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Erano nella cupola che fungeva da quartier generale per la squadra terrestre. C’erano sette ufficiali, oltre a Cirocco, Gaby e Bill. Le due donne erano state condotte lì appena atterrate, presentate a tutti, e richieste di fare rapporto.

Cirocco si sentiva fuori posto. L’equipaggio dell’Unity e Bill indossavano uniformi ben stirate, rosse e dorate. Sapevano di pulito, e avevano un’aria troppo militare per i suoi gusti.

La spedizione del Ringmaster aveva lasciato da parte quell’aspetto, fino al punto di usare l’unico titolo di capitano. Quando il Ringmaster era partito, la NASA stava cercando di sradicare le proprie origini militari. Aveva chiesto e ottenuto l’auspicio delle Nazioni Unite, per quanto fosse chiaro che l’impresa era solo americana.

Il nome stesso della nuova astronave, Unity, testimoniava la cooperazione fra le diverse nazioni della Terra. E l’equipaggio multinazionale indicava che l’esperimento del Ringmaster aveva unito le nazioni per uno scopo comune.

Ma le uniformi dicevano anche quale ne fosse lo scopo.

— Allora tu consigli di proseguire l’attuale linea di condotta pacifica — disse il capitano Svensen. Parlava da uno schermo televisivo posto sul tavolo pieghevole al centro della stanza. Sedie a parte, non c’erano altri mobili.

— Al massimo potresti perdere i pochi uomini che hai qui. Pensaci un attimo, Wally. Gea sa che se facesse qualcosa scoppierebbe la guerra, e che la prossima nave sarebbe solo una grande bomba H, senza uomini a bordo.

La faccia sullo schermo si accigliò, poi annuì.

— Scusatemi un attimo — disse. — Voglio parlarne col mio staff. — Fece per allontanarsi, poi tornò indietro. — E tu, Rocky? Non ci hai detto se le credi. Dice la verità?

Cirocco non ebbe esitazioni.

— Sì, Gea dice la verità. Puoi starne sicuro.

Il tenente Strelkov, Comandante della base, aspettò un attimo, finché fu sicuro che lei non aveva altro da aggiungere, poi si alzò. Era un bell’uomo con un brutto mento, un ufficiale dell’esercito sovietico, per quanto Cirocco trovasse difficile crederlo. Sembrava un ragazzo.

— Volete qualcosa? — le chiese in perfetto inglese. — Forse sarete affamate dopo il viaggio di ritorno.

— Abbiamo mangiato prima di lanciarci — gli rispose Cirocco, in russo. — Ma se c’è un po’ di caffè…

— Non hai finito il racconto — stava dicendo Bill. — Come avete fatto a tornare qui, dopo la conversazione con Dio?

— Ci siamo lanciate — rispose Cirocco, sorseggiando il caffè.

— Vi siete…

Si trovavano tutti e tre in un angolo della stanza circolare, le sedie disposte in circolo, mentre gli ufficiali della Unity parlavano tra loro vicino alle apparecchiature televisive. Bill aveva un bell’aspetto. Camminava con la stampella e la gamba gli faceva male se ci appoggiava sopra il peso del corpo, ma era su di morale. Il medico dell’Unity aveva detto che l’avrebbe operato al più presto, e prevedeva un ritorno alla normalità assoluta.

— E perché no? — chiese Cirocco. — Avevamo portato i paracadute come misura precauzionale; perché non usarli? — Lui era ancora a bocca spalancata. Lei rise, gli diede una pacca sulla spalla. — Va bene, abbiamo riflettuto molto prima di buttarci. Ma non c’era proprio nessun pericolo. Gea ha tenuto aperte le valvole e ha chiamato Finefischio. Siamo scese in caduta libera per quattrocento chilometri, poi siamo atterrate sul dorso dell’aerostato. — Si sporse per farsi riempire la tazza di caffè da un ufficiale, poi tornò a fissare Bill. — Comunque io ho parlato anche troppo. E tu? Come sono andate le cose?

— Niente di troppo interessante, temo. Ho passato il mio tempo sotto terapia con Calvin, e ho imparato un po’ la lingua dei titanidi. Due o tre frasi le so cantare. So dire vai-vai e Billy fame. È stato divertente. Poi ho deciso di mettermi a fare qualcosa, dato che tu mi avevi lasciato qui. Ho cominciato a parlare coi titanidi di qualcosa di cui sapevo poco, cioè l’elettronica. Mi sono servito di quelle buffe cose che usano loro e ho costruito un ricetrasmettitore.

Cirocco lo guardò sbalordita. — Allora non era…

— Dipende da come consideri la faccenda. Tu pensavi a una radio capace di raggiungere la Terra. Quella non sono riuscito a costruirla. Il mio apparecchio non è molto potente. Riesco solo a parlare con l’Unity se è sopra di me. Ma anche se l’avessi costruita prima della tua partenza te ne saresti andata lo stesso, no? L’Unity non c’era ancora, quindi la radio non sarebbe servita a niente.

— Sì, credo che sarei partita. Avevo altre cose da fare.

— Ho sentito. Mi hai fatto passare i momenti peggiori da che sono qui — confessò Bill. — I titanidi cominciavano a piacermi, e improvvisamente hanno preso tutti quell’espressione strana e sono scappati via. Pensavo che fosse un altro attacco degli angeli, ma non è più tornato nessuno. Ho trovato solo un grosso buco nel terreno.

— Io ho visto qualche titanide — disse Gaby.

— Sì, stanno tornando. Non si ricordano di noi.

I pensieri di Cirocco vagavano da soli. Non era preoccupata per i titanidi. Sapeva che tutto sarebbe andato bene, e non avrebbero più dovuto soffrire in battaglia. Ma era triste scoprire che Cornamusa non si ricordava di lei.

Stava osservando gli uomini della Unity e si chiedeva perché nessuno di loro si avvicinasse per parlare con loro. Sapeva di non emanare un buon profumo, ma non credeva che fosse per quello. Sorpresa, capì che avevano paura di lei. Si mise a ridere. Poi s’accorse che Bill stava parlandole.

— Scusa, puoi ripetere?

— Gaby dice che non hai ancora raccontato tutta la storia. Dice che c’è qualcos’altro, e che io dovrei saperlo.

— Oh, quello — disse lei, lanciando un’occhiataccia a Gaby. Ma prima o poi bisognava affrontare l’argomento.

— Gea… Gea mi ha offerto un lavoro, Bill.

— Un lavoro? — Lui tentò di sorridere, incerto.

— Devo fare la maga. Almeno, così ha detto. È un tipo romantico. Ti piacerebbe, Bill. È un’appassionata di fantascienza.

— In cosa consiste esattamente il lavoro?

— Mettere a posto i guai — disse Cirocco tormentandosi le mani. — Correre dove c’è un problema e vedere di risolverlo. Qui ci sono terre letteralmente ribelli. Mi ha promesso un’immunità relativa, basata sul fatto che i cervelli delle regioni ricordano quello che lei ha fatto a Oceano e quindi non oserebbero attaccarmi.

— Tutto qui? Mi sembra una buona proposta.

— Infatti. Si è offerta di educarmi, di riempirmi la testa con un sacco di conoscenze, come quando mi ha insegnato a parlare coi titanidi. E avrei il suo aiuto. Niente magia, però potrei far spalancare il terreno e vederlo inghiottire i miei nemici.

— Questo lo credo.

— Ho accettato, Bill.

— Lo immaginavo.

Bill si guardò le mani, e quando tornò ad alzare gli occhi sembrava stanchissimo.

— Tu sei proprio un tipo straordinario, lo sai? — Nella sua voce c’era una traccia d’amarezza, però la stava prendendo meglio di quanto Cirocco si fosse aspettata. — È proprio un lavoro che dovrebbe piacerti. La mano sinistra di Dio. — Scosse la testa. — Questo è un posto terribile. Potrebbe anche non piacerti. Quando cominciava a piacere a me, tutti i titanidi sono scomparsi. È un fatto che mi ha scosso, Rocky. Era come se qualcuno avesse messo via i suoi giocattoli perché si era stufato. Come fai a sapere che non sarai uno dei suoi giocattoli? Fino a ora hai sempre preso l’iniziativa tu. Credi che ci riuscirai ancora?