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«Sarà meglio che vada ad aiutarlo,» affermò Cadiz. «Jay Madog è trasparente quanto la ragnatela di un insetto-violinista bagnata di rugiada. Quanto a voi due, tenete pure il cappello. Consideratelo un mio regalo di nozze.»

Delanna osservò Cadiz cercare la strada tra i tavoli mentre il suo posteriore ben formato, profilato contro le luci dell’atrio, attraeva numerosi altri sguardi oltre quello di Delanna. Solo Sonny non stava guardando: beveva ancora la sua ambrosia e fissava Delanna.

«Non guardare adesso, ma il tuo cappello si sta muovendo,» le mormorò. «E per favore, non tentare di prenderlo.»

Con aria mite, Delanna obbedì. Allungò le gambe e con i talloni bloccò entrambi gli orli del cappello. «Va’ a dormire, Cleo,» sussurrò, sperando ardentemente che lo scarabeo smettesse almeno di muoversi. Sentì Cleo premere contro il cappello prima di ritrarre gli arti. Sonny stava ancora fissando Delanna; adesso aveva entrambi i gomiti poggiati sul tavolo, il piatto spinto avanti a sé, la dita intrecciate intorno al gambo del suo calice di ambrosia. Delanna si morse il labbro. Anche se lei aveva creduto che fosse stato Jay Madog a salvare Cleo, in realtà era stato Sonny a farlo. E l’aveva salvata una seconda volta, ma lei non l’aveva neppure ringraziato. «Grazie,» disse. «Non so cosa farei senza Cleo.»

«Il tuo sorriso è un ringraziamento sufficiente,» replicò Sonny.

«Stavo sorridendo?»

Sonny annuì. «Prima. Accanto al treno. Quando l’hai trovata la prima volta. Hai sorriso.»

«All’uomo sbagliato,» gli ricordò Delanna.

Sonny scrollò le spalle. «Io l’ho visto. Questo è sufficiente.»

Ha degli occhi molto belli, pensò Delanna, di un colore grigio chiaro. Allungò una mano verso il calice di ambrosia, poi ci ripensò. Aveva lo stesso aspetto della bevanda che le aveva bruciato la gola nel locale di Maggie il giorno precedente. Era già il giorno precedente? Sospirò e si appoggiò allo schienale della sedia, osservando Sonny che beveva la sua ambrosia.

«Voi sposini gradite il dessert?» chiese Chancy.

Delanna sussultò. Nessuno dei due lo aveva sentito avvicinarsi.

Chancy non attese una risposta prima di mettere davanti a loro due piccoli monticelli di crema rosa. «Stavamo per prepararvi una torta nuziale,» spiegò, «ma abbiamo avuto un piccolo incidente in cucina.»

«Sul serio?» chiese Sonny.

Delanna prese il cucchiaino, stando attenta a tenere basso lo sguardo, e mangiò un boccone di crema.

«Il cuoco ha ucciso una specie di scarafaggio e Doc Lyle si è fatto venire una crisi d’isterica. Sai come la pensa sugli animali.»

«Sì,» confermò Sonny. «E ancora lì fuori?»

«Sì, sta sbraitando contro il mio cuoco,» commentò Chancy. «Voleva smontare l’inceneritore, ma io gli ho detto che se non era in grado di rimontarlo, gliene avrei fatto pagare un altro importato da Carthage. Com’è il suo dessert, Mrs. Tanner?»

«Ottimo,» rispose Delanna. Non aveva neppure fatto caso al sapore della cucchiaiata che aveva assaggiato.

«Dopo che Doc Lyle sarà andato via,» proseguì Chancy, «vi prepareremo una torta da portare con voi.»

«Grazie,» rispose Delanna.

«E tu, prenditi cura di tua moglie, Sonny,» disse Chancy e fece cadere un pallina di carta in grembo a Sonny. «Da parte di Jay,» sussurrò in tono da cospiratore, poi si allontanò per andare a servire i dessert al tavolo accanto.

«Cosa dice il biglietto?» chiese Delanna, piluccando il dessert. Aveva un sapore forte ma dolce. In effetti, aveva davvero un buon sapore.

«Ci avverte di rimanere qui fino a quando Doc Lyle non sarà andato via.»

«Non l’hai ancora letto,» obiettò Delanna.

Sonny passò la pallina di carta a Delanna. Lei la apri. «Hai ragione. Dice di rimanere qui fino a quando Doc Lyle non sarà andato via.»

«Davvero?»

«Più o meno. In realtà, dice, ‘Lui morde. State attenti.’ Penso che non voglia che Doc Lyle giri intorno al cappello di Cadiz. Come facevi a sapere cosa avrebbe detto il biglietto?»

Sonny scrollò le spalle. «Era la cosa più sensata. Non avevo bisogno di leggerlo. Jay dimostra di avere un po’ di buon senso… ogni tanto.» Allungò il braccio oltre il tavolo e poggiò la mano su quella di Delanna. «Non sollevare lo sguardo adesso, ma Doc Lyle è sulla porta.»

Cleo premette contro il cappello.

«Hai la mano fredda,» commentò Sonny, allargando le dita su quelle di Delanna.

«Ho paura: Cleo vuole uscire,» sussurrò lei.

«L’hai bloccata?» le chiese Sonny.

Delanna annuì.

Sonny avvicinò la sedia e passò il braccio intorno a Delanna. «Io…» Lei fece per protestare, poi comprese che Sonny aveva poggiato il piede sull’orlo del cappello.

«Dammi l’altra mano,» la invitò lui. «Non sappiamo nulla su Cleo. Ci stiamo semplicemente godendo la nostra luna di miele.»

«Ma non è così,» ribatté Delanna, però Sonny si era già impadronito di entrambe le sue mani.

«Questa scenetta è solo a beneficio di Doc Lyle,» la tranquillizzò Sonny. «Non vuoi che venga a chiederci perché abbiamo i piedi sul cappello di Cadiz, vero?»

Il cappello sussultò improvvisamente tra le caviglie di Delanna, che sentì una zampa sfiorarle l’alluce. «No,» rispose e lasciò che Sonny sollevasse la mano e le carezzasse la guancia.

«Non se ne è ancora andato?» gli sussurrò.

Sonny sollevò lo sguardo verso la porta. «Uh-oh,» commentò.

«Uh-oh cosa?»

«Non guardare,» la avvertì Sonny. «Guarda me.»

Delanna lo guardò dritto negli occhi. Erano più verdi che grigi, e molto luminosi.

Dopo un lungo istante, Sonny annunciò, «Penso che l’abbiamo convinto,» poi allontanò le mani, tentando di far sì che Delanna continuasse a distogliere lo sguardo dalla porta, ma lei vi rivolse un’occhiata. «Ma lì non c’è nessuno!» esclamò in tono accusatorio.

Sonny le prese di nuovo la mano, poi si rilassò e prese il calice pieno davanti a Delanna. «Hai intenzione di bere questa ambrosia?»

«Non penso che Doc Lyle sia mai stato lì,» commentò Delanna, chiedendosi perché avesse creduto a Sonny.

«Infatti non c’era,» ammise Sonny, bevendo l’ambrosia. «Devo pur riscaldarmi in qualche modo. Non posso usare le batterie del solaris per produrre calore, oppure domani non ci sarà energia sufficiente per il viaggio.»

«Ti riferisci al fatto che stai bevendo la mia ambrosia o all’avermi ingannato per tenermi la mano?»

Non la stava neppure ascoltando. Osservava Chancy che, accanto alla porta, stava parlando con tre uomini. «Mettiti il cappello,» le ordinò Sonny. «Ti accompagnerò alla tua stanza.»

«Cosa c’è?» chiese Delanna, di nuovo ansiosa. Chancy e gli uomini stavano ancora confabulando con aria da cospiratori.

«Tu bada solo a tenere il cappello in testa,» la avvertì Sonny. Allungò una mano sotto il tavolo, raccolse il cappello e lo mise sulla testa di Delanna con lo stesso gesto abile di quando l’aveva infilato sotto il tavolo. Le unghie di Cleo si aggrapparono ai capelli della ragazza.

Sonny si alzò e tirò via la sedia di Delanna, che si alzò, tentando di resistere all’impulso di stringere il cappello con entrambe le mani. Infilò una mano in tasca. Sonny le prese l’altra.

«Questo è assolutamente necessario?» gli sussurrò lei in tono tagliente.

«È sempre a beneficio di Doc.»

Chancy e i tre uomini smisero di parlare non appena lei e Sonny si avvicinarono e Chancy annunciò, «Abbiamo risolto il piccolo problema in cucina, Sonny. Doc Lyle è andato via molto infuriato, non prima di avere multato il mio cuoco di venti crediti per non avere consegnato alle autorità un animale importato di contrabbando. E così adesso tu e tua moglie potete proseguire nella vostra luna di miele.»