Realizzò ventidue. Ricominciò e rispose no anche a quelle sulla Sindrome Premestruale. Era sceso solo a diciassette.
Il dottor Young non sembrava sconvolto per la dipartita di Carolyn più di quanto lo fosse stato per Andrew. A tutti gli effetti, sembrava piuttosto allegro mentre enumerava le sequenze di cifre a Troy Yoder. Appena ebbe finito, la dottoressa Lejeune si offrì di andare a prendere il bambino successivo della prima e salì in ufficio. «Ha trovato quei test?» domandò a Sherri.
«No,» rispose lei, disgustata. «Ho la varicella fin sopra i capelli, e lui decide che i conti del latte vanno tenuti in partita doppia. Prometto che glieli cerco non appena ho un secondo libero.»
«Non c’è problema,» disse la dottoressa.
«Ma se ha fretta, potrebbe chiedere alla madre di Heidi Dreismeier,» disse Sherri. «Probabilmente avrà trafugato delle copie dei test per provarli a casa con la figlia.»
«La madre di Heidi Dreismeier?» chiese la dottoressa Lejeune. «Ma di preciso il dottor Young quanta gente ha esaminato?»
«Be’, ha cominciato con una selezione generale del personale, i volontari e le responsabili delle aule, ma quella era solo una specie di intervista. Quindi ha ristretto la scelta a circa cinque persone che hanno fatto tutta la trafila dei test.»
«Chi erano queste cinque persone?»
«Be’, Carolyn Hendricks ovviamente, poi la madre di Heidi, Franane Williams…»
«La madre di Shannon?» chiese la dottoressa Lejeune.
«Sì, e chi altro?» Ci pensò su un attimo. «Oh. La madre di Brendan James. Per fortuna non l’hanno scelta, eh? E Maribeth Greenberg. L’anno scorso insegnava qui in quarta.»
«Quanti anni ha?» chiese la dottoressa Lejeune.
«Quaranta,» rispose Sherri all’istante. «Le abbiamo fatto una festa di compleanno proprio prima che se ne andasse.»
«Non è che magari è scappata con qualcuno, no?»
«Maribeth?» disse Sherri. «Vuole scherzare? Si è fatta suora.»
Non sembrava che Liz stesse tanto male quando Carolyn l’andò a prendere a scuola, ma la mattina dopo era già sotto le coperte. «Come faccio adesso?» gemette. «La settimana prossima ho l’appuntamento per la foto di classe.»
«Telefono e dico di spostarlo,» propose Carolyn, ma il telefono squillò prima che facesse in tempo a trovare il numero.
«Ancora brutte notizie,» disse Sherri.
«Wendy?» fece Carolyn, pensando, fai che se la prendano tutte e due insieme, per favore.
«No. Monica e Ricky Morales. Non riesco a contattare la madre. È all’agenzia immobiliare. E c’era il tuo nome sul bigliettino per i casi di emergenza.»
«Vengo subito,» disse Carolyn. Diede uno sguardo a Liz, che dormiva sul divano del salotto, ed andò alla scuola elementare. Lungo la strada, si fermò un attimo al negozio e fece scorta di Seven-up, ghiaccioli e lozione di calamina. Comprò anche una bottiglia di Dr. Pepper, che era di sicuro l’ingrediente mancante per fare i suicidi di Allison.
Quando arrivò a scuola, Monica e Ricky se ne stavano seduti in ufficio tutti arrossati e con gli occhi lucidi. «Abbiamo registrato cinque casi stamattina,» le disse Sherri. «Cinque casi! E Heidi Dreismeier ha vomitato, ma penso che sia solo agitazione di stomaco.» Aiutò Monica a infilarsi la giacca. «Continuerò a cercare la madre. L’ufficio dice che stava facendo vedere degli appartamenti a uno scapolo.»
Carolyn portò Monica e Ricky in macchina. Ricky si sedette dietro senza indugio e non si mosse più. Carolyn dovette mettere la spesa nel bagagliaio per far sedere Monica davanti vicino a lei. Le allacciò la cintura di sicurezza e avviò l’auto.
«Aspetta, aspetta!» urlò Sherri, bussando sul vetro dalla parte di Monica. Carolyn si allungò e aprì il finestrino. «Ce n’è un altro per te,» disse col fiatone. «Non era agitazione di stomaco. Heidi è tutta coperta di macchie sul petto. Quasi dimenticavo. Ha chiamato Don. Ti ha cercato a casa. Farà tardi. Due sue alunne l’hanno presa, e dovrà studiare con Linda una sequenza alla trave per una delle matricole.»
Carolyn spense la macchina. «Perché devo prendere Heidi?» disse. «Sua madre non lavora.»
«È andata a un seminario di tre giorni sul tema “Come Passare Più Tempo con Tuo Figlio”.»
Giunto all’università, Andrew si recò subito nell’ufficio del dottor Gillis per comunicargli le sue dimissioni. «Sì, sì, mi ha chiamato Max e mi ha raccontato tutto,» disse il dottor Gillis. «È un peccato, ma se hanno bisogno di lei in Tibet, be’, allora mi sa che non ci rimane che sospendere il progetto. Adesso, cosa si può fare per farla tornare al più presto in Tibet?» Chiamò la Duke University e il delegato americano in Cina fece fare i preparativi a Bev Frantz per un’iniezione di richiamo contro il colera e gli trovò un alloggio al campus dove risiedere fino alla partenza.
L’ultima non fu una buona idea. Il dormitorio gli ricordava quello dove aveva abitato durante il terzo anno a Stanford quando era innamorato di Stephanie Forrester. In quell’anno sarebbe stato meglio incontrare Carolyn Hendricks piuttosto che Stephanie. Così Carolyn Hendricks non sarebbe diventata quello che era. Non si sarebbe sposata e non avrebbe avuto due figlie, e lui avrebbe potuto innamorarsene invece di perdere la testa per una che invitava i suoi ex a farle da valletti al matrimonio. Anche il capo valletto era stato un suo ex. L’aveva detto ad Andrew dopo cinque o sei fermatempo, e avevano deciso di comune accordo che gliene servivano altrettanti. Non seppe mai quanti se ne scolarono, ma furono di certo abbastanza da fargli dimenticare tutto in una notte, e fargli anche passare la cotta per Stephanie.
Una cura infallibile. Peccato che non si potesse bere alcolici nei dormitori.
Il dottor Young si rifiutò di abbandonare il progetto, benché alla fine della prima settimana non ci fosse praticamente rimasto nessuno da testare. «Lavoreremo sui dati attualmente in possesso finché la varicella non sarà sparita dalla circolazione,» disse, in tutta tranquillità. «Quanto ci vuole per guarire dalla malattia?»
«Due settimane,» rispose la dottoressa Lejeune, «ma Sherri dice che la fase iniziale dura circa un mese. Perché non ce ne torniamo all’università finché non è passata? Possiamo lasciare qui l’attrezzatura.»
«Assolutamente no!» tuonò il dottor Young. «È questo tipo di atteggiamento che ha minacciato il progetto sin dall’inizio!» Se ne andò a passi pesanti, presumibilmente per andare a elaborare i dati raccolti fino a quel momento.
Non abbiamo dati, pensò la dottoressa Lejeune salendo in ufficio, e non è il mio atteggiamento a minacciare il progetto. Si chiese perché se la fosse presa tanto. Non aveva battuto ciglio né alla partenza di Andrew né a quella di Carolyn, e nemmeno per il propagarsi della varicella. Ma la sola ipotesi di andarsene da lì gli aveva acceso la testa calva di un rosa carico.
Sherri stava tamponando uno della quarta con lozione di calamina. «Finalmente ho trovato i test,» disse. Li passò alla dottoressa Lejeune. «Mi scusi per il tremendo ritardo, ma stamattina ho dovuto congedare sei bambini, tre dei quali sono a casa di Carolyn Hendricks.»
La dottoressa Lejeune guardò i test. Il primo era l’Idelman-Ponoffo che avevano fatto ai bambini, dopodiché c’era una raccolta di svariati esami psicologici.