Thor rise seccamente. — Parla come un bambino! A cosa ci serve il matrimonio? Abbiamo forse dei figli cui occorrono famiglie regolarmente costituite? Se avessi voglia di vivere con te, Lilith, verrei a vivere con te. O tu con me. Qualcuno dovrebbe prima pronunciare delle frasi fatte su questa decisione? Darci un foglio di carta?
— No, Thor. Si tratta dell’idea. L’idea di un’unione permanente tra uomo e donna, come per gli umani. È molto commovente. Sai, Thor, lui l’amava. Veramente.
— Ne sono certo. L’ho visto piangere quando Spaulding l’ha uccisa. Ma l’amava forse di più per il fatto che erano sposati? Se il matrimonio è una cosa meravigliosa, allora perché Manuel Krug viene qui tutte le settimane? Non dovrebbe rimanersene a casa, visto che ha un’unione permanente con la signora Clissa Krug?
— Alcuni matrimoni funzionano, altri no — disse Lilith. — E non è detto che la felicità di un matrimonio dipenda solo dal fatto che si dorma con l’una o con l’altra. Comunque, il matrimonio di Classificatore era un matrimonio felice, e non vedrei nessun male nell’adottare anche noi la pratica, se crediamo davvero nella nostra eguaglianza.
— D’accordo — disse Thor. — Mi vuoi sposare?
— Parlavo in termini generali.
— E io invece parlo in termini personali. Non occorre unirsi al PEA per sposarsi. Cerco Alfa Costruttore e Alfa Comunicatore: mettiamo subito nella comunione le cerimonie di matrimonio; ci sposiamo in cappella, questa sera stessa. D’accordo?
— Sii serio, Thor.
— Lo sono!
— Sei arrabbiato, e non sai cosa dici. Due minuti fa dicevi che è assurdo il matrimonio tra androidi. Adesso sei disposto a inserirlo nella comunione. Non stai parlando seriamente, Thor.
— Non vuoi sposarti con me? Non preoccuparti, non cercherò d’interferire nella tua relazione con Manuel. Non sono programmato per essere possessivo. Potremmo vivere insieme, potremmo…
— Smettila, Thor.
— E perché?
— Quel che c’è tra noi può continuare a esserci senza matrimonio. Lo sai benissimo. E lo so anch’io. Non cercavo di trovare marito. Cercavo solo di farti capire Siegfried Classificatore, la natura delle sue emozioni, la complessità dei suoi sentimenti verso Alfa Nucleo, e la posizione del PEA sul…
— Basta. Basta. — Thor si portò le mani agli orecchi e chiuse gli occhi. — Fine della conversazione. Sono affascinato che tu non sia riuscita a sedurre Sigghi Classificatore, sbalordito che il PEA voglia sostenere il matrimonio, e a questo punto, basta. D’accordo?
— Oggi hai il nervoso, Thor.
— Sì.
— Come mai? Posso fare qualcosa per te?
— Leon Spaulding mi ha detto una cosa, Lilith. Quando la delegazione del PEA presenterà al Parlamento la petizione, Krug rilascerà una dichiarazione contro tutto il movimento per l’eguaglianza androide, e dirà chiaro che, se avesse saputo che avremmo chiesto i diritti giuridici, non ci avrebbe mai creato.
Lilith rimase a bocca aperta. Con le lagrime agli occhi, si fece quattro volte il segno di “Krug ci salvi”.
— Non è possibile — sussurrò.
— Spaulding dice di averlo sentito da Krug, circa una settimana fa, al Nemo Club, testimoni il senatore Fearon, il Presidente Salah al-Din e un paio d’altre persone. Ed è chiaro che Spaulding me l’ha riferito solo incidentalmente, nel corso della conversazione. Due parole tra ectogeno e androide. Sa che sono contrario al PEA; pensava che la notizia mi divertisse. Che porco!
— Può essere vero?
— Può esserlo. Krug non ha mai espresso un punto di vista sulla posizione degli androidi. Io stesso non so cosa ne pensi. Ho sempre supposto che fosse un nostro simpatizzante, ma potrebbe trattarsi semplicemente di una proiezione delle mie speranze. Il problema non è se possa essere vero, ma se è vero.
— E non hai il coraggio di chiederlo a lui?
— No, non ne ho il coraggio — disse Thor. — Credo che tutta questa storia sia nata nella mente perversa di Spaulding, che Krug non abbia intenzione d’infrangere la sua regola di tenersi lontano dalla politica, e che se mai egli dovesse rilasciare una dichiarazione, sarebbe la dichiarazione che noi tutti ci aspettiamo e ci auguriamo. Ma ho il terrore di sbagliarmi. Il terrore, Lilith. Una dichiarazione contro l’eguaglianza da parte di Krug, farebbe crollare la nostra fede. Ci scaglierebbe nella tenebra più profonda. Capisci ora quali sono le mie preoccupazioni?
— Ti devi basare solo sulle parole di Spaulding? Non puoi chiedere al senatore Fearon o al Presidente? Scoprire cosa abbia veramente detto?
— Chiedere informazioni sulle parole di Krug, intendi dire? Lo riferirebbero subito a Krug.
— E allora, cosa intendi fare?
— Forzargli la mano — disse Thor. — Devi portare Manuel in una cappella.
— E quando?
— Appena puoi. Non nascondergli nulla. Spiegagli tutto. Lavora sulla sua coscienza. Poi mandalo da suo padre, prima che Krug rilasci una dichiarazione al Parlamento. Sempre che Krug intenda rilasciarla.
— Farò come dici — convenne Lilith. — D’accordo.
Thor assentì. Chinò il capo; agitò oziosamente il piede sul pavimento. Si sentiva frastornato, la gola gonfia. Odiava i maneggi che ora l’avevano invischiato, le mosse e contromosse, il dover affidare alle deboli spalle di Manuel una questione di tale importanza, la supposizione che Krug — Krug! — potesse venire influenzato da piccoli intrighi a livello personale. Ciò pareva negare la vera fede. Era un modo assai cinico di mercanteggiare con il destino: Thor si chiedeva se la sua stessa fede fosse mai stata vera. Era solo una facciata, dunque, inginocchiarsi in cappella, recitare le triplette dei codoni, immergersi nella totalità di Krug, arrendersi, pregare? Solo un modo di occupare il tempo in attesa di un momento propizio per assumere la direzione degli eventi? Thor aborriva quel pensiero. Ma, rifiutandolo, non gli restava nulla in mano. Avrebbe voluto non avere mai fatto la prima mossa. Avrebbe desiderato trovarsi alla torre, innestato al computer, a cavalcare senza pensieri l’onda dei dati. Questo, dunque, vuol dire essere umani? Le decisioni da prendere, i timori? Ma allora perché non rimanere androidi? Accettare il disegno divino. Servire, e non desiderare altro. Staccarsi dalle cospirazioni, dai groppi d’emozione, dalle reti di passione. Si scoprì a invidiare i gamma, privi di aspirazioni. Ma non poteva essere un gamma. Krug gli aveva dato l’intelligenza. Krug l’aveva creato per il dubbio e la sofferenza. Sia benedetta la volontà di Krug! Thor si alzò; attraversò la stanza, lentamente, e poi, per sfuggire a se stesso, accese l’olovisione. L’immagine della torre di Krug fiorì nello schermo: immensa, brillante, bellissima, splendente nella luce di gennaio. Una telecamera sospesa ne percorreva lentamente tutta la lunghezza, e intanto il commentatore parlava del conseguimento della quota mille, e paragonava la torre alle piramidi, alla grande muraglia cinese, al faro di Alessandria, al colosso di Rodi. Una conquista magnifica, che apre la strada alla comunicazione con altre razze su stelle lontane. È in se stessa un capolavoro di bellezza, sottile e lucente. La camera balzò su e giù per le pareti cristalline, e infine salì alla sommità. Gamma sorridenti agitarono la mano. Thor colse anche se stesso: immerso nei problemi, ignaro della ripresa olovisiva. E poi Krug, raggiante d’orgoglio, che indicava particolari della torre a un ordinato branco d’onorevoli e d’industriali. Dallo schermo pareva diffondersi il freddo della tundra. La camera colse i nastri di refrigerazione incassati nel gelido terreno: ne saliva una pallida nebbia. Se il terreno non venisse mantenuto gelato, spiegava il commentatore, la stabilità della torre sarebbe compromessa. Un grande successo dell’ingegneria ambientale. Un miracolo. Un monumento alle visioni dell’uomo e alla sua determinazione. Sì. Sì. Fenomenale. Con improvvisa ferocia, Thor spense lo schermo. La torre luccicante svanì come un sogno interrotto. Si appoggiò al muro, voltando le spalle a Lilith, e cercò di capire perché mai la vita fosse divenuta improvvisamente così complicata. Aveva voluto essere umano. Sì. E non aveva forse pregato Krug affinché lui e tutti i suoi simili ricevessero i privilegi dei Nati dal Ventre? Sì. Sì. E i privilegi erano accompagnati dalle responsabilità. Sì. E le responsabilità dall’angoscia. Rivalità. Sesso. Amore. Intrigo. Forse, pensò Thor, non ero ancora pronto. Forse sarei dovuto rimanere un buon alfa, dedito solo al mio lavoro, invece di alzarmi a sfidare la Volontà di Krug. Forse. Forse. Recitò il rituale della calma, ma senza esito. Ora sei più umano di quanto non avessi desiderato, Alfa Guardiano, si disse. Si accorse che Lilith gli era vicino. Il suo seno gli sfiorava la schiena; poi, quando lei lo abbracciò, lo sentì premere.