"Insomma, succede proprio come nella teogonia greca che amo tanto. I miei figli tendono a essere disobbedienti, antagonistici. Combatto continuamente con loro. Ormai esistono terre buone e terre cattive. Iperione è una delle buone. Andiamo d’accordo. Rea è praticamente pazza, ma in genere riesco a farle fare quello che voglio. Oceano è il peggiore. Lui e io non ci parliamo più. Quello che riesco a far fare a Oceano lo ottengo solo con l’astuzia, con l’inganno.
"È stato Oceano a distruggere la vostra nave."
25
Oceano rimuginò fra sé per diecimila anni, mentre il controllo di Gea si indeboliva sempre più. Non voleva che lei spazzasse via il desiderio d’indipendenza che nascondeva così bene. Il suo risentimento crebbe.
Perché proprio lui doveva essere al buio? Lui, il più grande degli oceani, eternamente coperto di ghiaccio. La vita che si agitava sulla sua superficie era rozza, elementare. La luce del giorno uccideva molti dei suoi figli. Cos’aveva Iperione di tanto speciale da essere così rigoglioso?
In segreto, pochi metri al giorno, protese un nervo sotto il suolo sino ad arrivare a parlare direttamente con Rea. Riconobbe in lei i segni della follia, e decise di cercare un alleato a ovest.
Mnemosine non andava bene. Era una terra desolata sia fisicamente sia mentalmente, col rimpianto continuo delle sue foreste scomparse. Per quanto Oceano tentasse di scatenare in lei il risentimento nei confronti di Gea, non riuscì a superare la barriera della sua depressione. Oceano avanzò ancora.
Oltre Mnemosine c’era la regione notturna di Crono. Lì il potere di Gea era forte. Il cervello satellite che governava quella regione era solo un’emanazione della mente centrale, e non aveva ancora sviluppato una sua personalità.
Oceano proseguì verso ovest. Senza saperlo, stava tracciando la rete di comunicazione che avrebbe unito le sei terre ribelli.
Trovò in Giapeto l’alleato più forte. Se solo fossero stati vicini, avrebbero potuto deporre Gea. Ma riuscirono a elaborare solo tattiche che prevedevano una notevole cooperazione fisica, e si fermarono al livello di discorso. Tra loro potevano solo complottare. Oceano fu costretto a ripiegare sull’alleanza con Rea.
Quando succedeva questo, sulla Terra si stavano innalzando le piramidi. All’improvviso, Oceano interruppe il flusso dei liquidi congelanti che passavano nel suo corpo immenso e nei cavi posti sotto il suo controllo. All’estremità orientale del mare ghiacciato, Oceano controllava due pompe fluviali, enormi muscoli a tre camere che portavano le acque di Ofione a Iperione ovest. Fermò anche quelle. A est, Rea fece lo stesso con le cinque pompe che distribuivano l’acqua nelle sue regioni montuose a est, accelerando contemporaneamente il ritmo delle sue pompe più vicine a Iperione. Privato dell’acqua a ovest e a est, Iperione cominciò a inaridirsi.
Nel giro di pochi giorni Ofione smise di scorrere.
— Tutte queste cose le ho sapute da Rea — disse Gea. — Sapevo che il mio controllo sui cervelli periferici era diminuito, ma nessuno si era mai lamentato. Non immaginavo che esistessero rancori.
Mentre Gea narrava la ribellione di Oceano, la stanza era diventata sempre più buia. Quasi tutti i pannelli luminescenti del pavimento si erano spenti, e quelli ancora accesi emanavano un bagliore debole.
— Sapevo di dover fare qualcosa. Oceano stava per distruggere interi ecosistemi. Poteva trascorrere un migliaio d’anni prima che riuscissi a rimetterli in funzione.
— E cosa hai fatto? — sussurrò Gaby.
Cirocco sussultò. La voce calma di Gea l’aveva quasi ipnotizzata.
Gea protese la mano, la chiuse a pugno.
— Ho colpito.
Il grande muscolo circolare era inattivo da tre milioni di anni. Aveva un’unica funzione: contrarre il mozzo e farne uscire i raggi, subito dopo la nascita del titano. Il sistema di cavi di Gea dipendeva da quel muscolo. Era l’ancora gigantesca che la teneva unita.
Il muscolo si contrasse.
Megatonnellate di ghiaccio e roccia furono proiettate in aria.
Diecimila chilometri quadrati della superficie di Oceano furono proiettati verso l’alto a velocità folle. Il mare ghiacciato divenne un pantano in cui galleggiavano masse di ghiaccio grandi quanto un isolato di città. Dappertutto i cavi si spezzarono, devastarono il terreno.
Il muscolo si rilassò.
Per un momento incredibile, Oceano si trovò in assenza di peso. Masse di ghiaccio larghe chilometri quadrati sembravano mostruosi fiocchi di neve, scossi dall’uragano che stava scendendo dal mozzo.
Poi, quindici cavi intonarono il canto di vendetta di Gea. La semplice energia sonora strappò uno strato di suolo profondo dieci metri dalle regioni circostanti, e tempeste di sabbia danzarono dodici volte lungo l’orlo esterno prima che la furia si calmasse.
Il muscolo si contrasse e rilassò in un periodo di due giorni, come una mano che strizzi una palla, facendo vibrare Gea da cima a fondo.
Gea aveva un’altra risorsa, ma aspettò a usarla finché il cataclisma non ebbe sconvolto completamente Oceano. Possedeva altri sei muscoli, e ne mosse uno.
Il raggio sospeso sopra Oceano si contrasse, riducendosi a metà del suo diametro normale. Privati d’acqua per più di una settimana, gli alberi appassirono, si spezzarono, caddero in basso.
Prima di arrivare a terra, presero fuoco.
Oceano divenne un inferno.
— Volevo bruciare quel bastardo — disse Gea. — Volevo ucciderlo.
Cirocco tossì, allungò la mano per prendere il bicchiere. I cubetti di ghiaccio tintinnarono in modo allarmante nel silenzio e nella semi-oscurità che li circondava.
— Non ci sono riuscita, ma ho instillato in lui la paura di Dio. — Ridacchiò. — Mi sono bruciata anch’io. Le fiamme hanno danneggiato la mia valvola inferiore. Da allora in poi, ogni diciassette giorni lo colpisco con uragani e tempeste di suono. Quello che avete sentito anche voi non è il mio lamento, è il mio avvertimento. Comunque, ne è valsa la pena. Oceano ha fatto il bravo per migliaia di anni. Non fatevi illusioni, un mondo non può essere retto da una decina di dèi. I greci lo sapevano molto bene.
"Il guaio, capite, è che il destino di Oceano è legato al mio. Lui è solo una parte del mio cervello, per cui, in un certo senso, io sono pazza. Alla fine saremo distrutti tutti assieme.
"Se n’è stato tranquillo finché non siete apparsi. Io pensavo di mettermi in contatto con voi qualche giorno prima che arrivaste. Volevo raccogliere la vostra nave coi tentacoli esterni di Iperione. Vi assicuro che lo avrei fatto con delicatezza, senza rompere niente.
"Oceano ha approfittato delle mie debolezze. I miei organi di trasmissione radio si trovano sull’orlo esterno. Ne avevo tre, ma uno s’è rotto millenni fa. Gli altri si trovano a Oceano e Crio. Crio è mio alleato, ma Rea e Teti hanno distrutto il suo trasmettitore. E così Oceano si è trovato ad avere il controllo delle mie comunicazioni. Io ho deciso di non raccogliervi. Non mi ero messa in contatto, e certo voi non avreste capito.
"Ma Oceano vi voleva per sé."
La battaglia infuriò sotto le superfici di Oceano e Iperione. Fu combattuta nei grandi condotti in cui scorreva il fluido nutritivo che i titanidi chiamavano "latte di Gea".
Ogni prigioniero umano venne incapsulato in un bozzolo protettivo, mentre si decideva dei loro destini. I loro cicli metabolici si abbassarono. Da un punto di vista clinico erano in stato di coma, inconsapevoli di quanto li circondava.
Le armi della battaglia erano le pompe che fanno circolare nel sottosuolo i liquidi nutrienti e refrigeranti. Le due parti in lotta crearono enormi squilibri di pressione, per cui a un certo punto a Mnemosine si formò un geyser di latte che salì in aria fino a cento metri d’altezza, ricadde al suolo e diede vita a una breve primavera.