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Durante i pochi minuti che era stata nella stanza, il sole era tramontato, lasciando il cortile immerso nel buio tranne la luce emessa dalle foglie fosforescenti delle piante che delimitavano i viottoli. Delanna seguì le piante fino all’atrio della locanda, dove pensava di avere scorto una sala da pranzo. Aveva ragione. I tavoli erano coperti di grandi foglie verdi che evitavano che i piatti e le posate facessero rumore sui ripiani di ceramica e su ciascun tavolo c’era una composizione di fiori di un giallo vivace che avrebbero potuto essere i gemelli delle bocche di leone che crescevano nei prati dell’Abbazia. Su metà dei tavoli era già stata servita la cena. Delanna si chiese dove avrebbe dovuto sedersi. Notando Chancy sul lato opposto della sala da pranzo, impegnato a infilare un fiore tra i capelli di una donna, Delanna si avviò per chiederlo a lui.

«Le piacerebbe un accompagnatore?» sentì sussurrarle Jay Madog alle spalle.

Delanna si girò e scoprì che Jay aveva indossato una giacca bianca sui pantaloni color kaki, si era pettinato i capelli e profumava di acqua di colonia. «Non sapevo che avremmo dovuto vestirci da sera per la cena,» commentò Delanna, abbassando lo sguardo con dispiacere sui pantaloni informi.

«Scoprirai che su Keramos una signora deve soltanto infilarsi un fiore tra i capelli per essere vestita per l’occasione,» replicò Jay, e, con un gesto galante, fece apparire un mazzolino di fiori bianco crema attaccati a una forcina. «Questi ventagli-di-dama hanno bisogno di una chioma rossa che faccia spiccare il loro colore. Mi permette?»

«Ma certo,» rispose Delanna, sorridendo nonostante la stanchezza che provava. Le dita di Jay le sfiorarono la guancia quando le fissò i fiori tra i capelli e Delanna pensò che le sue mani indugiassero anche dopo che i fiori fossero stati sistemati. Sollevò lo sguardo e incontrò gli occhi di Jay. «Cosa farei senza di te?»

«Probabilmente staresti già mangiando seduta a tavola,» intervenne Cadiz dalla porta che dava sul cortile. Aveva il cappello floscio sotto il braccio ed era china in avanti nel tentativo di fissare un fiore dietro l’orecchio. Scoprendo che non ci sarebbe mai riuscita senza posare il cappello, lo mise sul tavolo appena oltre la porta. «Mi ero quasi dimenticata che a Chancy piace che le signore siano vestite eleganti per le sue cene,» affermò, riuscendo finalmente a fissare il fiore. «Ecco fatto. Così andrà bene.» Si avviò con la sua andatura flessuosa verso Jay e lo prese a braccetto. «Non vorrai mica farmi aspettare, o che sia Chancy a farmi sedere, vero?» chiese, trascinandoselo dietro.

Jay si fermò, facendo quasi cadere Cadiz, e offrì l’altro braccio a Delanna. «Due bellissime signorine,» commentò. «Quale privilegio!»

Delanna fece per prendere il suo braccio.

«Delanna, aspetta!» gridò qualcuno.

Lei si voltò e vide Sonny entrare di corsa nell’atrio, gesticolando animatamente verso di lei.

«Sonny Tanner, non puoi entrare qui dentro senza una giacca,» lo rimproverò Chancy, frapponendosi tra Sonny e la sala da pranzo. «Lo sai benissimo. E per giunta è il giorno del tuo matrimonio.»

«Devo parlare con Delanna,» rispose Sonny.

«Tua moglie ha già iniziato a mettere la roba dove non puoi raggiungerla?» gli chiese Chancy con un sogghigno.

«No, è…» Sonny sussurrò freneticamente qualcosa a Chancy, ma l’altro scosse la testa.

«Mi dispiace, nessuna eccezione, Sonny. No, corri a prenderla.»

Sonny diede l’impressione di voler discutere, poi si allontanò in direzione delle camere.

«Delanna?» chiese Jay, sfiorandole la mano e lasciando cadere quella di Cadiz per farlo. Delanna sollevò lo sguardo verso di lui, vide il suo sogghigno sbarazzino, e glielo restituì. «Il tavolo è da questa parte,» la informò con un gesto.

Jay fece sedere Delanna mentre Cadiz batteva nervosamente il piede, e poi fece sedere anche lei. Cadiz stese le gambe sulla quarta sedia. «La conserverò per Sonny,» dichiarò.

Delanna pensò che Jay sembrava dispiaciuto quasi quanto lei. Il pensiero di dover tenere una conversazione sia pure educata con Sonny Tanner sembrava un’impresa decisamente proibitiva, e Delanna era sicura di essere troppo stanca perfino per effettuare un tentativo.

Sonny tornò in tempo per la portata principale, indossando una giacca le cui maniche erano leggermente corte, con i capelli spettinati come prima e sul viso un’espressione ancora ansiosa. Aveva con sé il cappello di Cadiz e lo reggeva da entrambi i lati dell’orlo.

«Ti sei dimenticata il cappello,» commentò, ma prima che Cadiz potesse prenderlo, lo poggiò sotto il tavolo e tirò la sua sedia, facendo quasi cadere Cadiz, che vi teneva ancora i piedi poggiati.

«Sonny, ma non guardi mai prima di fare qualcosa, vero?» commentò Cadiz, riuscendo a stento a togliere i piedi dalla sedia prima che Sonny si sedesse.

Sonny non rispose. Passò il braccio davanti a Delanna per servirsi una cucchiaiata di verdure, quasi rovesciando il calice di ambrosia nel farlo. Poi passò di nuovo il braccio davanti a Delanna, per prendere la sua porzione del piatto principale, ancora sul vassoio. Lei si affrettò a spostare il calice di ambrosia in modo che Sonny non lo rovesciasse.

È davvero un imbecille, pensò. Non solo non sa camminare, ma non sa neppure come si mangia. Ne fu sicura quando Sonny iniziò a ingurgitare il cibo come se non mangiasse da un mese. Perfino Jay e Cadiz lo fissarono con stupore.

Delanna riprese a mangiare gli ultimi bocconi del suo piatto, tentando di non guardare Sonny con la coda dell’occhio. Quel tizio non sapeva neppure dove stessero di casa le buone maniere. Sua madre le aveva detto che lui e i suoi fratelli erano praticamente degli animali, e aveva avuto ragione. Almeno Jay Madog aveva dei modi educati. Gli rivolse un sorriso, ma lui non stava mangiando: stava fissando la porta.

«Cosa ci fa qui Doc Lyle?» esclamò Jay, mentre si puliva l’angolo della bocca con il tovagliolo.

Cadiz sollevò lo sguardo oltre l’orlo del calice di ambrosia. Sonny tenne bassa la testa, divorando ancora il suo cibo come un animale affamato. Delanna si irrigidì, la forchetta a metà strada tra il piatto e la bocca.

Il veterinario era sulla soglia: discuteva con Chancy su qualcosa e indicava il loro tavolo. Delanna lasciò cadere la forchetta, che urtò sonoramente contro il piatto, ma lei non se ne accorse neppure. Sapeva perché Doc Lyle era lì, a Last Chance, dove non avrebbe dovuto trovarsi. Aveva scoperto che Cleo era sparita e sapeva anche dove cercarla. Oh, non avrebbe dovuto mettere Cleo nella sacca. Stava informando Chancy che aveva un mandato di arresto per lei? O stava esigendo la chiave della sua stanza?

No. Apparentemente la causa dell’animata discussione con Chancy era il fatto che il veterinario non avesse la giacca, poiché la discussione terminò quando Chancy diede a Doc Lyle la propria. Le maniche erano troppo lunghe, ma apparentemente la giacca rispettava il codice di abbigliamento di Chancy, che annuì e lasciò entrare Doc.

Jay lanciò un’occhiata preoccupata a Sonny, che stava ancora mangiando. «C’è qualcosa che non va in quei tuoi permessi delle oche?» chiese a Sonny. «Doc Lyle è diretto verso di noi, e sembra decisamente infuriato. ’Sera, Doc,» terminò in tono dolce.

«Hai fatto tutta questa strada per partecipare ai festeggiamenti di nozze?» chiese Sonny, pulendo il piatto con un pezzo di pane. «È stato molto gentile da parte tua. Non è così, tesoro?» chiese a Delanna.