Era tutta in nero, come la sera prima, ma in abito a giacca, questa volta, con un ampio cappello di paglia nera inclinato audacemente su un occhio.
Dal colletto di una blusa di seta bianca rovesciato sopra il bavero della giacca, spuntava il collo agile e bruno. La bocca era rossa come una macchina dei pompieri nuova.
– Vi ho aspettato per molto tempo – si lagno. – Non ho ancora fatto colazione.
– Io ho terminato ora – replicai. – Cianuro. Delizioso. Ho appena smesso di esser blu.
– Non sono in vena di divertimento questa mattina, amigo.
– Non e necessario che mi divertiate. Io mi diverto da me. Recito da solo una scena a due che mi manda in visibilio, in platea. Su, andiamo di la.
Passammo nel mio pensatoio privato e ci sedemmo.
– Vi vestite sempre di nero? – domandai.
– Ma si… E piu eccitante, quando mi spoglio.
– Dovete proprio parlare come una sgualdrina?
– Voi sapete ben poco delle sgualdrine, amigo. Sono sempre estremamente rispettabili. Eccetto quelle di poco prezzo, naturalmente.
– Gia – borbottai – grazie per l'informazione. Quale sarebbe l'affare urgente di cui dobbiamo parlare? Venire a letto con voi non e urgente.
Posso farlo quando mi pare.
– Siete di un umore perfido.
– D'accordo, sono di un umore perfido.
Trasse dalla borsetta una delle sue lunghe sigarette brune e l'inseri con cura nelle mollette d'oro. Aspetto che gliel'accendessi. Io non mi mossi e lei fini per arrangiarsi da sola, con un accendisigari d'oro. Poi reggendo il suo aggeggio nella mano guantata mi fisso con gli occhi neri, senza fondo, che non ridevano piu.
– Vi piacerebbe venire a letto con me?
– Piacerebbe a tutti, o quasi. Ma lasciamo stare il sesso, per ora.
– Io non tiro una linea molto definita tra il sesso e gli affari – dichiaro tranquillamente. – E voi non potete umiliarmi. Il sesso e una rete che mi serve per catturare gli sciocchi. Alcuni sono utili e generosi. Di tanto in tanto ce n'e uno pericoloso.
E fece una pausa, con aria pensosa. Io dissi:
– Se aspettate che mi lasci sfuggire una frase rivelatrice dalla quale possiate capire se so chi e una certa persona… d'accordo, so chi e.
– E lo potete provare?
– Probabilmente no. I poliziotti non ci sono riusciti.
– I poliziotti non sempre dicono tutto quello che sanno – fece lei, in tono sprezzante. – Non sempre provano tutto quello che potrebbero provare. Immagino sappiate che e stato in prigione dieci giorni, nel febbraio scorso.
– Si.
– Non vi e parso strano che non si sia fatto rilasciare dietro cauzione?
– Non so di che cosa l'avessero accusato. Se era trattenuto come testimone indispensabile…
– Non credete che avrebbe potuto far commutare l'accusa in un'altra, che permettesse la cauzione… se proprio avesse voluto?
– Non ci ho pensato molto – mentii. – Non lo conosco.
– Non gli avete mai parlato? – mi domando pigramente, troppo pigramente.
Non risposi.
Scoppio in una breve risata.
– Ieri sera, amigo, davanti alla casa di Mavis Weld. Io ero seduta in macchina dall'altra parte della strada.
– Devo essermi imbattuto in lui senza rendermene conto. Era quello, il nostro uomo?
– Non me la date a bere.
– E va bene. La signorina Weld mi ha trattato piuttosto rudemente. Me ne sono andato fuori dai gangheri. Sulla soglia incontro un estraneo con la sua chiave di casa. Gliela strappo di mano e la butto dietro un cespuglio.
Dopo di che mi scuso e gliela vado a riprendere. Mi e parso un ometto simpatico.
– Molto simpatico – cantileno lei. – Una volta era il mio amico.
Feci un versaccio.
– Per strano che vi possa sembrare la vostra vita amorosa non mi interessa, signorina Gonzales. Ritengo che copra un campo vastissimo… da Stein a Steelgrave.
– Stein? – chiese a mezza voce. – Chi e Stein?
– Un gangster ricercato di Cleveland, che si e fatto imbottire di piombo di fronte alla vostra casa-albergo nel febbraio scorso. Abitava li, in un appartamentino. Pensavo che poteste averlo incontrato.
Lei diede una breve risata argentina.
– Esistono anche degli uomini che non conosco, amigo. Persino al Chateau Bercy.
– La stampa dice che Stein e stato ucciso a due isolati di distanza – proseguii. – Io preferisco pensare che il fatto sia accaduto proprio davanti a casa vostra. E voi eravate alla finestra e avete visto tutto. Avete visto l'assassino scappare… e proprio sotto un lampione ecco che si volta, la luce gli batte in faccia, e guarda un po', proprio il vecchio Steelgrave. Voi l'avete riconosciuto per via del naso di gomma e perche portava il suo inseparabile cappello a cilindro coi colombi sopra.
Lei non rise.
– Se preferite cosi… – mormoro, come se facesse le fusa.
– Potremmo far piu quattrini, in questo caso.
– Ma Steelgrave era in prigione – sorrise la signorina Gonzales. – E se anche non fosse stato in prigione… se anche, ad esempio, io fossi per caso in amichevoli rapporti con un certo dottor Chalmers, che in quell'epoca era medico del carcere della contea e se questo dottore m'avesse raccontato, in un momento d'intimita, di aver dato a Steelgrave un lasciapassare per andare dal dentista… il giorno stesso dell'uccisione di Stein… con un guardiano, naturalmente, ma il guardiano era una persona ragionevole… anche se, putacaso, tutto questo fosse vero, non sarebbe molto puerile servirsi dell'informazione per ricattare Steelgrave?
– Detesto fare il grande – affermai. – Ma io non ho paura ne di Steelgrave ne di dodici come lui.
– Ma io si, amigo. Un testimone oculare a un assassinio tra gangsters non si trova in una posizione molto sicura in questo paese. No, non ricatteremo Steelgrave. E non diremo niente a proposito del signor Stein, che forse ho conosciuto e forse no. E sufficiente il fatto che Mavis Weld sia amica intima di un noto gangster, e sia stata vista in pubblico in sua compagnia.
– Dovremmo provare che si tratta di un noto gangster.
– Non possiamo farlo?
– E come?
Fece una piccola smorfia di disappunto.
– Ma io ero sicura che negli ultimi giorni aveste cercato di chiarire questo punto.
– Perche?
– Per ragioni mie personali.
– Per me non hanno alcun senso finche rimangono personali.
La ragazza getto il mozzicone bruno della sua sigaretta nel mio portacenere. Mi chinai in avanti e lo stritolai col fondo di una matita. Lei mi sfioro delicatamente la mano col dito guantato. Il suo sorriso era il contrario di un anestetico. Si appoggio all'indietro e accavallo le gambe. Negli occhi cominciarono a danzarle due fiammelle. Era passato troppo tempo dall'ultimo tentativo di seduzione… per lei.
– "Amore"… e una parola cosi insulsa – mormoro, in tono meditabondo. – Mi meraviglia pensare che la lingua inglese, tanto ricca di poesia dell'amore, possa accettare un vocabolo cosi annacquato, per definirlo.
Non ha vita, non ha risonanza. Mi fa pensare alle adolescenti vestite da estate cogli abitini increspati e i sorrisetti rosa, e le vocine timide, e, con tutta probabilita, con una biancheria intima desolante.
Non feci commenti. Senza il minimo sforzo lei cambio argomento, e torno a occuparsi d'affari.
– D'ora in avanti Mavis guadagnera settantacinquemila dollari per film.. e finira col guadagnarne centocinquantamila. Ha cominciato a salire e niente la puo fermare. Eccetto, forse, un brutto scandalo.
– Allora qualcuno dovrebbe dirle chi e Steelgrave – dichiarai. – Perche non l'avvertite voi? E, incidentalmente, posto che noi avessimo tutte le prove necessarie che cosa fara Steelgrave, mentre torchieremo la Weld?
– E indispensabile che lo sappia? Non credo che lei gliene parlerebbe.
Anzi, penso che troncherebbe tutti i rapporti con lui. Ma la cosa per noi non avrebbe nessuna importanza… se avessimo la nostra brava prova. E se lei sapesse che l'abbiamo.
La mano guantata di nero si mosse verso la borsetta nera, poi si fermo, prese a tamburellare lievemente sul bordo della scrivania e tamburellando torno in un punto da dove pote ricadere in grembo. La signorina Gonzales non aveva guardato la borsa. Nemmeno io l'avevo guardata.