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«Ciao.»

Delanna mise il microfono sulla forcella, si alzò e chiuse il solaris. Sonny aveva rinunciato ad aiutare Cadiz, che stava agitando qualsiasi cosa fosse nella pentola con tanta energia da farla schiumare. Delanna sperò che non fosse di nuovo stufato: si sarebbe ridotto a una poltiglia immangiabile.

«Tutto bene?» le chiese Sonny.

Delanna annuì e sorrise. «Maggie voleva sapere se ho davvero strisciato sotto qualche cespuglio reddsie.»

«Non le avrai…»

«Ovviamente non le ho detto nulla sulle scimmie incendiarie,» gli assicurò Delanna. «Mi sono ricordata che stavo parlando via radio.»

Sonny le rivolse un sorriso di apprezzamento. «Grazie.»

«Quando è pronta la cena?»

Ma Sonny stava fissando la tazza di ceramica lasciata da Jay sulla carrozzeria del solaris. La prese in mano. «Vuoi riportarla a Jay?» chiese a Delanna. «Stasera, al buio e da sola? Voglio dire, questo è ciò che spera lui.»

«Forse,» rispose Delanna, prendendo la tazza e, come per caso, facendola scivolare deliberatamente tra le dita. La tazza cadde a terra e si ruppe. «Oops,» esclamò lei.

Sonny sembrò sorpreso.

«È così facile intuire i suoi propositi,» commentò Delanna e Sonny ridacchiò; sembrava molto più felice e sicuro di quanto lo avesse mai visto, e quella consapevolezza fece sorridere anche lei.

Lasciando i cocci sul terreno, andarono ad aiutare Cadiz.

Talvolta Delanna ebbe l’impressione che sarebbero usciti più in fretta dalle Pianure di sale se le avessero attraversate a piedi invece che a bordo dei solaris. Le ruote stridevano la maggior parte del tempo perché sterzavano costantemente e probabilmente anche perché lo strato superiore di sale veniva sciolto dall’aria satura di umidità. Gli altri avevano detto a Delanna che, di solito, il clima delle Pianure di sale era secco, ma il temporale, che gravava immobile sull’orizzonte, stava spingendo avanti a sé una massa d’aria calda e umida che l’alta pressione proveniente dalle spalle della carovana riusciva semplicemente a bloccare in quella zona. In modo che potesse dissolvere il terreno sotto i loro piedi.

Le notti erano la cosa peggiore. Delanna sentiva il suolo vibrare sotto di lei, vibrazioni che talvolta si trasmettevano nell’aria, producendo un gemito perfettamente udibile. Allora giaceva sveglia per ore, ascoltando quei rumori; poi cessavano e lei riusciva quasi ad addormentarsi, solo per scoprire che era l’alba e che doveva alzarsi per affrettarsi ad andare nel solaris di Jay per effettuare un nuovo studio di probabilità, in modo che potessero coprire con una certa sicurezza il tratto del giorno.

«Se questa non cambia,» affermò Jay il quinto giorno, battendo una mano sulla nuova mappa, «stasera arriveremo al limite opposto delle pianure.»

Delanna riferì a Sonny le parole di Jay mentre partivano da un campzye di bianche dune di sale; ormai era trascorso un giorno di viaggio da quando si erano lasciati alle spalle le collinette e gli archi di sale.

«Questo viaggio migliorerà di due giorni il record di attraversamento delle Pianure di sale,» commentò Sonny. Stava guidando di nuovo lui, facendo avanzare con molta cautela il solaris tra i piedi di due colline friabili. Erano ancora alla retroguardia della carovana, anche se il motore non si era surriscaldato neppure una volta da quando avevano iniziato a viaggiare sul sale.

«A Jay dispiacerà molto perderti, Delanna,» commentò Cadiz.

«Non è merito mio,» si schermì Delanna. «Chiunque potrebbe ottenere gli stessi risultati con il programma giusto… e lui ce l’ha.»

«Sì, ma non sa farlo funzionare, vero?»

«Non ne sarei così sicuro,» intervenne Sonny, «dopo che ha visto Delanna utilizzarlo ogni giorno.»

«Anch’io l’ho vista usare quel programma ogni giorno,» replicò Cadiz in tono triste, «ma non saprei certo farlo funzionare. L’hai osservata pure tu, la maggior parte dei giorni, ma scommetto che neppure tu ci riusciresti. B.T. avrebbe imparato a usarlo in un baleno, ma lui chissà dov’è.»

Delanna represse un gemito: Cadiz era stata molto irritabile da quando erano entrati nelle Pianure di sale e ogni tanto riusciva a riportare la conversazione su dove potesse trovarsi B.T. Tanner, da cui nessuno aveva ricevuto neppure una parola.

Ormai Sonny non sorrideva più quando Cadiz si lamentava del fratello e non le rispondeva mai, neppure rivolgendole quelle scrollate di spalle che facevano tanto infuriare Cadiz. Adesso la ragazza fissò accigliata Sonny e si protese in avanti per accendere la radio. Iniziò a fare un giro delle frequenze.

«…un altro bambino!»

«E Nonno Maitz dice che quella della scorsa primavera è stata la migliore fioritura che ha visto in trent’anni…»

«…e così ho detto a Bianca, ‘Non hai alcun bisogno di impegolarti con Jay Madog…’»

«Con il temporale in attesa lassù a est, ho detto a Dominic che era assurdo livellare la strada fino a quando…»

Delanna ascoltava distrattamente la radio mentre si stiracchiava sul sedile posteriore. Prese una spazzola con le setole dure e iniziò a lucidare le scaglie sulle piastre del carapace di Cleo, che, come tutto il resto, erano incrostate di sale. Dopo un po’, si appoggiò al finestrino e lasciò vagare lo sguardo sulle bianche dune scintillanti che le passavano accanto. Almeno adesso procedevano a una velocità maggiore. I suoi occhi, pesanti per la mancanza di sonno, iniziarono a chiudersi. Forse quella notte sarebbe riuscita a dormire con della vera terra sotto di lei, un letto di roccia che non scricchiolava perché frammenti di esso stavano cadendo in un abisso creato dal sale sciolto.

Il solaris sussultò e Delanna aprì di scatto gli occhi. In quel punto le dune di sale non erano più così alte e lungo la pista che stavano seguendo c’era una pianta, schiacciata dalle ruote dei solaris e coperta di sale, ma pur sempre una pianta. Apparve un’altra pianta, poi un’altra ancora, questa volta di lato, perché le dune sembrarono aprirsi come i cespugli reddsie, permettendo il passaggio alla fila di solaris. Il motore stava arrancando leggermente, non come quando aveva surriscaldato l’albero di trasmissione, ma abbastanza da indicare che stavano salendo. Delanna si mise a sedere e si guardò intorno.

Si rese subito conto che erano saliti di molto, poiché alle loro spalle le dune di sale si allungavano per miglia e miglia, brillando come cumuli di neve sotto la luce del sole. Davanti a loro c’era un nuovo orizzonte, ingentilito da foglie di colore giallo-verde che crescevano su rami neri che Delanna continuò a osservare fino a quando non iniziarono a sfiorare il finestrino. Avanti a sé, poteva vedere l’intera fila di veicoli da cui era formata la carovana, con alla testa quello di Jay.

«Sarà meglio che Jay si fermi per cena,» commentò Cadiz, «oppure non ci sarà luce sufficiente per ricaricare i pannelli solari rimasti.»

«Sembra che voglia tirare dritto fino a Little Dip,» commentò Sonny.

«Cos’è Little Dip?» si chiese Delanna ad alta voce. «Una palude di sale?»

Sonny scosse la testa. «È una pozza d’acqua fresca,» spiegò. «Un piccolo ruscello sbarrato da… Mmm, guarda lì. C’è del fumo che si alza dal boschetto. Nagle e Pierce sono andati in avanscoperta anche stamattina?»

«Non credo,» rispose Delanna, tentando di ricordare. Poi scosse la testa. «No, sono sicura che non l’hanno fatto. I loro scooter erano caricati sul rimorchio e loro viaggiavano dietro Jay.»

«Be’, ma allora chi sarebbe tanto imbecille da accamparsi qui?» si chiese Cadiz. «È troppo lontano da qualsiasi posto abitato per venirci a fare una gita e quelli che si sono accampati dovranno aspettare almeno una settimana, se vogliono che Jay li prenda con sé nella carovana di ritorno.»