e la stava spingendo dentro.

«Delanna, devo parlarti,» le rivelò in tono pressante. «Ho…»

«Ma guarda un po’ chi si vede: lo sposo perduto da lungo tempo,» commentò Cadiz, mettendosi a sedere e spingendo indietro il cappello. «Pensavo che ci avresti raggiunto a Last Chance.»

«Cosa ci fai qui, Cadiz?» chiese Sonny, apparentemente sorpreso.

«Sto andando a casa,» rispose lei.

«Non con questa carovana.»

«È la carovana di Mad Dog, non la tua,» replicò Cadiz, alzandosi per affrontarlo, «e lui mi ha invitato a venire con voi.»

Pronunciando quella bugia colossale, Cadiz non rivolse neppure un’occhiata a Delanna, che fu costretta ad ammettere che l’altra ragazza era molto brava a mentire.

«Stai facendo tutto questo solo per provocare guai e tu lo sai, Cadiz,» replicò Sonny e Delanna fu lieta che Sonny avesse saputo intuire lo scopo dell’altra donna.

«Provocare guai?» gridò Cadiz. «Provocare guai? Chi ha sposato una Straniera con i tacchi alti? A me sembra che sia tu quello che ha provocato tutti i guai.»

Il treno sussultò, Cadiz allungò un braccio per riguadagnare l’equilibrio e batté la testa contro il finestrino. Spero che svengo, pensò Delanna.