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— Provaci, e ti grumo!

— Ma torna in vasca…

— Slungo! Chi vuole slungo?

— Le piastre non parlano.

— Slungo!

— Vado! Vado! Vado!

Stoccolma è abitata soprattutto da androidi. E come mai vengono tutti a stare qui? No, non solo qui: anche un’altra decina di città; più piccole. Ghetti. E che bisogno c’è? C’è il trasmat: abiti dove ti pare, e al lavoro arrivi lo stesso. Noi preferiamo vivere insieme, dice Lilith. Anche nei ghetti, però, ci sono delle stratificazioni. Gli alfa in periferia, nelle vecchie case di lusso; i beta in mezzo, nel cenciaio. Poi i gamma. I gamma. Benvenuto a Gamma Town.

Stradine acciottolate, sporche di fango, umide e scivolose. Risaliranno al Medioevo. Case grigie e scrostate, le une in faccia alle altre: più che una strada, è un budello. Un rivolo di acqua sporca e gelida scende a fianco del marciapiede opposto. Finestre con pannelli di vetro. Ma non tutto è così arcaico; c’è una miscela di stili, ogni sorta di architettura: un’olla podrida, una bouillabaisse di ventiduesimo, ventesimo, diciannovesimo, sedicesimo, quattordicesimo secolo cacciati insieme. Ciondolano sottili ragnatele di soprelevate provate dal tempo. Da qualche parte, in quei nodi di vie, si scorge ancora qualche rugginosa strada mobile. Ronzio di condizionatori sfasati che pompano nebbia verdolina nell’aria invernale. Cantine barocche; muri spessi. L’urbanistica di questa città deve averla inventata il demonio. Poe: Il capriccio del perverso.

Sbucano delle facce.

Gamma. Dappertutto. Sbirciano, si ritirano, sbirciano ancora. Occhietti torbidi, sguardi d’uccello: ammicca, ammicca, ammicca. Timore di noi; le distanze sociali. Osservano le distanze sociali. Si nascondono e ci fissano, ma quando ci avviciniamo vorrebbero rendersi invisibili. Giù la testa. Occhi in basso. Alfa alfa alfa: gamma, attenzione!

Torreggiamo su di loro. Non mi ero mai accorto di quanto sono tozzi i gamma. Quanto sono bassi e larghi. E quanto sono forti. Quelle spalle. Quei nodi di muscoli. Pure le femmine devono essere molto forti, anche se sono meglio proporzionate. Andare a letto con una gamma? Magari è meglio che con Lilith… sempre che sia possibile. Ti scuote e ti sbatte da tutte le parti, fa versacci da popolana ed è assolutamente priva di inibizioni. E puzza d’aglio, ci giurerei. Scordalo. Volgari: ecco cosa sono. Volgari. Come Quenelle con mio padre, direi. Lascia perdere; Lilith ha tutta la passione che vuoi, e con lei è una cosa pulita. Probabilmente non valeva neppure la pena di pensarci. I gamma si tengono lontano da noi. Due prestigiosi alfa sono scesi in città. Noi abbiamo gambe lunghe. Abbiamo stile. Abbiamo grazia. Hanno paura di noi.

Mi chiamo Alfa Levitico Saltatore.

Qui il vento è molto freddo. Arriva dritto dal mare, taglia come un coltello. Solleva polvere e rifiuti per la strada. Polvere! Immondizia! Non ho mai visto uno schifo simile, per la strada. Qui non vengono mai i robospazzini? O, almeno, i gamma non si sentono in dovere di tenersi più puliti?

I gamma non si preoccupano di queste cose, dice Lilith. È una questione antropologica. Sono orgogliosi di non avere orgoglio. Rispecchia la loro mancanza di rango sociale. Sono il fondo del mondo degli androidi, il fondo del fondo del mondo umano, e lo sanno: non gli piace, e questa immondizia è il distintivo della loro condizione. Come se dicessero: Visto che ci rifiutate, allora noi viviamo in mezzo ai rifiuti. Ci sguazziamo. Se non siamo persone, non c’è neppure bisogno che ci teniamo puliti. Sai, una volta qui venivano regolarmente i robospazzini, ma i gamma li demolivano. Eccone lì uno, vedi? Sarà lì da una decina d’anni, come minimo.

Un mucchietto grigiastro di frammenti robotici. Cocci d’uomo meccanico. Dalla ruggine si affacciano tracce di vernice azzurra. E quello è un avvolgimento? Un relè? Un accumulatore? Il groppo delle budella di fil di ferro di una macchina. Il fondo del fondo del fondo: un semplice oggetto meccanico, distrutto mentre aggrediva il sacro squallore dei paria generati dalle nostre vasche. Un gattaccio bianco e grigio va a fare i suoi bisogni in pancia al robot: i gamma appoggiati al muro ridono. Poi ci vedono e strisciano via, deferenti. Fanno un rapido movimento con la mano sinistra: tocca pube, tocca petto, tocca fronte. Sembra un gesto automatico; come un riflesso o come il segno della Croce. Cos’era? Una specie di reverenziale controllo della braghetta? Un segno d’omaggio verso gli alfa?

Qualcosa di simile, dice Lilith. Ma leggermente diverso. Ecco, si tratta di un gesto superstizioso.

Per allontanare il malocchio?

Sì. Per modo di dire. Toccare i punti cardinali del corpo, invocare lo spirito dei genitali, dell’anima e dell’intelletto: sesso, cuore, cervello. Non l’avevi mai visto, prima?

Forse sì.

Anche gli alfa lo fanno, dice Lilith. Un’abitudine. Ti scarica la tensione. A volte lo faccio anch’io.

Ma per che motivo, gli organi sessuali? Gli androidi non si riproducono sessualmente.

Hanno una forza simbolica, dice lei. Siamo sterili, ma quella è ancora una zona sacra. A ricordo della comune origine di tutti gli uomini. Il patrimonio genetico umano proviene dal ventre, e noi siamo stati progettati in base a quei geni. Ci puoi vedere una sorta di teologia.

Mi faccio il segno. Un due tre. Lilith sorride, ma mi pare un po’ nervosa, come se non lo giudicasse corretto da parte mia. Balle; se oggi mi vesto da androide, posso fare quel che fanno gli androidi. Un due tre.

I gamma appoggiati al muro ci restituiscono il segno. Un due tre. Pube petto fronte.

Uno di loro pronuncia una frase, qualcosa come: Krug sia lodato!

Cos’ha detto? chiedo a Lilith.

Non ascoltavo.

Non ha detto Krug sia lodato?

I gamma dicono di tutto.

Scuoto la testa. Lilith, forse mi ha riconosciuto!

Impossibile. Assolutamente impossibile. Se ha detto qualcosa di Krug, si riferiva a tuo padre.

Già, già. Vero. Krug è lui. Io sono Manuel, solo Manuel.

Shhh! Tu sei Alfa Levitico Saltatore!

Hai ragione. Mi spiace. Alfa Levitico Saltatore. “Lev” per gli amici. Krug sia lodato? Forse non l’ho sentito bene.

Forse, dice Lilith.

Senza accorgercene, girando il cantone, facciamo scattare una trappola réclame: il nostro ingresso nel campo di scansione della trappola fa schizzare dal muro una polvere multicolore che forma nell’aria, per attrazione elettrostatica, una serie di parole chiassose, capaci di luccicare perfino in quella nebbia e in quell’oscurità. Su un fondale argenteo, leggiamo:

! MEDICO!
ALFA POSEIDON MOSCHETTIERE
! MEDICO!
SPECIALISTA IN DISTURBI GAMMA
GUARISCE
SOLIDIFICAZIONI
INTOSSICAZIONE DI SLUNGO
PLASTRE
VINCE E DISTRUGGE LA RUGGINE
METABOLICA
E OGNI ALTRO TIPO DI MALE
! RISULTATO SICURO!
PRIMA PORTA A DESTRA. SUONARE

È veramente un alfa? le chiedo.

Sicuro.

Come mai, qui a Gamma Town?

Qualcuno dovrà ben curarli, non credi? Ti pare che un gamma sia in grado di prendere la laurea?

Però mi dà l’impressione di un imbroglione. Mettere una trappola réclame! Quale dottore si sognerebbe mai di abbordare così rumorosamente i pazienti?

Un dottore di Gamma Town. Qui occorre seguire metodi forti. Comunque, un imbroglione lo è davvero. L’hanno pescato in un contrabbando di organi rigenerati, anni fa, quando aveva un ambulatorio per alfa. L’han tolto dall’albo.