Sempre i soliti panini alla verdura. Però, dopo quella conversazione, Sonny portò con sé Harry ogni giorno. Eppure Delanna aveva ancora l’impressione di non stare facendo abbastanza. Sapeva che c’erano ogni sorta di cose che andavano fatte, ma non riusciva a capire quali fossero.
Tentò di chiamare Cadiz per farsi dare qualche suggerimento, ma non riuscì a trovare nessuno. Sono tutti fuori per prepararsi al raccolto, pensò Delanna, disgustata. Inviò una richiesta di rintracciare Cadiz, finì di annotare i rapporti sul tempo e uscì in giardino per cogliere le verdure e alcune pomarance per cena.
Molte delle pomarance erano mature e morbide al tocco e sembrava che le altre sarebbero state pronte a essere colte entro pochi giorni. E ovviamente bisognava farci qualcosa, ma cosa? Irradiarle? Conservarle in barattolo? Delanna non aveva la più pallida idea di come fare entrambe le cose e in casa non aveva visto alcun tipo di equipaggiamento adatto alla bisogna. Avrebbe dovuto chiederlo a Cadiz, se e quando sarebbero riusciti a rintracciarla.
Mentre tornava in casa diede un’occhiata nella camera da letto, vide il baule della madre e pensò, Forse troverò qualcosa nei diari di mamma. Lavò e tagliò le verdure, le mise a cuocere, poi andò in camera da letto e aprì il baule. Si sedette sul pavimento e tirò fuori i diari, provando una strana riluttanza ad aprirli. Sulle copertine non c’erano date. Aprì il primo. Non riuscì a trovare nessuna data neppure all’interno e non vide nulla che somigliasse a una ricetta o a una lista di istruzioni. I fogli erano scritti da un margine all’altro, senza alcuno spazio tra le varie annotazioni e senza quasi divisione in paragrafi.
Delanna provò di nuovo una fitta di dolore vedendo la scrittura a lei tanto familiare e il chiaro tentativo della madre di risparmiare la carta, ma tentò di ignorarla. Aveva bisogno di aiutare Sonny e sicuramente sua madre aveva scritto qualcosa sul raccolto e su come conservava gli alimenti.
Sfogliò varie pagine, trovando finalmente alcune date abbreviate che corrispondevano al periodo giusto dell’anno. Sua madre aveva registrato solo il giorno e il mese, così Delanna non riuscì a stabilire in che anno fossero state scritte le varie annotazioni, ma questo non era importante. Adesso doveva solo trovare il mese giusto.
La parola «raccolto» attirò la sua attenzione e lesse: «La festa del raccolto è finalmente finita, grazie a Dio. Praticamente si sono mangiati quasi tutta la casa. Il ragazzo dei Tanner avrebbe distribuito fino all’ultima goccia di ambrosia, se io non l’avessi chiusa a chiave. Due degli zotici hanno festeggiato quello che qui passa per un matrimonio e il ragazzo dei Tanner ha detto che dovevamo aprire bottiglie ambrosia almeno sufficienti per i festeggiamenti, ma io non avrei mai permesso che un mucchio di puzzolenti contadini ubriachi si bevesse il futuro di Delanna.»
Delanna si morse il labbro, pensando all’allegra combriccola di uomini che a Last Chance avevano intonato canti natalizi appositamente adattati e avevano riso fuori della finestra, poi pensò a Cadiz e B.T. Si chiese se sua madre avrebbe classificato anche loro come imbecilli, o se ci fossero altre cose che non aveva registrato nel diario, qualche altra preoccupazione che l’aveva resa tanto astiosa e inflessibile.
Di qualsiasi cosa si trattasse, le note non la stavano certo aiutando a scoprire cosa fare con quelle verdure che stavano maturando tanto rapidamente. Era andata troppo avanti. Sfogliò il diario fino a giungere a un mese prima.
«Sembra che quest’anno avremo un raccolto passabile, così potrò mandare a Delanna del denaro per permetterle di comprare nuovi vestiti. Voglio assolutamente che vada vestita alla moda.»
Oh, mamma, pensò tristemente Delanna, se potessi vedermi adesso.
«Avremmo avuto un raccolto maggiore, se i ragazzi dei Tanner avessero ripulito quella parte di boschi a nord, ma sono troppo pigri per farlo. Penso che dirò a Delanna di comprare qualche paio di quelle nuove scarpe con i tacchi alti.»
«Pigri,» mormorò Delanna, pensando, con un certo disagio, alle scarpe costose e alle gonne di strasse nel baule.
Qualcuno bussò alla porta sul retro. «Ciao, Delanna,» chiamò Harry. «Siamo a casa!»
«Sono in camera da letto. Arrivo tra un attimo,» rispose Delanna, lieta che la porta della camera da letto fosse parzialmente chiusa. Riordinò i diari.
«Com’era il tempo oggi?» le chiese Sonny.
Delanna ripose in fretta i diari nel baule. «I miei appunti sono accanto alla radio. Esco subito.» Chiuse il baule, abbassando il coperchio lentamente in modo da non produrre alcun rumore, vi poggiò sopra la sua camicia da notte piegata per bene e aprì la porta.
Harry le andò incontro appena fuori della porta della camera da letto. «Abbiamo finito di scavare i canali del frutteto settentrionale,» la informò, «e Sonny ha detto che non dovevamo iniziare a lavorare nel prossimo frutteto fino a domani.»
«Hai trovato i miei appunti?» chiese Delanna a Sonny, che si era seduto al tavolo e aveva l’aria esausta. «Andrò a prenderli io,» si affrettò a dire Delanna.
Raccolse gli appunti e si sedette di fronte a lui. «A Hernandez’s Holding fa bel tempo e il barometro segna trenta virgola sei. La stessa cosa a Rambaugh’s Corner,» riferì, leggendo dalla lista. «Ieri a Ultima Thule c’è stato un acquazzone…»
Sonny sollevò lo sguardo. «A che ora?»
«A metà del pomeriggio.»
«Allora era solo una nuvola temporalesca. Qualche temperatura superiore ai trentadue gradi?»
«No,» rispose Delanna, studiando la lista. «Aspetta.» Sonny aveva sollevato lo sguardo con interesse. «A Diehard ci sono trentaquattro gradi.» Scosse la testa.
«Quel lanzye si trova ai bordi delle Pianure di sale.»
Delanna lesse il resto dell’elenco, felice che questa volta fosse riuscita a identificare quasi ogni voce. «E a West Wall ci sono quasi ventotto gradi e alcuni cirri,» terminò. «North Cutting non ha chiamato.»
«Bene,» commentò Sonny. «Sembra che riuscirò a finire di scavare i canali prima che arrivino le piogge.» Si alzò con una certa difficoltà. «Penso che sarà meglio che vada a dare un’occhiata ai frutteti più esterni.»
«Non puoi mangiare prima?» gli chiese Delanna. «La cena è pronta.»
Sonny scosse la testa. «Voglio vedere quanti altri canali bisogna scavare prima che faccia buio. Tu e i ragazzi mangiate pure. Non aspettatemi.»
Si avviò verso la porta e Delanna lo seguì. «Aspetta un minuto e ti preparerò qualcosa da portare via.»
«No, grazie lo stesso,» rispose Sonny. «Mangerò qualcosa quando torno.» Improvvisamente allungò un braccio e le prese la mano. «Grazie per avere preso nota dei rapporti sul tempo, per avere preparato la cena e per tutto il resto.»
«Vorrei solo poter fare di più,» replicò Delanna. «Lo so, lo so,» proseguì prima che Sonny potesse parlare, «hai bisogno di panini alla verdura per domani.»
Sonny le rivolse un sorriso, diede alla mano di Delanna una lieve stretta e uscì, girando intorno all’angolo della casa. Delanna rimase sulla soglia per un istante, osservandolo. Eccolo il pigro ragazzo dei Tanner, che lavorava tutto il giorno e poi usciva di nuovo per andare a controllare i frutteti più lontani.
Si chiese improvvisamente se Sonny avesse letto i diari della madre. Era stato lui a riporre tutto nel baule della madre, a piegare le lenzuola e a sistemare i diari in una pila ordinata. Spero di no, pensò e giurò di non farsi mai vedere da Sonny mentre li leggeva.
Sonny non tornò dal frutteto se non molto tempo dopo che era calato il buio; aveva gli stivali incrostati di fango e il mattino seguente lui e i ragazzi si recarono al frutteto meridionale prima che Delanna avesse la possibilità di chiedergli cosa c’era bisogno che facesse, così continuò a svolgere le solite incombenze: strappare le erbacce dal giardino, portare a dormire le oche, annotare i rapporti sul tempo. Negli intervalli, dopo avere spinto il baule davanti alla porta della camera da letto, leggeva i diari della madre.