Sonny spruzzò qualche goccia di succo di scimmia nel coperchio della tazza, che poi tese verso Cleo. La scarabeo allungò le zampe con diffidenza e assaggiò le goccioline di liquido rimaste attaccate alle unghie perlacee. Evidentemente il succo di scimmia le piacque, poiché afferrò prontamente il coperchio con le zampe anteriori e, stringendo il braccio di Delanna con le zampe mediane mentre piantava le unghie di quelle posteriori nella gonna, si estese per succhiare il liquido dal coperchio. «Sei una vera acrobata, eh, Cleo?» commentò Sonny carezzandole il carapace. Al suo tocco, Cleo si inarcò e aprì il carapace in modo che Sonny potesse accarezzare anche la sottostante membrana morbida. Lui sorrise e accarezzò l’intera lunghezza del carapace, divertito dalla rapidità con cui Cleo era entrata in confidenza.
«Eccoti qui, Sonny!» esclamò Cadiz, scendendo di corsa lungo il fianco della collina verso di loro. «Mi hanno detto che eri tornato al solaris.» Si fermò di botto. «Puah! Per caso è dalla mia tazza che sta bevendo?»
«No, è quella di Jay,» rispose Sonny.
«Bene. Adesso ascolta: B.T. è mai andato in giro senza dirtelo?»
Sonny scosse la testa.
«Non ti preoccupa che adesso lo abbia fatto?»
Sonny scosse di nuovo la testa. «Harry e Wilkes torneranno dalla pesca stasera e forse Wilkes potrà dirmi cosa c’è che non va nel solaris.»
«Non mi riferivo al solaris,» affermò Cadiz.
Cleo aveva allontanato le zampe anteriori dal coperchio e si era sistemata di nuovo nell’incavo del braccio di Delanna. Sonny iniziò ad avvitare il coperchio sulla tazza vuota.
«So che non ti riferivi al solaris,» replicò Sonny con un sogghigno.
«Non sei preoccupato che tuo fratello sia andato chissà dove con un temporale in arrivo?»
«Assolutamente no,» replicò Sonny, mentre il suo sogghigno diveniva sempre più largo. «B.T. è un uomo fatto e può andare dove vuole e quando vuole.»
«Ma tu dove pensi che sia andato?»
Sonny scrollò le spalle. Sollevò gli occhi verso la collina e Delanna seguì il suo sguardo. Alcuni dei solaris stavano fermandosi per attendere il loro turno di essere calati con l’argano. Adesso gli uomini di Jay avevano sistemato due ancoraggi e stavano usando entrambe le catene. «Voi due fareste meglio a tornare al solaris e a portarlo qui,» affermò Sonny. «Io devo salire lassù e prepararmi per il mio turno all’argano.»
«E B.T.?» gli chiese Cadiz, ma Sonny si stava già avviando verso il veicolo.
«Forse chiamerà,» intervenne Delanna, nascondendo Cleo di nuovo sotto il cappello.
Cadiz prese a calci la polvere con lo stivale. «Non so se lo farà, Delanna. Lui chiama solo se sono io a dirgli di farlo, ma a un Tanner non verrebbe mai in mente di chiamare spontaneamente.»
«Mi dispiace che tu sia così delusa.»
«Non sono delusa,» si affrettò a ribattere Cadiz. «È solo che mi sono sempre occupata dei Tanner.» Fissò Delanna e arrossì leggermente. «Be’, qualcuno deve pur farlo. Sai, non sanno assolutamente prendersi cura di loro stessi,» aggiunse in tono secco.
Iniziarono a scendere di nuovo lungo il fianco della collina, dirigendosi verso il solaris. «Com’è?» chiese Delanna, improvvisamente curiosa su quel fratello di Sonny che sembrava avere un ascendente tanto grande sull’allegra e spavalda Cadiz da farla preoccupare solo perché per un paio di giorni non si era fatto sentire via radio.
Cadiz non le chiese a chi si riferisse. «È più magro di Sonny, ma ha i capelli più scuri e gli occhi di un azzurro tanto profondo che lo si potrebbe scambiare per viola.»
E aveva le fossette, ma portava i baffi, però Cadiz sapeva che la fossetta sulla guancia sinistra era molto più pronunciata di quella sulla destra, dunque Cadiz doveva averlo osservato con attenzione sin da prima che si facesse crescere i baffi. Era un asso con il fucile laser del padre, anche se andava a caccia solo con arco e frecce che si era costruito da solo, con cui era capace di colpire qualsiasi oggetto o animale fino a una distanza di cento metri.
«Pensi davvero che potrebbe chiamare?» chiese Cadiz quando il muso del solaris puntò direttamente in basso, verso la pianura di sale.
«Sterza, Cadiz,» sibilò Delanna. Aveva una mano poggiata sul cruscotto, il corpo che premeva contro la cintura e Cleo sotto l’altro braccio. Osservato dall’alto, il trasferimento via verricello era sembrato privo di scosse, ma adesso che era nel solaris sentiva un forte scossone ogni volta che un anello della catena usciva dal verricello.
«E se fosse andato a cercare un mandarino reale e gli fosse successo qualcosa? E se fosse caduto da una rupe o gli fosse capitato qualche altro incidente?»
Delanna non rispose. Non respirò fino a quando il solaris non giunse in fondo alla scarpata, venne staccato dalla catena dell’argano e riprese a muoversi in orizzontale, molte decine di metri più in basso.
«Non riesco proprio a capire cosa ci vedano tutti in Mary Bigbottom,» borbottò Cadiz. Ormai Sonny era tornato dietro il volante ed era impegnato a fare passare il solaris tra due colonne di sale vicinissime tra di loro. Delanna si girò a guardare il rimorchio, che era più largo del solaris; le oche starnazzarono quando il rimorchio raschiò via altro sale dalle colonne.
«Mary Brigbotham,» la corresse Sonny. Adesso il sentiero di polvere che stavano seguendo era scomparso; erano visibili solo impronte di pneumatici sulla crosta di sale sporco. «Fa’ attenzione dopo questa curva, Delanna, e potrai vedere Spencer’s Wagon.»
Delanna guardò fuori dal finestrino sulla destra e vide un paio di vecchi pneumatici sotto una sorta di fungo di sale scavato dall’acqua corrente. Non era difficile immaginare che Spencer stava guidando sulla sommità del fungo quando si trovava al livello del suolo. Evidentemente la crosta di sale era stata troppo sottile per reggere il peso del rimorchio e aveva ceduto. Ma cosa era successo a Spencer? Forse era sepolto sotto il rimorchio? Svoltarono di nuovo e intorno a loro non ci fu nulla se non collinette di sale e i resti della vecchia strada. Avevano superato Spencer’s Wagon; Delanna non sapeva cosa ci fosse davanti a loro, ma riusciva a immaginare, fin troppo bene, la crosta di sale, traforata dall’acqua, che improvvisamente si sbriciolava sotto il solaris.
La carovana si fermò nel tardo pomeriggio sotto un susseguirsi fatato di torreggianti archi di sale. Sulle loro basi erano visibili i segni lasciati dall’acqua fangosa, che indicavano come l’acqua avesse ristagnato lì per un po’, sciogliendo il sale, fino a quando non era riuscita di nuovo ad aprirsi un varco da qualche parte ed era defluita in fretta, come acqua che scorra via da una vasca da bagno. Sotto gli archi, il suolo era solcato da profondi crepacci, resi di un bianco luccicante dall’impeto dell’acqua, che scorreva ancora da qualche parte sotto la carovana.
Delanna iniziò a scaricare i sacchi di cibo dal solaris mentre Cadiz cercava il fornello da campo: quella notte sarebbe stato impossibile accendere un fuoco in quella terra desolata fatta solo di sale e in cui non cresceva nulla.
«Non so perché non hai portato un fornello atomico, Sonny Tanner,» si lamentò Cadiz mentre gettava un altro sacco fuori del bagagliaio. «Sei sicuro che il fornello sia qui?» Si alzò e mise le mani sui fianchi, guardando Sonny con aria accusatoria. «Forse se l’è portato dietro B.T.»