Thor sembrava sbalordito. — Sì, signor Krug — disse debolmente.
— Bene. Sì. Bene. Continua a fare un buon lavoro, Thor. Non ho parole per dirti quanto sono orgoglioso di te. Quanto sono felice. — Boom. Boom. Boom. Bit. Boom. - Ti procureremo tutti i più abili beta dell’Emisfero Occidentale, se necessario. Anche di quello Orientale. Del mondo. La torre deve venire completata! — Boom. - In fretta! In fretta! Non lo sarà mai abbastanza in fretta!
Krug uscì. Fuori, nella gelida aria notturna, si sentì un po’ meno agitato. Rimase fermo per un istante, godendosi la bellezza, la snellezza, il fulgore della torre che sfavillava sul fondale nero della tundra buia. Poi alzò gli occhi e fissò le stelle. Strinse il pugno, lo scosse.
Krug! Krug! Krug! Krug!
Boom.
Nel trasmat. Coordinate: Uganda. Il lago. Quenelle che aspetta. Carne soffice, petto florido, cosce morbide, ventre nervoso. Sì. Sì. Sì. Sì. 2-5-1, 2-3-1, 2-1. Krug attraversò il mondo d’un balzo.
21
Nell’abbagliante chiarore di una giornata invernale luminosa e frizzante, una decina di alfa sfilavano in solenne parata nel piazzale che scendeva dal grembo del palazzo ginevrino del Parlamento Mondiale come la falda di un immenso vestito. Ciascuno degli alfa impugnava una bobina manifesto, e ciascuno aveva sul petto il distintivo del Partito d’Eguaglianza Androide. I robot della Pubblica Sicurezza erano scaglionati agli angoli del piazzale: macchine nere e tozze, pronte a precipitarsi in avanti per proiettare nastri statici paralizzanti se i dimostranti si fossero scostati dal programma convenuto con gli uscieri parlamentari. Ma era poco probabile che il PEA facesse qualcosa d’inatteso. I manifestanti si limitavano ad attraversare il piazzale da un estremo all’altro, avanti e indietro, marciando né troppo rigidi né troppo sciolti, e tenevano d’occhio le camere di ripresa olografica che si libravano sopra di loro. Regolarmente, a un segnale del loro leader Siegfried Classificatore, uno dei dimostranti azionava la propria bobina manifesto. Dall’ugello dell’apparecchio s’innalzava una densa nube di vapori azzurrini che saliva fino a una ventina di metri d’altezza e che poi rimaneva lì, concentrandosi cineticamente fino a raggiungere una forma sferica; quindi una frase scritta a caratteri dorati, grandi e chiari, si formava sulla sua superficie e ne percorreva lentamente tutta la circonferenza. Quando le parole avevano percorso 360 gradi, la nube si dissipava: poi, dopo che anche l’ultima traccia era scomparsa dall’aria, Classificatore ordinava a un altro dei manifestanti di emettere la frase successiva.
Il Parlamento aveva ripreso a riunirsi da alcune settimane, ma era poco probabile che gli onorevoli ospiti di quell’elegante palazzo si occupassero della manifestazione.
Di manifestazioni come quella ne avevano già viste a sufficienza. L’iniziativa del DEA intendeva solo fornire alle reti olovisive, perché li trasmettessero a tutto il mondo con la scusa di fare della cronaca, slogan come questi:
22
Thor Guardiano era inginocchiato a fianco di Lilith Mesone, nella cappella del Valhallavägen. Era il giorno della Cerimonia dell’Apertura della Vasca; erano presenti nove alfa e officiava Mazda Costruttore, che apparteneva alla casta delle Trascendenze. Avevano anche convinto un paio di beta a partecipare, perché quel rito richiedeva due Arresi. Non richiedeva un Preservatore, tuttavia, e perciò Thor non vi prendeva parte direttamente; si limitava a ripetere tra sé le invocazioni dei celebranti.
L’ologramma di Krug sull’altare luccicava e pulsava. Le triplette del codice genetico scritte sulle pareti parevano fondersi e roteare mentre il rito giungeva alla fase conclusiva. Nell’aria c’era odore d’idrogeno. I gesti di Mazda Costruttore, sempre nobili e austeri, si allargarono in un abbraccio sempre più grande.
— AUU GAU GGU GCU — gridò.
— Armonia! — rispose il primo Arreso.
— Unità! — rispose il secondo.
— Percezione - mormorò Lilith.
— CAC CGC CCC CUC — salmodiò Mazda Costruttore.
— Armonia!
— Unità!
— Passione - mormorò Lilith.
— UAA UGA UCA UUA — esclamò la Trascendenza.
— Armonia!
— Unità!
— Intenzione - mormorò Lilith, e la cerimonia finì. Mazda Costruttore scese dall’altare, stanco ed eccitato. Lilith gli sfiorò gentilmente la mano. I beta, approfittando dell’occasione, salutarono e uscirono dalla porta posteriore. Thor si alzò. Vide Andromeda Quark, che in un angolo buio mormorava una preghiera della casta dei Proiettori. Pareva non accorgersi della presenza degli altri.
Thor si rivolse a Lilith: — Andiamo? — le chiese. Ti accompagno a casa.
— Grazie — disse lei. La partecipazione alla cerimonia l’aveva lasciata in uno stato di esaltazione; gli occhi le splendevano in modo innaturale, il petto le ansava sotto la veste sottile; aveva le nari dilatate. L’accompagnò alla strada.
Camminando verso la cabina trasmat, le chiese: — Ti è già arrivata la richiesta di nuovo personale?
— Sì, ieri. Con un appunto di Spaulding di assumere subito tutte le persone richieste. Non so neppure dove andare a cercare tutti quei beta addestrati, Thor. Che cosa sta succedendo?
— Sta succedendo che Krug ci ha messo sotto pressione. Ha l’ossessione di finire la torre.
— Questo lo si sapeva già — disse Lilith.
— Sì, ma diventa sempre peggio. Di giorno in giorno la sua impazienza cresce, si approfondisce, aumenta d’intensità, come una malattia che lo consumi dall’interno. Forse, se fossi una persona umana, potrei riuscire a capire un simile desiderio. Adesso viene alla torre due, tre volte al giorno. Conta i piani. Conta quanti blocchi sono stati messi in opera. Va a stanare la squadra tachionica, per ordinare che faccia più in fretta a mettere insieme le macchine. Ha un aspetto selvaggio: è sudato, eccitato, si mangia le parole. Adesso rinforza l’organico: getta altri milioni nella torre. A che scopo? E poi la faccenda dell’astronave. Ieri ho parlato con Denver. Sai, Lilith, per tutto l’anno scorso ha ignorato quel progetto, e adesso si reca tutti i giorni a fargli visita. L’astronave dev’essere pronta per un viaggio interstellare nel giro di tre mesi. Equipaggio androide. Vuole mandare degli androidi.
— Dove?
— Trecento anni luce.
— Non ti chiederà mica di andare? O magari mandare me?
— Quattro alfa e quattro beta. Non mi ha ancora detto chi intende scegliere — rispose Thor. — Se lasciamo decidere a Spaulding, per me è finita. Krug ci protegga dal dover andare. — L’ironia di quest’ultima invocazione lo colpì solo dopo averla pronunciata. Rise: una risata sottile, amara. — Già. Ci protegga Krug!
Giunsero al trasmat. Thor incominciò a formare le coordinate.