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«Non hai niente di meglio da fare di proiettare la tua ombra sul mio pannello solare?» le chiese l’uomo.

«Non l’ha fatto apposta,» spiegò il suo compagno, l’uomo dal volto rosso che Delanna aveva visto quella mattina. «È la sposa novella di Sonny Tanner.» Rivolse un sogghigno a Delanna. «Se qualcuno si mette davanti ai collettori solari, non si caricano più, signorina: devono essere esposti direttamente verso il sole.»

«Mi dispiace,» si scusò Delanna, affrettandosi a spostarsi.

«Sta andando da qualche parte?» le chiese il primo uomo, che adesso sogghignava anche lui. Indicò la sacca.

«Vado a fare una passeggiata,» rispose Delanna e se ne pentì immediatamente. Poteva già sentire i commenti che sarebbero stati trasmessi via radio il giorno seguente. Avreste dovuto vederla. Non sa andare neppure a fare una passeggiata senza portarsi dietro il suo bagaglio.

«E allora, com’è la vita matrimoniale?» le chiese l’uomo dal volto rubizzo.

Delanna lo ignorò, superò rapidamente la fila di solaris e si diresse verso il ruscello. Si voltò indietro per assicurarsi che nessuno la stesse osservando, specialmente i due uomini che le avevano rivolto la parola, poi lasciò uscire Cleo dalla sacca.

Lo scarabeo zampettò su una roccia piatta ed estese le zampe anteriori. Delanna si sedette accanto a Cleo e si tolse le scarpe. L’acqua era fresca e scorreva rapida sulle dita dei piedi. Se ne spruzzò un po’ sulle braccia e la sensazione di frescura fu meravigliosa. Cleo, tuttavia, si allontanò dal ruscello, zampettò sul collo di Delanna, scese lungo la schiena e si fermò sulla riva, osservando la propria padrona.

«Cosa c’è, Cleo?» le chiese Delanna; di solito allo scarabeo piaceva l’acqua, a patto che non fosse troppo fredda. Però Cleo non aveva mai visto un ruscello prima d’ora, ma soltanto eleganti e tranquille piscine, con scalini di pietra e corrimano a cui aggrapparsi. Ora che ci penso, si rese conto Delanna, neppure io ho mai visto dell’acqua corrente da quando ero bambina su Keramos. Ricordò che allora non aveva avuto bisogno di scalini di marmo o di corrimano, dunque non ne aveva bisogno neppure adesso.

Delanna fece qualche altro passo nel ruscello, lasciando che l’acqua le arrivasse oltre la vita dei pantaloni. L’acqua aveva il colore del tè, ma non era fangosa, tranne quando i piedi di Delanna agitavano il fondo. Avanzò ancora, indecisa se togliersi i vestiti. Si voltò a guardare verso la carovana. L’uomo che le aveva intimato di smetterla di bloccare il suo collettore solare la stava osservando, così come una donna, Delanna pensò che fosse la moglie, e almeno un’altra mezza dozzina di persone.

«Non hanno mai visto nessuno fare il bagno,» borbottò. «Ma, probabilmente, loro si lavano solo due volte l’anno.»

Non aveva certo voglia di dare spettacolo togliendosi i vestiti, ai quali probabilmente un bel bagno avrebbe fatto altrettanto bene. Avanzò ancora, lasciando che i pantaloni si gonfiassero nell’acqua, che sembrava già più calda. Quando l’acqua le arrivò ai fianchi e Delanna era già giunta al centro del ruscello, si tappò il naso e si tuffò. La corrente si impadronì di lei e la trascinò lungo il letto roccioso, rovesciandola sulla schiena. Staccò la mano dal naso per raddrizzarsi, andò a sbattere contro una roccia e ansimò di paura.

Riemerse sputacchiando e soffocando, con in bocca un tremendo sapore di sale e gli occhi che le bruciavano. Sulla riva, Cleo stava gridando, ma Delanna non riuscì ad aprire gli occhi per scoprire perché: le bruciavano come se fossero in fiamme.

«Cleo…» chiamò lo scarabeo, poi iniziò a tossire. L’acqua le colò lungo il viso dai capelli gocciolanti, entrandole nella bocca. «Sono…» Soffocò di nuovo. «Arrivo.»

«Delanna, ma cosa diavolo ci fai li dentro?» senti urlare Sonny.

Si gettò indietro i capelli e cercò a tentoni la riva, tentando di costringere i propri occhi ad aprirsi.

«Esci subito di lì, Delanna!» snidò Sonny.

Riuscì a socchiudere gli occhi nonostante il terribile bruciore. Sonny era una sagoma confusa sul bordo della riva, una sagoma confusa con in mano un gioiello. E stava parlando al gioiello.

«Va tutto bene, Cleo,» stava dicendo Sonny. «Non si è fatta male… O no?»

Delanna scosse lievemente la testa, troppo orgogliosa per dirgli quanto dolore avesse provato battendo il gomito contro la roccia. Lottò per tornare a riva, sentendosi incredibilmente goffa e stupida, adesso che qualcuno la stava osservando.

Cleo si allungò verso di lei, estendendo una zampa anteriore per afferrare la camicia a fiori fradicia, ma la lasciò andare immediatamente. Si pulì l’unghia sulla camicia di Sonny, gemendo come faceva sempre quando entrava in contatto con qualcosa di sgradevole.

«Quello è un ruscello di sale,» spiegò Sonny.

«L’ho appena scoperto,» ribattè Delanna.

«Tutto quel sale ti farà venire un prurito terribile,» aggiunse Sonny.

«Fantastico. Come se non fossi già abbastanza depressa dall’essere coperta di polvere.» Allungò una mano verso Cleo, ma lo scarabeo si affrettò a spostarsi sulla nuca di Sonny. «Traditrice,» sibilò Delanna, poi si girò e si avviò lungo il ruscello, furiosa nei confronti del mondo intero.

Non solo per colpa del sale, ma anche per l’uomo che era stato tanto brusco nel proteggere la sua preziosa luce solare e per l’uomo dal volto rubizzo che l’aveva trattata con tanta condiscendenza e per Cadiz, che parlava di Keramos e di Sonny come se Delanna non avesse alcun diritto di essere infuriata; ma poi, che diritto aveva un dannato ruscello che scorreva al centro di un continente di essere pieno di sale? Sua madre aveva ragione su Keramos: era davvero un pianeta dimenticato da Dio.

Urtò con l’alluce e si fermò perché il dolore era troppo intenso per permetterle di fare un altro passo. E poi, dove pensava di potere andare? Di nuovo a Last Chance? Non aveva alcuna possibilità di riuscirci. A piedi, ci sarebbero voluti dei giorni. Si voltò indietro. Sonny era ancora immobile accanto al ruscello e la stava osservando. In mano aveva la sacca di Delanna: doveva avervi infilato Cleo. Delanna rivolse un’occhiata all’accampamento: anche tutti gli altri la stavano guardando, alcuni erano perfino saliti sui loro solaris per godere di una vista migliore. Meraviglioso! E come se non fosse già abbastanza famosa, quando la notizia sarebbe stata trasmessa via radio, Delanna avrebbe fatto la figura di una vera stupida.

«Voi non avete mai commesso uno stupido errore?» gridò rivolta verso di loro, portando le mani sui fianchi in un gesto di sfida.

Probabilmente erano troppo lontani per sentire con chiarezza le parole di Delanna, ma, si trattasse della posizione o del fatto che si erano annoiati, i curiosi ripresero qualsiasi occupazione stessero svolgendo in precedenza. Delanna guardò di nuovo Sonny, che abbassò lo sguardo verso gli stivali, poi si girò e si avviò verso l’accampamento con la sacca. Delanna infilò le mani nelle tasche bagnate e finse di osservare le brillanti sfumature dorate e purpuree nel cielo occidentale mentre la palla di colore dorato iniziava a scivolare sotto l’orizzonte; poi si avviò di nuovo verso l’accampamento.

Quando tornò, Sonny era di nuovo sotto la carrozzeria e Jay era accovacciato sui talloni accanto al solaris. Cadiz aveva acceso il fuoco e Cleo apparentemente era tornata nella gabbia delle oche, poiché da essa provenivano starnazzi isterici. Delanna prese una spazzola dalla sacca e si sedette accanto al fuoco. Cadiz aveva appeso sul fuoco una pentola di qualcosa e ne stava girando il contenuto con un mestolo.

«Ti sei goduta il bagno?» le chiese Cadiz con un sogghigno che andava da un orecchio all’altro. «Cavolo, avrei voluto esserci quando hai capito in cosa stavi nuotando!»

«Avresti potuto avvertirmi, Cadiz.» Il sale sulle braccia e le gambe di Delanna si era già seccato, formando una crosta bianca, la camicia a fiori e i pantaloni erano diventati appiccicosi.