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«Sta’ lontana da me!» gridò Delanna.

L’essere tese un lungo braccio verso Delanna e sfiorò Cleo con uno dei suoi artigli. Cleo si ritrasse tanto bruscamente che Delanna la lasciò quasi cadere e fu costretta ad afferrarla come se fosse stata una palla da baseball ricevuta in modo difettoso.

Il suo movimento sembrò spaventare la scimmia, che indietreggiò a passi saltellanti, facendo dardeggiare avanti e indietro la lingua biforcuta. Quella con il bastone lo passò alla scimmia accanto a lei e avanzò, la sua mano tesa verso il volto di Delanna, che arretrò ancora. «Lasciateci in pace!» esclamò e schiaffeggiò con violenza la mano della scimmia.

«Non colpirla,» le consigliò Sonny alle sue spalle. «Così la spaventerai.»

«Spaventarla?» ripeté Delanna, mentre veniva invasa dal sollievo. Si girò per guardare Sonny. Non era strisciato sotto i cespugli: era arrivato di corsa passando attraverso di essi. «Spaventarla?»

«Non c’è alcun motivo di avere paura di loro,» le spiegò Sonny. «Sono innocue.»

La scimmia colpita da Delanna ritrasse la mano, ma stava ancora fissandola con attenzione. La sua lingua dardeggiò di nuovo.

Delanna arretrò contro Sonny. «Non mi importa se sono innocue!» esclamò. «Falle andare via.»

Sonny batté le mani e le scimmie incendiarie si dispersero immediatamente, sparendo nel folto della macchia, tutte tranne quella colpita da Delanna, che arretrò, osservando Sonny con diffidenza, ma poi avanzò di nuovo con decisione verso Delanna.

La ragazza quasi si gettò tra le braccia di Sonny, cingendogli il collo con un braccio e stringendo Cleo con l’altro. «Falla andare via!» gridò. «Falla andare via!»

«È tutto a posto,» la rassicurò Sonny, abbracciandola come se volesse proteggerla. «Non ti farà alcun male. Le scimmie incendiarie non sono aggressive.»

«Non sono aggressive?» esclamò Delanna, scostandosi da lui. «Non sono aggressive

La scimmia si era fermata nel punto in cui si trovava quando Delanna si era lanciata verso Sonny, ma adesso iniziò di nuovo ad avanzare. Delanna si strinse di nuovo a Sonny.

«Non riesco a capire il suo comportamento. Di solito fuggono non appena vedono un umano,» commentò Sonny in tono perplesso. «E hanno degli ottimi motivi per farlo. Si vede chiaramente che è spaventata.» Allontanò il braccio da Delanna e batté di nuovo le mani.

La scimmia incendiaria sussultò udendo il rumore, si fermò, poi fece un mezzo passo incerto verso di lei e tese la mano. Delanna premette la testa contro il petto di Sonny.

«Sono i tuoi capelli!» esclamò Sonny. «Probabilmente non ha mai visto dei capelli rossi — su Keramos ci sono pochissime persone con i capelli rossi — e forse crede che siano in fiamme. Dimostrale che non è così.»

«Cosa?»

Sonny strinse una ciocca di capelli di Delanna. «Passaci attraverso le dita,» spiegò. «In modo che possa vedere che sono i tuoi capelli.»

Delanna inclinò la testa di lato e passò le dita tra i lunghi capelli.

«Vedi?» disse Sonny. «Capelli. Niente fuoco. Niente calore. Capelli.»

La scimmia incendiaria si protese in avanti fino a quando non fu quasi piegata in due e scrutò con attenzione i capelli di Delanna.

«Lasciaglieli toccare,» le ordinò Sonny.

«Sei sicuro che non sia pericolosa?»

«Ne sono sicuro, fino a quando non mette le mani su una scatola di fiammiferi.»

Delanna inclinò ancora di più la testa e allungò una ciocca di capelli verso la mano protesa della scimmia incendiaria, che fece un altro passetto in avanti e tese un dito artigliato. Sfiorò con esitazione i capelli, senza quasi toccarli, poi ritrasse di scatto il dito e lo infilò in bocca, come se si fosse scottata.

Sonny rise. Batté di nuovo le mani, con decisione. «Adesso va’ via. Va’!»

La scimmia incendiaria scomparve dietro una delle palme, muovendosi tanto in fretta che Delanna finalmente si convinse che quelle creature erano davvero dei rettili.

«Non tornerà, vero?» chiese in tono spaventato.

«No. Hanno paura dei rumori secchi e squillanti. E degli umani. Devono essere state davvero affascinate dai tuoi capelli per farsi vedere. Stai bene?»

«Sì,» rispose Delanna. Improvvisamente le venne in mente che era ancora aggrappata a Sonny. Tolse le braccia dal suo collo e si scostò. «Erano così… Cadiz ha detto che non c’erano animali in questa macchia di arbusti… Non hanno un aspetto innocuo,» terminò in tono lamentoso.

«Questo è vero,» concesse Sonny con un sogghigno. «La prima volta che ne vidi una, mi arrampicai di corsa su un albero di palle di cannone che aveva molti meno rami di queste palme di sale.» Si avviò verso la palma dietro la quale era scomparsa la grande scimmia incendiaria.

«Sei sicuro che siano andate via?» chiese Delanna, seguendolo: non voleva che si allontanasse troppo da lei.

«Ne sono sicuro,» rispose Sonny, osservando i cespugli. «Si nasconderanno fino a quando non ce ne saremo andati, poi spero che lasceranno questa macchia.»

«Che significa che lo speri?» Delanna si avvicinò maggiormente a Sonny. «Pensavo che avessi detto che erano innocue.»

«Loro sono assolutamente innocue,» confermò Sonny. «Ma ci sono un mucchio di persone in questa carovana, compreso Jay Madog, che sparerebbero a vista su qualsiasi scimmia incendiaria. Se scoprissero che sono qui…» Sonny si girò e la fissò. «Voglio che tu mi faccia un favore,» affermò in tono serio. «Non voglio che tu dica nulla sulle scimmie incendiarie quando torneremo. Nessuno sa che sono qui. Cadiz era convinta di dire la verità quando ti ha detto che in questa macchia non c’era nulla di cui preoccuparsi. Le scimmie incendiarie si spingono di rado nelle pianure e nessun altro umano verrà qui. Stiamo per partire.»

Le poggiò le mani sulle spalle. «Sono innocue. Appiccano qualche incendio, ma non tanti quanti gliene vengono attribuiti, mangiano qualche palla di cannone. Certo, sono una seccatura, ma non meritano di essere massacrate solo perché…»

«Perché io sono stata tanto stupida da venire qui,» concluse Delanna in tono dispiaciuto.

«Perché sono state così stupide da accamparsi tanto vicino a una carovana. Per favore,» disse Sonny, guardandola con ansia.

«Non dirò nulla. In ogni caso,» aggiunse Delanna, girando la testa, «penserebbero che si tratti di un’altra storiella divertente su come la moglie di Sonny sia incapace di prendersi cura di se stessa. Probabilmente la racconterebbero per radio e si divertirebbero un mondo a riferire come ho gridato, facendo la figura della perfetta imbecille.» Si fermò e sollevò lo sguardo verso Sonny. «Ma se qualcun altro oltre te mi ha sentito gridare?»

«Io non ti ho sentito gridare,» le spiegò Sonny. «Ti stavo cercando e ho visto che ti dirigevi qui.» Esitò. «Stavo venendo a scusarmi per quello che ti ho detto ieri sera.»

«Vuoi dire il fatto che non so prendermi cura di me stessa? Ovviamente avevi ragione, oppure non sarei finita a farmi circondare da un branco di scimmie incendiarie e non ti avrei gridato di venirmi a salvare.»

Sonny sorrise. «Hai chiamato me, eh? Non Jay Madog?»

Delanna arrossì. «Sapevo che stavi lavorando al solaris,» tentò di giustificarsi. Se ne pentì immediatamente.

«Giusto,» commentò Sonny. «Sapevo che doveva esserci un motivo logico.» Si chinò e raccolse Cleo. «Andiamo. Prima lasciamo questo posto, meno possibilità ci sono che qualcuno venga a cercarci.» Si avviò verso i cespugli sotto cui Delanna aveva strisciato con Cleo appesa al collo.

Come stavo facendo io un minuto fa, pensò Delanna. «Aspetta un attimo!» esclamò.

Sonny si fermò e si girò.

«Grazie per essere venuto,» gli disse Delanna. «Ero davvero spaventata.»

«Prego.»

«E voglio scusarmi per le cose che ho detto ieri sera. Stamattina ho ascoltato la radio, dunque so che stavi solo cercando di proteggermi dai pettegolezzi.»