– Interrogatemi – proposi. – E se le risposte non vi piaceranno potrete mettermi al fresco. E se mi mettete al fresco io ho il diritto di fare una telefonata.
– Esatto – dichiaro French. – Se vi mettiamo al fresco. Ma non e necessario. Possiamo tenervi qui e farvi l'interrogatorio completo. Ci vorranno dei giorni, magari.
– E da mangiare avrete solo guazzetto di carne affumicata – intervenne Beifus, allegramente.
– A rigor di termini non sarebbe legale – riprese French. – Ma noi lo facciamo continuamente. Come voi fate certe cose che non dovreste fare, forse. Secondo voi siete sempre stato ligio alla legge, in questa faccenda?
– No.
Maglashan si lascio sfuggire un "Aaaah" profondo, ingoiato.
Mi voltai a guardare la dama arancione che era tornata al suo taccuino, silenziosa e indifferente.
– Avete un cliente da proteggere? – insinuo French.
– Forse.
– O per meglio dire avevate una cliente. Vi ha piantato in asso.
Non feci commenti.
– Si chiama Orfamay Quest – soggiunse il tenente, osservandomi.
– Interrogatemi – dissi.
– Che cos'e successo in Idaho Street?
– Ci sono andato per cercare il fratello della ragazza. Lei era venuta qui, a trovarlo e lui aveva cambiato indirizzo. Era molto in pena. Clausen, il direttore, era troppo ubriaco per parlare in maniera sensata. Ho guardato il registro della pensione e ho visto che nella stanza di Quest ci abitava un altro. Sono andato a parlare con quest'altro. Ma non mi ha detto nulla che potesse aiutarmi.
French allungo una mano, cerco un po' in giro poi prese una matita dalla scrivania e comincio a battersela contro i denti.
– E l'avete piu rivisto, questo tale?
– Si. Gli ho anche detto chi ero. Quando sono sceso di nuovo Clausen era morto. E qualcuno aveva strappato una pagina dal registro. La pagina col nome di Quest. Allora ho chiamato la polizia.
– Pero non siete rimasto sul posto.
– Non sapevo nulla di utile, sulla morte di Clausen.
– Ma non siete rimasto sul posto – ripete French. Maglashan emise un suono selvaggio, dal fondo della gola, e getto la sua matita contro la parete all'altro capo della stanza. Guardai l'asticciola di legno rimbalzare contro la parete, poi sul pavimento, e infine fermarsi.
– Esatto – dissi.
– A Bay City potremmo accopparvi, per questo – sbotto Maglashan.
– A Bay City vi riterreste autorizzati a accopparmi perche porto la cravatta blu – replicai.
Maglashan fece l'atto di alzarsi. Beifus gli lancio un'occhiata di traverso e consiglio: – Lasciate fare a Christy. Si puo sempre ricominciare.
– Potremmo rovinarvi la carriera per questo – mi comunico French, con una voce senza inflessioni.
– Consideratemi rovinato – dissi. – E un mestiere che non mi e mai piaciuto, d'altronde.
– Cosi siete tornato in ufficio. E poi?
– Ho fatto il mio rapporto alla cliente. Poi mi ha telefonato un tizio e mi ha chiesto di raggiungerlo all'albergo Van Nuys. Era lo stesso individuo col quale avevo parlato in Idaho Street, ma aveva cambiato nome.
– Questo avreste potuto dircelo, no?
– Se vi avessi detto questo avrei dovuto dirvi tutto. Avrebbe significato violare le condizioni alle quali ero stato assunto.
French annui, e picchietto con la matita sui denti. Poi disse, adagio.
– Un delitto cancella un impegno di questo genere. Due delitti dovrebbero cancellarlo due volte. E due delitti commessi con la stessa tecnica tre volte. Non mi piace la vostra situazione Marlowe. Non mi piace assolutamente.
– Nemmeno alla cliente piaccio, dopo quel che e successo oggi!
– Che cosa e successo oggi?
– La cliente mi ha avvertito che suo fratello le aveva telefonato dalla casa di quel medico, il dottor Lagardie. Il fratello era in pericolo. Io dovevo precipitarmi da lui e levarlo dalle peste. Mi sono precipitato da lui. Il dottor Lagardie e la sua infermiera avevano chiuso l'ambulatorio. Si comportavano come conigli spaventati. La polizia era stata li a trovarli.
– Un'altra delle sue telefonate anonime – ringhio Maglashan.
– Non mia, questa volta – rettificai.
– D'accordo, continuate – disse French, dopo una pausa.
– Lagardie mi ha giurato di non sapere nulla di Orrin Quest. Ha mandato l'infermiera a casa. Poi e riuscito a rifilarmi una sigaretta drogata e io sono andato in un altro pianeta, per un po'. Quando sono rinvenuto ero solo in casa. Poi, a un tratto non sono stato piu solo. Orrin Quest, o quel che era rimasto di lui stava grattando la porta. Appena l'ho aperta e caduto sulla soglia ed e morto. Con l'ultimo guizzo di energia che gli era rimasta ha cercato di pugnalarmi con uno scalpello da ghiaccio.
Mossi le spalle. In mezzo ad esse c'era un punto un po' rigido e indolenzito; niente piu. French guardo intensamente Maglashan. Maglashan scosse il capo, ma French continuo a fissarlo. Beifus si mise a zufolare sommessamente. Non riuscii a distinguere il motivo, da principio, poi ci arrivai. Era: "E morto il vecchio Moses".
French volto il capo e disse, lentamente:
– Vicino al morto non e stato trovato nessuno scalpello da ghiaccio.
– L'ho lasciato dov'era caduto – affermai.
– Ho paura che dovro infilare di nuovo il mio guanto – disse Maglashan, e lo fece scorrere fra le dita. – Qui c'e un maledetto bugiardo… e non sono io.
– Va bene – brontolo French. – Va bene. Non facciamo i commedianti. Ammesso che il ragazzo avesse uno scalpello da ghiaccio in mano questo non prova che sia nato cosi.
– Uno scalpello accorciato – spiegai. – Molto accorciato. Sei centimetri, dall'impugnatura alla punta. Non e cosi che li vendono, nei negozi di ferramenta.
– Perche mai avrebbe dovuto pugnalarvi? – chiese Beifus, con un sorriso di scherno. – Voi eravate dalla sua. Eravate andato a tirarlo fuori dai guai per conto della sorellina.
– Io ero semplicemente un oggetto tra lui e la luce – spiegai. – Qualcosa che si moveva, e avrebbe potuto essere la persona che l'aveva ferito.
Stava morendo in piedi. Non l'avevo mai visto prima. E se lui aveva visto me io non lo sapevo.
– Avrebbe potuto essere una splendida amicizia – sospiro Beifus. – A parte gli scalpelli da ghiaccio, naturalmente.
– E il fatto che lui ne avesse uno in mano, e abbia cercato di pugnalarmi puo significare qualcosa.
– Ad esempio?…
– Un uomo nelle sue condizioni agisce per istinto. Non inventa tecniche nuove. Mi ha preso tra le scapole, un graffietto, l'ultimo debole sforzo di un morente. Forse avrebbe scelto un punto diverso e sarebbe andato molto piu a fondo, se fosse stato in buona salute.
– Per quanto tempo, ancora, dobbiamo stare a far l'amore con questa pezza da piedi? – domando Maglashan. Lo trattate come se fosse un essere umano. Lasciate che gli parli io, a modo mio.
– Il capitano non ci tiene – mormoro French, con aria distratta.
– All'inferno il capitano.
– Il capitano non ci tiene ad esser mandato all'inferno dagli sbirri di provincia.
Maglashan strinse i denti e la linea della mandibola gli si delineo bianca, sotto la pelle. Gli occhi gli si fecero stretti e lucenti. Tiro un lungo respiro, per il naso.
– Grazie per la collaborazione – disse, e si alzo. – E ora che me ne vada. – Giro intorno al tavolo, e venne a fermarsi accanto a me. Con la mano sinistra mi alzo il mento: – Arrivederci, tesoro. Arrivederci nella mia citta.
Mi sferzo sul viso, due volte, col polsino del guanto. I bottoni mi graffiarono penosamente. Alzai una mano e mi massaggiai il labbro inferiore.
– Per Cristo, Maglashan! Sedetevi e lasciate che quest'uomo ci racconti la sua storia – scatto French. – E tenete le mani a posto.
Maglashan si volto a guardarlo e domando:
– Credete di potermi comandare?
French si strinse nelle spalle. Dopo un istante Maglashan si passo una mano spessa sulla bocca, e torno alla sua sedia. French si rivolse a me:
– Sentiamo le vostre opinioni su tutta la faccenda, Marlowe.
– Fra l'altro Clausen probabilmente commerciava in "paglia" – ripresi.
– Ho sentito odore di marijuana, nel suo appartamento. Quando sono arrivato c'era un ometto molto deciso, in cucina, che stava contando del denaro. Aveva una rivoltella e una lima lunga e sottile, molto affilata, e ha cercato di usare entrambi i suoi gingilli contro di me. Io glieli ho sequestrati e lui se ne e andato. Quello doveva essere l'esattore. Ma Clausen ormai era alcoolizzato a tal punto che non si poteva piu fare affidamento, su di lui. Nelle organizzazioni di quel genere non sono molto teneri, verso certe cose. L'esattore mi ha preso per un poliziotto. E la cricca non voleva che Clausen venisse arrestato. Si sarebbe lasciato mungere troppo facilmente. Nel preciso momento in cui hanno sentito puzza di legge in casa, era fatale che Clausen sparisse dalla circolazione.