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— Non ancora. Non credo che Wally ci darà altri guai, una volta accettata l’idea. Capiranno che in fin dei conti conviene anche a loro restare in buoni rapporti con noi.

"E poi c’è un’altra cosa che voglio vedere prima che ce ne andiamo."

Si era preparata a una forte emozione. Si sentì emozionata, sì, ma non come temeva. Era stato più difficile dire addio a Bill.

Il relitto del Ringmaster era una cosa triste, silenziosa. Lo visitarono senza dire niente. Ogni tanto riconoscevano qualcosa; più spesso non riuscivano a capire cosa fossero quei frammenti contorti.

Lo scafo argenteo risplendeva nel magnifico pomeriggio di Iperione, parzialmente sepolto nel terreno sabbioso come un King Kong robot precipitato dal suo grattacielo. L’erba si era già impossessata del suolo sconvolto. I rampicanti si protendevano sui pezzi di metallo. Un unico fiore giallo spuntava al centro di quella che era stata la consolle di comando di Cirocco.

Aveva sperato di trovare un ricordo della sua vita passata; ma non era mai stata una collezionista di cose, e sull’astronave aveva portato ben poco di personale. Oceano doveva aver mangiato le poche foto, il diario di bordo e la cartella di ritagli di giornale.

Non lontano da loro videro un uomo dell’Unity. Girava attorno al relitto, puntava la macchina fotografica e continuava a scattare. Cirocco pensò che fosse il fotografo della nave, poi capì che lo stava facendo di propria iniziativa, con la sua macchina fotografica. Lo vide raccogliere un oggetto, e metterlo in tasca.

— Tra una cinquantina d’anni — osservò Gaby — i turisti avranno portato via tutto. — Si guardò attorno. — Mi sembra un buon posto per un commercio di souvenir. Mettiamoci a vendere panini e foto ricordo. Ci andrebbe bene.

— Non pensi davvero che succederà, eh?

— Sta a Gea, immagino. Ha detto che avrebbe permesso le visite, e questo significa turismo.

— Ma i costi…

Gaby si mise a ridere. — Tu pensi ancora ai vecchi giorni, capitano. Quando siamo partiti noi, il Ringmaster era il massimo, e poteva contenere solo sette persone. Bill dice che l’Unity ha un equipaggio di duecento uomini. Non ti sarebbe piaciuto ottenere l’esclusiva per le riprese cinematografiche a O’Neil Uno, trent’anni fa?

— Sarei diventata ricca — ammise Cirocco.

— Se Gea offre una possibilità di arricchirsi, qualcuno lo farà. Perché non mi nomini ministro del Turismo e dell’Ambiente? Non so bene se mi piace il ruolo di apprendista stregone.

Cirocco rise. — La nomina è tua. Cerca di ridurre al minimo la corruzione e il clientelismo, va bene?

Gaby distese le braccia, con espressione sognante.

— Me lo vedo già. Qui metteremo la rivendita, naturalmente una cosa in stile greco classico, e venderemo Geaburger e cocktail di latte. Erigerò insegne non più alte di cinquanta metri, e limiterò l’uso del neon… Venite a vedere gli angeli! Assaporate il respiro di Dio! Volate sulle rapide dell’Ofione! Di qui una galoppata sul centauro, solo dieci miseri dollari! Non scordate di portarvi…

Gaby urlò, facendo un salto indietro. Il terreno si era mosso.

— Stavo scherzando, accidenti! — gridò al cielo, poi fissò sospettosa Cirocco, che rideva.

Dal punto in cui prima si trovava Gaby uscì un braccio. Il terreno rivelò poco per volta una faccia e un ciuffo di peli multicolori.

Si chinarono a togliere la sabbia dal titanide, che tossiva e sputacchiava. Poco per volta spuntarono il petto e le due zampe anteriori. La creatura guardò incuriosita le due donne.

— Ciao — cantò Cornamusa. — Chi siete?

Gaby protese la mano. — Davvero non ti ricordi di noi? — cantò.

— Ricordo qualcosa. Mi sembra di riconoscervi. Non mi hai dato del vino, molto tempo fa?

— Certo — cantò Gaby. — E tu mi hai reso il favore.

— Esci di lì, Cornamusa — cantò Cirocco. — Ti ci vuole un bel bagno.

— Ricordo anche te. Ma come fate a stare in equilibrio su due gambe per tanto tempo senza cadere?

Cirocco rise.

— Vorrei saperlo anch’io, ragazza mia.

FINE