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Delanna inserì il resto dei dati preliminari e chiese al computer di prevedere i sondaggi di densità del satellite. L’immagine cambiò, mostrando le letture multisensorie più probabili, ma la sezione indicata da Jay rimase bianca.

«Dovrò mandare di nuovo fuori Pierce e Nagle,» commentò Jay, annotando le coordinate. «E sarà meglio che mandi anche una squadra per verificare quanto è larga,» aggiunse, indicando la parte più stretta del percorso che aveva tracciato. «Delanna, tu puoi rimanere qui, se vuoi, ma ci vorranno parecchie ore. Cadiz, vuoi riportarla indietro all’accampamento?»

«So trovare da…» iniziò Delanna, ma Jay era già andato via. «So trovare da sola la strada del ritorno,» concluse rivolta a Cadiz.

«Sai, Sonny non vuole che tu cada in qualche buco,» si giustificò Cadiz. Attese mentre Delanna stampava una copia della mappa e poi uscì insieme con lei.

«Dove sono questi buchi in cui si suppone io non debba cadere?» chiese Delanna mentre si avviavano.

Cadiz indicò in direzione del temporale. «Iniziano a circa mezzo miglio oltre il posto in cui siamo accampati. Qui siamo ancora sulle rocce scistose. Ma non avventurarti oltre.»

«C’è qualcos’altro che non mi hai ancora detto? Scimmie incendiarie? Piante velenose? Pozze di catrame?»

Cadiz scosse la testa. «Le scimmie incendiarie non sono così stupide da spingersi fin qui.» Indicò la macchia di arbusti. «Laggiù ci sono degli arbusti reddsie e qualche palma del sale, ma nulla di speciale.» Si sventolò con la mano. «Ragazzi, che caldo!»

Aveva ragione. L’aria era così spessa e appiccicosa che Delanna aveva l’impressione di nuotarci dentro. Si fermò e si girò a osservare il temporale. «Vorrei che si dirigesse verso di noi e rinfrescasse l’aria.»

«Non dirlo neppure,» la avvertì Cadiz, «a meno che non voglia passare le prossime tre settimane bloccata qui oppure in solaris, diretta a sud, verso il ponte.» Fissò il temporale. «Pensi che sia stia avvicinando?»

«No,«rispose Delanna. Le nuvole non sembravano essersi avvicinate, però sembravano più nette, più definite e, dopo che le due ragazze furono tornate al loro campo, Delanna pensò di avere udito un fioco rombo di tuono.

Cadiz andò a osservare il temporale dall’inizio della carovana. Sonny era ancora sotto il solaris, mentre Cleo era sotto uno dei pannelli solari, sdraiata all’ombra con le zampe completamente estese.

«L’ho lasciata uscire,» spiegò Sonny a Delanna, scivolando da sotto il solaris per concedersi un minuto di riposo. «Nel solaris faceva troppo caldo. Adesso che può godersi un po’ d’ombra sembra contenta. Non pensò che scapperà via. Hai inserito i dati preliminari?»

«Sì,» rispose Delanna e fu sul punto di aggiungere in tono brusco che non aveva bisogno di un’accompagnatrice, ma Sonny era già scivolato di nuovo sotto il solaris.

Delanna entrò nel solaris, ma era caldo come un forno. Uscì di nuovo, si sedette accanto a Cleo e si sventolò usando il cappello di Cadiz. Si appoggiò alla fiancata e tentò di dormire, ma faceva troppo caldo e riuscì solo a sonnecchiare. Venne svegliata da un coro di starnazzi oltraggiati.

Si avvicinò alla gabbia delle oche e scoprì che Cleo le stava infastidendo, sporgendo una delle zampe anteriori oltre le sbarre della gabbia. Una delle oche aveva deposto un uovo; era molto piccolo rispetto alla media, ma a Cleo non importava: gli scarabei tentavano di covare qualsiasi uovo su cui riuscissero a mettere le zampe. Cleo era impegnata nel tentativo di sottrarre all’oca l’uovo.

«Cattivona!» la rimproverò Delanna, poi la prese tra le braccia. «Qualcuno potrebbe vederti!»

Portò Cleo di nuovo al campo e la depositò all’ombra del pannello solare, le ordinò di rimanere lì, poi tornò indietro e diede da bere alle oche, versando l’acqua in piatti disposti ai quattro lati della gabbia, in modo che gli animali non avessero bisogno di accalcarsi, rischiando di soffocare. Poi tornò indietro e si sedette di nuovo accanto al solaris.

Il pomeriggio si trascinò stancamente. Vide Jay dirigersi verso di lei e si alzò, spolverandosi la gonna di Cadiz, ma lui si fermò a due accampamenti di distanza, parlò con l’uomo che l’aveva rimproverata per avere bloccato la luce del sole e si avviò con lui di nuovo verso l’inizio della carovana.

Anche Delanna si avviò in quella direzione, pensando che camminare l’avrebbe fatta sudare e che così si sarebbe rinfrescata, ma non servì a nulla. Il temporale sembrava essersi allontanato leggermente, le sue nuvole brillavano di un bianco luminoso nel sole del pomeriggio. Delanna notò che c’erano più persone a osservarle di quante ce ne fossero state in precedenza, ma tra di esse non scorse Cadiz.

Tornò al loro accampamento, pensando che perfino un bagno di sale le sarebbe sembrato rinfrescante, bevve un bicchiere d’acqua e riempì una ciotola d’acqua per Cleo. La poggiò accanto al pannello solare, ma Cleo non era lì.

Delanna si accovacciò e scrutò sotto il solaris. Sonny la fissò ammiccando, il volto sporco e striato di sudore. «Cleo è lì sotto con te?» gli chiese.

«No,» rispose lui, poi riprese subito a svitare qualcosa.

Delanna si raddrizzò e si guardò intorno; preoccupata. Cosa sarebbe successo se Cleo fosse entrata in uno degli altri accampamenti e qualcuno l’avesse vista? Iniziò a camminare lungo la fila di solaris, cercando Cleo e, nello stesso tempo, sforzandosi di non darne l’impressione.

Negli accampamenti non si muoveva nessuno; tutti erano allungati all’ombra dei pannelli dei solaris, oppure erano sulla cengia, impegnati a osservare il temporale. Delanna non udì urla o strilli, il che era un buon segno, ma poteva anche significare che nessuno aveva visto lo scarabeo fino a quel momento.

«Cleo,» chiamò a bassa voce sporgendosi sotto un rimorchio. «Cleo!» Lo scarabeo era troppo timido per essersi allontanato in cerca di persone, ma sarebbe potuto andare in cerca di uova. Tom Toricelli, tre veicoli più giù lungo la fila, aveva delle galline che stava portando a casa da Grassedge. Delanna si avviò verso la loro gabbia.

Dietro di lei, dalla gabbia delle oche provennero starnazzi terrorizzati.

«Cleo!» esclamò Delanna in tono disgustato e tornò verso i rimorchi. Cleo non era lì, ma era chiaro che se n’era appena andata: le oche si erano radunate nell’estremità più lontana della gabbia e i loro starnazzi isterici spiegavano a quale terribile persecuzione fossero state sottoposte.

Delanna osservò con attenzione gli altri rimorchi intorno a quello delle oche, poi si girò verso il solaris di Sonny, ma Cleo non si vedeva da nessuna parte. Non si sarebbe mai allontanata dall’accampamento, anche se le oche stavano guardando proprio in quella direzione. Lo scarabeo era ancora tanto traumatizzato da Keramos e dai suoi abitanti da raggomitolarsi a palla ogni volta che udiva un rumore sconosciuto; e poi, anche se si fosse allontanato nella pianura, Delanna sarebbe riuscita a vedere facilmente il suo carapace, il cui colore brillante spiccava contro la sabbia chiara.

«Cleo!» chiamò, sperando che lo scarabeo sarebbe comparso tra due dei rimorchi.

Delanna sollevò la mano per schermarsi gli occhi e scrutò il paesaggio polveroso. Tra la gabbia delle oche e la macchia di arbusti dall’aria decisamente defunta, a cento metri di distanza, non c’era neppure una roccia. Ovviamente Cleo non poteva essere andata da quella parte.

«Ma dov’è andata?» chiese Delanna alle oche, poi si voltò a metà per vedere se lo scarabeo fosse strisciato sotto uno dei rimorchi. Mentre lo faceva, qualcosa lampeggiò accanto alla macchia di arbusti.

«Cleo!»

Lo scarabeo era quasi arrivato alla macchia, muovendosi rapidamente, e apparentemente senza alcun timore, sulle zampe in piena estensione.