«È quasi pronta,» affermò. «La cena, voglio dire.» Guardò Jay e scrollò le spalle. «La porta era aperta. Vieni, Delanna.»
«Non sono ancora pronta,» replicò Delanna. «Sto aspettando che i miei vestiti finiscano di essere lavati.»
«Puoi tornare a prenderli dopo cena,» propose Sonny in tono divertito. «Oppure può portarteli Jay, quando saranno pronti. Che ne dici, Jay?»
Delanna guardò Jay, aspettandosi che dicesse, Ho invitato a cena Delanna, ma invece lui annuì e rispose, «Sicuro, li porterò io più tardi.»
«Magnifico!» esclamò Sonny. «Vieni, Delanna.»
«Preferisco aspettare qui fino a quando non saranno pronti,» ribatté Delanna.
«Oh, okay,» si arrese Sonny, sempre con un tono divertito. Si allontanò dalla porta e andò a sedersi sul letto.
«Non c’è bisogno che aspetti anche tu,» gli fece notare Delanna in tono gelido. «Sono perfettamente in grado di trovare da sola la strada del ritorno.»
«Ne sono lieto,» ribatté Sonny. «Mi dispiacerebbe molto se mia moglie cadesse di nuovo nel ruscello.»
«Io non sono tua…» iniziò Delanna, infuriata.
«Penso che sarà meglio che vada a vedere cosa sta facendo il temporale,» intervenne Jay e uscì dalla porta.
«Io non sono tua moglie!» concluse Delanna non appena Jay fu andato via. «E tu non hai alcun diritto di seguirmi.»
Sonny si alzò. «La legge dice che lo sei,» replicò, «e tutti i componenti della carovana pensano che tu lo sia. Cosa pensi che stiano dicendo sul fatto che sei venuta qui da sola con Madog? Ha sedotto ogni donna nubile su Keramos, e metà di quelle sposate. Jay è uno che ha la lingua svelta, Delanna. Non voglio che tu cada in…»
«Non ho bisogno dei tuoi consigli o della tua protezione!» lo interruppe Delanna. «Jay mi ha invitato a cena e io intendo rimanere.»
«Molto bene,» replicò Sonny. «Allora rimarrò anch’io.» Afferrò un cuscino, lo sprimacciò ben bene e vi si appoggiò con espressione beata.
«Tu…» Delanna lo fissò furiosa, tanto arrabbiata da non riuscire neppure a parlare. Però poi ci riuscì e disse la prima cosa che le venne in mente. «Tu invece te ne vai subito.»
Sonny intrecciò le mani dietro la testa. «Quando arriveremo nel nostro lanzye, potrai comportarti come preferisci,» affermò, «ma fino a quando non saremo a Milleflores, non permetterò che tu divenga lo zimbello di quelli che spettegolano via radio, né che, per colpa tua, lo divenga io.»
Jay entrò di nuovo; sul volto aveva un’espressione guardinga.
«Delanna mi ha detto che l’hai invitata a cena insieme al suo novello sposo,» dichiarò Sonny. «È molto gentile da parte tua. Cosa fa il temporale?»
Qualcuno bussò alla porta. Jay andò ad aprire.
«Ma come mai non si riesce a far sedere nessuno a tavola quando la cena è pronta?» chiese Cadiz. Entrò nel solaris e Delanna vide che aveva portato con sé la pentola di stufato. Cadiz rivolse un’occhiata eloquente prima a Sonny, sdraiato sul letto, poi a Delanna. «E allora, visto che non sono riuscita a far venire nessuno per cena, ho deciso di portarvela direttamente.»
«Fantastico!» approvò Sonny. Si alzò dal letto. «Ti aiuterò ad apparecchiare.» Prese la pentola dalle mani di Cadiz e la poggiò sul tavolino, che quasi sparì sotto di essa, poi iniziò ad aprire i pannelli a parete.
«Davvero un bel solaris, Madog,» si complimentò Cadiz, guardandosi intorno con un’espressione di approvazione. «Come mai non mi hai mai invitato a fare una doccia sonica? Hai visto il fronte di quel temporale laggiù? Secondo te quanto a nord si spinge?»
«Troppo lontano per poterlo aggirare,» replicò Jay.
Sonny passò a Jay una ciotola di stufato e un cucchiaio. «Di quanti giorni ci farà rallentare?» chiese.
«Un bel po’, se è così esteso come penso che sia. Forse impiegheremo un paio di settimane in più, se non dobbiamo deviare verso sud e raggiungere il ponte. Altrimenti, ci metteremo un mese in più.»
Non posso sopportare di vivere un altro mese in questa situazione, pensò terrorizzata Delanna. Poi si sedettero tutti sul letto — Cadiz si mise al centro, con le gambe incrociate — mangiarono lo stufato e discussero sui vantaggi di rinunciare subito ad aggirare il temporale e di dirigersi direttamente a sud, verso il ponte, qualsiasi cosa significasse. Jay e Sonny sembravano essersi completamente dimenticati di lei.
«Ho un nuovo programma che dovrebbe servire a integrare i dati dei sondaggi con quelli del satellite e a indicarci il percorso migliore,» spiegò Jay, mangiando lo stufato, «ma quel dannato affare è troppo complicato. Non riesco neppure a visualizzare una mappa che mostri il percorso del temporale.» Passò la sua ciotola vuota a Cadiz e si avvicinò al terminale. «Ehi, ma la mappa è sullo schermo!» Si sedette. «Il temporale non è poi così grosso come pensavo. Forse, dopo tutto, possiamo dirigerci a nord per aggirarlo.»
Sonny lo raggiunse e rimase alle sue spalle, Cadiz strisciò sul letto fino a un punto da cui poteva osservare lo schermo.
Delanna era ancora così furiosa con tutti loro, che riusciva a parlare a stento, ma voleva dare un’altra occhiata alla mappa. Se il temporale era abbastanza piccolo da potere essere aggirato, questo significava che avrebbe dovuto trascorrere meno tempo con loro. Girò intorno al letto e si mise dall’altro lato di Jay.
«Questa è la posizione attuale del temporale?» chiese Cadiz, inginocchiandosi sul letto e appoggiandosi alle spalle di Jay.
«Sì,» rispose lui. «I dati provengono direttamente dal satellite.» Fissò accigliato la tastiera. «Sto tentando di ottenere un ingrandimento, ma non riesco a…» Toccò due icone e la mappa si congelò improvvisamente.
«Tocca l’icona APRI FINESTRA,» suggerì Delanna.
Jay la guardò come se l’avesse vista per la prima volta.
«Così comparirà una griglia,» spiegò Delanna. «Seleziona l’icona APRI FINESTRA, inserisci le coordinate del punto che vuoi ingrandire e poi tocca ZOOM.»
Adesso la stavano guardando tutti come se improvvisamente la sua pelle fosse diventata di un verde intenso.
«Tu sai come far funzionare questo programma?» chiese Jay in tono incredulo.
«Ma certo,» replicò Delanna, accigliandosi per la sorpresa. «Si tratta di un semplice programma per l’integrazione e l’interpretazione di dati statistici. Seleziona l’icona APRI FINESTRA,» ripeté.
Jay lo fece e sulla mappa comparve una griglia numerata. Allora fece scorrere le dita lungo le linee, inserì le coordinate e toccò ZOOM. La mappa ingrandì la sezione desiderata.
Il temporale occupava quasi l’intero ingrandimento, ma Sonny indicò la parte superiore dello schermo e affermò, «Guardate: le sezioni non sono neppure collegate.»
«Puoi darmi una lettura di densità delle nuvole?» chiese Jay.
«Seleziona le nuvole, poi tocca MISURAZIONI e seleziona ANALISI,» spiegò Delanna, ma Jay si alzò e con un gesto la invitò a sedersi di fronte al terminale. Allora Delanna si sedette e inserì i comandi che le avrebbero fornito una lettura di densità.
«Ma guarda!» esclamò Sonny. «Zero virgola quattro cinque. Non sono abbastanza dense per essere cariche di pioggia.»
«Abbiamo bisogno dell’immagine del sottosuolo,» affermò Jay.
Delanna richiamò il menu e lesse la configurazione necessaria per eseguire un esame della densità del sottosuolo. Fece apparire l’immagine usando i dati del satellite, poi la sovrappose all’immagine del raggio di ritorno. Adesso la pianura di sale sembrava pili un guscio d’uovo incrinato che una padella; molte delle crepe erano piene di acqua, rappresentata in verde, la cui direzione di scorrimento era indicata da una luce lampeggiante. Delanna seguì con un dito una spessa linea verde e chiese al terminale vega di interpretarla.
«È il fiume sotterraneo!» esclamò Jay nello stesso istante in cui il terminale visualizzò la risposta. «Quel ruscello in cui ti sei tuffata scorre nel sottosuolo fino a poche miglia da qui. Credo che abbia mutato di nuovo corso a causa delle colate di lava.»