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Il tram oltrepassò sibilando varie stazioni, poi rallentò per fermarsi davanti alla piattaforma di una stazione. Ma le porte non si aprirono. La gente si mise a mormorare. Una vecchia batté il pugno sulla porta.

Fuori, sulla piattaforma, erano raggruppati altri operai, alcuni incuriositi, altri arrabbiati per il blocco della porta.

I soliti altoparlanti dissero:

— Due criminali evasi si trovano su questo tram. Tutta la stazione è stata bloccata e la polizia sta arrivando per catturarli. Restate calmi, prego.

— Voglio uscire! — gridò un uomo.

La gente sul tram fece un mormorio di approvazione.

— Non voglio essere coinvolta in nessuna operazione della polizia! — disse la vecchia che aveva battuto sulla porta.

— Su, forziamo la porta.

Il tram oscillò pericolosamente mentre la gente si gettava a capofitto verso le porte pieghevoli al centro del tram. La vecchia urlò di dolore, ma alla fine le porte cedettero e si spalancarono. Le persone si riversarono sulla piattaforma.

THX e SRT vi saltarono sopra, spinti dalla fiumana di corpi.

— Guarda! — gridò SRT.

Ai piedi della scala mobile erano appostati moltissimi robopoliziotti che cominciarono a muoversi verso di loro. Tutti si fermarono, paralizzati dalla paura.

Tutti, tranne THX.

Si lanciò infatti verso l’estremità opposta della piattaforma.

Dopo un attimo di esitazione, SRT gli corse dietro.

— Le auto! — gridò THX. C’erano alcune autojet parcheggiate al limite estremo della piattaforma. L’altoparlante stava dicendo:

— Non parcheggiate nelle aree segnate in giallo per più di tre minuti. L’accelerazione dei jet non deve superare il due per cento nell’area di dispersione. Per evitare di venir bruciati dallo scappamento dei jet, usate l’uscita di destra e attraversate la zona azzurra a sinistra.

THX saltò dalla piattaforma nell’autojet più vicina.

— Sai guidare? — gridò SRT, correndo.

THX annuì e scivolò dentro la macchina. Chiuse la portiera, controllò in fretta il pannello comandi e trovò il pulsante d’avviamento. Lo premette e una luce verde si mise a lampeggiare in tutti gli indicatori. Il motore a turbina prima rombò, poi passò a un fischio di frequenza superiore al limite dell’udito umano. THX sentì solo una vibrazione tremenda che gli fece tremare le ossa fino al midollo.

Alzò gli occhi e vide che SRT stava salendo nella macchina parcheggiata vicino alla sua.

Infilata in fretta la cuffia che stava sul quadro di comandi vicino al posto di guida, THX sentì la voce di un robot.

— Fermatevi dove siete — gridò la voce. — Non dovete temere niente. Cooperate con le autorità.

THX afferrò saldamente il volante e spinse in avanti la leva. L’autojet ronzò e THX lo guidò sulla via principale, dove la macchina partì velocissima, correndo verso un gigantesco segnale che diceva «Strada X dritto». Il ruggito dello scappamento rimbombava paurosamente nel corridoio.

Guardò nello specchietto retrovisore per vedere se c’era SRT. No. Controllò lo schermo radar sul pannello dei comandi. Di SRT non c’era traccia lì intorno.

«Saprà guidare?» si chiese THX.

Per un attimo insopportabile si morse un labbro, indeciso. Poi rallentò l’autojet, le fece attraversare le otto corsie della strada, e tornò verso la stazione da cui era partito.

Pareva impossibile, ma era passato meno di un minuto da quando era uscito dal tram. C’era ancora tutta la gente sparpagliata sulla piattaforma. I robopoliziotti stavano facendosi strada tra le persone, guardando tutti in faccia e controllando le schede di riconoscimento.

La rossa autojet fiammeggiante di SRT era ancora ferma nell’area di parcheggio. THX vide il nero affannarsi coi comandi, pigiando sui pulsanti. Adesso non rideva affatto. SRT si girò a guardare da un lato e THX seguì la direzione del suo sguardo. Due robopoliziotti si stavano avvicinando all’area di parcheggio. THX azionò il comando del finestrino.

Stava per gridare a SRT di saltare giù dall’autojet e di correre alla sua, quando il motore si accese in una nuvola di fumo scuro. Sulla faccia del nero tornò il sorriso. Alzò gli occhi, riconobbe THX e lo salutò con la mano, poi avviò la macchina e si lanciò a tutta velocità.

Contro un pilastro di cemento. L’auto andò distrutta all’istante in una spaventosa esplosione.

THX sentì l’onda d’urto dello spostamento d’aria contro la sua macchina. Rimase lì seduto, immobile, incredulo. Una vita si era spenta in un batter d’occhio. La vita di un amico, il suo unico amico, il primo e l’ultimo che avrebbe avuto.

Morto.

— Abbiamo un incidente al Centro Dispersione Moduli ventuno. Veicolo rubato finito contro supporto tre T. Criminale morto sul colpo. Macchina distrutta.

— Totale dell’unità monetaria: quindicimila, in aumento.

I robopoliziotti si diressero verso THX. Per un attimo non riuscì a muoversi. Poi, come se si fosse rotto un incantesimo, spinse la leva dell’autojet. Si senti schiacciare la testa all’indietro dall’accelerazione. Il motore rombò e la stazione, i robot, il tragico ammasso di rottami scomparvero tutti dalla vista.

Lo schermo di direzione sul pannello comandi indicò che stava avvicinandosi all’espressovia. THX sterzò e diresse la macchina nella corsia giusta. La cuffia ronzò.

— C’è un veicolo che sta entrando in un’espressovia ad accesso riservato. Il veicolo è un’autojet rubata, modello Samos, numero di serie trentadue settantuno quindici.

— Si suppone che il criminale evaso uno uno tre otto, prefisso THX, sia al volante della Samos rubata. Catturatelo subito. Procedete con cautela.

— Totale dell’unità monetaria: diciannovemila, in aumento. Riesaminare tutte le obbligazioni fluttuanti, prego.

THX puntò sull’espressovia, infilandosi nell’enorme tunnel diretto a… dove? In su. Al primo livello, dove la radioattività era così alta da far morire chi vi rimanesse per poco più di due-tre ore.

E oltre quello?

Il funzionario del traffico storse la bocca e scosse la testa guardando l’enorme mappa elettronica sulla parete di fronte. Al centro della sua attenzione era un’immagine gialla: la macchina di THX.

— Espressovia duecentonovantuno — disse al microfono. — Sgombrate tutto il traffico. La polizia del Controllo richiede che tutto sia sgombrato per poter procedere alla cattura. Deviate tutto il traffico sul raccordo quarantotto trentatré, all’altezza della rete stradale due.

THX sentì questi ordini. E senti la frequenza accelerata dei suoni dello schermo radar. Lo guardò e vide due segnali visivi.

— Spedite elettromoto dieci quarantotto e dieci cinquanta all’inseguimento del fuggitivo uno uno tre otto, prefisso THX.

— Nella rotta di fuga prevista ci sarà un trasferimento alla rete stradale tre alle ore tre e quarantasette.

— Procedete alla cattura.

THX sapeva che delle elettromoto non potevano tener dietro a un’autojet col motore a turbina. Ma, come se fosse stata sensibile ai suoi pensieri, la macchina si mise a fare strani rumori. Rumori sordi, come tonfi. Gli indicatori diventarono rossi. «Il motore si sta surriscaldando.» La macchina rallentò di colpo.

THX esplorò freneticamente il pannello. «Ci deve essere il modo…»

— Posizione della Samos trentadue settantuno quindici rubata determinata mediante radar. Distanza, cinque chilometri.

Provò tutte le manopole e tutti i pulsanti sul pannello, ma (indicatore restava ostinatamente sul rosso. Il motore ronzava sempre più piano, finché la macchina si fermò.

— Il veicolo in questione si è fermato nell’espressovia due nove uno. Il soggetto ha smesso di scappare. Fare rapporto quando il fuggitivo sarà sotto custodia.