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Fu abbastanza facile sottrarre le uova a Cleo: erano troppo grandi affinché Cleo potesse metterle nel suo marsupio, ma lo scarabeo emise un cinguettio lamentoso quando le vennero tolte e un sonoro stridio quando Delanna le ruppe in padella. Delanna le restituì i gusci vuoti. Lo scarabeo li annusò, poi, con quello che poteva essere interpretato solamente come un atteggiamento di totale disprezzo, scese dal tavolo sulla sedia, scivolò sul pavimento e zampettò nell’altra stanza. Harry la seguì a quattro zampe.

«Ehi, Cleo!» esclamò. «Vuoi aiutarmi a costruire un palo per le oche?»

«Un cosa?» chiese Sonny, ma Harry non lo sentì.

«Gli ho detto di provare a mettere un pezzo di pane sulla lenza di una canna da pesca,» spiegò Delanna. «Le oche gli corrono dietro e così si possono condurre quasi dappertutto. È più facile che sbracciarsi e correre avanti e indietro.»

«Io non ci avrei mai pensato,» commentò Sonny.

«Neppure io. Ho imparato come si fa durante una lezione sul comportamento degli animali.»

Sonny aveva preso alcuni piatti dalla credenza e stava apparecchiando. Spostò i fior-di-rosa e Delanna pensò a quanto fosse stato bello riceverli e a quanto fosse stato piacevole fare la doccia quella mattina, senza citare il fatto che dal giardino della madre erano state eliminate tutte le erbacce e che tutto era così pulito. Milleflores non possedeva gli edifici lussuosi del lanzye dei Flaherty, ma di sicuro i suoi abitanti erano altrettanto gentili.

Harry tornò in cucina portandosi dietro Cleo, che si era raggomitolata a palla e aveva un’aria triste. Ma a Harry questo non importava: sembrava che gli piacesse semplicemente tenerla in mano. «Sonny,» aggiunse, «oggi andremo al frutteto, oppure tu e Wilkes lavorerete sul solaris?»

«Wilkes ha già capito cosa non andava nel solaris,» replicò Sonny.

Delanna girò di nuovo le uova. «Be’, è una vera fortuna,» commentò.

«Lo ha sistemato in modo che tiri avanti fino a quando non potremo fare aggiustare il motore,» spiegò Harry. «Era colpa di un pezzo di metallo piegato nella trasmissione, vero, Sonny?»

«Sì, in effetti è proprio così,» affermò Sonny, fissando con aria cupa il fratellino. «Ma se Wilkes sapeva qual era il problema, perché non mi ha avvertito via radio? Abbiamo costretto la carovana a rallentare per giorni!»

Harry scrollò le spalle. «Ma tu continuavi a chiedere di B.T.»

«Cadiz. ha continuato a chiedere di B.T.» Sonny rivolse un’occhiata esasperata in direzione di Delanna.

Delanna sorrise: Sonny sembrava avere dei problemi di comunicazione perfino con i fratelli. Forse non avrebbe dovuto essere così dura con lui se non riusciva sempre a spiegarsi perfettamente quando parlava con lei.

«E così andremo al frutteto?» chiese Harry.

«Io e Wilkes andremo al frutteto,» rispose Sonny. «Tu rimarrai qui, sbrigherai le tue solite faccende e aiuterai Delanna.» Si girò verso di lei con un’espressione dispiaciuta. «Dobbiamo scavare i canali di scolo nei frutteti prima che le piogge arrivino fin qui, dunque per un po’ di tempo non potremo pulire la sorgente termale.»

«Non c’è problema. Tanto, almeno per ora, non ho nessun costume da bagno da indossare. Il mio è rimasto nel baule, che è ancora in orbita, oppure si trova allo spazioporto, in attesa che Jay Madog vada a ritirarlo.» Tolse la frittata dall’unità di cottura. Aveva assunto un bel colore dorato. «Va’ a chiamare tuo fratello, Harry. La colazione è pronta.»

«Wilkes!» gridò Harry, senza neppure avvicinarsi alla porta. Poi, in tono di voce normale disse a Delanna, «Be’, ma allora è perché non hai altri vestiti che hai messo la camicia da notte di tua madre?»

«La camicia da notte?» Delanna abbassò lo sguardo sul proprio vestito. Aveva pensato che avesse un colore troppo vivace per essere una camicia da notte e poi era stato appeso accanto agli indumenti da lavoro, come se fosse un vestito da portare all’aperto. Sospirò. Adesso immaginò che gli indumenti color pastello nel cassettone fossero i vestiti della madre, anche se non avrebbe saputo spiegare come le era venuta quell’intuizione. Sospirò di nuovo. «Immagino che dovrei ringraziare il cielo di non averlo scoperto ascoltando la radio.»

La porta sbatté e Wilkes entrò. Si lavò le mani e si sedette a tavola, poi lo sguardo gli cadde su Delanna. Non rimase esattamente a bocca aperta, ma Delanna si accorse che anche lui era sorpreso di trovarla in camicia da notte. Forse le camicie da notte erano considerate come facenti parte dell’abbigliamento intimo? Dall’espressione del volto di Wilkes, doveva essere proprio così.

«Sì, è una camicia da notte, Wilkes. Pensavo che fosse un vestito, ma mi sono sbagliata,» gli spiegò allora, ma il ragazzo le rivolse un sorriso incerto, come per dirle che non gli importava. «Tu,» disse Delanna a Sonny in tono accusatorio, «avresti dovuto avvertirmi subito, invece di lasciare che preparassi la colazione in camicia da notte, probabilmente imbarazzando a morte i tuoi fratelli.» Delanna sbatté la padella sul tavolo davanti a loro.

Sonny si sedette. «Non penso che siano così imbarazzati, anche se prima di adesso non hanno mai visto una camicia da notte che non fosse coperta da qualcosa,» replicò. «Inoltre, sanno che non hai il tuo baule e che dovrai arrangiarti. E per quanto riguarda il fatto che non ti ho avvertito subito, be’…»

Stava forse per ricordarle che aveva tentato di avvertirla di non fare il bagno nel ruscello di sale e di non allontanarsi dalla carovana, ma che lei non lo era stato mai a sentire e che lo aveva aggredito come una furia almeno la metà delle volte, dunque, considerati i precedenti, perché avrebbe dovuto avvertirla che stava indossando una camicia da notte?

Ma Sonny non disse nulla del genere. Le rivolse un sorriso e rispose semplicemente, «Pensavo che ti donasse.»

CAPITOLO TREDICESIMO

Delanna era quasi dispiaciuta che Harry le avesse rivelato che stava indossando una camicia da notte, visto che i vestiti della madre erano così lunghi e pesanti e i colori pastello si sporcavano nello stesso istante in cui usciva in giardino o prendeva il secchio per dare da mangiare alle oche. Si chiese in che modo sua madre fosse riuscita a svolgere qualsiasi lavoro indossando vestiti del genere.

Se solo avesse avuto il suo baule! Tentò di calcolare quanto tempo sarebbe dovuto passare prima che Jay tornasse a portarglielo. Avrebbe impiegato quasi due settimane per andare e tornare, se la carovana avesse avuto la stessa fortuna che avevano avuto loro nell’attraversare le Pianure di sale e se non ci fossero stati temporali; questo significava che avrebbe dovuto aspettare da tre settimane a un mese, anche se Jay fosse tornato immediatamente a Grassedge; nel frattempo, sarebbe stata costretta a usare quei vestiti pesanti e color rosa confetto in cui riusciva a stento a muoversi. Un mese!

Spero che Jay si sbrighi, pensò e poi ritirò immediatamente quel desiderio. Non voleva che si sbrigasse. Anzi, non voleva neppure che venisse. «Quando tornerò, avrò qualcosa da dirti,» le aveva detto e lei aveva paura di sapere con assoluta certezza di cosa si trattasse.

Avrebbe dovuto mettere immediatamente a posto Jay. Non puoi continuare a comportarti in modo tanto contraddittorio senza finire nei guai, aveva detto a Cadiz. Avrebbe dovuto seguire anche lei il proprio consiglio. Invece, si era messa a flirtare con Jay, era andata nel suo solaris, aveva tentato di attirare la sua attenzione.

Ma adesso non voglio più attirarla… pensò, però non permise a se stessa di finire il pensiero. Be’, forse non sarebbe tornato. Grassedge era molto lontana e tra poche settimane sarebbero arrivate le piogge estive. Con un po’ di fortuna, sarebbe rimasto bloccato dall’altro lato delle Pianure di sale per un mese o anche di più e a quel punto avrebbe trovato qualche vedova o la figlia di un agricoltore da importunare.