«Questa è una richiesta di parlare con Sonny Tanner,» annunciò una voce che Delanna riconobbe immediatamente.
«Cadiz!» esclamò Delanna, prendendo il microfono. «Sonny non c’è. Qui parla Delanna.»
«Oh, bene. Era proprio con te che volevo parlare. Sai, ho pensato: Scommetto che laggiù non hai nulla da mettere.»
«Ho i vestiti che mi hai prestato,» rispose Delanna, «ma non voglio rovinarli. Ho indossato un vecchio paio di pantaloni da fatica di Wilkes.»
«Sapevo che i vestiti che portava sempre Serena sarebbero stati inutili e volevo mandarti qualche indumento da lavoro, ma me ne…» — nella voce di Cadiz si intuì un sorriso — «sono dimenticata. Oh, Delanna, sono così felice!»
Poi si gettò con foga in un monologo di lodi sperticate rivolte a B.T. che avrebbe dovuto mettere a tacere le vecchie pettegole che, via radio, avevano insinuato che Cadiz si fosse fidanzata per ripicca; Delanna riuscì a stento a zittirla chiedendole delle pomarance.
«Sono quasi mature,» le disse quando Cadiz finalmente tacque per riprendere fiato. «Ma cosa devo farne? Forse devo irradiarle?»
«Irradiarle?» gridò Cadiz. «Oh, assolutamente no! E poi cosa ne faremmo? Le impacchetteremmo, le legheremmo con nastri rosa e le metteremmo in vendita in un mercato elettronico, proprio come su Rebe Primo, così potrai andare a fare compere. Irradiarle!?»
Delanna, con un tuffo al cuore, ebbe l’assoluta certezza che quello sarebbe diventato l’argomento principale dei pettegolezzi via radio per qualche giorno, ma insistette. «Be’, allora, dimmi cosa devo farne. E non dirmi di chiedere a Sonny. È troppo impegnato per essere disturbato.»
«Lo so. È colpa mia, visto che sto trattenendo B.T. Come ve la state cavando? B.T. mi ha detto di scoprire se avevate bisogno di lui subito. La nostra scavatrice si è rotta e B.T. pensa che ci vorranno altri due giorni per aggiustarla.»
Almeno voi ce l’avete, una scavatrice, pensò Delanna. «Non lo so. Sonny è tremendamente indaffarato, i ragazzi lavorano con lui tutto il giorno. Glielo chiederò.»
«Digli che, al massimo, saremo lì tra quattro giorni. Per quanto riguarda le pomarance, possono maturare ancora un po’, ma le ciliegie di terra inizieranno ad ammuffire, se non le togli da sotto quelle grandi foglie non appena diventano dolci; di solito, lo fanno all’incirca nello stesso periodo in cui maturano le pomarance.»
«Sono dolci,» confermò Delanna. Fantastico: avrebbe dovuto occuparsi delle pomarance e delle ciliegie di terra. «E cosa ci faccio con le ciliegie?»
«Le metti a seccare.» Cadiz disse a Delanna di tagliare le ciliegie, dopo avere tolto i noccioli, e di metterle a essiccare sulle apposite greppie, interrotta dalle correzioni della donna con la voce dolce che viveva a Rambaugh’s Corner.
«Metto a essiccare anche le verdure?»
«No, quelle devi conservarle nei barattoli di vetro. Ti farò vedere come si fa quando verrò lì. E ti porterò qualche vestito. Non puoi farti vedere da Sonny in pantaloni da fatica.»
«Cadiz, ho un’altra domanda da farti. Cosa puoi dirmi su mia madre?»
Vi fu un lungo silenzio, punteggiato da scariche di statica. La stessa reazione di Harry, pensò Delanna, poi si chiese se, in quel momento, anche Cadiz avesse assunto un’espressione imbarazzata e se avrebbe inventato qualche scusa per interrompere il collegamento.
«Non la conoscevo molto bene, davvero.»
Delanna pensò che fosse strano che Cadiz le avesse dato una risposta del genere, visto che conosceva tutti e aveva opinioni molto decise su tutti quanti.
«Lei era…» fece Delanna, poi si rese conto che non poteva fare via radio la domanda che aveva in mente. «Com’era?» terminò in tono incerto.
Vi fu un altro silenzio: «Stava molto a Milleflores. E negli ultimi due anni è stata male. Ora devo proprio andare. B.T. mi sta chiamando. Ci vedremo lì tra qualche giorno.»
Cadiz non voleva parlare e anche se lo avesse fatto, Delanna non sarebbe riuscita a chiederle: Mia madre era davvero la persona autoritaria e amareggiata che traspare dai suoi diari? Era dura con Harry? È perché lei mi mandava i soldi per farmi comprare i miei vestiti eleganti che Milleflores è in condizioni tanto disastrose?
Oh, mamma! pensò Delanna, poi uscì per trovare le greppie di cui aveva parlato Cadiz.
Passò i due giorni seguenti a raccogliere ciliegie di terra; le lavò, tolse loro i noccioli e le tagliò a fette. Sonny le aveva detto di avvertire B.T. di rimanere ad aggiustare la scavatrice, ma fu un bene che non gli avesse chiesto di tornare subito a casa, perché la radio smise di funzionare.
«Macchie solari,» annunciò North Cutting quando il crepitio dell’energia statica si attenuò per qualche minuto. «Ho delle chiamate per…» La voce si interruppe di nuovo.
Delanna lasciò la radio accesa tutto il giorno mentre lavorava, in modo da potere captare i frammenti di messaggi e di informazioni sul tempo che arrivavano ogni tanto, ma il secondo giorno non udì altro che un crepitio di statica continuo e irritante.
Fu impegnata con le ciliegie di terra fino a mezzogiorno e poi andò a lavorare alla sorgente. Con un pubblico composto da una banda di scimmie incendiarie e da Cleo (quando lo scarabeo non era impegnato a importunare qualsiasi uccello potesse avere un nido), tolse le foglie ingiallite che coprivano la sorgente e poi entrò nell’acqua tiepida e iniziò a scavare via palate di fango che ostruivano il flusso dell’acqua. L’acqua sgorgò fangosa e con un odore di marcio, ma dopo quelle che a Delanna sembrarono almeno mille palate di fango, iniziò a diventare limpida e la temperatura dell’acqua diventò calda e poi bollente. Le scimmie incendiarie si sedettero in cerchio intorno ai bordi della polla per osservarla, quasi altrettanto affascinate dalle sue fatiche nel fango quanto lo erano state dai suoi capelli. Di tanto in tanto, una di esse infilava una zampa nell’acqua e poi la ritraeva di scatto, portandola alla bocca.
Bene, pensò Delanna, questo significa che avrò la polla tutta per me. Ma il pomeriggio seguente, quando arrivò armata di una scopa per eliminare il fango accumulatosi all’interno della sorgente, due delle scimmie erano sedute nell’acqua, che arrivava loro fino al petto, e facevano scorrere manciate d’acqua sopra le loro teste con gesti languidi.
«Fuori!» gridò Delanna, entrando in acqua e colpendole con l’estremità più larga della scopa. «Non avete alzato un dito per aiutarmi, dunque non avete il diritto di fare il bagno. Questa è la mia sorgente!»
Le scimmie sgattaiolarono fuori dalla polla, tenendosi le teste con un’aria abbastanza intimidita, ma non appena ebbero raggiunto l’orlo si sedettero e iniziarono a dondolare i piedi nella polla formata dalla sorgente.
«Sono stata io a pulirla, dunque dovrei essere io a fare il primo bagno,» commentò Delanna.
Una delle scimmie raccolse una manciata d’acqua e se la versò in testa.
Delanna scosse la testa. Era inutile. Le scimmie amavano il calore, e la sorgente era deliziosamente calda. Avrebbe dovuto semplicemente portarsi dietro la scopa ogni volta che avesse deciso di fare il bagno. O avrebbe dovuto fare il bagno quando le scimmie non erano nei paraggi.
Pulì la fonte della sorgente con il manico della scopa e spazzò il fondo per buona misura. Per qualche attimo l’acqua divenne fangosa, poi tornò a scorrere di nuovo limpida. Delanna lavò la scopa nell’acqua e spazzò anche le rocce piatte al centro della pozza.
«È pronta,» disse Delanna rivolta alle scimmie incendiarie, «e domani, dopo che Sonny e i ragazzi saranno andati al frutteto, verrò qui e mi farò il bagno.» Le minacciò con la scopa. «Da sola.»
Non ne ebbe la possibilità. Il giorno seguente Sonny e i ragazzi lavorarono nel frutteto vicino alla casa e Harry non fece altro che correre dentro e fuori di casa tutto il pomeriggio, andando a prendere una brocca d’acqua, o una pala, oppure gli immancabili panini alla verdura. E il resto delle ciliegie di terra erano maturate tutte contemporaneamente. Delanna lavorò freneticamente l’intero giorno successivo, raccogliendo ciliegie, lavando, togliendo noccioli e affettando fino a quando non fu coperta di succo.