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Quando finalmente giacquero vicini, sudati e esausti, il Controllore prese due pillole arancioni e toccò un bottone. Subito apparve sullo schermo una cella di osservazione, con THX e LUH sugli schermi principali dell’osservatore.

— Visto? — disse il Controllore, con tono didascalico. — Perfino in prigione, dove sanno di essere osservati, si congiungono come animali. Disgustoso, vero?

L’osservatore annuì. Aveva la gola secca.

— Hanno tentato la sorte. Naturalmente è un caso senza speranza. Banche degli organi per lui. Distruzione per lei. Spero solo che, tribunale permettendo, ci sia qualcuno abbastanza intelligente da impedire che le sue ghiandole vengano usate da altri.

THX si svegliò ancora una volta al suono di passi, i passi pesanti dei robot. Scattò in piedi. LUH si scosse e si mise a sedere. Erano ancora nudi.

Due robopoliziotti e un uomo in tuta gialla si diressero verso di lui. LUH si alzò. THX la circondò con un braccio.

I tre si fermarono a pochi metri da loro. I poliziotti avevano le sbarre elettriche.

L’uomo recitò con voce piatta: — Se una persona in servizio in una sezione e soggetta alle leggi di questa, fugge in un’altra, non sarà, in virtù delle leggi e regole di quest’ultima, dispensata dal precedente servizio, ma dovrà essere ceduta su domanda della parte cui il servizio è dovuto.

Uno dei robot prese per un braccio LUH, staccandola dalla stretta di THX.

— No, vi prego! — LUH, terrorizzata, urlò cercando di tornare da THX.

THX saltò addosso al robot ma il suo compagno si fece in mezzo e lo buttò in ginocchio, poi gli toccò il collo con la sbarra elettrica. Il mondo esplose in un dolore di fiamma e THX svenne.

10

A THX la sala del tribunale parve molto caotica. Lui sedeva in una specie di cabina di vetro, con una cuffia in testa da cui usciva il solito brusio. Era esausto.

Non aveva la minima idea di quanto tempo fosse passato da quando avevano portato via LUH. Né di dove fosse lei. Sapeva che gli avevano dato molti sedativi: aveva dormito troppo, in quella prigione-limbo. Senza sogni. Senza riposarsi veramente.

Adesso sedeva su una sedia dallo schienale alto. Ai lati aveva due robopoliziotti. Davanti a lui, in piedi, c’era il suo avvocato difensore, un ometto tozzo che gli si era presentato pochi minuti prima e che adesso ascoltava attentamente il brusio, con le mani premute contro la cuffia e gli occhi fissi sul procuratore, che stava davanti al banco del giudice.

Pareva che stessero discutendo di una dozzina di casi contemporaneamente. Il procuratore leggeva più veloce che poteva delle schede di computer, mentre le orecchie di THX rintronavano per il vociare di avvocati accusatori e difensori che gridavano frasi senza senso. Frasi però che urlavano con grande enfasi, come credessero nelle cose che dicevano.

Il giudice (era forse quel «Pontefice» cui sentiva che si riferivano spesso?) sedeva più in alto, in una specie di cabina di controllo, mentre la console di un computer lampeggiava di mille luci alle sue spalle. Anche lui aveva la cuffia, ma aveva anche la faccia addormentata e seccata. Qualche rara volta saltava su a dire qualcosa, qualcosa che suonava come un duro rimprovero a THX, il quale però non riusciva a capire il significato dei termini.

Poi senti il procuratore che diceva in fretta il suo nome: — Accusa: Uno uno tre otto, prefisso THX, accusato con indice di violazione trentadue settantotto punto nove due sette, appendice quattro quattro cinque, sessanta, sei uno tre. Evasione da medicinali, perversioni sessuali dolose, resistenza alla legge. Procedere. Presiede Pontefice sei zero sei.

Un ometto petulante dalla faccia cattiva si alzò in piedi e s’inchinò al giudice. — Avvocato accusatore del Controllo sette due sette si presenta alla corte. Il Controllo vi mostra rispettosamente le prove raccolte… — Il computer si mise a lampeggiare furiosamente. Il giudice sembrava guardare uno schermo interno alla sua cabina. «O forse stava sonnecchiando?»

— Nastri nove uno nove otto, cinque uno uno sei e quattordici settantasette — continuò l’accusatore. — Questi documenti negativi sono autenticati da AN-TO e registrati su schedario, settore trentaquattro.

Il difensore di THX alzò un dito corto. — L’assenza di sedativi, ecco la ragione di tutto. Il mio assistito era in condizione instabile, era irresponsabile. Propongo il ricovero…

L’accusatore proseguì senza tregua: — Il Controllo presenta rispettosamente un cinque due cinque quattro, distruzione immediata sulla base di un ECO TR-X trecentoquattordici; squilibrio chimico totalmente incurabile, con conseguente degenerazione sul piano sociale.

Il difensore scosse la testa. — Mi oppongo. Distruzione inutile e arbitraria. Bisogna conservarlo… la massa è una sola… può essere produttivo. Teniamo presente l’economia… C’è un patrimonio di efficienza economica… guadagno netto.

— Assurdo — disse l’accusatore.

— Accordato — disse il giudice, annuendo.

L’accusatore continuò — La distruzione immediata è la sola soluzione efficace. I crimini sono di secondaria importanza. È una questione di inferiorità genetica. Quest’uomo è nato dall’utero…

— Mi oppongo, mi oppongo! — gridò il difensore.

— È il prodotto di un’illegale perversione sessuale — continuò l’altro imperterrito — e avrebbe dovuto esser distrutto al momento del concepimento. Quello che si discute qui è il concetto stesso di efficienza economica e di una procedura che permette a questi erotici di esistere e di inquinare la nostra grande società.

— Mi oppongo — si lamentò il difensore. — È noto che il mio assistito è nato dalla clinica, non dall’utero. I nastri…

— I servizi prestati da questi erotici andranno automatizzati. Se vogliamo schiacciare la perversione sessuale, i prodotti di essa vanno…

— Assurdo, assurdo. Cosa sta cercando di dimostrare l’accusatore? Tutti i nastri affermano chiaramente l’origine clinica del mio assistito. — Il difensore prese un pacchetto di schede di computer e le lesse. — L’Ufficio delle Occasioni, il Festival degli Anelli, il mestiere e le scelte che ha fatto, le deposizioni rese agli ufficiali che l’hanno arrestato… Non c’è nessun precedente che consenta le affermazioni fatte dall’accusatore sulle origini del mio assistito.

L’accusatore storse la bocca. — L’imputato ha commesso crimini di perversione e corruzione incompatibili con l’origine clinica. Nessuno può avere dubbi in proposito: è un tipo erotico. Questi nastri, che possono essere eventualmente soggetti a errori o alterazioni, non devono ostacolare il cammino della società, che ha il dovere di difendersi dalle perversioni.

— Non facciamone un problema razziale! — Il difensore cambiò linea. — Non è questo il luogo. Ricordate che l’indipendenza da razza o origine è sacra. Le leggi sull’equilibrio economico dal cinque quattro due al sei nove uno si applicano a questo caso. L’imputato ha per compagna di stanza un tipo erotico. Crimine di persuasione e influenza. Perdita dell’innocenza. Ma il soggetto, esaminato, si è dimostrato fisicamente compatibile. I crimini non sono rilevanti. Il mio assistito va usato, non distrutto. Ho finito.

L’avvocato difensore rimise il pacco di schede sul tavolino da cui l’aveva preso e si voltò verso THX, sorridendo.

L’accusatore disse: — Le perversioni commesse da questa razza obsoleta hanno un grave effetto corrosivo sulla nostra società. Se l’imputato non sarà distrutto, le sue caratteristiche devianti saranno trasmesse ad altri. Dobbiamo smettere di consumare questi erotici. Dobbiamo sradicare la fonte del peccato. L’economia non può imporsi in situazioni che sono chiaramente religiose.