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Cadiz ruotò completamente la manopola e poi ricominciò da capo, cambiando frequenza non appena identificava chi stava parlando o quando Sonny esclama, «Cadiz!» Ma non faceva alcuna differenza: la notizia era su ogni banda di frequenza.

In versioni assortite: Delanna era inciampata per colpa dei tacchi alti ed era caduta nel ruscello; ci si era tuffata; Sonny si era tuffato per salvarla; c’erano voluti sei uomini per tirarla fuori; Sonny aveva dovuto praticarle la respirazione bocca a bocca.

Solo una voce menzionò la doccia sonica che aveva fatto nel solaris di Jay.

«Ma senza dubbio non può essere così stupida da andare da sola nel veicolo di Jay!» intervenne una voce femminile, piacevolmente scossa.

«Te l’ho detto, è una Straniera,» rispose l’altra voce, anch’essa di donna, in un tono che indicava chiaramente che una Straniera poteva essere così stupida. «Ma Sonny non glielo ha permesso ed è andato con lei. Sonny Tanner non avrebbe mai lasciato sua moglie da sola con Madog, come ha fatto Emil Vanderson.»

La donna proseguì raccontando una storia ricca di dettagli coloriti i cui protagonisti erano la moglie di Emil Vanderson, Jay e un fienile. Delanna sprofondò nel sedile, pregando che una macchia solare interrompesse il segnale e cercando di immaginare quale sarebbe stato il modo più doloroso per uccidere Cadiz.

Non lascerò che tu diventi lo zimbello di quelli che spettegolano via radio, l’aveva avvertita Sonny. Be’, ovviamente lo era diventata, però almeno non stavano spettegolando sulla doccia sonica che aveva fatto nel solaris di Jay. Quello che era davvero accaduto non era molto importante: quegli zotici erano ovviamente capaci di inventarsi qualsiasi particolare di cui non fossero a conoscenza. E di sbandierarlo all’intero pianeta. Avrebbe dovuto essere felice che tutto quello che stavano dicendo su di lei era che aveva tentato di fare un bagno nel sale.

E sicuramente Sonny sedeva impettito nel sedile anteriore, pronto a dire, Te l’avevo detto, aspettando che lei lo ringraziasse per avere protetto la sua reputazione da un branco di stupidi pettegoli, aspettando che Delanna ammettesse, Hai ragione, non so prendermi cura di me stessa. Grazie per avermi salvato da un fato peggiore della morte. Che borioso, superbo…

«’Non puoi farti una nuotata lì dentro,’ dice Sonny,» spettegolò la prima donna. «Ma lei lo sta a sentire? No. Si toglie quei suoi vestiti da gran signora e…»

«Spegni quella radio, Cadiz,» intimò Sonny in tono brusco. «Voglio sentire il rumore del motore.»

«Stavo soltanto tentando di trovare qualche notizia sul temporale,» protestò Cadiz, però obbedì.

Per un minuto rimasero entrambi in ascolto del motore, che emetteva un ronzio irregolare, poi Sonny disse, «Mi dispiace, Delanna. In questo periodo dell’anno i coloni non hanno molto da fare e la maggior parte di loro vivono a centinaia di miglia di distanza gli uni dagli altri. La radio è il loro unico divertimento.»

Il tono di scusa usato da Sonny sembrava sincero, ma questo non fece altro che fare arrabbiare Delanna ancora di più.

Che borioso, condiscendente… ribollì dentro di sé. Quando arriveremo a Spencer’s Wagon, telefonerò a Maggie Barlow e le dirò che non me ne importa nulla dell’eredità. Voglio che mi metta in condizione di andare via da questo pianeta subito! Perfino firmare un contratto di servitù perpetua sulla Scoville sarebbe meglio di questo.

Si girò sul piccolo sedile posteriore in modo da poter vedere fuori dal finestrino laterale e scrutò l’orizzonte, in cerca di segni di civiltà, ma non ne trovò nessuno; quando Sonny fece affiancare il solaris al rimorchio di quello che lo precedeva e parcheggiò, i segni di civiltà brillavano per la loro assenza.

Il luogo in cui si erano fermati sembrava esattamente identico a quello in cui si erano accampati il giorno precedente, solo che era più caldo e non c’era nessun ruscello. Delanna non vide alcun segno di vita, tranne un macchia di arbusti, apparentemente morti, a cento metri sulla sinistra.

«Qui intorno non c’è nulla in cui tu possa cadere,» osservò Cadiz. Si allontanò per andare a controllare il temporale, i cui lampi illuminavano ancora l’orizzonte, mentre Sonny sollevava la carrozzeria del solaris.

Delanna scese e girò intorno al muso del solaris per chiedergli quanto tempo ci sarebbe voluto per arrivare a Spencer’s Wagon, ma Sonny era già scomparso sotto il solaris. Allora Delanna diede da mangiare a Cleo e poi tornò a sistemarsi sul sedile anteriore, decisa a non fare nulla di cui gli zotici locali avrebbero potuto sparlare via radio.

Jay si avvicinò, si piegò verso il solaris e gridò a Sonny, «Nagle e Pierce sono appena tornati! Porto Delanna nel mio solaris per inserire i dati preliminari.»

Sonny borbottò qualcosa che suonò tipo, «Bene,» e Jay prese il braccio di Delanna e la condusse fino all’inizio della carovana. «Stamattina sembri ancora più bella di ieri sera,» si complimentò.

«Grazie,» replicò Delanna in tono rigido, arrabbiata con Jay perché aveva ritenuto necessario chiedere il permesso a Sonny di venirla a prendere. La trattavano entrambi come se fosse un oggetto, però evidentemente a Sonny non importava più se veniva criticata via radio, perché non aveva fatto nessuna mossa per seguirli, ma aveva semplicemente permesso a Jay di camminare accanto a lei sotto gli occhi dell’intera carovana. «Quanto dista da qui Spencer’s Wagon?» gli chiese.

«Circa quaranta miglia,» rispose Jay, indicando il punto da cui Cadiz e metà della carovana stavano osservando il temporale. «L’ultimo mezzo miglio è tutto in discesa.»

«In discesa?»

«Sì. Da queste parti abbondano le doline. Un paio di anni fa Rick Spencer ha ci ha rimesso un rimorchio proprio in una di esse.»

Ah, ecco spiegato il nome, pensò Delanna. Avrei dovuto immaginarlo. «Da qui in poi ci sono delle città?»

«Temo di no. Ma copriremo questo tratto di strada in pochissimo tempo e poi ci dirigeremo verso il manico della padella, se il programma fa il suo lavoro,» affermò Jay, aprendo la porta del suo veicolo.

Fece sedere Delanna di fronte al terminale, le passò i dati preliminari e poi le si accovacciò accanto, con la guancia vicinissima a quella di Delanna mentre lei inseriva i dati.

«Fantastica,» le mormorò all’orecchio quando iniziò a comparire l’immagine, ma Delanna non riuscì a stabilire se si riferisse a lei, oppure all’immagine sullo schermo.

La tastiera esclusivamente alfanumerica la rendeva più impacciata del solito e così le ci volle più tempo del previsto per eliminare i dati inutili. Ma finalmente riuscì a inserire i dati dei sondaggi eseguiti la sera precedente in uno schema che il programma sapeva come interpretare e l’immagine iniziò a comparire sullo schermo.

«Fantastica,» mormorò di nuovo Jay e le sue labbra quasi le sfiorarono la guancia.

«Salve,» salutò Cadiz. «Ho dimenticato il mio mestolo.» Entrò nel solaris e rivolse un’occhiata a Delanna. «Quello che ho usato per lo stufato di ieri sera. Devo averlo lasciato qui.»

«Il tuo mestolo?» ripeté Jay in tono inespressivo.

«Sì. Deve essere qui da qualche parte,» rispose Cadiz, ma invece di guardarsi intorno, si avvicinò al terminale. «E allora, come vanno le cose?»

Era tanto chiaro che si trattava di una scusa e Cadiz sembrava così irritata di essere lì che era ovvio che era stato Sonny a mandarla. E così, pensò Delanna, gli importa ancora di non lasciarmi diventare un altro pettegolezzo sulle imprese di Jay trasmesso via radio. Provò una strana sensazione di piacere.

«Stanno andando bene,» replicò Jay. «Fino a questo momento, le infiltrazioni non costituiscono un grosso problema.» Indicò l’immagine sullo schermo. «Penso che riusciremo a passare di qui,» spiegò, tracciando un percorso con le dita. «Se questa sezione tiene.» Indicò una sezione ancora bianca.