– Ho un po' freschino – mormoro. – E devo mangiare un boccone. – E mi porse la foto.
– Avete un po' freschino e dovete mangiare un boccone – ripetei.
Mi parve che la gola le pulsasse. Ma la luce non era molto buona. Poi Mavis Weld abbozzo un sorriso, molto vago, distante. Il tocco dell'aristocratica annoiata.
– Il senso di tutto questo mi sfugge – sospiro.
– Passate troppo tempo sui panfili. In realta voi volete dire: dal momento che conosco Steelgrave e conosco voi, che cos'ha, questa foto, per indurre tutti a farmi ponti d'oro?
– Appunto – fece lei. – Che cos'ha?
– Non lo so – risposi. – Ma se scoprirlo servira a farvi smettere queste arie da duchessa lo scopriro. E, nel frattempo, voi avete ancora freschino e dovete ancora mangiare un boccone.
– E voi avete aspettato troppo – mormoro lei, tranquillamente. – Non avete piu niente da vendere. Eccetto la vostra vita, forse.
– Quella la vendo a buon mercato. Per amore di un paio di occhiali neri, d'un cappello color pervinca e d'una botta in testa con una scarpina a tacco alto.
La bocca le vibro, come se stesse per ridere, ma nei suoi occhi non c'era allegria.
– Per non contare tre schiaffi in piena faccia – aggiunse. – Addio signor Marlowe. Siete arrivato troppo tardi. Troppo, troppo tardi.
– Per me… o per voi?
Allungo una mano, dietro di se, e aperse la porta del camerino.
– Per entrambi, penso. – Ed entro rapidamente, lasciando l'uscio aperto.
– Venite dentro, e chiudete l'uscio – chiamo la sua voce dall'interno.
Obbedii. Non era un camerino elaborato, fatto su ordinazione, come quelli delle dive. Era rigidamente funzionale. Conteneva un piccolo divano disadorno, una poltrona, un tavolino da toeletta, con uno specchio a due lampade e una sedia a schienale rigido, e su un vassoio quel che avanzava di un caffe.
Mavis Weld si chino e infilo nella presa la spina d'un radiatore elettrico.
Poi afferro una salvietta e comincio ad asciugarsi le punte dei capelli. Io mi sedetti sul divano e aspettai.
– Datemi una sigaretta. – La ragazza getto da parte l'asciugamano. I suoi occhi erano vicini ai miei, mentre le accendevo la sigaretta. – Vi e piaciuta la scena a soggetto che abbiamo improvvisato sullo yacht?
– Schifosa.
– Siamo tutti degli schifosi. Alcuni sorridono piu degli altri, ecco tutto.
E l'ambiente artistico. Ha qualcosa di meschino. L'ha sempre avuto. C'e stato un tempo in cui gli attori passavano per la porta di servizio. La maggior parte di loro dovrebbe passarci ancora. Grandi tensioni, grandi ansie, grandi odi. E vengono fuori cosi, in piccole scenate odiose. Non significano niente.
– Chiacchiere da ballatoio.
Mavis Weld alzo una mano e mi passo un dito lungo la guancia. Bruciava, come un ferro rovente.
– Quanto guadagnate, Marlowe?
– Quaranta dollari al giorno, piu le spese. Questo e quel che chiedo. Ma ne accetto venticinque. Ne ho presi anche meno. – E pensai ai venti dollari lisi di Orfamay.
Lei fece di nuovo quel gesto, col dito, e io arrivai a non abbracciarla. Poi si scosto da me e si sedette sulla poltrona, stringendosi addosso l'accappatoio. Il radiatore elettrico stava' riscaldando forte la stanza.
– Venticinque dollari al giorno – mormoro con aria pensosa.
– Piccoli dollari solitari.
– Sono molto solitari?
– Come un faro in alto mare.
Accavallo le gambe, e il vago splendore della sua pelle parve riempire la stanza.
– Su, cominciate l'interrogatorio – disse, senza far nemmeno il gesto di coprirsi le cosce.
– Chi e Steelgrave?
– Un uomo che conosco da anni. E che mi piace da anni. Possiede varie cose. Un albergo o due… Ma da dove venga… non lo so.
– Pero lo conoscete molto bene.
– Perche non mi domandate se vado a letto con lui?
– Io non faccio certe domande.
Rise, e scosse via la cenere della sigaretta.
– La signorina Gonzales sarebbe ben lieta di dirvelo.
– Al diavolo la signorina Gonzales.
– E bruna, bella e ardente. E molto, molto gentile.
– Ed esclusiva come un marciapiedi – completai. – Che vada all'inferno. Tornando a Steelgrave, ha mai avuto grane?
– Chi non ne ha avute?
– Con la polizia.
Spalanco gli occhi, con un'aria un tantino troppo innocente. La sua risata era un tantino troppo squillante.
– Non siate ridicolo. Quell'uomo possiede piu di due milioni di dollari…
– Come li ha guadagnati?
– Come faccio a saperlo?
– E va bene. Era prevedibile che non lo sapeste. Quella sigaretta finira col bruciarvi le dita. – Mi chinai in avanti e le portai via il mozzicone. La sua mano giaceva, aperta, sulla gamba nuda. Le toccai il palmo, con la punta d'un dito. Lei si ritrasse da me, chiudendo il pugno.
– Non fate cosi – comando, aspramente.
– Perche? Lo facevo alle ragazzine, quando andavo a scuola.
– Lo so. – Le si era accelerato un po' il respiro. – E io mi sento giovane, e innocente, e come se stessi facendo qualcosa che non devo. E ormai ne e passato, del tempo, da quando ero giovane e innocente.
– Allora voi non sapete proprio niente, di Steelgrave?
– Vorrei che vi metteste un po' d'ordine in testa e decideste se mi state facendo la corte o un interrogatorio di terzo grado.
– La mia testa non ha niente a che vedere, in tutto questo.
Ci fu una pausa di silenzio. Poi lei disse:
– Devo mangiare qualcosa, sul serio, Marlowe. Lavoro, nel pomeriggio. Non vorreste che io svenissi sul set vero?
– Solo le dive lo fanno. – Mi alzai. – E va bene, me ne vado. Non vi dimenticate che lavoro per voi. Non avrei accettato l'incarico, se fossi stato convinto che avevate ucciso qualcuno. Pero eravate la, e avete corso un grosso rischio. C'era qualcosa che volevate assolutamente.
Lei prese la foto, e di nuovo la fisso, mordendosi un labbro. Poi alzo gli occhi, senza sollevare il capo.
– Ben difficilmente poteva essere questa…
– Era l'unica cosa tanto ben nascosta che nessuno e riuscito a trovare.
Ma che senso ha? Ci siete voi e un certo Steelgrave, seduti in un separe di Alle Danze. Non c'e nulla di male.
– Assolutamente nulla – convenne lei.
– Quindi deve trattarsi di qualcosa che riguarda Steelgrave… oppure la data.
Abbasso gli occhi di scatto, e torno a studiare la foto.
– Non c'e niente, qui, che indichi la data – disse rapidamente. – Sempre che significhi qualcosa. A meno che il pezzo tagliato…
– Ecco qua. – Le porsi il ritaglio. – Ma vi occorrera una lente. Mostratela a Steelgrave. Chiedetelo a lui se significa qualcosa. O chiedetelo a Ballou.
Mi incamminai verso la porta.
– Non vi fate illusioni, la data si puo stabilire molto facilmente – dissi, senza voltarmi. E Steelgrave lo sa benissimo.
– State costruendo un castello di sabbia, Marlowe.
– Davvero? – mi voltai a guardarla, senza sorridere. – Credete proprio? No, non e possibile. Voi siete andata ed eravate armata la. L'uomo era morto, assassinato. Ed era un noto malvivente. E io ho trovato una cosa che la polizia sarebbe felice di sapere che le ho nascosto. Perche dev'essere piena di moventi come l'oceano e pieno di sale. Finche la polizia non la scopre io conservo la mia licenza. E finche non la scopre qualcun altro io non mi trovo uno scalpello da ghiaccio infilato nel collo. Vi pare che la mia professione sia esageratamente redditizia?
Lei rimase seduta, a guardarmi, stringendosi una mano su un ginocchio.
L'altra mano si moveva, ininterrottamente sul bracciolo della poltrona, un dito dopo l'altro.
Tutto quel che mi restava da fare era girare la maniglia e uscire. Non so perche dovesse essere tanto faticoso.
CAPITOLO XIX
Nel corridoio, davanti al mio ufficio, c'era il solito andirivieni, e quando apersi la porta ed entrai nel silenzio ammuffito della piccola sala d'aspetto provai la consueta sensazione d'esser stato gettato in un pozzo prosciugato vent'anni prima, un pozzo al quale nessuno mai sarebbe piu tornato. Un odore di vecchia polvere incombeva nell'aria, greve e raffermo come un'intervista con un calciatore.