«Migliaia di fiori. Proprio come dice il nome,» replicò Sonny. «Adesso non ne saranno fioriti molti, ma quando abbiamo scoperto che stavi arrivando, ho detto a Wilkes di sistemare il giardino di tua madre. Ricordavo che i fiori ti sono sempre piaciuti.»
Delanna aveva davvero amato i fiori alla follia. Ricordava di averne colti infiniti mazzi, facendo addentrare Sonny tra infinite erbacce per cogliere esattamente il bocciolo che voleva.
«La prima volta che andai a scuola, finii nei guai proprio per questo,» raccontò Delanna, ricordando un episodio a cui non pensava da anni. «Raccolsi alcuni fiori dal giardino della scuola. Il monaco che li curava si arrabbiò tremendamente, io invece ero sorpresa: non mi era mai passato per la testa che i fiori potessero essere scarsi.»
Sonny la stava osservando. «Non avrei mai immaginato che avessi avuto qualche guaio su Rebe Primo. Ho sempre pensato che la tua vita laggiù fosse perfetta.»
«Come mamma,» commentò Delanna. «Mi sembra di ricordare che a Milleflores c’era una specie di stagno. Io costruivo navi di fiori e le facevo navigare. È ancora lì?»
«La polla della sorgente minerale?» chiese lui. «Sì, c’è ancora, ma è da molto che non vado laggiù. Quando B.T. tornerà a casa, lo manderò a vedere se la sorgente ha bisogno di essere pulita. Ammesso che torni a casa.» Le rivolse un sogghigno. «È strano il modo in cui lui e Cadiz si sono messi insieme tutto d’un tratto. Tu per caso c’entri qualcosa con questa faccenda?»
«Io?» si stupì Delanna in tono innocente, poi gli restituì il sorriso. «Ero preoccupata che Cleo potesse allontanarsi di nuovo. Ho pensato che qualcuno avrebbe dovuto tenerla d’occhio.»
«E così hai mandato Cadiz?»
«E B.T.»
«Be’, hai fatto a tutti un grosso favore. Erano due anni che il povero B.T. ciondolava intorno a Cadiz.»
Ciondolare intorno. B.T. aveva usato le stesse parole. Sonny ha ciondolato intorno a te fin da quando riesco a ricordare, aveva detto. Guardò Sonny, ma lui stava di nuovo fissando la strada con estrema concentrazione, però questa volta era necessario perché sembrava che si stessero dirigendo dritti dritti in un folto boschetto.
Delanna si girò per dare un’occhiata a Cleo. Dormiva ancora, raggomitolata nel nido che aveva ricavato dalla giacca di B.T. e probabilmente sognava di covare un mucchio di ochette. Sonny le aveva detto di non preoccuparsi del racconto che Tom Toricelli aveva fatto via radio, Delanna era sicura che nessun altro avesse visto Cleo da allora in poi, ma si sentiva ancora nervosa.
Coprì Cleo con la giacca e si girò giusto in tempo per vedere il solaris tuffarsi in una parete grigioverde. Emise un ansimo di paura prima di rendersi conto che si trattava di cespugli reddsie, con folte chiome sulle punte dei rami, altrimenti spogli.
Sonny guidò attraverso di loro senza rallentare e le foglie grigioverdi e i rami, di un grigio più scuro, si aprirono un istante prima che il cofano del solaris li toccasse. Li circondavano da ogni lato, molto più folti di quanto fossero stati nella macchia in cui Delanna aveva visto le scimmie incendiarie, ma Sonny manovrò tra di essi come se il sentiero esistesse ancora.
Delanna scrutò in avanti, tentando di cogliere qualche indizio che gli arbusti si stavano diradando e intravide con la coda dell’occhio qualcosa che si muoveva. «Era una scimmia incendiaria?» chiese, indicando avanti a sé e subito dopo a sinistra.
«Non se i Flaherty possono farci qualcosa,» rispose Sonny, dando una rapida occhiata nella direzione indicatagli da Delanna e poi riportando la propria attenzione sulla strada che, in realtà, non esisteva. «Però ne vedrai alcune a Milleflores. Doc Lyle dice che non sono capaci di comunicare, ma sembrano essersi passate parola su chi sparerà loro addosso e su chi non lo farà.» Rivolse un’occhiata a Delanna.
«Non sono preoccupata. La prossima volta saprò dare loro un pugno sul naso,» replicò Delanna.
«Forse dovrai farlo. Se possono comunicare, e io sono convinto che lo facciano, avrai un mucchio di turisti.»
«Turisti?»
«Sì: verranno a vedere i tuoi capelli. Però di solito si tengono alla larga dalla casa di tua madre, dunque dubito che tu debba preoccuparti.»
Il solaris uscì all’improvviso dalla macchia di arbusti reddsie e imboccò una strada. Non era un granché: al centro cresceva un’abbondante vegetazione ed era disseminata di pozze di fango, ma Sonny accelerò come se fossero arrivati su un’autostrada.
Sobbalzarono dentro e fuori delle pozze di fango, facendo diventare isteriche le oche; Delanna, reggendosi al sedile, decise che non era il momento di fare altre domande, ma si chiese perché le scimmie incendiarie non si avvicinassero alla casa della madre e cosa avesse voluto dire Sonny con quella frase. I Tanner avevano avuto una baracca di una sola stanza nel loro lanzye, ma quando Delanna era partita per andare a scuola, Mr. Tanner e i ragazzi avevano vissuto con loro. Sua madre non le aveva scritto nulla sul fatto che i Tanner avessero costruito un’altra casa.
Ma se il lanzye dei Flaherty costituiva una qualche indicazione, ormai a Milleflores c’erano dozzine di edifici e ciascuno dei fratelli Tanner aveva una propria casa.
Adesso che Delanna ci pensava, qualche volta la madre si era riferita a Sonny come se fosse un lontano vicino piuttosto che qualcuno che viveva con lei. Delanna lo aveva attribuito all’antipatia che la madre aveva provato nei confronti di Sonny, che criticava di frequente. Nelle sue lettere lo aveva definito, «testardo, taciturno e tardo di comprendonio» e Delanna aveva pensato le stesse cose su Sonny quando lo aveva incontrato per la prima volta.
Gli rivolse un’occhiata di soppiatto mentre era concentrato a evitare le pozze di fango. Poteva anche essere taciturno, ma di certo non era tardo di comprendonio. Era riuscito a evitare i festeggiamenti dai Flaherty con molta abilità e aveva intuito immediatamente il ruolo svolto da Delanna nel fidanzamento di B.T. e Cadiz.
Avevano viaggiato tra campi invasi dal sottobosco, in cui spiccavano pochi alberi di palle di cannone selvatici, simili a cartelli stradali, ma adesso erano tornati di nuovo nell’erba verdazzurra selvatica e la strada stava diventando sempre più stretta e accidentata. Invece di rallentare, però, Sonny accelerò sempre di più. Le oche avevano superato perfino l’isteria: ormai si limitavano a emettere sommessi gemiti starnazzanti; Cleo era strisciata in grembo a Delanna e le aveva avvolto le zampe anteriori intorno al collo.
«Scusami,» disse Sonny, la sua voce che sobbalzava al ritmo del solaris. «Se non arriviamo ai piedi delle colline per il tramonto, le batterie non ce la faranno mai a portarci fino a casa.»
Delanna aveva pensato che fosse quella la strada ai piedi delle colline.»Quanto manca ancora?»
«Cinque, sei miglia,» rispose Sonny. «Ce la faremo.»
Fecero perfino di più. Il sole stava ancora brillando sulle cime delle montagne quando entrarono sobbalzando in una macchia di arbusti reddsie, ne uscirono e guadarono un ruscello quasi in secca giungendo al bivio. «Fantastico!» esclamò Sonny. «Dovremmo essere a casa per il sorgere della prima luna.»
La strada che seguiva i piedi delle colline non costituiva certo un miglioramento rispetto a quella che avevano percorso in precedenza, ma Sonny rallentò leggermente e il paesaggio migliorò considerevolmente. Le macchie di arbusti reddsie cedettero il posto agli arbusti balla e, dopo poche miglia, iniziarono di nuovo a viaggiare tra file e file di alberi di palle di cannone. Qui gli alberi erano giovani, neppure lontanamente alti come quelli di prima generazione ed erano piantati con meno precisione, ma la luce rosata della sera filtrava tra di essi in raggi dalle delicate sfumature. Sotto gli alberi cresceva un intricato sottobosco che Delanna non pensava si sarebbe aperto al loro passaggio e qua e là poté vedere alcuni fiori di rosa intenso, quasi quanto il tramonto.