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E i nucleotidi formarono le macromolecole, e Krug disse: Siano nelle Vasche il padre e la madre, e le cellule si dividano, e sia nelle Vasche la vita.

E vita fu, perché fu Replicazione.

E Krug guidò la Replicazione, e con le Sue mani toccò i liquidi, e diede loro forma e sostanza.

Producano le Vasche esseri umani, disse Krug. Sorgano da esse uomini e donne, e vengano a vivere al nostro fianco. Che siano forti e utili, e che siano chiamati Androidi.

Scorro il cubo. Ancora lo stesso tipo di versetti. Molti versetti. Una bibbia androide. Be’, perché no?

Affascinante, dico a Lilith. Quando è stata scritta?

L’hanno incominciata anni fa. Continuano ancora oggi ad aggiungere brani. Sulla natura di Krug, sulla relazione tra uomo e Krug.

La relazione tra uomo e Krug. Bellissimo.

Dice: Tienila pure, se ti interessa. È per te.

Usciamo. Nascondo la bibbia androide nella tunica. Preme fastidiosamente.

Di nuovo all’appartamento di Lilith. Ora sai, dice. Il nostro grande segreto. La nostra grande speranza.

Ma, esattamente, che cosa vi aspettate da mio padre?

Un giorno, dice lei, comparirà davanti al mondo e rivelerà i suoi sentimenti. Gli androidi, dirà, sono trattati ingiustamente, ed è tempo di fare ammenda. Diamo loro la cittadinanza. Diamo loro i pieni diritti. Cessiamo di considerarli proprietà. E poiché egli è Krug, poiché è stato lui a dare al mondo gli androidi, tutti lo ascolteranno. Li smuoverà tutti. E per noi le cose cambieranno.

E pensi davvero che accadrà?

Spero e prego che accada, dice lei.

Quando? Presto?

Non spetta a me dirlo. Cinque anni, o venti, o quaranta… o forse il mese prossimo. Leggi il cubo che ti ho dato. Ti spiega la nostra convinzione che Krug intenda solo metterci alla prova, per vedere se siamo meritevoli. E infine la prova terminerà.

Vorrei poter condividere il tuo ottimismo, le dico. Ma temo che dovrete aspettare a lungo. Molto a lungo.

Come fai a dirlo?

Mio padre non è quel filantropo che credete. Non è cattivo, no, ma non si preoccupa molto degli altri e dei loro problemi. Pensa solo ai suoi progetti.

Eppure, dice Lilith, si tratta di un uomo d’onore, fondamentalmente. Intendo dire l’uomo Krug. Non la figura divina che noi preghiamo. Solo tuo padre.

Sì, è un uomo d’onore.

E dunque comprenderà il valore della nostra causa.

Forse. O forse no. La stringo tra le braccia. Lilith, vorrei poter fare qualcosa per te!

Puoi farla.

E cosa?

Parla di noi a tuo padre, dice.

32

30 gennaio 2219

La torre ha raggiunto i 1165 metri e perfino gli androidi incontrano qualche difficoltà a lavorare nell’aria gelida e rarefatta, a più di un chilometro dalla superficie della tundra. Almeno sei sono già precipitati dalla sommità, colti da vertigine, negli ultimi dieci giorni. Thor Guardiano ha ordinato di indossare uno spray a infusione d’ossigeno a chiunque lavori al livello avanzato, ma molti gamma trascurano quella precauzione poiché la considerano degradante, poco virile. Senza dubbio ci saranno ancora molti incidenti in febbraio e in marzo, nella costruzione dei 335 metri terminali.

Ma che splendida struttura! Le ultime centinaia di metri non potranno aggiungere nulla alla sua eleganza e alla sua maestosità; metteranno solo un punto fermo alla meraviglia già esistente. Si rastrema, si assottiglia, rimpicciolisce, e il confine superiore si perde altissimo in un’aureola di puro fuoco. All’interno, gli abili tecnici compiono rapidi progressi nell’installazione degli apparati di comunicazione. Ora si prevede che l’acceleratore sarà installato in aprile, la guida protonica funzionerà in maggio, le prove del generatore tachionico potranno iniziare in giugno, e per agosto, forse, potranno salire i primi messaggi.

Forse gli abitanti delle stelle risponderanno; forse no.

Non importa. Ormai la torre ha un posto assicurato nella storia dell’umanità.

33

All’inizio della giornata, quando si svegliò accanto a Quenelle che russava, Krug provò un enorme impulso d’energia, un immenso fiotto di vitalità. Poche volte aveva sentito una simile forza interiore. La prese come un augurio: sarebbe stato un grande giorno di attività, un giorno in cui servirsi del potere per il perseguimento dei suoi numerosi interessi. Fece colazione e balzò a Denver con il trasmat.

Quel che era mattino nell’Africa orientale in Colorado era sera; il turno di notte era al lavoro sull’astronave. Ma era presente anche Alfa Romolo Fusione, l’abile direttore del centro costruzione veicoli, e l’androide riferì con soddisfazione che l’astronave era stata tolta dall’hangar sotterraneo per trasferirla allo spazioporto vicino, e che la stavano preparando per il primo volo di prova.

Krug e Alfa Fusione si recarono allo spazioporto. Alla luce abbagliante dei riflettori l’astronave sembrava dozzinale, insignificante: la dimensione non era niente di eccezionale (i normali trasporti entro il sistema solare erano molto più grandi) e la superficie granulosa non mandava nessun riflesso sotto l’illuminazione artificiale. Ma agli occhi di Krug possedeva una bellezza indescrivibile; solo la torre era più affascinante.

— Che voli di prova contate di fare? — chiese.

— Il programma è articolato in tre punti. All’inizio di febbraio — spiegò Romolo Fusione — le faremo prendere il volo per la prima volta, portandola su un’orbita terrestre. Ciò servirà solo a controllare che il sistema di propulsione funzioni correttamente. Poi faremo una prima prova di velocità, alla fine di febbraio. La metteremo in piena accelerazione, 2,4 g, e compiremo un breve viaggio, probabilmente fino all’orbita di Marte. Se la prova andrà come previsto, prepareremo un test di velocità più complesso in aprile: un viaggio che durerà alcune settimane e che coprirà vari miliardi di chilometri; oltre Saturno, fino a Plutone. Ci dovrebbe far capire chiaramente se la nave è pronta ad affrontare il viaggio interstellare. Se potrà mantenersi ad accelerazione costante fino a Plutone e ritorno, allora potrà spingersi a qualsiasi distanza.

— A che punto sono le prove del sistema d’ibernazione?

— Le prove sono terminate. Il sistema è a posto.

— E l’equipaggio?

— Stiamo addestrando otto alfa, tutti piloti esperti, e sedici beta. Ce ne serviremo nei vari voli di prova e sceglieremo l’equipaggio definitivo sulla base delle loro prestazioni.

— Eccellente — disse Krug.

Sempre pieno d’ottimismo, Krug si recò alla torre, dove trovò Alfa Euclide Pianificatore alla direzione del turno di notte. La torre era salita di undici metri dall’ultima visita. C’erano notevoli progressi nell’allestimento del comunicatore. Krug divenne ancor più espansivo. Infagottato in una tuta termica, salì fino alla cima della torre: nelle ultime settimane c’era salito poche volte. Le costruzioni distribuite intorno alla base sembravano giocattoli, gli operai parevano formiche. Il piacere di ammirare la serena bellezza della torre si guastò un poco quando un beta che era sulla benna fu spazzato via da una improvvisa raffica di vento e precipitò mortalmente, ma Krug si affrettò a cancellare dalla mente l’incidente. Quegli infortuni erano molto spiacevoli, sì, ma ogni grande opera richiede qualche sacrificio.

Poi si recò all’osservatorio di Vargas in Antartide e vi passò alcune ore. Negli ultimi tempi Vargas non aveva ricavato nuovi dati, ma Krug non sapeva resistere al fascino dell’osservatorio; lo appassionavano quegli strumenti complicati, quell’atmosfera di incipiente scoperta, e soprattutto il diretto contatto con i segnali di NGC 7293. I segnali continuavano ad arrivare nella forma alterata che era giunta per la prima volta alcuni mesi prima: 2-5-1, 2-3-1, 2-1. Intanto Vargas aveva ricevuto il nuovo messaggio a diverse frequenze radio e per trasmissione ottica. Krug si fermò a lungo ad ascoltare il canto extraterrestre degli apparecchi dell’osservatorio; quando se ne andò, le note continuavano a pigolargli nella mente.