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Quando Jay comparve a bordo del suo grande solaris equipaggiato di tutto punto, i due uomini non impiegarono molto tempo nell’attaccare una barra di rimorchio al piccolo solaris di Sonny e salirono tutti nella cabina del veicolo di Jay. Anche con quattro passeggeri, c’era abbastanza spazio per stendere le gambe. Jay prese delle tazze da un compartimento e tirò giù uno spinotto da un pannello del soffitto, poi riempì le tazze con una mano mentre guidava con l’altra. Era acqua semplice, ma era fredda e molto rinfrescante. Delanna la bevve tutta e Jay le riempì di nuovo la tazza.

«Hai un motore di ricambio?» chiese Jay a Sonny.

«Non servirà a nulla,» replicò Sonny in tono cupo.

«C’è qualcosa che fa surriscaldare l’albero di trasmissione,» spiegò Delanna. «Sostituire il motore sarebbe inutile fino a quando Sonny non riuscirà a capire di cosa si tratta. Un altro motore si limiterebbe a bruciare come il primo.»

«Pensi di essere capace di aggiustarlo?» chiese Jay.

«Ci proverò,» rispose Sonny, ma Delanna pensò di avere colto nella sua voce un tono dubbioso.

Avevano appena raggiunto la sommità di un’altra collina e Delanna vide un cambiamento sorprendente nel territorio davanti a lei. Le dolci colline terminavano di colpo in una sporgenza rocciosa che dominava una pianura di terra secca e cotta dal sole, interrotta soltanto da una linea serpentina di bassi arbusti di un colore verde polveroso, che non riuscivano a celare il luccichio dell’acqua corrente. Il resto della carovana si era fermato accanto al ruscello e tutti i solaris avevano i pannelli solari perpendicolari sui pennoni, dando l’impressione di una fila di lucertole intente a godersi gli ultimi raggi del sole.

Jay si fermò all’estremità della fila e uscì per aiutare Sonny a sganciare il rimorchio e poi il solaris; Cadiz e Delanna scesero e rimasero a osservarli. Non appena il solaris venne sganciato, Jay tornò nel suo veicolo, raggiunse l’inizio della carovana e parcheggiò. Sonny sollevò completamente la carrozzeria e il suo busto scomparve sotto il solaris.

«Sarà un viaggio molto lungo,» commentò Cadiz, stiracchiandosi.

«Quanto è lontano l’albergo?» le chiese Delanna.

«Albergo?» Cadiz sembrò perplessa. «Quale albergo?»

«Quello dove dormiremo stanotte.» L’acqua offertale da Jay aveva placato la sete di Delanna, ma era coperta di polvere e ancora molto stanca. Avrebbe gradito molto concedersi un lungo bagno caldo.

«Oh, vuoi dire il campzye. Il sole tramonterà tra un’ora, dunque immagino che per stanotte ci fermeremo qui.» Cadiz la fissò inclinando la testa. «Sonny non ti ha detto che ci accamperemo all’aperto fino a quando non arriveremo a casa?»

«No,» rivelò Delanna. «Non me l’ha detto. Naturalmente io presumevo che…»

«Devi smetterla di presumere, tesoro. Qui siamo su Keramos.»

«Non me lo sono dimenticato,» replicò Delanna. «Abbiamo almeno una tenda?»

«Penso che Sonny abbia un bozzolo per una persona. Può essere usato anche da due persone, se sono disposte a stare strette come sardine.» Cadiz ridacchiò. «Anche B.T. ha un bozzolo. La scorsa primavera, quando andammo insieme a controllare la fioritura del lotto orientale, io dimenticai il mio.»

Delanna la osservò con interesse.

Ma Cadiz si limitò a scrollare le spalle. «B.T. mi cedette il suo bozzolo e allora io mi misi il più possibile da un lato.» Si fermò e aggrottò la fronte. «Il mattino dopo, io ero ancora lì e B.T. era ancora fuori. I Tanner possono essere così dannatamente nobili!»

«Vorrei averlo saputo ieri notte,» commentò Delanna. «Forse sarei riuscita a dormire almeno un po’.»

«Non dirmi che eri preoccupata per Sonny!» esclamò Cadiz, poi rise perché Delanna non lo negò. Improvvisamente ridivenne seria. «Però, se fossi in te, avrei qualche motivo per preoccuparmi.» Sorrise. «Forse allora vedremo se B.T. è ancora solo un amico.»

«Di cosa stai parlando, Cadiz?» chiese Delanna. «Non riesci a farti notare da B.T. e così tenti di attirare l’attenzione di Sonny, nella speranza che B.T. si ingelosisca?»

«Perché dovrebbe importarmi quello che pensa B.T.?» replicò Cadiz in tono triste. «Lui è solo un amico. O almeno, è quanto lui dice a me e a chiunque altro su Keramos.»

«Almeno è un inizio migliore di molti altri,» cercò di rincuorarla Delanna.

«Come il tuo matrimonio, vero?» commentò Cadiz.

«Non è un matrimonio.»

«Anche Sonny la pensa così?» le chiese Cadiz.

«Sì,» rispose Delanna. «È un accordo finanziario.»

«Ne sei proprio sicura? Non fa che parlare di te da un bel po’ di anni.»

«Non riesco a immaginare Sonny che parla di qualcuno, figuriamoci di me. E anche se fosse vero, non riesco a immaginarne il motivo.»

«Be’, immagino che non sia proprio vero che parlasse di te. Parlava della ragazzina che ricordava, sempre curiosa su quello che lui stava facendo e che lo seguiva tutto il tempo. Sonny Tanner sa parlare, però ci vuole un po’ d’ambrosia per sciogliergli la lingua.»

«Sì, ricordo che gli stavo sempre intorno. E lui era gentile con me quando ero bambina. Ma questo è il passato. Adesso è diverso, adesso non desideriamo più le stesse cose.»

«E tu cosa vuoi?»

«Andarmene da questo pianeta dimenticato da Dio e tornare alla civiltà, dove posso fare il bagno ogni volta che ne ho voglia.»

«A Milleflores c’è una doccia,» rivelò gentilmente Cadiz.

«Grazie dell’informazione, ma è difficile che questo dettaglio sia sufficiente a farmi rimanere. La cosa peggiore di questo pianeta sono i suoi orribili costumi, le sue leggi primitive. Sono sposata a un uomo che non conosco neppure. Quando sono state promulgate quelle leggi qualcuno si è fermato a riflettere che forse io consideravo il matrimonio come qualcosa di sacro e di personale?»

«Ti sei mai fermata a riflettere che forse lo stesso vale anche per Sonny? Che forse vale per tutti noi?»

«Tutto quello che importa a Sonny è il suo prezioso lanzye e il prossimo raccolto.»

«È necessario dedicarsi totalmente alla propria terra,» replicò Cadiz. «E lui lo sa.»

E senza dubbio Sonny Tanner si dedicava totalmente… alla sua terra e al suo raccolto. Frustrata, Delanna scosse la testa. Cleo sporse il muso da sotto le scaglie ingioiellate.

«Si è mosso!» esclamò Cadiz, allontanandosi di scatto da Delanna. «Il tuo scarafaggio si è mosso.»

Delanna provò l’impulso di ribattere, Guarda che Cleo non è uno scarafaggio, ma era troppo stanca per mettersi a discutere, così si limitò a voltare le spalle a Cadiz. Sonny era ancora sotto la carrozzeria del solaris e Delanna non riuscì a vedere Jay da nessuna parte tra le file di solaris.

Lo scarabeo sgusciò via dalle braccia di Delanna e si diresse verso il ruscello. Delanna si affrettò a bloccarlo. «Stai viaggiando in incognito, Cleo,» le ricordò. «Non puoi andare laggiù.»

Cleo lottò contro di lei, agitando le zampe, adesso completamente estese, tentando di scendere a terra. Ovviamente voleva fare un po’ di esercizio, dopo essere stata rinchiusa tutto il giorno nel solaris e nella gabbia delle oche, ma Delanna non poteva correre il rischio che qualcuno la vedesse. Avrebbero immediatamente diffuso la notizia via radio e Doc Lyle sarebbe apparso di nuovo.

«Aspetta solo un istante,» disse Delanna, e poi andò a prendere la sacca dal retro del solaris. «Starai qui dentro solo fino a quando non avremo superato la carovana,» spiegò a Cleo mentre la infilava dentro e chiudeva la sacca. «Poi ti lascerò uscire.» Iniziò a camminare lungo la fila di solaris parcheggiati. Si fermò quando pensò di avere visto Jay davanti a sé, ma si trattava di un altro uomo, che la fissava con la fronte aggrottata.