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«Ha mai sentito parlare di un cocktail chiamato fermatempo?» le chiese Andrew, che continuava a fissare la lampada di roccia lavica. «Lo bevevo quando ero all’università.»

«No,» disse la dottoressa Lejeune, guardando accigliata verso la porta dalla quale era appena uscito il dottor Young.

«Birra e vino,» disse Andrew. «Erano questi gli ingredienti. Il fermatempo.»

«Oh,» disse lei. «Noi lo chiamavamo cataclisma.»

Carolyn lasciò Wendy alla scuola media e diresse verso la scuola elementare.

«Dove dovrei lavorare?» chiese a Sherri una volta giunta in ufficio. «In biblioteca?»

«No,» rispose Sherri, porgendo a Carolyn una manciata di fogli. «Sei al piano di sotto, nella sala musica.»

«E dov’è?»

«Insieme alle aule di educazione fisica. Hanno diviso la palestra in due con dei pannelli adesivi.»

«E l’insegnante di musica l’ha accettato?»

«Ha dovuto. Il Vecchio Scartafaccio le ha rivelato quanto paga il dottor Young per utilizzare la scuola per i suoi progetti.»

«Ma se paga così tanto, perché non gli ha lasciato usare la biblioteca?»

«Non lo so. In effetti la sala musica è piuttosto stretta.»

«Lo so,» disse Carolyn. «L’anno scorso ci ho fatto i test per l’udito. La stanza è a forma di L e l’interruttore della luce si trova in alto, dalla parte opposta della sala, a un milione di miglia dalla zona principale. I ragazzi della terza la spegnevano sempre mentre andavano via e mi lasciavano al buio, perché non ci sono finestre. Non puoi fare in modo che ci mettano nella biblioteca?»

«Chiederò al Vecchio Scartafaccio,» disse Sherri. «Però non capisco perché te la prendi tanto. A me piacerebbe trovarmi rinchiusa in una stanzetta con un uomo affascinante come quello.»

«Il dottor Young

«No. Il tizio con cui lavori.» Frugò in mezzo alle carte sul bancone. «Andrew Qualchecosa.» Prese un foglio rosa e lo guardò. «Andrew Simons. E a proposito di uomini affascinanti, com’è quel tuo adorabile marito?»

«“Adorabile”,» disse Carolyn, sorridendo. «Quando riesco a vederlo. Quando c’è il corso di ginnastica è il momento peggiore dell’anno. E quest’anno è stato ancora peggiore perché ha dovuto assumere una nuova allenatrice.»

«Ho sentito che hanno assunto una tipa sui vent’anni che assomiglia a Farrah Fawcett.»

«È vero,» disse Carolyn, guardando la sua raccolta di moduli. «Don era proprio fuori di sé. Ha passato due settimane a fare i colloqui e poi la commissione assume questa ragazza, questa Linda, che non aveva nemmeno fatto domanda.»

«Scommetto che non è per niente fuori di sé,» disse Sherri. «Lui dovrà lavorare con Farrah Fawcett, tu con questo schianto di psicologo… perché a me non capita mai di lavorare con qualcuno che mi faccia girare la testa?» domandò. «Lo sai che cosa mi è successo quando quel tipo, Lasciatevi Stupire, è venuto a casa mia? Mi ha fasciato la testa con un tovagliolo, mi ha mostrato qualche campione e mi ha detto che col rosa ho un colorito giallastro. Non è giusto. Tutti gli scapoli disponibili se li pappano le donne sposate. Come la madre di Shannon Williams.»

«La madre di Shannon Williams?» ripeté Carolyn alzando gli occhi dalle carte. «Credevo che fosse stata la madre di Brendan a filarsela con quel tipo.»

«Infatti. La madre di Shannon si sta dando da fare con uno che lavora in banca con lei. Pare che abbiano passato un sacco di tempo insieme dentro la camera blindata, e poi… a proposito, quanto tempo dovrà passare Don con questa Linda?»

«Sarà meglio che scenda nella sala musica prima che suoni il campanello,» disse Carolyn. «Questo dottor Simons è già laggiù?»

«Non lo so. Per tutta la mattina ha fatto avanti e indietro, portando materiale. Farò un tentativo per la biblioteca con il Vecchio Scartafaccio. E nel frattempo, tu tieni d’occhio questo Andrew Simons. La sala musica è anche più piccola della camera blindata.» Si mise un foglio rosa davanti al collo. «Pensi anche tu che il rosa mi dia un colorito giallastro?»

«Sì,» disse Carolyn.

Andrew collegò l’oscillatore temporale ai monitor di risposta e allacciò l’intera apparecchiatura all’unica presa che riuscì a trovare nella sala musica. Le luci rimasero accese.

Bene, pensò, e cominciò a collegare gli altri cavi di risposta, che dovevano registrare le reazioni degli studenti sottoposti al test.

Secondo il dottor Young il test avrebbe dovuto individuare dei bambini che vedessero il tempo come una successione di blocchi piuttosto che come un flusso continuo. Questi bambini avrebbero avuto degli odiecroni più lunghi poiché, secondo il dottor Young, i loro odiecroni tendevano ad accorciarsi mano a mano che imparavano a percepire il tempo come un flusso.

Una volta che Andrew avesse individuato i bambini, questi sarebbero stati collegati all’oscillatore temporale e avrebbero lavorato in uno stato emotivo di eccitazione, trasferendo i loro odiecroni. Il dottor Young sosteneva di essere già riuscito a provocare il fenomeno a livello subatomico.

«Massima agitazione,» aveva detto il dottor Young. «Il semplice bombardamento non funzionerebbe. La chiave di tutto è la massima agitazione.»

«Ma anche se avviene a livello microcosmico, che cosa le fa credere che lei sarà in grado di farlo avvenire a livello macrocosmico?» gli aveva domandato la dottoressa Lejeune, la prima cosa che gli avesse detto dopo una settimana e mezzo di silenzio.

«Avviene sempre,» aveva risposto il dottor Young. «Lo avete sperimentato entrambi. La sensazione di deja vu. Un odiecrone sposta l’adesso di un millisecondo dal passato, e voi avete la sensazione di aver già visto o sentito prima qualcosa. Di solito succede quando ci si trova in uno stato emotivo eccitato. Il deja vu è una deriva temporale, e quel che noi faremo in questo progetto sarà produrlo in odiecroni più lunghi in modo che la dislocazione duri un secondo, un minuto, fino a parecchie ore.»

Andrew non credeva a una parola di tutto ciò. L’aveva confessato alla dottoressa Lejeune mentre impacchettavano l’apparecchiatura per il trasporto fino alla scuola elementare di Henley.

«Non ci credo neanche io,» aveva detto lei.

«Allora perché è ancora qui?»

Lei aveva alzato le spalle. «Ci vuole pure qualcuno che lo salvi da se stesso, o almeno che raccolga i cocci quando il suo prezioso oscillatore non funzionerà. Ma per lei questo non è un motivo per rimanere. E allora perché rimane?»

Non lo so, aveva pensato lui. Perché mi sono prestato a fare il valletto al matrimonio di Stephanie Forrester? «Forse ho una crisi di mezza età,» aveva risposto.

«Come tutti gli altri qui intorno,» aveva detto la dottoressa Lejeune, poi era diventata pensierosa. «Lei ha quarantadue anni, giusto?» gli aveva chiesto. «Aveva una ragazza in Tibet?»

«Ero in un monastero tibetano sull’Himalaya.»

«Così sia,» aveva detto lei, e gli aveva passato un altro componente.

Ce n’erano troppi, di componenti. Alcuni oggetti lui non sapeva nemmeno che cosa fossero. C’era una scatola grigia di media grandezza con un unico interruttore acceso/spento su di essa e due scatole più piccole senza nemmeno quello, e senza spine né prese per collegarle a qualche cosa. Andrew si domandò se non fossero oggetti lasciati dall’insegnante di musica. Le appoggiò sul pianoforte insieme a! contatore di fotoni e allo spettroscopio.

Le luci si spensero. «Ehi!» esclamò. Le luci si riaccesero.

«Mi scusi,» disse una voce femminile. Percorse l’aula a gomito ed entrò nella sala. Aveva i capelli neri e corti, e indossava una gonna e una giacca sportiva. Protese la mano. «Sono Carolyn Hendricks. Non sapevo se lei fosse qui o no e non volevo rimanere chiusa dentro. Sherri si è dimenticata di darmi la chiave. Ho chiamato un paio di volte, ma la stanza è isolata acusticamente e bisogna strillare per farsi sentire.»