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Quando portò gli ampi vassoi di rete metallica carichi di ciliegie di terra alle greppie sistemate nel cortile posteriore, le scimmie incendiarie la seguirono e controllarono sotto le reti metalliche e nel recinto delle oche; ovviamente stavano cercando Cleo.

«Non so dov’è,» spiegò loro Delanna, iniziando a legare alle greppie le reti metalliche. «Probabilmente è nel bosco.»

Evidentemente Cleo aveva apprezzato la loro passeggiata nel bosco: quando non era alla sorgente, era nel bosco, in cerca di nidi, cosa che le oche avrebbero certamente apprezzato, se le scimmie incendiarie non avessero continuato a sbirciare dall’esterno del recinto, cercando lo scarabeo. Adesso le oche stavano protestando ad alta voce.

Usando la pala, Delanna cacciò le scimmie via dal recinto e finì di legare le reti sui pali agli angoli delle greppie, sperando di farlo nel modo giusto. Non poteva chiamare Cadiz per scoprirlo: l’attività delle macchie solari impediva ancora alla radio di funzionare.

La statica svanì poco dopo mezzogiorno, ma era ovvio che tutti si attendevano che iniziasse di nuovo. Si limitarono a inviare rapporti sul tempo e messaggi molto brevi. «Il barometro segna trenta virgola otto, tempo stabile a West Wall, trentuno gradi e cirri a Salazar’s Gap, un acquazzone la scorsa notte a Diablo Lanzye.»

Il capo della carovana evidentemente non aveva trovato Jay. C’era una chiamata per lui e una per Delanna da parte di Maggie Barlow. «Cielo terso e ventinove gradi a Stillwater. Trenta gradi e…» La voce svanì di nuovo in uno scoppio di statica. Delanna avrebbe dovuto tentare di rispondere a Maggie più tardi.

Finì di affettare l’ultima delle ciliegie di terra e portò il vassoio alle greppie. Era tutta appiccicosa di succo. Quando andò in cortile per pompare un po’ d’acqua con cui lavarsi le mani, Harry era lì, senza fiato per la corsa.

«Sonny mi ha detto di dirti,» ansimò,»che abbiamo finito di scavare il frutteto davanti alla casa e che stiamo andando a quello orientale.» Partì a razzo e scomparve lungo il sentiero.

Mentre Delanna si lavava le mani sotto la pompa, udì un forte strillo e sollevò lo sguardo, pensando che le scimmie incendiarie dovevano aver trovato Cleo, che volò in aria direttamente verso la sua testa. Delanna si chinò per schivarla, ma una scimmia la afferrò senza alcuna difficoltà e sollevò il braccio per lanciarla di nuovo. Lo scarabeo squittí di piacere.

Delanna batté le mani seccamente. «Andate a giocare da qualche altra parte!» ordinò. La scimmia che aveva preso Cleo se la strinse protettivamente al petto. «Potete giocare con lei,» spiegò Delanna. «Ma non qui. Andatevene.»

Le cacciò nel cortile laterale e tornò in casa. All’interno faceva caldo e lavarsi sotto la pompa non era servito a molto. Si sentiva tutta appiccicosa. Ho bisogno di un bagno, pensò, poi si rese conto che quella era l’occasione perfetta per recarsi alla sorgente.

Sonny e i ragazzi erano nel frutteto orientale, le scimmie incendiane erano impegnate con Cleo e la radio era fuori uso, dunque non era obbligata a rimanere in casa per annotare i rapporti sul tempo. Era l’occasione giusta.

Prese un asciugamano e il sapone dalla doccia e uscì, ci ripensò e tornò in camera da letto per prendere una delle camicie da notte della madre. Non c’era nessuno in giro, ma se i ragazzi avessero finito presto, oppure se Cleo e le scimmie si fossero stancate del loro gioco, non voleva essere sorpresa completamente nuda.

Indossò la corta camicia da notte, desiderando di avere uno dei costumi da bagno conservati nel suo baule, ne incrociò la fascia intorno e sotto il petto, ne annodò le estremità intorno alla vita e uscì di soppiatto di casa.

Non aveva bisogno di preoccuparsi. Le scimmie, deliziate dall’aver trovato Cleo, stavano giocando a una qualche elaborata variante della palla avvelenata accanto al recinto delle oche. Cleo strillava di piacere, ma le oche si stavano facendo venire un vero e proprio attacco isterico. Non avrebbero notato Delanna neppure se si fosse messa a camminare in mezzo a loro.

Percorse in fretta il sentiero e attraversò la macchia di alberelli. Quando arrivò alla sorgente, si fermò e si girò verso la casa, ma le scimmie erano ancora impegnate nel loro gioco. Udì dei fiochi strilli.

Si tolse le scarpe di Cadiz ed entrò nell’acqua. Oh, era meraviglioso. L’acqua era deliziosamente calda. Fece un altro passo, poi si immerse nella sorgente e la gonna della camicia da notte si gonfiò intorno a lei come un gigantesco fiore acquatico.

Era più che meraviglioso, era un vero paradiso. Delanna si sentì pulita per la prima volta dal suo malaugurato tuffo nel fiume di sale e sentì la fatica e la tensione scivolare via nell’acqua calda. Un bagno avrebbe fatto meraviglie anche per i muscoli e il collo doloranti di Sonny. Lo avrebbe fatto venire lì con lei non appena sarebbe tornato a casa quella sera. Sonny si sarebbe opposto — avrebbe detto che era troppo stanco — ma sarebbe stato così contento quando avrebbe visto la sorgente!

Si chiese se Sonny avesse qualcosa da mettersi per fare il bagno. Non aveva costumi da bagno, questo era certo, visto che non aveva neppure due ricambi di vestiti e che non c’erano soldi sufficienti per comprare una scavatrice o il sistema di trasmissione di un solaris. Pensò di nuovo, provando un forte senso di colpa, ai vestiti che si era comprata su Rebe Primo.

Su questo ormai Delanna non poteva fare nulla, però l’aver pulito la sorgente almeno avrebbe dimostrato a Sonny che lei era disposta ad accollarsi la propria parte di lavoro. Pensò a quanto sarebbe stato contento Sonny quando avrebbe visto la sorpresa che gli aveva preparato: le avrebbe rivolto quel suo sorriso lento e…

Delanna si sdraiò nell’acqua calda e galleggiò a filo d’acqua, le braccia tese. Chiuse gli occhi. Sembrava che le scimmie avessero proseguito il loro gioco nel recinto delle oche. Riusciva a sentire i loro starnazzi indignati perfino da lì.

Ignorò qualsiasi rumore, si girò e fece alcune bracciate, poi galleggiò di nuovo sulla schiena, con i capelli che fluttuavano dietro di lei, osservando il cielo azzurro attraverso le chiome degli alberi sopra la sua testa. Cielo terso e trentuno gradi, pensò.

Ma come aveva fatto sua madre a odiare quel posto? Era bellissimo: la sorgente termale, il cielo, i fiori selvatici. Pensò a Sonny che le tendeva il mazzo di fior-di-rosa, sorridendole nel crepuscolo e dicendo, «Sì. Bellissima.»

Ti sbagliavi su Keramos, mamma, pensò. E ti sbagliavi anche su Sonny. Lavora duro, su di lui si può contare ed è sempre lì quando ne hai bisogno. Pensò a Sonny che la salvava dalle scimmie incendiarie nella radura, a Sonny che le diceva, «Non c’è da meravigliarsi che le scimmie incendiarie siano pazze di te.» Meraviglioso, pensò, chiudendo gli occhi e galleggiando, meraviglioso, meraviglioso, meraviglioso.

«Be’, mi venga un colpo se non è una sirena quella che vedo,» commentò una voce proveniente dall’alto.

Delanna aprì gli occhi e tentò di mettersi a sedere. Perse l’equilibrio e andò sotto, batté selvaggiamente le mani e inghiottì metà sorgente. Poi soffocò e iniziò a tossire.

«E allora, sirena, a cosa stavi pensando per sorridere in quel modo? A me, forse?»

Delanna lottò per mettersi in piedi nell’acqua che le arrivava al petto. «Jay!» esclamò, ancora tossendo. «Ma cosa ci fai tu qui?»