La sezione Preparatevi elencava i sintomi della malattia, e la sezione Informatevi parlava del periodo di incubazione, che era da tredici a diciassette giorni, e concludeva: “La massima probabilità di contagio da varicella si ha il giorno prima che appaiano i sintomi e durante i primi giorni di malattia.”
Grande, pensò Carolyn. Né Liz né Wendy hanno mai avuto la varicella anche se sono state esposte tutte e due da piccole.
Quando Wendy ebbe finito, Carolyn fece una scappata alla lavanderia e dalla banca, poi andò al supermercato.
«Ricordati che è finita la gassosa,» le disse Wendy. «E l’allenatore Nicotero ci ha detto che dovremmo mangiare qualcosa…»
«Di ciascuno dei quattro gruppi di alimenti,» fece Carolyn. «Ma lo sai che la gassosa non fa parte di nessuno di essi?»
«Dopo mi porti al centro commerciale a comprare le scarpe da ginnastica?» chiese Wendy. «Oggi durante l’allenamento mi si sono slacciate le scarpe e ho chiesto il time-out, ma Sara Perkins ha detto che non ci sono time-out nella pallavolo e io le ho ribattuto che in ogni gioco ci sono. Allora ci andiamo?»
«Andiamo dove?» disse Carolyn, fissando le due bottiglie di gassosa da due litri. Quando era al college, la gassosa si vendeva in bottiglie dal formato ragionevole. Compravano una bottiglia a testa di Coca-Cola, aranciata e limonata per i loro suicidi, e cos’altro? Chinotto? Soda alla panna?
«A comprarmi le scarpe da ginnastica. Al centro commerciale.»
Carolyn guardò l’orologio. «Sono già le cinque meno un quarto, e papà ha detto che sarebbe tornato presto stasera. Ci andiamo stasera dopo cena.»
«Mamma,» disse Wendy, riuscendo in qualche modo ad infilare parecchie altre sillabe dentro “mamma”, «è mercoledì. Ho l’allenamento alle sei.»
Carolyn comprò bottiglie da due litri di Coca-Cola, aranciata, soda alla panna, chinotto, limonata e batterie nuove per la torcia elettrica, dopodiché portò di corsa Wendy al centro commerciale per comprarle le scarpe. Rientrarono solo alle cinque e mezzo.
«Ceno da Lisa,» disse Liz. «Prepariamo le richieste con il suo computer.»
«Ho l’allenamento alle sei,» disse Wendy, allacciandosi le scarpe da ginnastica.
Carolyn le preparò un panino col burro di arachidi e cominciò a togliere la spesa dalle buste. «Liz, ha chiamato papà?»
«No. Ha telefonato Sherri però. Vuole che la richiami a scuola. Che computer avevate al college?»
«Non ne avevamo.» Carolyn tirò fuori le bottiglie di gassosa e le appoggiò sul ripiano. «Non c’erano computer a quel tempo.»
«Stai scherzando! E allora che c’era?»
«Sono le sei meno venti,» disse Wendy, masticando il panino.
Carolyn diede una mela a Wendy e telefonò a Sherri.
«Dopo la scuola ho parlato con la madre di Monica e Ricky Morales, e non è sorpresa del fatto che la madre di Brendan sia scappata con quell’uomo, Lasciatevi Stupire. Ha letto un articolo nel Cosmopolitan sui sette sintomi della Crisi dei Quarant’anni, e quella li aveva tutti. Quarantatré anni, un marito che non è mai in casa, e due bambini nell’età critica…»
«Quanto? Tredici e diciassette anni?» chiese Carolyn.
«No. Due e cinque. L’articolo diceva che sarebbe stata preda facile del primo uomo che le avesse rivolto due parole carine.»
«Mamma, manca un quarto alle sei,» disse Wendy.
«So come ci si sente in quei casi,» fece Carolyn.
«Ma io ti conosco,» le disse Sherri. «Non scapperesti mai con nessuno. Sei pazza di Don, e le bambine sono fra le più belle che conosca.»
«Mamma,» fece Wendy, indicando l’orologio della cucina.
«Ho un po’ di fretta,» disse Carolyn. «Magari ti richiamo, va bene?»
«Non ce n’è bisogno. Volevo solo avvertirti che ha telefonato la madre di Heidi Dreismeier. È venuta a sapere che facevi dei test e voleva sapere quello che doveva studiare la figlia. Le ho detto di non preoccuparsi, ma sai com’è fatta. Mi sa che ti richiamerà fra un po’. Ci sentiamo domani,» disse, e mise giù la cornetta.
Carolyn si infilò la giacca e tirò fuori le chiavi della macchina dalla borsetta. Suonò il telefono. Passò le chiavi a Liz e rispose.
«Ciao tesoro,» disse Don. «Com’è andato il primo giorno di lavoro?»
«Bene.» rispose, salutando le ragazze con la mano. «Abbiamo solo spostato attrezzatura. E sedie. Ancora non so bene cosa sia questo progetto. C’è una macchina che assomiglia a una gigantesca lampada di pietra lavica. E quello con cui lavoro…»
«Quello con cui lavori?»
«Niente. Hai sentito che la madre di Brendan James è scappata con Lasciatevi Stupire? E ci sono stati due casi di varicella a Henley.»
«Benissimo,» commentò Don. «Vedrai che le ragazze se la prendono tutte e due. Tu l’hai già avuta, no?»
«Cosa? La varicella?» disse Carolyn. «Per forza che…» e si interruppe. «Non mi ricordo.» Aggrottò la fronte. «Sì. Dev’essere stato quand’ero bambina: voglio dire, tutte le volte che le ragazze potevano prenderla da piccole, avrei potuto averla anch’io, ma non è mai successo, solo che… non è buffo? Non mi ricordo più se l’ho mai avuta.»
«Ti verrà in mente se non ci pensi.» disse Don. «Probabilmente sei solo stanca.»
«Già,» disse lei. «Dopo l’appuntamento dall’ortodontista, Wendy mi ha trascinato per tutto il centro commerciale a cercare scarpe da pallavolo, poi ha telefonato Sherri, e Wendy doveva andare all’allenamento.»
«E hai anche spostato attrezzatura tutto il giorno. Per forza che sei spossata. Linda dice che non si capacita di come tu possa fare tutto, con le ragazze da seguire e adesso pure questo lavoro. Si chiede se ti rimanga abbastanza tempo per fare la moglie.»
«E tu cosa hai risposto?»
«Che sei una moglie fantastica e…» Don disse qualcosa ad una persona e poi tornò al telefono. «Scusa. È entrata adesso Linda. Era andata a comprare dei panini. Ti ho chiamato per questo. Pensavo che sarei tornato a casa presto, ma Linda si sente tanto insicura per la gara di domani. Voleva ripassare di nuovo le sequenze degli esercizi a terra. Ma senti, tesoro, posso dire alle ragazze di tornare a casa prima della scuola domani.»
«No, va bene così,» disse Carolyn. «Sono solo stanca e nervosa.» Le saltò in mente qualcosa. «Mi preparo un suicidio.»
«Un cosa?»
«Un suicidio,» ripeté lei. «Ce li bevevamo al college dopo una brutta giornata.»
Salutò Don, mise giù, e aprì tutte le bottiglie.
Ce li bevevamo al college, pensò, versando della Coca-Cola nel bicchiere. Vi aggiunse dell’aranciata e un po’ di chinotto. Di solito mi sedevo per terra con la mia compagna di stanza Allison e bevevamo insieme, parlando di ciò che avremmo fatto nella vita. Che io ricordi, non si è mai discusso di portare qualcuno dall’ortodontista o all’allenamento di pallavolo o al centro commerciale. Aggiunse una cucchiaiata di succo d’uva, colmò il bicchiere di limonata e rimescolò il drink col coltello ancora sporco di burro d’arachidi.
Che io ricordi, non si è mai discusso di sposarsi un allenatore con un’assistente con la puzza al naso.
Portò il suicidio in salotto, si sedette per terra e ne bevve un sorso. Non assomigliava nemmeno un po’ ai suicidi che avevano fatto loro due, forse perché li preparava sempre Allison. Nel trimestre d’autunno, quando Allison era in Europa, aveva dovuto fare esperimenti per giorni e giorni prima di azzeccare la ricetta. Era stato un brutto periodo. Aveva nevicato sempre, e lei se n’era stata seduta vicino alla finestra a bere suicidi, pensando all’amore, a uomini affascinanti che la corteggiavano e al sesso.